
Sorpresa!
Ci siamo trasferiti nel nostro nuovo sito.
Da oggi ci trovate all'indirizzo http://www.ilcorrieredellagrisi.eu/
...Ci vediamo lì!
GG & friends

Pubblicato da
Giulia Grisi
alle
15:07
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Etichette: ilcorrieredellagrisi.eu, nuovo sito web
 Punto primo: la cantante. Tre anni fa il Rossini Opera Festival apriva con un concerto di canto di Juan Diego Flórez, intitolato “Il presagio romantico” e dedicato a pagine tratte da La donna del lago e Guillaume Tell. Partner femminile della stella peruviana fu Julia Lezhneva, sconosciuta giovinetta balzata si può dire dal nulla a uno dei più prestigiosi (almeno sulla carta) palcoscenici internazionali, e anzi il massimo (sempre sulla carta) per quanto concerne il cigno di Pesaro. Le accoglienze furono piuttosto tiepide e tali da indurre alla direzione del Festival, da una parte, a reclutare la signorina per l’edizione di quell’anno dell’Accademia rossiniana diretta da Alberto Zedda (come se un corso di perfezionamento “ex post” potesse riscattare quella diciamo stentata serata inaugurale), dall’altro, ad astenersi dal riproporla nelle edizioni successive, come di consueto avviene per i "pulcini" del corso di perfezionamento. Nel frattempo però la Lezhneva era entrata nel giro, come usa dirsi, dedicandosi al repertorio barocco (sarà prossimamente Sesto in un Giulio Cesare diretto da Alan Curtis) e arrivando a collaborare con Marc Minkowski, che l’ha voluta quale paggio negli “Ugonotti” recentemente allestiti a Bruxelles e l’accompagna in questo suo primo recital discografico. Dedicato, manco a dirlo, a Rossini.
Punto primo: la cantante. Tre anni fa il Rossini Opera Festival apriva con un concerto di canto di Juan Diego Flórez, intitolato “Il presagio romantico” e dedicato a pagine tratte da La donna del lago e Guillaume Tell. Partner femminile della stella peruviana fu Julia Lezhneva, sconosciuta giovinetta balzata si può dire dal nulla a uno dei più prestigiosi (almeno sulla carta) palcoscenici internazionali, e anzi il massimo (sempre sulla carta) per quanto concerne il cigno di Pesaro. Le accoglienze furono piuttosto tiepide e tali da indurre alla direzione del Festival, da una parte, a reclutare la signorina per l’edizione di quell’anno dell’Accademia rossiniana diretta da Alberto Zedda (come se un corso di perfezionamento “ex post” potesse riscattare quella diciamo stentata serata inaugurale), dall’altro, ad astenersi dal riproporla nelle edizioni successive, come di consueto avviene per i "pulcini" del corso di perfezionamento. Nel frattempo però la Lezhneva era entrata nel giro, come usa dirsi, dedicandosi al repertorio barocco (sarà prossimamente Sesto in un Giulio Cesare diretto da Alan Curtis) e arrivando a collaborare con Marc Minkowski, che l’ha voluta quale paggio negli “Ugonotti” recentemente allestiti a Bruxelles e l’accompagna in questo suo primo recital discografico. Dedicato, manco a dirlo, a Rossini.
 
Pubblicato da
Domenico Donzelli
alle
18:37
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Etichette: stagione 2011-12, stagione della grisi
 Ah! Se c’è una cosa che gli americani sanno fare è la confezione!
Ah! Se c’è una cosa che gli americani sanno fare è la confezione!
Pubblicato da
Marianne Brandt
alle
12:00
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Etichette: Chicago, quaresima, san francisco, stagione 2011-12
 Am Abend des 28. August hat Arte ein Konzert aus dem Münchner Herkulessaal übertragen, in dem die deutsche Sopranistin Annette Dasch Lieder und Arien präsentierte, die hauptsächlich um die Person des „Gretchens“ kreisten. Daher auch der Titel des Programms: „Die Gretchenfrage“. Wir fragen allerdings, ob das Programm nicht eher „Die Gesangsfrage“ heißen sollte. Die Starsopranistin hat nämlich das gesamte Programm mit derart großer technischer Unzulänglichkeit und blassem, durch die mangelhafte Gesangstechnik stark eingeschränktem, Ausdruck vorgetragen, dass uns zwischen Schuberts „Gretchen am Spinnrade“ und Marguerites Juwelen-Arie aus Gounods „Faust“, nur eine einzige Frage relevant zu sein schien: „Nun sag, wie hast Du’s mit der Gesangskunst?“
Am Abend des 28. August hat Arte ein Konzert aus dem Münchner Herkulessaal übertragen, in dem die deutsche Sopranistin Annette Dasch Lieder und Arien präsentierte, die hauptsächlich um die Person des „Gretchens“ kreisten. Daher auch der Titel des Programms: „Die Gretchenfrage“. Wir fragen allerdings, ob das Programm nicht eher „Die Gesangsfrage“ heißen sollte. Die Starsopranistin hat nämlich das gesamte Programm mit derart großer technischer Unzulänglichkeit und blassem, durch die mangelhafte Gesangstechnik stark eingeschränktem, Ausdruck vorgetragen, dass uns zwischen Schuberts „Gretchen am Spinnrade“ und Marguerites Juwelen-Arie aus Gounods „Faust“, nur eine einzige Frage relevant zu sein schien: „Nun sag, wie hast Du’s mit der Gesangskunst?“
Pubblicato da
ლუკა ნახუცრიშვილი
alle
12:00
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Etichette: dasch, deutsch, gesangskrise, gretchenfrage, sorella radio
 Comico e a tratti grottesco, proprio in forza di una scrittura vocale degna dell’opera seria, l’altro personaggio femminile di rilievo, quello della zia Fidalma, stagionata ma non doma vedovella, zia di Carolina e a sua volta invaghita di Paolino. La centralità del personaggio è rimarcata dalla presenza, alla prima viennese, di Dorotea Bussani, celebre interprete mozartiana, già creatrice di Cherubino e Despina, evidentemente a proprio agio nella tessitura marcatamente centrale di Fidalma. Il pezzo di sortita, in cui la zia illustra all’altra nipote, Elisetta, i vantaggi e sapientemente allude agli inconvenienti della vita matrimoniale, è risolta da Cimarosa con un’aria strofica che rimanda al genere pastorale, ma più solenne e pomposa: la voce del contralto intona un'ampollosa cantilena accompagnata dai garbati motteggi dell’orchestra. È l’apoteosi del non detto, dell’ammiccamento, signorile e di buon gusto, ma inequivocabile, della dissimulata malizia. Per noi del blog soltanto un’interprete ha saputo in massimo grado coniugare in questo ruolo la perfetta esecuzione vocale (che si compiace per giunta di un tempo largo non certo agevole da sostenere, anche per voci di ampia cavata) e la massima espressività, vale a dire un’espressività rispettosa, assieme al dettato dell’autore, del carattere e della forma mentis del personaggio. Alludiamo ovviamente alla signora Ebe Stignani, che certa critica ha tacciato di essere sussiegosa e matronale, non avvedendosi che proprio in queste doti risiede la grandezza di una simile caratterizzazione.
Comico e a tratti grottesco, proprio in forza di una scrittura vocale degna dell’opera seria, l’altro personaggio femminile di rilievo, quello della zia Fidalma, stagionata ma non doma vedovella, zia di Carolina e a sua volta invaghita di Paolino. La centralità del personaggio è rimarcata dalla presenza, alla prima viennese, di Dorotea Bussani, celebre interprete mozartiana, già creatrice di Cherubino e Despina, evidentemente a proprio agio nella tessitura marcatamente centrale di Fidalma. Il pezzo di sortita, in cui la zia illustra all’altra nipote, Elisetta, i vantaggi e sapientemente allude agli inconvenienti della vita matrimoniale, è risolta da Cimarosa con un’aria strofica che rimanda al genere pastorale, ma più solenne e pomposa: la voce del contralto intona un'ampollosa cantilena accompagnata dai garbati motteggi dell’orchestra. È l’apoteosi del non detto, dell’ammiccamento, signorile e di buon gusto, ma inequivocabile, della dissimulata malizia. Per noi del blog soltanto un’interprete ha saputo in massimo grado coniugare in questo ruolo la perfetta esecuzione vocale (che si compiace per giunta di un tempo largo non certo agevole da sostenere, anche per voci di ampia cavata) e la massima espressività, vale a dire un’espressività rispettosa, assieme al dettato dell’autore, del carattere e della forma mentis del personaggio. Alludiamo ovviamente alla signora Ebe Stignani, che certa critica ha tacciato di essere sussiegosa e matronale, non avvedendosi che proprio in queste doti risiede la grandezza di una simile caratterizzazione.
Pubblicato da
Antonio Tamburini
alle
09:00
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Etichette: cimarosa, matrimonio segreto, Mozart, opera napoletana, rossini
Pubblicato da
Domenico Donzelli
alle
00:01
1 commenti
 
Etichette: do di petto, Duprez, frezzolini, grand-opéra, jerusalem, verdi edition