Il secondo appuntamento di Sorella Radio è stata la trasmissione radiofonica, appunto, di Lucia di Lammermoor da Torino. Il teatro Regio di Torino è al momento l’unico teatro italiano, che ardisca offrire sempre in diretta le proprie produzioni. Scelta fondata e condivisibile, perché nell’attuale contingenza orchestra e coro torinesi sono i migliori del panorama italiano.
Chi abbia sentito la ripresa radiofonica avrà apprezzato compattezza di suono e assenza di spernacchiamenti di legni ed ottoni, di cui, quale più quale meno, ogni orchestra italiana è capace. Credo sia il risultato della costante presenza sul podio di direttori capaci di guidare e di ricavare il meglio dalla compagine. La direzione di Bruno Campanella, da anni una delle più reputate per il repertorio pre Verdiano è stato l’elemento più significativo di questa produzione torinese, anche se non sono tout court condivisibili le sceltedi tempi costantemente lenti e di sonorità turgide e sontuose come accade particolarmente nel duetto fra i fratelli Asthon e nel blocco finale dall’ ingresso di Raimondo che narra l’omicidio alla morte di Edgardo, insomma in quei momenti che segnano il dramma più autentico ed intenso. Ad esempio le sonorità ed i tempi del coro che commenta l’uxoricidio e precedente l’ingresso della folle Lucia conferiscono alla pagina un tono tragico mai sentito prima da nessuno. Certamente siffatte scelte richiederebbe sul palcoscenico cantanti di maggior ampiezza vocale e di più sicuro controllo vocale di quelli scritturati. Azzardo una Siems o una Scotto piuttosto che un Pertile o un Gigli.
Perché, more solito, il vero problema è quello della assemblata compagnia di canto. Né Elena Mosuc né Francesco Meli sono in grado di soddisfare pienamente non già le scelte direttoriale di Bruno Campanella, ma più semplicemente quelle dello spartito. Con la sostanziale differenza però, che Elena Mosuc pratica, pur con limiti il canto professionale, per contro ignorato da Francesco Meli, solo proprietario di un timbro tenorile ancora di qualità.
Elena Mosuc in carriera da vent’anni e più è ormai accorciata talché gli acuti sono spinti i primi se emessi a piena voce mentre i sovracuti le riescono solo grazie ad emissioni flautate. Non solo, ma il repertorio oneroso aggiunto negli ultimi anni non ha certo contribuito a preservare l’integrità vocale tanto è che sia nella sortita che nel famoso sestetto si sono sentiti suoni né troppo fermi e saldi e il gioco dei colori è molto limitato. Deve,però, essere tenuto conto che i tempi lenti staccati non giovano ad una cantante nelle condizioni di Elena Mosuc. Siamo in presenza di una cantante solida perché quando arriva la difficile variante di “al giungere tuo soltanto” la Mosuc la risolve con un solo fiato e senza difficoltà, come pure nessun cedimento c’era stato nel lungo e drammatico recitativo della pazzia. Che poi, ma da sempre, Elena Mosuc sia una cantante dall’accento vario e una virtuosa inattaccabile proprio non me la sentirei di dirlo, ma resta il fatto che sia stata in grado si reggere le scelte dinamiche ed agogiche del direttore, come compete ad una solida e rodata professionista.
Quanto a Francesco Meli sono anni che leggiamo ubicumque che deve ancora acquistare sicurezza e pieno controllo degli acuti, ma che la voce è splendida e l’interprete di qualità. E’ pari tempo che diciamo e scriviamo che l’incapacità di eseguire correttamente il secondo passaggio di registro e forse di respirare professionalmente con costanza gli precludono la capacità di eseguire il repertorio pre verdiano. Puritani compresi, perché un tenore che solo per dote naturale esegua la Lucia con un saldo controllo tecnico sarebbe Arturo, Fernando e, forse, Gualtiero e non stenterebbe ad addolcire e sfumare e non si stimbrerebbe e strozzerebbe sui si bem e nei passi di tessitura elevata. Tutti questi - diciamo- incidenti di percorso accadono puntuali nell’Edgardo di Lucia, che è ben noto come nelle esecuzioni correnti non superi un si nat (in cadenza) , ma insiste impietosamente sul passaggio. Per sincerarsene è sufficiente ascoltare il piatto attacco di Verranno a te sull’aure, la spinta e la gola nella maledizione ( nota più acuta un la) e arrivati alla scena finale il periglioso si bem del “io della morte” duro e stimbrato, mentre nel cantabile i tentativi di cantare morbido si risolvono in falsetti e la linea di canto è di una sconcertante piattezza. Tanto per non passare per un ascoltatore a senso unico posso anche dire che il la bem di “bell’alma innamorata” lo imbrocca, ma la preparazione dilettantesca, affidata alla sola generosa natura è rivelata dalla frase che precede.
Ascoltare un sessantenne Schipa, che non sapeva neppure che fosse una voce come quella di Francesco Meli e poi fate il confronto. Il primo, per usare un’espressione di altri tempi canta utilizzando gli interessi il secondo falcidia il capitale. Entrambi fanno piangere, ma Tito Schipa per la linea vocale il disperato e raccolto dolore, Francesco Meli per lo sperpero di una voce bellissima.
Un altro punto debole della produzione torinese è stato il Raimondo di Vitali Kowaljow, che con la disinvoltura di un de Angelis o di un Kipnis passa da Hunding a Raimondo. Solo che in generale un cantante wagneriano, attualmente in carriera, applicato a Donizetti può risultare poco elegante, deficitario nel legato, ma almeno tronituante e solenne (vociante sarebbe più corretto). Qui c’erano, invece, solo i difetti del cantante wagneriano imprestato a Donizetti e non i pregi. E se il declamato di Hunding consente di occultare le mende vocali e tecniche la parte non certo ardua “del pret de casa” per dirla con Carlo Porta non lascia scampo al principiante. Come poco ne lascia l’esigenza di nobiltà, legato che richiede Lord Asthon. Fabio Maria Capitanucci, che non è dotato di voce da Verdi, si sforza di cantare con eleganza e stile, ma eleganza e stile impongono per essere compiutamente realizzate un controllo del fiato oggi a tutti sconosciuto.
Gli ascolti
Donizetti - Lucia di Lammermoor
Atto I
Regnava nel silenzio - Antonina Nezhdanova (1913)
Atto III
Tu che a Dio spiegasti l'ali - Tito Schipa (1946)
Chi abbia sentito la ripresa radiofonica avrà apprezzato compattezza di suono e assenza di spernacchiamenti di legni ed ottoni, di cui, quale più quale meno, ogni orchestra italiana è capace. Credo sia il risultato della costante presenza sul podio di direttori capaci di guidare e di ricavare il meglio dalla compagine. La direzione di Bruno Campanella, da anni una delle più reputate per il repertorio pre Verdiano è stato l’elemento più significativo di questa produzione torinese, anche se non sono tout court condivisibili le sceltedi tempi costantemente lenti e di sonorità turgide e sontuose come accade particolarmente nel duetto fra i fratelli Asthon e nel blocco finale dall’ ingresso di Raimondo che narra l’omicidio alla morte di Edgardo, insomma in quei momenti che segnano il dramma più autentico ed intenso. Ad esempio le sonorità ed i tempi del coro che commenta l’uxoricidio e precedente l’ingresso della folle Lucia conferiscono alla pagina un tono tragico mai sentito prima da nessuno. Certamente siffatte scelte richiederebbe sul palcoscenico cantanti di maggior ampiezza vocale e di più sicuro controllo vocale di quelli scritturati. Azzardo una Siems o una Scotto piuttosto che un Pertile o un Gigli.
Perché, more solito, il vero problema è quello della assemblata compagnia di canto. Né Elena Mosuc né Francesco Meli sono in grado di soddisfare pienamente non già le scelte direttoriale di Bruno Campanella, ma più semplicemente quelle dello spartito. Con la sostanziale differenza però, che Elena Mosuc pratica, pur con limiti il canto professionale, per contro ignorato da Francesco Meli, solo proprietario di un timbro tenorile ancora di qualità.
Elena Mosuc in carriera da vent’anni e più è ormai accorciata talché gli acuti sono spinti i primi se emessi a piena voce mentre i sovracuti le riescono solo grazie ad emissioni flautate. Non solo, ma il repertorio oneroso aggiunto negli ultimi anni non ha certo contribuito a preservare l’integrità vocale tanto è che sia nella sortita che nel famoso sestetto si sono sentiti suoni né troppo fermi e saldi e il gioco dei colori è molto limitato. Deve,però, essere tenuto conto che i tempi lenti staccati non giovano ad una cantante nelle condizioni di Elena Mosuc. Siamo in presenza di una cantante solida perché quando arriva la difficile variante di “al giungere tuo soltanto” la Mosuc la risolve con un solo fiato e senza difficoltà, come pure nessun cedimento c’era stato nel lungo e drammatico recitativo della pazzia. Che poi, ma da sempre, Elena Mosuc sia una cantante dall’accento vario e una virtuosa inattaccabile proprio non me la sentirei di dirlo, ma resta il fatto che sia stata in grado si reggere le scelte dinamiche ed agogiche del direttore, come compete ad una solida e rodata professionista.
Quanto a Francesco Meli sono anni che leggiamo ubicumque che deve ancora acquistare sicurezza e pieno controllo degli acuti, ma che la voce è splendida e l’interprete di qualità. E’ pari tempo che diciamo e scriviamo che l’incapacità di eseguire correttamente il secondo passaggio di registro e forse di respirare professionalmente con costanza gli precludono la capacità di eseguire il repertorio pre verdiano. Puritani compresi, perché un tenore che solo per dote naturale esegua la Lucia con un saldo controllo tecnico sarebbe Arturo, Fernando e, forse, Gualtiero e non stenterebbe ad addolcire e sfumare e non si stimbrerebbe e strozzerebbe sui si bem e nei passi di tessitura elevata. Tutti questi - diciamo- incidenti di percorso accadono puntuali nell’Edgardo di Lucia, che è ben noto come nelle esecuzioni correnti non superi un si nat (in cadenza) , ma insiste impietosamente sul passaggio. Per sincerarsene è sufficiente ascoltare il piatto attacco di Verranno a te sull’aure, la spinta e la gola nella maledizione ( nota più acuta un la) e arrivati alla scena finale il periglioso si bem del “io della morte” duro e stimbrato, mentre nel cantabile i tentativi di cantare morbido si risolvono in falsetti e la linea di canto è di una sconcertante piattezza. Tanto per non passare per un ascoltatore a senso unico posso anche dire che il la bem di “bell’alma innamorata” lo imbrocca, ma la preparazione dilettantesca, affidata alla sola generosa natura è rivelata dalla frase che precede.
Ascoltare un sessantenne Schipa, che non sapeva neppure che fosse una voce come quella di Francesco Meli e poi fate il confronto. Il primo, per usare un’espressione di altri tempi canta utilizzando gli interessi il secondo falcidia il capitale. Entrambi fanno piangere, ma Tito Schipa per la linea vocale il disperato e raccolto dolore, Francesco Meli per lo sperpero di una voce bellissima.
Un altro punto debole della produzione torinese è stato il Raimondo di Vitali Kowaljow, che con la disinvoltura di un de Angelis o di un Kipnis passa da Hunding a Raimondo. Solo che in generale un cantante wagneriano, attualmente in carriera, applicato a Donizetti può risultare poco elegante, deficitario nel legato, ma almeno tronituante e solenne (vociante sarebbe più corretto). Qui c’erano, invece, solo i difetti del cantante wagneriano imprestato a Donizetti e non i pregi. E se il declamato di Hunding consente di occultare le mende vocali e tecniche la parte non certo ardua “del pret de casa” per dirla con Carlo Porta non lascia scampo al principiante. Come poco ne lascia l’esigenza di nobiltà, legato che richiede Lord Asthon. Fabio Maria Capitanucci, che non è dotato di voce da Verdi, si sforza di cantare con eleganza e stile, ma eleganza e stile impongono per essere compiutamente realizzate un controllo del fiato oggi a tutti sconosciuto.
Gli ascolti
Donizetti - Lucia di Lammermoor
Atto I
Regnava nel silenzio - Antonina Nezhdanova (1913)
Atto III
Tu che a Dio spiegasti l'ali - Tito Schipa (1946)
9 commenti:
non ho ascoltato la diretta radio, ma ho la registrazione della serata qui in discussione. Sono francamente inorridito per l'esecuzione, sotto ogni aspetto. un direttore a mio avviso spento e demotivato, non condivido l'entusiasmo di Donzelli per Campanella. lo trovo noiso, a tratti lentissimo e opaco. Orchestra e coro appena decenti. Solisti inenarrabili. certo una serata non buona capita a tutti. ma qui si esagera.nemmeno uno dei protagonisti che abbia vuto un livello quantomeno professionale. e taccio dei comprimari francamente inascoltabili. di sicuro nel coro del Regio ci saranno elementi che avrebbero fatto una ben migliori figura.
Saluti a tutti: MAometto II.
p.s. : Il sestetto e la stretta del finale seguente sono tra le cose peggiori da me mai ascoltate, insieme alla morte di Edgardo di questa che non riesco nemmeno a nominare "recita". a presto...
non immaginavo ci fosse qualcuno più cattivo di domenico donzelli
senectus increscit e la vecchiaia porta alla mitezza
io ho sentito la diretta e ineffetti l'orchestra suonava bene a mio avviso, per quanto i tempi fossero folli visti i cantanti a disposizione... qualche momento buono la Mosuk l'ha avuto, bisogna esser equanimi, però non mi è piaciuta perchè non c'era personalità, non c'erano idee interpretative nè varietà di colori, molta fatica in alto... però un paradiso rispetto a Meli che ha cantato in maniera inqualificabile. Non è questione di Verdi o Donizetti, come giustamente notate voi, è questione di canto in generale: non ci siamo.
direi che è assurdo comemntare in siffatto modo da una registrazione radiofonica. io ero in platea e affermare che nessuno dei cantanti fosse a livello "professionale" è una bestemmia, la Mosuc canta e canta bene, che poi possa non piacere è un altro discorso. anche le masse orchestrali e corali hanno fatto molto bene il loro dovere per quanto dirette in modo lento e noioso.
su questo blog certe volte c'è gente che sfoga rabbie strane e represse a scapito di grandi professionisti. non capisco perchè.
caro macbeth
credo tu sia nato nel 1979 epoca in cui avevo già espresso le mie opinioni sul canto di grandi professionisti e non sempre positive, ma questo è irrunciabile ed INTOCABILEE prerogativa e diritto del pubblico pagante!
quanto ai professionisti nella lucia torinese ne riconosco solo due il maestro campanella e la signora elena mosuc.
e sopratutto prima di attaccare il solito gratuito orsario leggi ocn cura quello che scriviamo e sforzati di ascoltare, virginum auribus, gli ascolti offerti. Non dimoistrano solo l'esistenza in vita di Tito Schipa, ma la esistenza dell'arte del canto.
per radio dovevano trasmettere la recita del secondo cast forse il risultato era migliore
il maestro Campanello per me ha ottenuto dal secondo cast piu soddisfazione che non il primo in primis dal soprano Maria Grazia Schiavo gia acclamata alla fine dell'aria di sortita e la seguente cabaletta,ma ha avuto un autentica lunga ovazione alla fine delle variazioni nella scena della pazzia al regio di solito si applaude ma raramente concede acclamazioni e ovazioni di tal maniera,gia alla generale questo soprano ha mandato in delirio il pubblico presente alla fine della scena dalla pazzia,anche il tenore Piero Pretti come il baritono Simone Del Savio non sono stati male.
anche a me all'ascolto radiofonico mi era sembrata la direzione a fisarmonica del maestro Campanello noiosa un po fastidiosa,ma dal vivo ho dovuto ricredermi perche i suoi rallentanti ben si sposavano con le scene che si svolgevano sul palco creando le giusta atmosfera nei vari episodi,come ho scritto prima Campanello dalla seconda compagnia è stato piu recepito.
Poi un grande applauso al primo flautista Federico Giarbella per il suo duetto con Maria Grazia Schiavo nella scena della pazzia.
ho passato un bel pomeriggio,e con me tutto il pubblico.
ma infatti, caro Domenico, io ho apprezzato e condiviso in pieno la sua critica, mi riferivo infatti a quella di Maometto.
sono attento lettore e l'età non è assolutamente una pregiudiziale per la comprensione e men che meno per la capacitò di critica.
un caro saluto
esimio signor Macbeth. Su quale base lei ritiene che io mi diletti a commentare sul questo Blog in base a "rabbie strane e represse"?? A me l'esecuzione non è piaciuta in nulla. Punto. e non ho mai avuto problemi a dire ciò che mi piace o meno. di professionale o professionistico, scelga lei l'aggettivo, in quella esecuzione non ho trovato NULLA. è solo la mia opinione, che possa piacere o meno a Lei o a chiunque altro, francamente poco me ne cale. Quando ero un giovine loggionista e andavo in giro per i Teatri, ho espresso sempre senza alcuna riserva i miei "placet" e i "non placet". ho litigato coi fans di chi non mi piaceva e viceversa. ho preso calci in culo dagli scagnozzi di un certo soprano e del di lei allora marito, per non averla applaudita. e credo sia mio diritto continuare ad esprimere lamia opinione. Ognuno è "figlio" della sua epoca, anche per ciò che riguarda gradire un artista o uno spettacolo o no. se a Lei è piaciuta la Lucia di Torino, me ne compiaccio per lei. Io l'ho trovata inascoltabile. Saluti. Maometto II
Carissimo Maometto, anche io sono un sostenitore di "è bello ciò che piace" e della libertà di critica e di espressione in campo teatrale e mi auguro sempre e faccio sempre in modo che chiunque, ciascuno con i proprio mezzi, possa esprimere la propria opinione. Però secondo me c'è un limite. Si può dire che la Mosuc non piace perchè canta in un determinato modo che magari non tutti gradiscono, si può dire che Meli non ha assolutamente idea di come si emetta un suono decente tanto che persino il mio accompagnatore che era la prima volta che andava a teatro nella sua vita mi ha detto nell'orecchio "questo secondo me urla", si può dire che Campanella ha optato per dei tempi opinabili... e bla bla bla... ma dire "il nulla" del lavoro di 3 ore di 150 persone, fra cui professionisti seri e capaci, mi sembra quantomeno disonesto intellettualmente. Inascoltabile è davvero altro. Anche la soggettività ha un limite. Possibile che la Mosuc non abbia fatto neanche uno, dico uno, suono decente? possibile che il coro abbia berciato per 3 ore? possibile mai che l'orchestra abbia suonato malissimo TUTTE le note? Possibile che Campanella abbia diretto TUTTO malissimo? Possibile che Meli non abbia fatto un suono decente per tutta la sera? (ehm.. vabé forse questo è possibile... :) Possibile tutto ciò? Solo se la risposta a tutte queste domande è sì, allora si può dire il NULLA... e neanche.. perchè lo spettacolo di Vick è davvero bello. Onestamente dubito di tutto ciò. Per questo mi sono permesso, e sfido chiunque a darmi torto, che di nessuno spettacolo, uno qualsiasi, men che meno della Lucia in questione, si può dire "il NULLA"
Nequaquam Vacuum
Eternamente vostro
Macbetto.
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