domenica 14 dicembre 2008

Don Carlo alla Scala, secondo cast

Eccoci al secondo cast di questo don Carlo scaligero. Secondo cast con la permanenza di Stuart Neill in quanto pare che non sia ancora stato reperito un idoneo protagonista.

Oltre al protagonista immutato il direttore che una rimpolpata, addestrata e ben distruita compagnia di plauditores ha sorretto, guidato e sostenuto nei punti topici della rappresentazione, ossia alle singole entrate di atto, costate molto al direttore la sera di Sant'Ambrogio.
Ma questo è stato l'unico sostegno della serata giacchè la bacchetta non ne ha offerto punto al palcoscenico.
In buca abbiamo sentito un suono brutto nelle grandi introduzioni, fossero il convento di San Giusto al primo o al quarto atto, il giardino della regina al secondo per tacere dei clangori e degli scollamenti al quadro di Nostra Donna di Atocha. Le discutibili idee circa tempi come il lentissimo velo, che talvolta riesce ad essere fragoroso alle introduzioni, l'altrettanto lenta sezione centrale del duetto conclusivo fra gli infelici amanti e lo strepito del terzetto Eboli-Posa-Carlo creano oltretutto serie difficoltà ai cantanti che per certo non sono folgori e tecnicamente provveduti.
Per cui il protagonista ha continuato con suoni falsettanti o spinti senza una autentica dinamica e con una zona medio alta che suona spinta e dura.
Anna Smirnova, uno dei mezzi oggi in carriera che sembra promettente in una parte di soprano Falcon ha dimostrato di essere un soprano che, siccome non sa cantare esibisce sono gutturali e cavernosi in basso (senza essere l'Obraztsova, ma su quella falsariga) centri piuttosto vuoti o meglio da soprano e acuti che sarebbero anche penetranti ed ampi se non fossero spinti. Se la signora avesse la voglia e la costanza di mettersi all'opera a lavorare sulla prima ottava della propria voce sarebbe un interessante soprano drammatico. Il soprano drammatico a differenza di quanto si crede non è affatto sparito. Semplicemente deve essere cercato e "costruito".
Quanto a Micaela Carosi porta il nome di un personaggio e di una parte che sarebbe assai consona ai suoi mezzi di soprano lirico. Il fatto che in natura la signora abbia un po' di volume non significa che sia destinata al Verdi pesante o alla Tosca. Infatti la voce oltretutto gravata di una scrittura centrale esibisce suoni fissi in zona di passaggio e spesso malsicuri (tre o quattro filature che la signora ha tentato si sono irrimediabilmente spezzate come logica conseguenza di una voce che cerca un volume che non c'è e una proiezione che manca). Non solo ma spesso è risultata anche calante quando canta piano. I famosi "pianini" delle imitatrici di Montserrat Caballé.
Inutile precisare che l'interprete confonde abulia, apatia e accento inerte con distacco e regalità. Anche qui sarebbe servito un acconcio supporto, quel supporto per offrire il quale direttore e regista vengono scritturati e lautamente retribuiti.
L'Inquisitore è sempre quello fisso, ululante e stomacale del signor Kotscherga. Vergogna!!!
Siccome abbiamo rilevato che le due voci femminili sarebbero in natura quel che non sono non possiamo che ripetere la storia anche per il signor Thomas Johannes Mayer che sarebbe un tenore o probabilmente un baritono molto più chiaro di quanto non sembri inscurendo e bitumando la voce, tanto che arrivato, nella perorazione del secondo quadro al primo atto alla frase "che vi riveda" si strozza letteralmente.
Il migliore in questo campo non certo di gloria è stato Matti Salminen e questo la dice lunga perchè il signor Salminen l'anno passato fu un Re Marke pesante e greve.
Non è stato un Filippo encomiabile, ma salvo un paio di fa e fa diesis ("Dunque il trono" all'incontro con l'Inquisitore) fissi e con intonazioni a scivolo di autentica marca tedesca e un legato non di altissima scuola nella grande aria del terzo atto è stato vario e misurato, preferendo un canto di limitato volume (ma la voce corre) e di inflessioni come il dialogo, che la forma di espressione dell'infelice re impone.
Almeno questo in un pomeriggio dove la noia è stata non poca.


Gli ascolti

Verdi - Don Carlo


Atto I

Carlo il Sommo Imperatore - Maurizio Mazzieri (1973)

Io l'ho perduta! - Joao Gibin (1964)

E' lui! Desso! L'Infante! - Nicola Martinucci & Matteo Manuguerra (1978)

Nel giardin del bello - Tatiana Troyanos (1986)

Io vengo a domandar grazia - Zurab Andzhaparidzye & Tamara Milashkina (1965)

Restate!...O signor, di Fiandra arrivo...Osò lo sguardo tuo - Giorgio Tozzi & Nicolae Herlea (1964)

Atto II

A mezzanotte...V'è ignoto forse...Ed io che tremava - Antonio Ordonez, Giovanna Casolla & Paolo Coni (1988)

Scena dell'Autodafé - Boris Christoff, Luigi Ottolini, Margherita Roberti, Ettore Bastianini, Mario Carlin, Donatella Rosa, dir. Mario Rossi (1961)

Il dì spuntò...Volate verso il ciel - Lucine Amara (1950)

Atto III

Ella giammai m'amò - Bonaldo Giaiotti (1985)

Il Grand'Inquisitor! - Martti Talvela & Michael Langdon (1973)

O don fatale - Mirella Parutto (1965)

Per me giunto è il dì supremo...O Carlo ascolta - Paolo Silveri (con Richard Tucker - 1952)

Atto IV

Tu che le vanità - Margherita Roberti (1961)

E' dessa! - Gianfranco Cecchele & Susanne Sarroca (1965)

10 commenti:

Orbazzano ha detto...

Salve!

Volevo chiedere cosa ne pensate dell'inquisitore del grandissimo Antonio Zerbini, da molti purtroppo dimenticato, e ai suoi tempi spesso relegato a ruoli di comprimario. Rimane, secondo me, uno dei migliori esempi di Basso all'italiana (gola aperta e voce alta e avanti sul fiato), e uno dei migliori Inquisitori, sempre cantato e mai sbraitato come spesso andava di moda, e va tuttora, fare in questo ruolo.

http://it.youtube.com/watch?v=7rzjo_bPLaM&feature=channel_page

Peccato che Rossì-Lemeni (Filippo II) sia ormai alla frutta...

Domenico Donzelli ha detto...

avessimo oggi antonio zerbini o plinio clabassi o raffaele ariè che problemi ci sarebbero per il filippo II, zaccaria, banco, il padre guardiano e ferrando!!!!!!
altro che le critiche sai in alto , sai colore non era di basso.... per dirla con totò quisquillie e pinzillacchere, per dirla con la grande dina galli iscì aveghem....
ciao dd

corneliu murgu ha detto...

Devo dire che l'unico motivo di interesse del Don Carlo risiedeva ex ante in Salminen, che ha certo tutte le mende dei cantanti tedeschi nordeuropei medi, ma ha in natura uno strumento di grande qualità ed è comunque un artista serio e dotato di un carisma vero, del quale DD ha dato atto con molta chiarezza.
Mirabile per qualità ed ironia la selezione di ascolti di serie B/C....forse le ultime repliche ci porteranno qualche altra sorpresa, chissà....
Ps: ieri ho visto su Sky un documentariuccio sul backstage di Gianni Schicchi a Parigi, con il consueto mix di canto, banalità, considerazioni ....aggiungerei anche quale possibile Posa - è un'altra provocazione - Alessandro Corbelli, perlomeno per quello che mi è parso di sentire in tv...

Adolphe Nourrit ha detto...

Caro Murgu, all'ascolto i brani proposti hanno poco di ironico...nessun grande nome o quasi per delle esecuzioni mirabili. Notavamo giustamente con Donzelli la sorpresa della Eboli di Mirella Parutto, cantante non certo di fama internazionale, ma quantomeno sontuosa per i tempi odierni.

LucaR ha detto...

Io trovo "Nei giardin del bello" della Troyanos alquanto imbarazzante... Mentre concordo sulla Parutto che oggi sbaraglierebbe a man bassa tutte le orde di finti mezzi che girano per i teatri.

mozart2006 ha detto...

Pensate che io ascoltai la prima volta Salminen come Inquisitore nel gennaio 1979,in una delle ultime repliche dell´allestimento di Abbado,accanto a Raimondi,Nucci,Freni ed Obratzsova.Protagonista era Giorgio Casellato Lamberti,che era ritenuto un tenore da secondi cast e oggi si mangerebbe Neill e Filianoti insieme...

Domenico Donzelli ha detto...

carissimo mozart,
a quei tempi anche io feci autentica "indigestione" di don Carlos, nonostante tutto e fu così che sentii pure la eboli, strepitosa di grace bumbry.
ovvio che concordi in pieno su casellato lamberti, che fu l'arrigo di una delle serate dei vespri scottiani dove i vedovi fecero impazzire la scotto.
Gli ascolti di serie b o addirittura c proposti con un po' di ironia sono l'immagine di un mondo che va scomparendo e con lui l'opera come forma d'arte.
allo studio alla preparazione musicale cui anche cantanti non di fama mondiale come casellato lamberti dedicavano massima parte della propria giornata abbiamo sostituito, complici registi beceri ed ignoranti, direttori primedonne della più trista specie e direttori artistici di variegate estrazioni politiche, ma tutti accomunati dalla scarsa, nulla preparazione culturale, altri e diversi valori che, forse, funzionano su un cubo, alla sbarra della lap dance, alle feste dell'8 marzo. oggi è cordoglio comune non c'è più in età non quasi vegliarda un ripassatore di spartito che sappia insegnare la parte nel senso in cui lavoravano i Tonini, i Favretto, ed in gioventù i Votto ed i Serafin.
E quindi in vent'anni siamo arrivati per dirla con metastasio nell'imo casso, che non è una variante della repubblica serenissima di nota metonimia!!!

Adolphe Nourrit ha detto...

Ho risentito la Troyanos, è vero, è tutto fuorchè perfetta e mostra qualche limite, io però non me la sento di definirla imbarazzante...sarà che ho fin troppo chiaro il ricordo di Eboli come quella della Ganassi che ridimensionano molto esecuzioni come quella della Troyanos che diventano...rose e fiori!

LucaR ha detto...

Non faccio alcun confronto soprattutto con una Ganassi che neanche considero... figuriamoci se parliamo di Eboli. Ma non credo si possa giustificare questa esecuzione spostando il punto sul confronto con la Ganassi. Cosa c'entra?
Qui ci sono troppi problemi d'intonazione e d'emissione (sia nella prima che seconda parte).
Il timbro è molto bello, non ci piove. Però questo ascolto va al di là del giustificabile. Magari se ne poteva trovare un altro migliore della Troyanos. Senza polemica.

Adolphe Nourrit ha detto...

Caro Luca,
i problemi ci sono eccome, è vero. Ma rimango fermo sulla mia posizione : il livello odierno delle Eboli è nettamente inferiore anche a quello della Troyanos, proposta comunque in un ascolto del 1986 anno in cui lei, 48enne, cantava già da 23 anni, impegnata in una carriera che le ha regalato molta fama, è vero, ma che è sempre stata circoscritta perlopiù al territorio americano (pochissime le apparizioni europee in confronto, a parte Salisburgo, la Francia e l'Inghilterra e in Italia praticamente circoscrivibili alla sola Norma della Scala o poco più) e dove Eboli risulta a conti fatti il ruolo più pesante tenuto in repertorio accanto agli abituali Sesto, Cherubino, Carmen, Adalgisa.
Trovo quindi che nella Troyanos ci sia molta più onestà rispetto a molte altre dive dello starsystem, quantomeno una maggiore capacità di mantenersi entro i propri limiti.
Fai bene a notarne le pecche ed è verissimo che siano presenti, da parte mia credo comunque che per il livello odierno basti anche una Troyanos declinante a fare da impietosa pietra di paragone.