mercoledì 2 aprile 2008

Ma il vero pesce lo ha fatto Nucci, Macbeth alla Scala !

Quale fosse l’aspettativa riposta dal pubblico in questa ripresa del Macbeth, non è dato saperlo con esattezza. Poca direi, stando alle chiacchiere che solitamente preludono la serata, un po’ perché il fantacubico allestimento di Vick si è consumato ormai da tempo, con le sue idee e le sue manchevolezze, un po’ perchè gli interpreti sulla carta parevano o inflazionati o ….di poca attrattiva. Già, perché chi avesse visto la signora Urmana l’anno passato in Aida ben poteva prefigurarsi a quale sorta di Lady avrebbe assistito.
In effetti il solo brivido della sera è venuto dalla sparizione di Nucci alla fine del primo atto, sparizione forse dovuta “ad improvvisa indisposizione” o forse ad esperta e lucida percezione che le cose marcavano assai male, ma male davvero.

Ma andiamo per ordine.
Quando gli interpreti, come diremo, presentano mende vocali rilevanti e stentano a reggere il palcoscenico anche dal punto di vista della presenza, starebbe all’orchestra supplire, soccorrere, commentare, incarnare dal punto di vista drammaturgico quanto avrebbe da essere cantato. Ne abbiamo avuto un grandissimo esempio quest’anno al Tristano. Kazushi Ono ha diretto un ‘orchestra bella, nitida e pulita, di suono oserei dire perfetto, ma ahimè….insignificante. Macbeth è un dramma fosco, talora addirittura tetro e grottesco, dove le passioni torbide e violente si alternano e s’intrecciano, con nuda forza drammaturgica. Cercare armonie e bellezze astratte serve assai a poco, anzi talora irrita: nessuna forza al duetto “Fatal mia donna un murmure”, ove l’orchestra è stata pressoché assente; un dolce accompagnamento nel feroce e grottesco brindisi; una incredibile soavità sotto al coro dei sicari che segue “La luce langue”; un accompagnamento insignificante all’aria di Banco; un’introduzione al sonnambulismo da idillio campestre….e così via. Tutto bello, ripeto, perfetto, ma …inutile, ed avulso da Verdi. E questo con coro ( bellissimo “Patria oppressa” ) ed orchestra davvero bravissimi, come al solito. I migliori.
Nucci ha cantato il I atto: la voce era dura, legnosa, priva di legato, ed i portamenti nelle salite all’acuto decisamente stonati....tanti fiati abusivi nelle frasi ampie…..Insomma, in compagnia di una Lady veramente male in arnese, la serata si presentava in salita, ma in salita dura. La primavera, come anticipato chiaramente dallo Schicchi, è sembrata alle spalle, improvvisamente lontana. Così l’indisposizione ha colto opportunamente il simpatico volpone….lo stimiamo anche per la sua intelligenza, oltre che per la simpatia, no? Ecco servito il pesce d’aprile alla sua Lady: un saluto sulla porta del camerino di Violeta, col cappotto indosso. Grande Leo!!!! Bravo, bis!
E’ comparso, dopo l’annuncio dello speaker Lissner, sebbene non alla velocità con cui si avvicendarono Alagna e Palombi l’anno passato, Ivan Inverardi, in costume perfetto da Macbeth. Altra presenza scenica rispetto a Nucci: un omone dalla voce non bella, non poca ma….niente di chè. Baritono un po’ becero, più che altro in zona centro bassa, ove suona piuttosto muggente e nasale, discreto in alto. Ha cantato in maniera decorosa il “Pietà rispetto onore”, salvo abbandonarsi alle tradizionali cadute di gusto nelle frasi con il coro che seguono, mentre la scena della festa, priva del sostegno della bacchetta, è scorsa via senza nulla di demoniaco o satanico alle apparizioni, in modo piatto ed incolore ( complice la Lady strillacchiante e falsettante ) il “Sangue a me”. Il “Fuggi regal fantasma” un po’ troppo nasale…davvero.
Quanto alla nostra Lady, come avrete capito, non si è coperta di gloria, anzi, dopo un’unica uscita collettiva, ( durante la quale il teatro si è letteralmente svuotato ) è stata accolta dai fischi e dai buu dei pochi volonterosi rimasti.
La prestazione è al di sotto della decenza, soprattutto per i teatri che questa cantante normalmente frequenta. Ha unito ad una prova nulla sul piano scenico ( fatto gravissimo per un personaggio strabordante come la Lady ) una prestazione vocale che non so come commentare.
La voce è piccola, poco sonora, con acuti che sono stati gridati all’entrata ( una cabaletta sinceramente imbarazzante ) oppure flautati, miagolati e stonati. Al duetto atto I con Macbeth, “Fatal mia donna un murmure”, le frasi “quell’animo delira….” eseguite in modo grottesco; taciamo del brindisi, una vera catastrofe l’esecuzione delle acciaccature, dei trilli, degli staccati, eseguiti con vocina pigolante e stonacchiata; al concertato atto I i do e do bem degli urli ( salvo uno ..se ben rammento ).
Di nuovo stonacchiata all’atto III, al duetto col baritono “Ora di morte e di vendetta”, con la voce stanca e provata. Al IV atto, al contrario, ha sorpreso per la sonorità dello strumento, assente sino a quel momento, ma ha anche sorpreso sentire una cantante che nasce ufficialmente mezzosoprano scendere malamente di petto, a disagio nella tessitura bassa. Alla fine dell’aria, col salire della scrittura sulle frasi “….andiam Macbetto”, sono riapparsi di nuovo la vocina e i cali di intonazione, sino al terribile urletto steccato fuori scena del re bem…..che a quel punto sarebbe stato meglio omettere. Una Lady oberata dai problemi tecnici non può, chiaramente, avere accento e fraseggio, nemmeno nei limiti consolidati e convenzionali della cattiva verdiana per eccellenza: già arrivare in fondo è stata una impresa!
Il Macduff di Fraccaro è stato anche parzialmente contestato dopo l’aria, per via di una voce tutta intrappolata tra naso e testa, come accade ai tenori lirici leggeri che giocano al tenore spinto.
La sola nota positiva, Ildar Abdrazakov, Banco dalla bella voce anche se non grande, composto e signorile, bello anche da vedere. Ma solo con Banco, ahimè, il Macbeth non si dà.
E infatti la pienezza del successo la si è misurata alle uscite: una collettiva sul fuggi fuggi generale, ed una singola, con il tonfo della Lady.

2 commenti:

Daniele Piras ha detto...

Bella recensione. Dispiace per Nucci, ma anche sti cantanti lirici come altri musicisti in età avanzata, non sembrano comprendere quando è il momento di andare a stare coi nipotini.. e magari con gli allievi, vista la carenza di buoni insegnanti di canto.
Quanto ad Inverardi, ho avuto modo di ascoltarlo diversi anni fa come Jago, in un Otello in scena a Sassari. Voce terribile.
Un saluto!

Giulia Grisi ha detto...

Saluti anche a te!