martedì 10 febbraio 2009

Concerti di canto : Raina Kabaivanska al Teatro alla Scala, 16 Aprile 1975.

Raina Kabaiwanska donna elegante e cantante raffinata nelle scelte artistiche anche quando esiguiva melodrammi assolutamente popolari come Tosca non ha avuto una reiterata frequentazione con i concerti di canto.

Il fatto è strano perchè trattandosi di un'artista capace di esprimere con un mutare di intensità o una piccola variante dinamica aveva tutte le caratteristiche per esprimere il meglio della propria arte in sede concertistica.
Quando, però, lo ha fatto ha mostrato la "zampata" della grande interprete e raffinata.

Nel 1975 quando si presentò in Scala, dopo le consuete recite di Tosca ( che se non mi sbaglio avevano in fretta e furia sostituito la prevista Fanciulla del West), si esibì in concerto con un programma che nulla aveva a che vedere con il consueto repertorio operistico.



La Kabaiwanska, benchè bulgara di nascita era, anche nel 1975, ritenuta italiana per formazione e gusto e, paradossalmente, il repertorio russo era una assoluta rarità per la cantante.



Destinata proprio in quegli anni a diventare l'erede dell'Olivero e dopo un decennio passato a cantare di tutto (nelle interviste la Kabaiwanska è schietta e riconosce di esser stata costretta a "prendere tutto", spesso - aggiungiamo noi - quello che altre cantanti non volevano) presentandosi alla Scala andò a rispolverare, lei che sospirava e languiva Tosca e Manon alla maniera delle dive fin de siecle, la musica da camera delle proprie origini se non geografiche, almeno musicali. Offrì al pubblico che l'amava, e che pure la censurava nel do della lama di Tosca, un programma dove anche per chi non conosce la lingua (russo o bulgaro) poteva cogliere le cesellature e gli accenti che, usualmente, distribuiva, ad onta della voce , tutto fuor che bella, in Puccini, Cilea e di lì a poco in Zandonai e Massenet.



Alla fine accontentò il suo pubblico con Adriana. Titolo che le oculate dirigenze scaligere succedutesi nel tempo hanno fatto cantare per due o tre recite, in secondo cast alla Olivero e MAI alla Kabaiwanska, entrambe le signore, a furor di pubblico, senza case discografiche, major e paginoni sui quotidiani, però, sono imperiture nella mente e nel ricordo del pubblico.

Ljubomir Pipkov
Ninna Nanna
Ajscenze

Gheorghi Slatev-Cerchin
La ragazza dagli occhi azzurri

Serghej Prokofiev
Canzone senza parole
Canzone senza parole

Igor Stravinskji
Ti-Lim-Bom
Volavano i cigni

Modest Musorskji
Gopak

Piotr I. Tchaikovsky
Non parlare anima mia
Notti insensate
Perchè ti ho detto niente
Perchè ero come erba nella steppa

Seghej Rachmaninov
Ho amato per malasorte
Io ti aspetto
Un sogno
Una poesia di Alfred de Musset
Acque primaverili

Bis

Elenkè

Ociciornie

Francesco Cilea
Adriana Lecouvreur - Io son l'umile ancella

Pianista : Krassimir Catev

4 commenti:

maometto II ha detto...

che dire.... solo GRAZIE RAINA! e ovviamente grazie Diva Giulia, per il bellissimo post e gli ascolti. in quanto alla polemica di qualche settimana fa sulla raina, sollevata da non ricordo nemmeno chi.... beh... altro che voce arida. io sento una grande, immensa artista, qui. voce morbidissima e ben adoperata... musicalità srema... ma che volete di più??? tenetevi le sciacquete afonoidi di oggi, che io continuo ad ascoltare la Kabaiwanska!!! ( e le altre grandi, ovviamente!) saluti a tutti...

Giulia Grisi ha detto...

.....evviva Maometto II!!!!!

a presto

maometto II ha detto...

ehm... volevo scusarmi per aver scritto troppo in fretta per cui ci sono evidenti e tremendi errori di battitura..musicalità estrema,volevo scrivere, sciacquette con la doppia t, e ovviamente Raina con a R maiusco, anche se si dovrebbe scrivere RAINA!!!!!! Ecco, punto e a capo.

Velluti ha detto...

Poichè vengo chiamato in causa, con evidente malafede (dato che, a parere di qualcuno, disprezzare Raina equivale ad inneggiare ai cantanti attuali, cosa mai sostenuta nè in maniera esplicita nè in maniera implicita... Inferenze figlie del Je ne savais que-dire!!!), mi sento di rispondere proprio in merito al concerto scaligero da voi postato. La mia valutazione del canto della Raina non cambia di una virgola (il buon Cicerone diceva "De gustibus non disputandum est"!!!): la voce è arida, monocromatica, incolore nei gravi, sfocata in alcuni punti del passaggio. Sul fatto vocale e tecnico non c'è molto altro da aggiungere, se non - come ebbi già modo di rilevare qualche tempo fa - una grande facilità nelle mezze voci e nei pianissimi. Sono, in parte, le stesse considerazioni che potrebbero farsi in merito al canto dell'Olivero, se non ci fosse un gigantesco MA che fa da sfondo a tutta la questione: l'Olivero era cantante dotata di una voce perforante come una lama (senza parlare della fosforescente coloratura, cf. il Sempre libera, imparagonabile a quello, davvero "coccodè", della Raina. Si ricordi che è lei stessa ad ammetterlo durante i suoi davvero "fruttiferi" masterclass: "non ho mai avuto nè gravi e nè acuti; non sapevo fare bene la coloratura...". Verrebbe da aggiungere, allora: cosa ci fai alla Scala? Ma non voglio essere cattivo!!!). Non ostante l'APPARENTE esilità del timbro, stando a quanto sostengono coloro che l'hanno udita in teatro, l'Olivero riusciva a riempire una sala come il Met o come quella del Piermarini senza eccessivi problemi, con evidente soddisfazione sua e di coloro che andavano ad ascoltarla. Ho avuto modo di ascoltare la Raina dal vivo e, concesso l'evidente logorio vocale dovuto all'età, non ho avuto la sensazione di essere di fronte ad una voce "perforante come una lama". Ma su cantanti del genere disquisire del mero fatto vocale è un'ingiustizia. L'aspetto su cui ho più dubbi - per quanto concerne il canto della Raina - è proprio quello interpretativo: già il paragone implicito che viene sempre fatto con l'Olivero, quando si parla della Raina, paragone imposto dalla stessa cantante allorchè all'ascolto del Poveri fiori della divina Magda esclamò "Sono io!" (credici!!!!), da adoratore folle dell'Olivero mi disturba non poco. I paradigmi sono irripetibili: quando si parla di "erede di..." ho sempre il timore che ci si trovi di fronte ad un trovata di marketing, che serva a sponsorizzare o a "elevare" personalità che hanno difficolta ad imporsi per quello che realmente sono. Ora, la Kabaivanska quando canta Adriana o Tosca non "si ispira" allo stile Olivero, lo IMITA, che è cosa ben diversa. Anche sotto l'aspetto scenico ed interpretativo, ci troviamo di fronte ad un caso di vero e proprio "clone": gran gesto, tutto giusto al momento giusto, atteggiamento da gran diva, insomma... Tutto un armamentario che, per l'appunto, è oramai solo un armamentario, un fossile sclerotizzato che però non riflette la luce di una vita propria. L'Olivero, proprio nel contesto in cui ha svolto la sua carriera, brilla di luce propria, perchè in quello stile è diventata un esempio paradigmatico, assoluto... La Kabaivanska, in pieni anni '80, non fa altro che fare MANIERA (e non è un caso che l'operazione Raina/Magda coincida proprio con la fine anni '70-inizi anni '80; la Raina del fallimentare Ernani scaligero di certo non si sognava di associarsi all'Olivero!), e non perseguendo un preciso programma artistico, ma semplicemente cavalcando un'operazione divistica pubblicitaria, che nasconde una incapacità sostanziale di emergere come artista in maniera autonoma. C'è un'altra cosa, però, che mi preme sottolineare: non è un caso che la Raina l'abbia fatto appoggiandosi a un personaggio come l'Olivero - sulla quale ha man mano costruito, dal fine anni '70, la sua "nuova" vocalità, ben diversa da quella del suo debutto in Italia, sfruttando talune somiglianze soprattutto all'accentuazione del vibrato e di alcuni suoni emessi in pp nella zona acuta - cantante assolutamente adorata, e a ragione, da melomani di tutte le età e generazioni. L'effetto "narcotizzante" della sua imitazione, per cui con alcuni suoni si ha davvero l'impressione di trovarsi davanti ad una Magda rediviva (e la cosa è abbastanza sgradevole, essendo l'Olivero ancora vivente e, soprattutto, a differenza della Raina, ancora perfettamente in voce!), porta i suoi ascoltatori più avveduti ad avere una sorta di "riguardo inconscio", di "clemenza implicita" di fronte a suoni tutt'altro che paradisiaci. E mi sembra che anche i competentissimi fautori di questo blog non siano immuni da questo effetto, a mio avviso meramente pubblicitario.