In attesa di inaugurarne un'altra ancora più gustosa, apriamo oggi una nuova rubrica, dedicata ai grandi concerti di canto.
Una pratica, quella del recital, che un teatro come la Scala sta ultimamente riscoprendo, giudicandolo verosimilmente un'ottima vetrina per i giovani (e meno giovani) talenti della lirica.
Uno dei concertisti più impressionanti degli ultimi anni è senza dubbio Samuel Ramey, che possiamo definire il vero erede e continuatore delle serate-tour de force di Marilyn Horne. In comune i due artisti avevano la frequentazione di un vasto repertorio (dall'opera sei-settecentesca al Belcanto, dalla musica da camera agli autori americani) e il vezzo d'inserire, in sede di bis, buona parte dei propri cavalli di battaglia, dimostrando come la zampata del vero artista si palesi nel fuori programma. E questo anche a sessant'anni suonati, quando la freschezza vocale è ormai un ricordo o quasi e la fatica si fa sentire segnatamente nei passi spianati. Ma in fondo il grande concertista, e il grande artista lirico tout court, si riconosce proprio per la capacità di rimanere grande anche nel declino. Da segnalare inoltre che la voce di Ramey si confrontava, nel caso specifico, con la sala degli Arcimboldi, tanto più grande e tanto più acusticamente ingrata rispetto a quella del Piermarini. E si confrontava altresì con il ricordo di passate, incandescenti performance milanesi, quali il Viaggio a Reims, l'Attila e i diavoli di Gounod, Boito, Berlioz e Offenbach.
Non sapremmo oggi trovare un epigono di questo modo di cantare, dato che le giovani promesse della corda di basso o sussurrano (anche maluccio) Mozart e Cimarosa o si confrontano con un repertorio più pesante (il Rossini serio, Verdi) e così facendo si usurano in pochi anni. A mancare non sono certo le voci (anche la voce di Ramey sembrava una vocetta, a chi avesse sentito cantanti massicci, seppur poco o punto rifiniti, quali Ghiaurov e Raimondi) ma piuttosto la tecnica, il gusto, la voglia di stupire con l'arte del canto e non con quella dell'esofago.
Buon ascolto.
Samuel Ramey basso
Warren Jones pianoforte
prima parte
H. Purcell - Da The Tempest: Arise, ye subterranean winds, Z 631
G. F. Haendel - Da Semele: Leave me, loathsome light; Da Rinaldo: Sibilar gli angui d'Aletto
H. Wolf - Michelangelo Lieder: Wohl denk' ich oft; Alles endet, was entstehet; Fühlt meine Seele
W. A. Mozart - Mentre ti lascio o figlia, K 513
seconda parte
M. Ravel - Don Quichotte à Dulcinée: Chanson romanesque; Chanson épique; Chanson à boire
P. Bowles - They cannot stop Death; Blue Mountain Ballads: Heavenly grass; Lonesome man; Cabin; Sugar in the cane
Ch. Ives - Charlie Rutlage; In the alley; Slow march; The circus band
bis
W. A. Mozart - Da Le Nozze di Figaro: Non più andrai
G. Verdi - Da Attila: Uldino!... Mentre gonfiarsi l'anima... Oltre quel limite
A. Boito - Da Mefistofele: Ecco il mondo
G. Gershwin - Embraceable you
Milano, Teatro degli Arcimboldi
13 febbraio 2003
2 commenti:
cari amici, mi pare che avreste dovuto ricordare un concerto di canto di Ramey alla Scala della seconda metà degli anni ottanta! spero di avere ancora il programma di sala con l'annotazione dei bis, mi permetterò di ricordarvelo!
Abbiamo scelto questo per l'età che aveva...il criterio è stato questo essenzialmente.
Se vuoi aggiungerti...prego! Ti pubblichiamo di certo!
ciao
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