venerdì 20 maggio 2011

Stagioni 2011-12, la Quaresima perpetua. Stazione decima: Monaco, Amburgo, Dresda

La settimana scorsa vi abbiamo proposta un’analisi delle stagioni dei due maggiori teatri berlinesi in cui avevamo distinto una certa tendenza di generale dissenso nel pubblico soprattutto della Deutsche Oper contro la cosiddetta “Regieoper”, prodotto autenticamente tedesco inaugurato nel Ring centenario a Bayreuth quale approccio critico, intertestuale e concettuale all’opera e da allora portato ad una totale esasperazione sempre nello spazio germanofono. Alla Bayerische Staatsoper di Monaco, contrariamente alla Deutsche Oper berlinese, la situazione sembra diversa, in quanto il teatro bavarese rimane, soprattutto per la volontà della direzione, la fortezza degli adepti della Regieoper, come Richard Jones che presenterà un nuovo allestimento dei Contes d’Hoffmann graziati da Diana Damrau e Rolando Villazon nel cast. Si chiede chi risulterà più inadeguato all'opera, il regista o gli star?

Un’altra prima sarà la Turandot a firma della Fura dels Baus, con la direzione di un Zubin Mehta ormai stanco e demotivato, ed il Calaf del onnipresente Marco Berti. Piuttosto interessante la possibilità di riascoltare Jennifer Wilson quale principessa di gelo che ancora qualche anno fa, secondo un video tirato da una rappresentazione dell’opera a Cincinnati, si affermava come l’unico soprano drammatico attuale che canti la parte invece di urlarla. Sotto la direzione di Kent Nagano sarà presentato un nuovo ciclo wagneriano con un corretto, ma poco imponente Johan Reuter quale Wotan nel Rheingold ed in Valchiria e Siegfried un Juha Uusitalo dalle capacità molto ridotte rispetto alle prestazioni del vicino passato. Tra dei cast visti e sentiti parecchie volte in tante altre occasioni, è da notare la distribuzione dei soprani per le tre Brunnhilde: quella della Valchiria sarà affidata alla discontinua Katharina Dalayman, la Brunnhilde breve, ma acutissima del Siegfried ci presenta una sorpresa con una Catherine Naglestad che sembra volesse avventurarsi oltre il repertorio lirico-spinto che praticava fino adesso con successo ed un solido livello musicale. Inquietante invece la presenza di Nina Stemme quale Brunnhilde del Crepuscolo, la parte più pesante, lunga e difficile di questo ruolo enorme. Già appena corretta Brunnhilde nella Valchiria scaligera, si chiede come reggerà sia la tessitura sia la stamina e l’accento che richiede la terza Brunnhilde.

Oltre le prime Monaco ripropone un Don Carlo con Rene Pape, Anja Harteros ed un Jonas Kaufmann il cui Carlo londinese aveva già manifestato una massima inadeguatezza al ruolo. Dopo il tournee della Staatsoper in Giappone previsto per l’autunno, dove saranno tra l’altro rappresentati Lohengrin sempre con Kaufmann e Waltraud Meier ed il Roberto Devereux della Gruberova, il capolavoro donizettiano verrà riproposto anche a Monaco, con Joseph Calleja accanto alla prima donna slovacca. Una Madama Butterfly prevede Roberto Alagna e Amanda Echalaz, mentre nell’Otello verdiano si cimenteranno il veterano Seiffert e la brava Krassimira Stoyanova. Sarà anche ammirevole l'engagement di Peter Seiffert nel cantare ruoli pesantissimi come Tristan, Otello o Tannhauser alla sua età (visto, poi, che degni sostituiti nella nuova generazione non si trovano), con una voce non da vero tenore drammatico, ma secondata da una tecnica che negli ultimi 10-15 anni nel canto wagneriano non ha avuto nessun altro tenore, eccetto Ben Heppner o l'altro solido wagneriano Johan Bohta. Ma forse è ora che Herr Seiffert pensasse ad un ritiro tempestivo. Vesselina Kassarova e Anna Netrebko si esibiranno nei Capuleti e i Montecchi. La Netrebko avrà la possibilità di riprovare le sue forze nel belcanto, affrontando un ruolo sicuramente più adatto alla sua vocalità (anche se restando sempre inadeguata stilisticamente) che la poco convincente Bolena viennese. La Cenerentola rossiniana sarà interpretata da Joyce DiDonato che della specialista rossiniana sembra avesse più il nome che una vera competenza, mentre sarà il garbato Lawrence Brownlee ad incarnare il principe. E’ ancora la parte tenorile che risulta più fortunata nella Boheme con Joseph Calleja e la Mimi di Angela Gheorghiu. Inoltre, i Münchner Opernfestspiele dell’estate 2012 ci propongono diversi concerti di canto con il “creme de la creme” dello star system – Christian Gerhaher, Joyce DiDonato, Simon Keenlyside, Jonas Kaufmann e Elina Garanca.

Il traffico è abbastanza colmo e “stellato” anche ad Amburgo. Il repertorio tedesco è quasi interamente messo sotto la direzione della Maestra australiana Simone Young, direttrice dell’opera amburghese. Nel completo ciclo wagneriano “godiamo” della presenza di un assolutamente scandaloso Christian Frantz quale Siegfried e dell’attuale Siegmund di riferimento Simon O’Neill (ma riferimento a che cosa?...). Poco promettente anche il Wotan del senescente Falk Struckmann. E’ ancora Christian Frantz ad incarnare Tristan accanto alla pesante e stonata Linda Watson. Nell’Ariadne auf Naxos i panni della primadonna/Ariadne vesta la presunta specialista straussiana Anne Schwanewilms, quale tenore/Bacchus invece abbiamo il solido Johan Bohta. Sarà ancora il tenore sudafricano a cantare il ruolo di Radames al fianco dell’Amneris di Manuela Schuster, già discutibile wagneriana, l’Aida di Angela Brown e l’Amonasro di un Wolfgang Koch la cui presenza ci sembra ancora più inquietante quale protagonista nel Don Giovanni. Nell’Olandese volante (unica opera wagneriana-straussiana non diretta dalla signora Young) l’unico punto positivo sembra essere la Senta della sufficiente Adrianne Pieczonka, mentre Lucio Gallo quale Olandese e Marco Jentzsch quale Erik suscitano parecchi dubbi. Sarà un altro baritono italiano poco convincente, Franco Vassallo, ad incarnare Rigoletto accanto alla Gilda di un mega-prodotto dello star system, Nino Machaidze, ormai ridotta ed inacidita a causa della propria assoluta complicità con le esigenze rigide e poco conseguente del sistema che l’ha fatto emergere. E’ ancora lei ad affrontare la Lucia sotto la direzione di un altro direttore femminile, Julia Jones. In un altro highlight donizettiano, La fille du régiment, sarà la poco consistente nuova star del repertorio di coloratura, Daniella Fally ad interpretare Marie, mentre sarà addirittura Antonio Siragusa, tenore poco acuto, ad interpretare il ruolo acutissimo di Tonio. Un altro soprano dello star system, Elena Mosuc, nuovissima Lucia insufficiente a Berlino e Norma inadeguata per eccellenza, approda la Marguerite di Gounod, con il Faust di Marcello Giordani, già contestato alla Scala l’anno scorso. Da notare inoltre la Dama di Picche con una Angela Denoke che promette poco canto nobile nel ruolo della sfortunata Lisa e la Contessa di un’anziana Mariana Lipovsek, discutibile vocalista anche nei suoi “migliori” anni. Il Manon Lescaut pucciniano prevede invece Norma Fantini quale protagonista ed un mediocre Carlo Ventre nella parte tenorile.

Nel complesso, anche ad Amburgo si manifesta un’egemonia quasi totale delle agenzie che propongono gli stessi cantanti negli stessi ruoli ovunque e dappertutto. Per quanto riguarda la condizione dei cantanti per se, la situazione sembra abbastanza critica non così tanto per qualche regola di emissione del belcanto che questo o quel cantante negligesse, ma soprattutto per l’incapacità materiale di sostituire, da Berlino a Monaco, le grandi personalità e professionisti della generazione ormai non più giovane e tutt’altro che fresca e di tecnica ortodossa, come Peter Seiffert, Edita Gruberova o Waltraud Meier e Matti Salminen con giovani professionisti di altrettanto grande qualità di prestazioni artistiche e di solidità da renderne una sicura garanzia sia per la cassa sia per il livello degli spettacoli. Si pone la domanda che cosa accadrà quando tra due, tre o cinque anni la vecchia generazione si sarà già ritirata (eccetto la Gruberova, ben inteso) ed il teatro lirico rimarrà abbandonato alle nuove stelle che o sono sistematicamente costrette a cancellare quattro recite su cinque o risultano niente di più che appena sufficienti sul palco, la pubblicità del marketing non potendo mai coincidere con i superlativi spesi in confronto a questi star. Un problema di base e molto materiale che attualmente non sembra ancora così grave e sintomatico grazie alla rassicurante presenza di cantanti (“vecchi ed ancora così bravi”) come i sopracitati o anche il Leo Nucci, scritturato, come già riportato, per i Foscari berlinesi. Un problema che nei teatri tedeschi, piuttosto bene sovvenzionati dallo stato contrariamente ad un paese come l'Italia, viene neutralizzato da un “traffico” quantitativamente molto intenso di tutti i tipi di cantanti che attraversano oggigiorno i palcoscenici, ma non si vi affermano quasi mai, essendo esposti ad una triste indifferenza, anonimità ed intercambiabilità sia per la propria fragilità professionale sia per l’attitudine poco impegnata del pubblico generale.

P.S. Nel fratempo sono stati pubblicati i cast della nuova stagione della Semperoper di Dresda che negli ultimi anni era molto “stellata”, al pari degli altri grandi teatri tedeschi. Stavolta dobbiamo segnalare una certa anonimità dei cast che, da un lato, ci dà poca possibilità per fare pronostichi musicali e che, dall’altro, ci divida fra due pensieri: 1. Si tratta di una mera crisi finanziaria che rende incapace il teatro di chiamare nomi altisonanti o 2. c’è qualcuno nella direzione del teatro che sente al di là dei nomi e scrittura cantanti che, pur essendo senza nome, sono talentuosi? La seconda possibilità sembra meno plausibile, visto chi sono effettivamente stati scritturati tra i nomi piuttosto conosciuti. Non è certamente la presenza di Oksana Dyka quale Tosca che ci può dare speranza sulla competenza ed attenzione musicale dei dirigenti della Semperoper.
E’ da sottolineare la scarsa presenza di un’artista la cui fama è associata soprattutto col teatro dresdinese, ossia Evelyn Herlitzius che, dopo le Brunnhilde a dir poco disastrose dell’anno scorso, incarnerà solo la Leonore del Fidelio e la Salome nella “scandalosa” produzione di Mussbach. Molto peccato per un’artista che, in questo deserto di totale inespressività che è oggi il canto operistico, aveva sempre qualcosa da dire ed era sempre completamente impegnata nei suoi personaggi. Eppure, una completa assenza di qualsiasi tecnica ha terribilmente ridotto in poco tempo il suo strumento che all’inizio possedeva una notevole ampiezza ed un timbro molto particolare.
Altrimenti, nient’altro da aggiungere sulla nuova stagione di Dresda.








2 commenti:

Marco ha detto...

Scusate, ma il mondo non è mai stato una quaresima perpetua, neppure durante la seconda guerra mondiale. Anche allora c'erano, pur fra infinite sofferenze, avvenimenti bellissimi ed esaltanti. La via crucis non riassume tutta la vita di Cristo. Questo avviene solo nelle stagioni d'opera, che sono una ripetizione infinita dell'ecce homo? Ma un po' di carnevale proprio mai? Io spero tanto che a qualcuno di voi venga affidata una stagione d'opera importante, in maniera che si possa finalmente vedere qualcosa di buono.
Marco Ninci

Marianne Brandt ha detto...

O Ninci, tu che tutto puoi dal tuo stellato soglio, tu che sei più contemporaneo della contemporaneità, tu che vivi in un festante carnevale perpetuo, tu che sei più futurista del futuro stesso, o Ninci, dicci, illuminaci, esemplifica, ciò che ti esalta delle stagioni 2011-12; dicci, o Ninci, cosa vedrai nella stagione 2011-12; illuminaci, o Ninci, sui cantanti coinvolti in tali stagioni, che rendono la tua vita festosa, ridanciana e stravagante; esemplifica, o Ninci, il tuo pensiero operistico, e rendilo, con la tua bontà, non meno quaresimale dei contenuti dei tuoi attuali e "copiaincollati" interventi che qui, immodestamente nevvero, accogliamo e leggiamo in un loop perpetuo!

Parla! Scrivi! Sconvolgici!
Orsù, o Ninci!
Il nostro ripetitivo e distruttivo pensier lo conosci, proponici il tuo, te ne prego onde renderci partecipi di tali splendori (e miserie)!
E sii originale!

Marianne Brandt