Cari lettori,
quanta fedeltà, passione melomaniaca, sete musicale state dimostrando venendo a leggere questo nostro blog.
E sia!!! Regaliamoci un'altra sagra musicale per festeggiare queste incredibili 100.000 pagine di opera!
Prima di tutto un brindisi. Sì sì, un Brindisi!! ……alla salute del maestro Giuseppe Verdi, in coincidenza con il Verdi Festival di Parma che, a fatica, continua a riproporre le opere del Maestro, in piena carestia di voci ed interpreti adatti.
L’estinzione del cantante verdiano, sia esso soprano drammatico, o tenore lirico spinto, o baritono nobile... si è del tutto compiuta.
In casi fortunati compare qualche voce importante, ma priva dello stile e dell’elegante fraseggio che il musicista maturo esige o prive di quella abilità esecutiva richiesta dalle insidie che costellano le pagine degli “anni di galera”.
E’ dal tempo della Price e della Arroyo che non sentiamo un vero soprano dramamtico da Verdi; è dal tempo di Bergonzi, Corelli ed anche di Labò che non sentiamo un vero tenore da Verdi; è dal tempo di Tagliabue che i baritoni non hanno più il fraseggio da Verdi e dalle generazioni di Cappuccilli e Nucci che non sentiamo baritoni di tonnellaggio idoneo a Verdi........
Oggi Verdi si grida, si strilla, si urlacchia, si bofonchia, si solfeggia, si pigola, si esegue malamente a squarciagola, magari con la mano sul cuore, a mimare una prestazione "sentita", " generosa", "di cuore" ma……ahimè, priva delle minimali coordinate esecutive che tanta discografia, nonostante tutto, conserva e documenta, anche a beneficio degli esecutori.
Qui si va in scena con la preoccupazione di reggere la sera e passare l’orchestra con la voce. Avere un minimo volume o spessore di voce pare essere il requisito richiesto per vestire gli abiti degli eroi e delle eroine verdiane. Ma questi non sono i soli presuposti necessari. Accento, fraseggio, eleganza, stile, colore di voce……quante altre innumerevoli specifiche richiede il canto di Verdi per essere nominato tale!
Per questa festa, dunque, abbiamo deciso un programma alternativo, Verdi eseguito in lingua tedesca. Una festa demodè e volutamente controcorrente, dato che oggi sono ritenute inaccettabili esecuzioni in lingue diverse da quella originale..... Gli esecutori che abbiamo prescelto, fraseggiatori oltre che cantanti straordinari, ci dispensano quel Verdi di un tempo, "anacronistico"oggi si dice e che, invece, per faciloneria e presunzione abbiamo messo nel dimenticatoio dell'interpretazione in nome di un malinteso concetto che ha nome ”liricizzazione”.
Liricizzare Verdi, al par di Wagner, voleva indicare esecuzioni sfumate, ricche di colori, per nulla stentoree o meramente basate sull’atletismo vocale, a favore di una maggiore definizione del personaggio, di una esecuzione più lirica, appunto, che retorica. Idea cui poteva ingenuamente credere solo chi ha capito poco di Verdi e non avesse mai praticato il mondo del 78 giri, testimoni della tradizione esecutiva verdiana.
E così un’etichetta coniata e diffusa allorquando il cantante verdiano iniziava a diventare merce rara se non rarissima, funzionale ad avvallare cantanti, alcuni anche straordinariamente fascinosi ( penso ad esempio ad una Caballé ) che verdiani non erano, né avrebbero potuto esserlo sino all’ante guerra, è diventata di fatto...…....il necrologio dell'esecuzione verdiana! Questa sedicente “liricizzazione” ha finito per sdoganare, nella realtà delle cose, tenori senza squillo ed incapaci di epica oltre che di canto amoroso; voci di ridotto volume e scarsa proiezione, inadatte ad accompagnarsi agli orchestrali verdiani; soprani al più lirici spinti, ma regolarmente privi di quella tanto necessaria prima ottava che il soprano verdiano, quello maturo in particolare, presuppone; bassi e baritoni con ampiezze idonee piuttosto al belcanto; urlatrici variamente assortite e brade…
Ed il paradosso, oggi come oggi, sta proprio qui: di quella poetica sfumata ed antiretorica definita “liricizzazione” non vi è nemmeno l’ombra nelle esecuzioni correnti. I cantanti moderni in nulla risultano fraseggiatori superiori a quelli del tempo che fu. Al contrario!
Quella “liricizzazione”, oggi, dovrebbe cambiare nome e piuttosto essere rinominata “miniaturizzazione” di Verdi. Una miniaturizzazione cui ci siamo pian piano assuefatti e di cui forse ci accontenteremmo anche se……queste piccole e ridotte voci da belcanto sapessero almeno correttamente cantare, pur nell’inadeguatezza ai ruoli ! Ma ormai nemmeno quello.
E la stampa specializzata continua a dispensarci recensioni incredibili, dove si decantano espressività, comunicativa, interpretazione di esecutori abborracciati ed inadatti, contribuendo a consolidare una concezione del canto verdiano che, di fatto, nega la volontà dell’autore in tutto e per tutto.
Affinché il nostro buon Verdi non si riduca ad una etichetta gastronomica per l’esportazione di prodotti di alta qualità, certo, ma non musicali, riprendiamone in mano la tradizione esecutiva. Ripensiamo a ciò che Verdi pretendeva dai suoi cantanti, ascoltiamo questi esponenti della storia esecutiva verdiana, per meditare sul dove siamo andati a finire, sulle ragioni che ci hanno condotto qui e sul senso di quello che facciamo quando riproponiamo un'opera di Verdi, perché ormai ci sembra ( e questi pochi ascolti ne sono la prova lampante ) che abbiamo davvero perso l’idea generale di come si debba eseguire ed interpretare questo grande autore.
I signori che qui vi presentiamo non avevano bisogno di cantare in italiano per esprimere con pertinenza e puntualità quanto è contenuto nel libretto e nello spartito. Né avevano bisogno di teorie o vuoti intellettualismi cui riferirsi per trarre ispirazione nella loro professione. Le loro voci si flettono ad ogni intento musicale, esprimono grazie a ricchezza di fraseggio, timbro e pienezza di voce a noi sconosciute. Molti di loro erano anche soliti eseguire anche Wagner, repertorio oggi pressoché immiscibile con quello dei cantanti che praticano Verdi.
Festeggiamo, cari lettori, con i pachidermici eroi ed eroine dei 78 giri, chincaglierie superate ed anacronistiche e....... pensate un po’se non vi piacerebbe sentirli in teatro, magari proprio al Festival Verdi di Parma!
Rigoletto
Pari siamo - Heinrich Schlusnus
Deh, non parlare al misero - Heinrich Schlusnus & Selma Kurz
Veglia o donna - Joseph Schwarz & Claire Dux
E' il sol dell'anima - Julius Patzak & Erna Berger
Caro nome - Maria Ivogün, Frieda Hempel
Parmi veder le lagrime - Helge Rosvaenge
Cortigiani, vil razza dannata - Joseph Schwarz
Tutte le feste al tempio - Maria Cebotari
La donna è mobile - Joseph Schmidt
Bella figlia dell'amore - Helge Rosvaenge, Margarete Klose, Erna Berger & Heinrich Schlusnus
Il Trovatore
Tacea la notte placida...Di tale amor che dirsi - Maria Reining
Di tale amor che dirsi - Irene Abendroth
Di geloso amor sprezzato - Frida Leider, Heinrich Schlusnus & Robert Hutt
Stride la vampa - Sigrid Onégin
Condotta ell'era in ceppi - Margarete Klose
Mal reggendo all'aspro assalto - Julius Patzak & Gertrud Rünger
Perigliarti ancor languente - Margarete Matzenauer & Heinrich Knote
Ah sì, ben mio - Franz Völker
Di quella pira - Helge Rosvaenge
D'amor sull'ali rosee - Frida Leider, Margarethe Siems
Mira: d'acerbe lagrime - Frida Leider & Heinrich Schlusnus
Ai nostri monti - Marcel Wittrisch & Margarete Klose
La Traviata
Libiamo ne' lieti calici - Marcel Wittrisch & Margarete Teschemacher
Un dì felice, eterea - Helge Rosvaenge & Maria Cebotari
Ah, fors'è lui...Sempre libera - Maria Cebotari
De' miei bollenti spiriti - Julius Patzak
Che fai?...Amami, Alfredo - Helge Rosvaenge & Maria Cebotari
Di Provenza il mare, il suol - Heinrich Schlusnus
Parigi, o cara - Hermann Jadlowker & Frieda Hempel
quanta fedeltà, passione melomaniaca, sete musicale state dimostrando venendo a leggere questo nostro blog.
E sia!!! Regaliamoci un'altra sagra musicale per festeggiare queste incredibili 100.000 pagine di opera!
Prima di tutto un brindisi. Sì sì, un Brindisi!! ……alla salute del maestro Giuseppe Verdi, in coincidenza con il Verdi Festival di Parma che, a fatica, continua a riproporre le opere del Maestro, in piena carestia di voci ed interpreti adatti.
L’estinzione del cantante verdiano, sia esso soprano drammatico, o tenore lirico spinto, o baritono nobile... si è del tutto compiuta.
In casi fortunati compare qualche voce importante, ma priva dello stile e dell’elegante fraseggio che il musicista maturo esige o prive di quella abilità esecutiva richiesta dalle insidie che costellano le pagine degli “anni di galera”.
E’ dal tempo della Price e della Arroyo che non sentiamo un vero soprano dramamtico da Verdi; è dal tempo di Bergonzi, Corelli ed anche di Labò che non sentiamo un vero tenore da Verdi; è dal tempo di Tagliabue che i baritoni non hanno più il fraseggio da Verdi e dalle generazioni di Cappuccilli e Nucci che non sentiamo baritoni di tonnellaggio idoneo a Verdi........
Oggi Verdi si grida, si strilla, si urlacchia, si bofonchia, si solfeggia, si pigola, si esegue malamente a squarciagola, magari con la mano sul cuore, a mimare una prestazione "sentita", " generosa", "di cuore" ma……ahimè, priva delle minimali coordinate esecutive che tanta discografia, nonostante tutto, conserva e documenta, anche a beneficio degli esecutori.
Qui si va in scena con la preoccupazione di reggere la sera e passare l’orchestra con la voce. Avere un minimo volume o spessore di voce pare essere il requisito richiesto per vestire gli abiti degli eroi e delle eroine verdiane. Ma questi non sono i soli presuposti necessari. Accento, fraseggio, eleganza, stile, colore di voce……quante altre innumerevoli specifiche richiede il canto di Verdi per essere nominato tale!
Per questa festa, dunque, abbiamo deciso un programma alternativo, Verdi eseguito in lingua tedesca. Una festa demodè e volutamente controcorrente, dato che oggi sono ritenute inaccettabili esecuzioni in lingue diverse da quella originale..... Gli esecutori che abbiamo prescelto, fraseggiatori oltre che cantanti straordinari, ci dispensano quel Verdi di un tempo, "anacronistico"oggi si dice e che, invece, per faciloneria e presunzione abbiamo messo nel dimenticatoio dell'interpretazione in nome di un malinteso concetto che ha nome ”liricizzazione”.
Liricizzare Verdi, al par di Wagner, voleva indicare esecuzioni sfumate, ricche di colori, per nulla stentoree o meramente basate sull’atletismo vocale, a favore di una maggiore definizione del personaggio, di una esecuzione più lirica, appunto, che retorica. Idea cui poteva ingenuamente credere solo chi ha capito poco di Verdi e non avesse mai praticato il mondo del 78 giri, testimoni della tradizione esecutiva verdiana.
E così un’etichetta coniata e diffusa allorquando il cantante verdiano iniziava a diventare merce rara se non rarissima, funzionale ad avvallare cantanti, alcuni anche straordinariamente fascinosi ( penso ad esempio ad una Caballé ) che verdiani non erano, né avrebbero potuto esserlo sino all’ante guerra, è diventata di fatto...…....il necrologio dell'esecuzione verdiana! Questa sedicente “liricizzazione” ha finito per sdoganare, nella realtà delle cose, tenori senza squillo ed incapaci di epica oltre che di canto amoroso; voci di ridotto volume e scarsa proiezione, inadatte ad accompagnarsi agli orchestrali verdiani; soprani al più lirici spinti, ma regolarmente privi di quella tanto necessaria prima ottava che il soprano verdiano, quello maturo in particolare, presuppone; bassi e baritoni con ampiezze idonee piuttosto al belcanto; urlatrici variamente assortite e brade…
Ed il paradosso, oggi come oggi, sta proprio qui: di quella poetica sfumata ed antiretorica definita “liricizzazione” non vi è nemmeno l’ombra nelle esecuzioni correnti. I cantanti moderni in nulla risultano fraseggiatori superiori a quelli del tempo che fu. Al contrario!
Quella “liricizzazione”, oggi, dovrebbe cambiare nome e piuttosto essere rinominata “miniaturizzazione” di Verdi. Una miniaturizzazione cui ci siamo pian piano assuefatti e di cui forse ci accontenteremmo anche se……queste piccole e ridotte voci da belcanto sapessero almeno correttamente cantare, pur nell’inadeguatezza ai ruoli ! Ma ormai nemmeno quello.
E la stampa specializzata continua a dispensarci recensioni incredibili, dove si decantano espressività, comunicativa, interpretazione di esecutori abborracciati ed inadatti, contribuendo a consolidare una concezione del canto verdiano che, di fatto, nega la volontà dell’autore in tutto e per tutto.
Affinché il nostro buon Verdi non si riduca ad una etichetta gastronomica per l’esportazione di prodotti di alta qualità, certo, ma non musicali, riprendiamone in mano la tradizione esecutiva. Ripensiamo a ciò che Verdi pretendeva dai suoi cantanti, ascoltiamo questi esponenti della storia esecutiva verdiana, per meditare sul dove siamo andati a finire, sulle ragioni che ci hanno condotto qui e sul senso di quello che facciamo quando riproponiamo un'opera di Verdi, perché ormai ci sembra ( e questi pochi ascolti ne sono la prova lampante ) che abbiamo davvero perso l’idea generale di come si debba eseguire ed interpretare questo grande autore.
I signori che qui vi presentiamo non avevano bisogno di cantare in italiano per esprimere con pertinenza e puntualità quanto è contenuto nel libretto e nello spartito. Né avevano bisogno di teorie o vuoti intellettualismi cui riferirsi per trarre ispirazione nella loro professione. Le loro voci si flettono ad ogni intento musicale, esprimono grazie a ricchezza di fraseggio, timbro e pienezza di voce a noi sconosciute. Molti di loro erano anche soliti eseguire anche Wagner, repertorio oggi pressoché immiscibile con quello dei cantanti che praticano Verdi.
Festeggiamo, cari lettori, con i pachidermici eroi ed eroine dei 78 giri, chincaglierie superate ed anacronistiche e....... pensate un po’se non vi piacerebbe sentirli in teatro, magari proprio al Festival Verdi di Parma!
Rigoletto
Pari siamo - Heinrich Schlusnus
Deh, non parlare al misero - Heinrich Schlusnus & Selma Kurz
Veglia o donna - Joseph Schwarz & Claire Dux
E' il sol dell'anima - Julius Patzak & Erna Berger
Caro nome - Maria Ivogün, Frieda Hempel
Parmi veder le lagrime - Helge Rosvaenge
Cortigiani, vil razza dannata - Joseph Schwarz
Tutte le feste al tempio - Maria Cebotari
La donna è mobile - Joseph Schmidt
Bella figlia dell'amore - Helge Rosvaenge, Margarete Klose, Erna Berger & Heinrich Schlusnus
Il Trovatore
Tacea la notte placida...Di tale amor che dirsi - Maria Reining
Di tale amor che dirsi - Irene Abendroth
Di geloso amor sprezzato - Frida Leider, Heinrich Schlusnus & Robert Hutt
Stride la vampa - Sigrid Onégin
Condotta ell'era in ceppi - Margarete Klose
Mal reggendo all'aspro assalto - Julius Patzak & Gertrud Rünger
Perigliarti ancor languente - Margarete Matzenauer & Heinrich Knote
Ah sì, ben mio - Franz Völker
Di quella pira - Helge Rosvaenge
D'amor sull'ali rosee - Frida Leider, Margarethe Siems
Mira: d'acerbe lagrime - Frida Leider & Heinrich Schlusnus
Ai nostri monti - Marcel Wittrisch & Margarete Klose
La Traviata
Libiamo ne' lieti calici - Marcel Wittrisch & Margarete Teschemacher
Un dì felice, eterea - Helge Rosvaenge & Maria Cebotari
Ah, fors'è lui...Sempre libera - Maria Cebotari
De' miei bollenti spiriti - Julius Patzak
Che fai?...Amami, Alfredo - Helge Rosvaenge & Maria Cebotari
Di Provenza il mare, il suol - Heinrich Schlusnus
Parigi, o cara - Hermann Jadlowker & Frieda Hempel
2 commenti:
Eh sì.... tutto drammaticamente vero. penso che abbiate sintetizzato come meglio non si può a) cosa sia il canto verdiano b) come si è ridotto e c) come per una volta il passato - per questo canto - è senza dubbio migliore del presente.
il dramma è che, ogni tanto, assistendo a qualche misera esecuzione verdiana, si esce dal teatro dicendosi "però non male il tenore/baritono/basso/soprano/ecc..", salvo poi rincasare e tornare razionale, accorgendosi che il canto verdiano vero è in realtà ben altra cosa. ricordo che nel trovatore scaligero mi ero detto che, in fin dei conti, nucci risultava il migliore di tutti. cosa forse vera, ma cos'è in confronto a tagliabue sì, ma anche amato, de luca, stracciari e qualche altro ? nulla. misero: del baritono verdiano non ha né la scansione imperiosa, il mordente, il piglio nobile e altezzoso, la facilità della linea vocale. eppure.....il contesto è di tale povertà che si vuol credere a ciò che non è...
tempi duri per il canto verdiano. meglio girarsi sul belcanto o il protormanticismo dove lì, a volte, qualche soddisfazione la si trova.
cordiali saluti a tutti.
emanuele
Grazie a voi per gli articoli, gli interessanti e sempre precisi approfondimenti e per gli stupendi ascolti!
Il vostro piccolo Festival Verdi è oltre che interessante anche un omaggio ad artisti che sapevano essere moderni anche allora!
Per rimanere al Rigoletto:
elegantissimo, rabbioso e sfumatissimo Schlusnus, struggente e stupefacente Schwarz, sensualissima la Ivogun, morbida come una crema la Berger, pessima la Kurz, giustamente femminile, nervosa e patetica la Cebotari, dorato e canagliescamente romantico Rossvaenge, dolcissimo Schmidt, perplesso Patzak...
Grazie ancora...continuo l'ascolto!
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