Nel bicentenario della sua nascita il nome di Maria Malibran suscita nella cerchia dei melomani un rinnovato interesse, risultando in questo determinante l'attività di una primadonna del disco e insigne filologa (G. Landini dixit) che al repertorio della più avvenente delle figlie di Manuel García senior ha dedicato in questi ultimi mesi una buona fetta delle sue rarefatte epifanie. Anche il Corriere vuole omaggiare la memoria della bella Maria, con un excursus che si concentra sulle apparizioni dell'artista al Teatro Italiano di Parigi.
Nell'aprile del 1828 la signorina García, che tre mesi prima aveva esordito a Parigi in un galà della troupe del Teatro Italiano all'Opéra, si esibì per la prima volta alla Salle Favart cantando la parte di Semiramide al fianco della assai meno avvenente madama Pisaroni. Non mancarono le polemiche per il faraonico ingaggio, ma la Malibran ebbe un grande successo (così un giornale: E' una musicista profondamente esperta dei segreti della sua arte e promette di essere una grande cantante drammatica. Sta molto bene in scena e rappresenta con dignità la Regina babilonese) e nei mesi che seguirono la Malibran ebbe modo di proporre al pubblico del Teatro Italiano alcuni dei propri ruoli fetiche: Desdemona (parte nella quale, al fianco di Domenico Donzelli, riuscì nell'impresa di non far rimpiangere la Pasta), Rosina e Cenerentola, chiudendo la stagione in maggio con il Romeo di Zingarelli (Giulietta era Virginia Blasis). Gli stessi titoli furono ripresi nella successiva stagione autunnale, assieme alla Ninetta della Gazza ladra e alla novità assoluta della Clari, appositamente composta da Halévy (il tenore era, ancora una volta, Donzelli). Non sfugga che questa sublime overdose di Malibran era in parte dovuta... alla cicogna, o più esattamente alla gravidanza della diva Henriette Sontag, che sarebbe rientrata in pista soltanto nei primi mesi dell'anno successivo.
Se nel primo anno di attività al Teatro Italiano le scelte della Malibran brillarono per omogeneità vocale (tutte parti da mezzo acuto o al massimo da soprano centrale, come Ninetta), il 1829 vide una maggiore varietà in questo senso. La Malibran cantò a febbraio Tancredi nel ruolo eponimo, a marzo riprese Semiramide passando però alla parte di Arsace e, dopo una riproposta della Gazza (ruolo invero molto amato dalla cantante, a giudicare dalla frequenza con cui lo eseguiva: del resto giova ricordare che Ninetta era, per la primadonna ottocentesca, Pasta in primis, un must e un vero banco di prova di espressività e nobiltà interpretativa), chiuse l'anno con la Zerlina del Don Giovanni, accanto al padre (Don Giovanni), a Sabine Heinefetter (Donn'Elvira) e alla Sontag (Donn'Anna). La Sontag è il vero fil rouge della stagione 1829 della Malibran al Des Italiens, atteso che la cantante tedesca fu la "sua" Amenaide, Anna e Semiramide, sempre con grande successo personale, e lo stesso avvenne all'inizio del 1830, con una trionfale ripresa di Tancredi. Ma per la Sontag fu uno degli ultimi trionfi: l'imminente matrimonio con il Conte Rossi, ambasciatore di Sardegna, la persuase ad abbandonare le scene e il galà di addio si svolse ancora una volta al fianco della Malibran, in una serata che vide l'esecuzione del primo atto della Semiramide e del primo di Don Giovanni. Era il 18 gennaio 1830. Quindici giorni prima, una recita di beneficenza del Matrimonio segreto all'Opéra aveva visto riunite tre delle stelle degli Italiani: la Sontag come Carolina, Laura Cinti-Damoreau quale Elisetta e la fascinosissima Malibran negli imbottiti panni della zia Fidalma.
Con la Sontag finalmente lontana dalla ribalta, la Malibran conobbe la stagione più feconda del proprio impero nella sala degli Italiani. Da febbraio a dicembre 1830 fu applaudita in Nozze di Figaro (Susanna, con la Heinefetter come Contessa e, solo alla prima, la Cinti quale Cherubino d'eccezione), Semiramide (ancora una volta con la Pisaroni), Tancredi (con la Cinti) e le dilette Desdemona, Rosina, Ninetta e Cenerentola (queste ultime tre al fianco del divo Lablache). Chiuse il 1830 con una ripresa di Semiramide, cantando stavolta Arsace, dato che Semiramide fu Henriette Méric-Lalande. Nella stagione 1831, dopo una Zerlina a gennaio, una ripresa di Tancredi e l'ennesima Rosina in formato galà, bisognò attendere gli ultimi mesi dell'anno per riascoltare la Malibran in Rosina, Ninetta, Tancredi e Cenerentola. Solo due gli appuntamenti curiosi: l'apax dell'Otello nel ruolo eponimo (formidabile trovata commerciale ma anche proposta di gran lusso, con Wilhelmine Schröder-Devrient quale Desdemona) e la diva Corilla nella Prova d'un'Opera seria di Gnecco.
Ma ormai anche anche la fortuna di Maria Malibran era agli sgoccioli: la gravidanza e le raffiche di forfait che ne derivarono raffreddarono l'entusiasmo dei fan e persuasero la cantante a rompere il contratto con il Teatro Italiano. Dopo un'ultima Desdemona, a gennaio 1832, la cantante si fermò per alcuni mesi per dare alla luce il figlio avuto dal violinista Bériot e non fece mai più ritorno al Des Italiens. Il rimpianto del pubblico fu intenso ma, crediamo di poter dire, di breve durata: stava per sorgere, luminoso e duraturo, l'astro di Giulia Grisi. (NdR: ovviamente quest'ultima frase è stata dettata dalla diretta interessata!!!)
Preveniamo un'obiezione circa gli ascolti proposti: mai la Malibran cantò la Donna del lago, ma alternò, nella Semiramide, la parte da soprano (sia pure Colbran) a quella contraltile. Riteniamo quindi di un certo interesse proporre un esempio moderno di duttilità vocale applicata al Rossini tragico. Esempio che dovrebbe servire da memento e monito per ogni nuova incursione in sì periglioso territorio.
E a proposito di... transizioni, rimane da chiedersi quale rapporto ci possa essere fra un'interprete sicuramente diva ma anche solida professionista, a proprio agio nel repertorio tragico come in quello brillante, e una voce corta in alto e vuota in basso, di modesto volume e ancora più modesta cognizione tecnica, che (si) illude, mercanteggiando con il diapason, di richiamare in vita lo spirito dell'interprete di cui sopra, oltretutto senza possedere l'allure scenica e il temperamento drammatico che le cronache attribuiscono alla medesima. Siamo d'accordo, simili operazioni - se condotte con la necessaria aggressività mediatica - proiettano sulla voce "erede" uno spessore culturale altrimenti irraggiungibile, e del resto è tipico di un'epoca assai povera di personalità musicali e teatrali il tentativo di richiamare in vita fantasmi del passato per sbandierare improbabili successioni... ma a tutto c'è un limite!
Gli ascolti - Omaggio a Maria Malibran
Mozart: Le Nozze di Figaro - Deh vieni, non tardar, o gioia bella - Elisabeth Rethberg - link alternativo
Mozart: Le Nozze di Figaro - Al desio di chi t'adora (aria alternativa) - Teresa Berganza - link alternativo
Cimarosa: Il Matrimonio segreto - Le faccio un inchino - Graziella Sciutti, Eugenia Ratti & Ebe Stignani - link alternativo
Rossini: Tancredi - Tu che accendi - Teresa Berganza - link alternativo
Rossini: Il Barbiere di Siviglia - Una voce poco fa - Teresa Berganza - link alternativo
Rossini: Otello - Assisa a piè d'un salice - Marilyn Horne - link alternativo
Rossini: La Cenerentola - Un soave non so che - Martine Dupuy & Rockwell Blake - link alternativo
Rossini: La Gazza ladra - Deh, tu reggi in tal momento - Lina Pagliughi - link alternativo
Rossini: La Donna del lago - Mura felici - Martine Dupuy - link alternativo
Rossini: La Donna del lago - Tanti affetti - Martine Dupuy - link alternativo
Rossini: Semiramide - Ah, quel giorno ognor rammento - Ebe Stignani - link alternativo
Rossini: Semiramide - Giorno d'orror - Lella Cuberli & Martine Dupuy
Bériot: Prendi, per me sei libero (aria alternativa per L'Elisir d'amore di Donizetti) - Fanny Torresella - link alternativo
Nell'aprile del 1828 la signorina García, che tre mesi prima aveva esordito a Parigi in un galà della troupe del Teatro Italiano all'Opéra, si esibì per la prima volta alla Salle Favart cantando la parte di Semiramide al fianco della assai meno avvenente madama Pisaroni. Non mancarono le polemiche per il faraonico ingaggio, ma la Malibran ebbe un grande successo (così un giornale: E' una musicista profondamente esperta dei segreti della sua arte e promette di essere una grande cantante drammatica. Sta molto bene in scena e rappresenta con dignità la Regina babilonese) e nei mesi che seguirono la Malibran ebbe modo di proporre al pubblico del Teatro Italiano alcuni dei propri ruoli fetiche: Desdemona (parte nella quale, al fianco di Domenico Donzelli, riuscì nell'impresa di non far rimpiangere la Pasta), Rosina e Cenerentola, chiudendo la stagione in maggio con il Romeo di Zingarelli (Giulietta era Virginia Blasis). Gli stessi titoli furono ripresi nella successiva stagione autunnale, assieme alla Ninetta della Gazza ladra e alla novità assoluta della Clari, appositamente composta da Halévy (il tenore era, ancora una volta, Donzelli). Non sfugga che questa sublime overdose di Malibran era in parte dovuta... alla cicogna, o più esattamente alla gravidanza della diva Henriette Sontag, che sarebbe rientrata in pista soltanto nei primi mesi dell'anno successivo.
Se nel primo anno di attività al Teatro Italiano le scelte della Malibran brillarono per omogeneità vocale (tutte parti da mezzo acuto o al massimo da soprano centrale, come Ninetta), il 1829 vide una maggiore varietà in questo senso. La Malibran cantò a febbraio Tancredi nel ruolo eponimo, a marzo riprese Semiramide passando però alla parte di Arsace e, dopo una riproposta della Gazza (ruolo invero molto amato dalla cantante, a giudicare dalla frequenza con cui lo eseguiva: del resto giova ricordare che Ninetta era, per la primadonna ottocentesca, Pasta in primis, un must e un vero banco di prova di espressività e nobiltà interpretativa), chiuse l'anno con la Zerlina del Don Giovanni, accanto al padre (Don Giovanni), a Sabine Heinefetter (Donn'Elvira) e alla Sontag (Donn'Anna). La Sontag è il vero fil rouge della stagione 1829 della Malibran al Des Italiens, atteso che la cantante tedesca fu la "sua" Amenaide, Anna e Semiramide, sempre con grande successo personale, e lo stesso avvenne all'inizio del 1830, con una trionfale ripresa di Tancredi. Ma per la Sontag fu uno degli ultimi trionfi: l'imminente matrimonio con il Conte Rossi, ambasciatore di Sardegna, la persuase ad abbandonare le scene e il galà di addio si svolse ancora una volta al fianco della Malibran, in una serata che vide l'esecuzione del primo atto della Semiramide e del primo di Don Giovanni. Era il 18 gennaio 1830. Quindici giorni prima, una recita di beneficenza del Matrimonio segreto all'Opéra aveva visto riunite tre delle stelle degli Italiani: la Sontag come Carolina, Laura Cinti-Damoreau quale Elisetta e la fascinosissima Malibran negli imbottiti panni della zia Fidalma.
Con la Sontag finalmente lontana dalla ribalta, la Malibran conobbe la stagione più feconda del proprio impero nella sala degli Italiani. Da febbraio a dicembre 1830 fu applaudita in Nozze di Figaro (Susanna, con la Heinefetter come Contessa e, solo alla prima, la Cinti quale Cherubino d'eccezione), Semiramide (ancora una volta con la Pisaroni), Tancredi (con la Cinti) e le dilette Desdemona, Rosina, Ninetta e Cenerentola (queste ultime tre al fianco del divo Lablache). Chiuse il 1830 con una ripresa di Semiramide, cantando stavolta Arsace, dato che Semiramide fu Henriette Méric-Lalande. Nella stagione 1831, dopo una Zerlina a gennaio, una ripresa di Tancredi e l'ennesima Rosina in formato galà, bisognò attendere gli ultimi mesi dell'anno per riascoltare la Malibran in Rosina, Ninetta, Tancredi e Cenerentola. Solo due gli appuntamenti curiosi: l'apax dell'Otello nel ruolo eponimo (formidabile trovata commerciale ma anche proposta di gran lusso, con Wilhelmine Schröder-Devrient quale Desdemona) e la diva Corilla nella Prova d'un'Opera seria di Gnecco.
Ma ormai anche anche la fortuna di Maria Malibran era agli sgoccioli: la gravidanza e le raffiche di forfait che ne derivarono raffreddarono l'entusiasmo dei fan e persuasero la cantante a rompere il contratto con il Teatro Italiano. Dopo un'ultima Desdemona, a gennaio 1832, la cantante si fermò per alcuni mesi per dare alla luce il figlio avuto dal violinista Bériot e non fece mai più ritorno al Des Italiens. Il rimpianto del pubblico fu intenso ma, crediamo di poter dire, di breve durata: stava per sorgere, luminoso e duraturo, l'astro di Giulia Grisi. (NdR: ovviamente quest'ultima frase è stata dettata dalla diretta interessata!!!)
Preveniamo un'obiezione circa gli ascolti proposti: mai la Malibran cantò la Donna del lago, ma alternò, nella Semiramide, la parte da soprano (sia pure Colbran) a quella contraltile. Riteniamo quindi di un certo interesse proporre un esempio moderno di duttilità vocale applicata al Rossini tragico. Esempio che dovrebbe servire da memento e monito per ogni nuova incursione in sì periglioso territorio.
E a proposito di... transizioni, rimane da chiedersi quale rapporto ci possa essere fra un'interprete sicuramente diva ma anche solida professionista, a proprio agio nel repertorio tragico come in quello brillante, e una voce corta in alto e vuota in basso, di modesto volume e ancora più modesta cognizione tecnica, che (si) illude, mercanteggiando con il diapason, di richiamare in vita lo spirito dell'interprete di cui sopra, oltretutto senza possedere l'allure scenica e il temperamento drammatico che le cronache attribuiscono alla medesima. Siamo d'accordo, simili operazioni - se condotte con la necessaria aggressività mediatica - proiettano sulla voce "erede" uno spessore culturale altrimenti irraggiungibile, e del resto è tipico di un'epoca assai povera di personalità musicali e teatrali il tentativo di richiamare in vita fantasmi del passato per sbandierare improbabili successioni... ma a tutto c'è un limite!
Gli ascolti - Omaggio a Maria Malibran
Mozart: Le Nozze di Figaro - Deh vieni, non tardar, o gioia bella - Elisabeth Rethberg - link alternativo
Mozart: Le Nozze di Figaro - Al desio di chi t'adora (aria alternativa) - Teresa Berganza - link alternativo
Cimarosa: Il Matrimonio segreto - Le faccio un inchino - Graziella Sciutti, Eugenia Ratti & Ebe Stignani - link alternativo
Rossini: Tancredi - Tu che accendi - Teresa Berganza - link alternativo
Rossini: Il Barbiere di Siviglia - Una voce poco fa - Teresa Berganza - link alternativo
Rossini: Otello - Assisa a piè d'un salice - Marilyn Horne - link alternativo
Rossini: La Cenerentola - Un soave non so che - Martine Dupuy & Rockwell Blake - link alternativo
Rossini: La Gazza ladra - Deh, tu reggi in tal momento - Lina Pagliughi - link alternativo
Rossini: La Donna del lago - Mura felici - Martine Dupuy - link alternativo
Rossini: La Donna del lago - Tanti affetti - Martine Dupuy - link alternativo
Rossini: Semiramide - Ah, quel giorno ognor rammento - Ebe Stignani - link alternativo
Rossini: Semiramide - Giorno d'orror - Lella Cuberli & Martine Dupuy
Bériot: Prendi, per me sei libero (aria alternativa per L'Elisir d'amore di Donizetti) - Fanny Torresella - link alternativo
2 commenti:
Lo splendido Di tanti palpiti della Berganza di che anno è? Si trova questo concerto in commercio? Scusatemi per la domanda e grazie per gli ascolti meravigliosi!
La cavatina di Tancredi è tratta da un concerto viennese dell'84: non credo sia in commercio. Ma essendo uno dei brani preferiti da TB per le sue serate concertistiche, se ne trovano varie esecuzioni. Una ad esempio è qui:
http://www.youtube.com/watch?v=CV5Vl9IAV4M
Ciao, AT
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