EXORDIUM
Aggressore: Voi ascoltate solo dischi, dovete smettere ed ascoltare in teatro.
Donzelli: Ad arrivare alle estreme conseguenze del vostro pensare chiudiamo Brera e diamo fuoco al museo di fresco aperto del Novecento, che raccolgono opere cui si può compare un disco di Fleta o della Callas. Non solo, ma chiedete al commendatore Bergonzi a che può servire un disco di Aureliano Pertile e chiedeteVi a che può servire un disco di Jonas Kaufmann.
Aggressore: Andate ad insultare i cantanti in Via Filodrammatici!
Donzelli: Spiacente, la prestazione professionale e le approvazioni e riprovazioni connesse si svolgono sul palcoscenico non nelle vie adiacenti il teatro. Nelle via adiacenti, forse fate dell’autobiografia, circolano persone, che abusano di interessata piaggeria e adulazione. Noi non siamo quelli.
Aggressore: Chi vi paga?
Donzelli: Anche qui siete straordinariamente autobiografici nell’insulto. Ci paga la cultura, la curiosità ed il desiderio di imparare ed apprendere. Si impara assai più da un disco di Ernestine Schumann-Heink, che canta una canzoncina folk americana, che dalle orde che qui vogliono imporre la loro opinione, autoproclamatisi difensori di un teatro che ha, o avrebbe, altri argomenti per difendersi, se volesse.
Aggressore: Le do un cartone che l’addormento!"
Donzelli: Faccia pure così anziché un sordo per strada ne avremo uno al due (NdD: per chi non lo sapesse il "due" è San Vittore, il carcere mandamentale di Milano, situato in piazza Filangieri 2).
NARRATIO
E’ quanto sopra riportato lo stralcio, una porzione dei concitati dialoghi di martedì ore 23.30 circa in largo Ghiringhelli, innanzi quella che, ai tempi delle mie prime serate, era la biglietteria del teatro. Aggiungete grida, insulti e minacce di percosse e l’indecoroso spettacolo di persone anziane, docenti universitari, credo, difensori strenui di supposte esautorate bacchette, signore, che da ieri prontamente avranno già adito salotti e amiche a la page per dolersi di quattro ignoranti scalmanati, che sono state costrette anziché a parlare a fischiare e buare per insegnare ai detrattori della Scala educazione e cultura.
Quale eduzione ci chiediamo perchè fischiare e buare le persone, che non sono artisti, è spettacolo inammissibile, incivile ed indecoroso fuori di un teatro, dove è, piaccia o no, prassi accettata. Siffatto comportamento denota un pericoloso percorso inverso all’evoluzionismo. Sino a quando i nostri aggressori saranno in posizione eretta e riusciranno, come i primati, a congiungere pollice con mignolo? La parola di fatto l’hanno già persa.
Quale cultura se abiurano, per dire a sé stessi di avere sentito spettacoli encomiabili, il recente passato e cadono in palesi contraddizioni come quelle di uno dei miei aggressori, che mi invitava –novello fra’ Girolamo- ad un rogo delle vanità.
Quale cultura ed insegnamento, che sarebbe di pertinenza dei majores, compiacersi di avere tenuto i comportamenti sopra descritti, vantarsene nel mondo virtuale e sulla carta stampata. Personalmente se lo ritengo prassi all’interno del teatro lo reputo vergognoso ed incivile fuori.
Tutto ciò mi addolora e quel che è peggio diseduca ed allontana i giovani dal teatro e della cultura.
Era, lo ricordo, se il titolo non fosse stato sufficiente la fine della quarta recita di Tosca, seconda del tenore Jonas Kaufmann. Brevemente lo svolgimento della serata: sotto il più assoluto silenzio le celeberrime romanze di Cavaradossi ed il duetto d’amore nella chiesa – quella di Centocelle, che sarebbe, nel libretto, Sant’Andrea della Valle, alla fine del “Vissi d’arte” vi erano state contestazioni sostanziose per la protagonista, qualcuno, apostrofati i contestatori con “imbecilli”, è stato prontamente rimbeccato con un “cretino”. Alla fine della serata graziato Lucic, Scarpia da teatro di Satu Mare (Bulgaria), riprovato, assai meno di domenica Herr Kaufmann, buata pesantemente Oksana Dyka.
Non debbo nella narratio aggiungere quel che è successo fuori del teatro perché i protagonisti ne hanno menato vanto ovunque potessero e del fatto se ne occupata, con opinioni piuttosto differente dal manipolo di Vestali e Flamini della sera precedente persino la trasmissione radiofonica più ascoltata in Italia.
Del vanto del comportamento aggressivo, che è confessione dei fatti, altrove impone la nostra dignità ed onestà dovrà occuparsi chi a ciò deputato. Me ne dolgo, ma non si può agire differentemente.
Non si può – ripeto- agire differentemente perché gli incriminati buatori hanno, more solito dimostrato comportamento civile e consono al luogo.
Chi ci ha aggrediti ha dimostrato solo di volersi arrogare il diritto, che non può e deve avere, di dire ciò che è bene e ciò che è male, ha dimostrato solo di voler imporre la propria opinione quale opinione del loggione. Questo può anche essere gradito a cantanti e loro agenti, che con questo aiuto, possono continuare a piazzare i loro prodotti, ma non sembra ufficialmente condiviso dal teatro. Mi domando il senso di questo comportamento autarchico. Credo sia il retaggio del passato recente e non (insomma degli ultimi quarant’anni) e della presunzione tutta scaligera di quelli ( ed erano in scena l’altra sera fuori dal teatro) che rispondevano al ventenne reduce, magari dal Tancredi veneziano “ se la Horne e la Cuberli non cantano in Scala non sono da Scala”. Il tutto nell’intervallo di Anacreonte con Elisabeth Connell !!!
DEMONSTRATIO
L’oggetto principale non può che essere il nuovo arrivo, l’arrivo del divo.
Però si deve, anche, ricordare come guardando lo spettacolo abbiamo apprezzato splendidi gesti registici di sublime cretineria come il sacrestano, che entra con un secchio di acqua e ne versa parte nella pila dell’acqua Santa e parte nel pilozzo di Cavaradossi. Si voleva essere blasfemi e si è finiti con l’essere cretini. Ancora Scarpia che “si rigira il pacco” e principia a slacciare la braghetta dicendo “Tosca finalmente mia”. Si voleva essere a luci rosse e si è fatta la figura del “vorrei, ma non posso” perché un gesto simile imporrebbe l’esibizione di un qualche cosa alla Rocco Siffredi, che estasi il pubblico a ciò interessato, esattamente come la Tosca che si “tira su” le calze rosse sul canapè prima di simulare l’adesione alla proposta di Scarpia è solo ridicola, specie se la caviglia è un po’ forte.
Qualcuno ha detto che Lucic faceva rimpiangere il più becero Silvano Carroli e il vecchio Ruggero Raimondi. Condivido e li faceva rimpiangere perché quelli, almeno, quanto a volume non tenevano confronti. Qui né volume né intenzioni interpretative e tono laido, che sono di Scarpia la sigla.
Peggio che mai la protagonista. Siccome più volte abbiamo scritto che il canto non è l’arte della cabala, recensendo la prima avevamo per inciso detto che con quella tecnica approssimativa il numero di recite previste sarebbe stato oneroso se non impossibile. Puntuale alla terza recita abbiamo sentito una “casetta” che ricordava per durezza ed asperità di suoni una cassetta di ferri, nessun legato uno strillo scomposto per il la delle “voci delle cose”. Quanto ad acuti scomposti la signori in tale modo li ha emessi tutti al di sopra del si bem. Urla nella scena della tortura, nessuna smorzatura nel Vissi d’arte, un do della lama che era li pronto per qualche commento del pubblico (pietoso verso la cantante). Non solo, ma tutte le pacchianate veriste che tutte le Tosche demodé hanno praticato come “assassino”, “sogghigno di demone”, “muri dannato, muori” erano presenti e puntuali all’appello a confermare che la cantante non ce la faceva più.
Mi meraviglio che non sia comparso “l’orribil mercato” ispirato a quello della divina Emma Carelli, non dispero, ma per certi colpi di teatro ci vuole, comunque, una autentica prima donna.
Il terzo atto dal racconto dell’uccisione di Scarpia alla trionfalata ( per dirla con Puccini) è stato un trascinarsi senza mezzi vocali e risorse espressive.
Quanto al direttore, che da rivelazione assoluta, la cautela ha imposto si dica potrebbe essere una rivelazione se, ma , forse continua a colpirmi l’incapacità nei momenti descrittivi e se non si descrive in Puccini soprattutto in quello di Tosca, che ha un quarto protagoniste nell’Urbe a tutte le ore ed in diversi luoghi si scentra l’obiettivo.
Ascoltare la compilazione del salvacondotto, che è descrizione della preparazione di un gesto disperato come l’omicidio, l’alba su Roma e l’introduzione di Cavaradossi al terzo atto per non sentire nulla se non il cattivo suono dei violoncelli, ascoltare tutta la scena della tortura per sentire solo fragore e non tensione, isteria in buca, persecuzione psicologica nell’orchestra, che dovrebbe sottolineare (visto che il baritono non canta) i “dite dov’è Angelotti”. Anche qui, e tenuto conto che per certi versi Tosca non propone i problemi di tenuta palco - buca di una Fanciulla, di una Turandot o anche del finale secondo di Boheme ( Gustavo Dudamel docet) la direzione è ben lontana da quella del direttore di talento o almeno talentuoso.
Infine il vero corno della discordia è Herr Jonas Kaufmann. Richiamo che alla domenicale assenti i crudi grisini ed i loro adepti è stato riprovato dal pubblico, sicchè il concorso dei laudatores la successiva rappresentazione è stato copioso ed agguerrito.
Tanto nome, tanta fama discografica meritano un esame attento.
Invito a sentire sul tubo come suonasse la voce di Kaufmann agli inizi di carriera e come suoni ora. Non è la normale maturazione di una voce, che sin dall’inizio aveva limiti tecnici, ma il cantare per ben precisa tecnica con suoni bassi, in zona parotidea, imitando ora Vickers ora Domingo, senza sostegno della respirazione, emettendo smunti falsettini limitatamente alla zona centrale della voce, che magari in disco sembrano anche decenti, gridando senza neppure troppo volume in zona alta, con assoluta monotonia di accento perché quel metodo di canto non consente nè modulazioni, né colori nella voce.
Esempi:
Recondita Armonia: Tralascio che sia l’attacco in pp della romanza, mi soffermo, invece, su quel che succede alla frase “ e te beltade ignota” che prevede un sol acuto risolto con un attacco duro e fisso del suono. E’ una romanza d’amore per la cronaca E che il signore in questione chiuda con fa falsettante tenuto a dismisura per propiziare il non pervenuto applauso nonfa certo onore ad un cantante, che vorrebbe avere fra le proprie prerogative la musicalità
Attacco di “qual guardo al mondo” Kaufmann utilizza per le prime frasi ( nota più acuta un fa) ii falsetti indietro, che simulano amore e sesso, poi arriva la salita al la nat di “occhio all’amor soave” e la voce diventa dura fissa e il canti sul forte. Amore, sesso e passione pochini. Sentire, prima che venga bruciato il disco come si comportano Beniamino Gigli, voce d’oro, o Carlo Bergonzi voce di ben altro metallo o più di tutti Richard Tucker, anche lui squillante, ma non sfumatissimo ( errata communis opinio).
Scena con Angelotti e frase “la vita mi costasse” con forcella e salita al si bem. Rimane solo un si bem ghermito di strozza.
Ne volete ancora per completezza di demonstratio?
Andate a sentire al terzo atto l’attacco di “e lucevan le stelle” piuttosto che di “o dolci mani”. La scrittura è sempre la stessa ossia il brano comincia in zona centrale e poi progressivamente sale, chiedendo al cantante un si bem decente e squillante, facilità sul passaggio. L’esecuzione è sempre la stessa falsetto opaco ed afono nelle prime battute suoni incontrollabili nella zona acuta seguente, accento e colore della voce da sfida Lohengrin- Telramund.
Esausto il cantante al si bem di trionfal
PERORATIO
Tutti si aspetterebbero che invocassi da buon nostalgico i soliti Gigli, Caniglia, magari l’Olivero e la Raina, poi Molinari-Pradelli o Votto.
Ed invece no. Invoco il decoro, la buona educazione ed il rispetto delle norme consuetudinarie, che ammettono riprovazioni in teatro ed all’indirizzo dei cantanti, tanto da non dover sentire né gli orgogliosi deliri e vanterie di chi avrebbe principiato la fischiata ai fischiatori, né le miserande accuse che ho riportato nell’exordium.
E poi loggionisti magari violenti, magari dalla lingua tagliente e pronta al lazzo, ma dall’orecchio fine, onesto sopratutto ed allenato come la Rina, pesera di via Falcone o il nostro Tino.
Gli ascolti
Puccini - Tosca
Atto II
Ed or fra noi parliam da buoni amici - Enrico Molinari, Bianca Scacciati & Alessandro Granda(1929)
Orsù, Tosca, parlate - Enrico Molinari, Bianca Scacciati & Alessandro Granda (1929)
Atto III
E lucevan le stelle - Miguel Fleta (1924)
Aggressore: Voi ascoltate solo dischi, dovete smettere ed ascoltare in teatro.
Donzelli: Ad arrivare alle estreme conseguenze del vostro pensare chiudiamo Brera e diamo fuoco al museo di fresco aperto del Novecento, che raccolgono opere cui si può compare un disco di Fleta o della Callas. Non solo, ma chiedete al commendatore Bergonzi a che può servire un disco di Aureliano Pertile e chiedeteVi a che può servire un disco di Jonas Kaufmann.
Aggressore: Andate ad insultare i cantanti in Via Filodrammatici!
Donzelli: Spiacente, la prestazione professionale e le approvazioni e riprovazioni connesse si svolgono sul palcoscenico non nelle vie adiacenti il teatro. Nelle via adiacenti, forse fate dell’autobiografia, circolano persone, che abusano di interessata piaggeria e adulazione. Noi non siamo quelli.
Aggressore: Chi vi paga?
Donzelli: Anche qui siete straordinariamente autobiografici nell’insulto. Ci paga la cultura, la curiosità ed il desiderio di imparare ed apprendere. Si impara assai più da un disco di Ernestine Schumann-Heink, che canta una canzoncina folk americana, che dalle orde che qui vogliono imporre la loro opinione, autoproclamatisi difensori di un teatro che ha, o avrebbe, altri argomenti per difendersi, se volesse.
Aggressore: Le do un cartone che l’addormento!"
Donzelli: Faccia pure così anziché un sordo per strada ne avremo uno al due (NdD: per chi non lo sapesse il "due" è San Vittore, il carcere mandamentale di Milano, situato in piazza Filangieri 2).
NARRATIO
E’ quanto sopra riportato lo stralcio, una porzione dei concitati dialoghi di martedì ore 23.30 circa in largo Ghiringhelli, innanzi quella che, ai tempi delle mie prime serate, era la biglietteria del teatro. Aggiungete grida, insulti e minacce di percosse e l’indecoroso spettacolo di persone anziane, docenti universitari, credo, difensori strenui di supposte esautorate bacchette, signore, che da ieri prontamente avranno già adito salotti e amiche a la page per dolersi di quattro ignoranti scalmanati, che sono state costrette anziché a parlare a fischiare e buare per insegnare ai detrattori della Scala educazione e cultura.
Quale eduzione ci chiediamo perchè fischiare e buare le persone, che non sono artisti, è spettacolo inammissibile, incivile ed indecoroso fuori di un teatro, dove è, piaccia o no, prassi accettata. Siffatto comportamento denota un pericoloso percorso inverso all’evoluzionismo. Sino a quando i nostri aggressori saranno in posizione eretta e riusciranno, come i primati, a congiungere pollice con mignolo? La parola di fatto l’hanno già persa.
Quale cultura se abiurano, per dire a sé stessi di avere sentito spettacoli encomiabili, il recente passato e cadono in palesi contraddizioni come quelle di uno dei miei aggressori, che mi invitava –novello fra’ Girolamo- ad un rogo delle vanità.
Quale cultura ed insegnamento, che sarebbe di pertinenza dei majores, compiacersi di avere tenuto i comportamenti sopra descritti, vantarsene nel mondo virtuale e sulla carta stampata. Personalmente se lo ritengo prassi all’interno del teatro lo reputo vergognoso ed incivile fuori.
Tutto ciò mi addolora e quel che è peggio diseduca ed allontana i giovani dal teatro e della cultura.
Era, lo ricordo, se il titolo non fosse stato sufficiente la fine della quarta recita di Tosca, seconda del tenore Jonas Kaufmann. Brevemente lo svolgimento della serata: sotto il più assoluto silenzio le celeberrime romanze di Cavaradossi ed il duetto d’amore nella chiesa – quella di Centocelle, che sarebbe, nel libretto, Sant’Andrea della Valle, alla fine del “Vissi d’arte” vi erano state contestazioni sostanziose per la protagonista, qualcuno, apostrofati i contestatori con “imbecilli”, è stato prontamente rimbeccato con un “cretino”. Alla fine della serata graziato Lucic, Scarpia da teatro di Satu Mare (Bulgaria), riprovato, assai meno di domenica Herr Kaufmann, buata pesantemente Oksana Dyka.
Non debbo nella narratio aggiungere quel che è successo fuori del teatro perché i protagonisti ne hanno menato vanto ovunque potessero e del fatto se ne occupata, con opinioni piuttosto differente dal manipolo di Vestali e Flamini della sera precedente persino la trasmissione radiofonica più ascoltata in Italia.
Del vanto del comportamento aggressivo, che è confessione dei fatti, altrove impone la nostra dignità ed onestà dovrà occuparsi chi a ciò deputato. Me ne dolgo, ma non si può agire differentemente.
Non si può – ripeto- agire differentemente perché gli incriminati buatori hanno, more solito dimostrato comportamento civile e consono al luogo.
Chi ci ha aggrediti ha dimostrato solo di volersi arrogare il diritto, che non può e deve avere, di dire ciò che è bene e ciò che è male, ha dimostrato solo di voler imporre la propria opinione quale opinione del loggione. Questo può anche essere gradito a cantanti e loro agenti, che con questo aiuto, possono continuare a piazzare i loro prodotti, ma non sembra ufficialmente condiviso dal teatro. Mi domando il senso di questo comportamento autarchico. Credo sia il retaggio del passato recente e non (insomma degli ultimi quarant’anni) e della presunzione tutta scaligera di quelli ( ed erano in scena l’altra sera fuori dal teatro) che rispondevano al ventenne reduce, magari dal Tancredi veneziano “ se la Horne e la Cuberli non cantano in Scala non sono da Scala”. Il tutto nell’intervallo di Anacreonte con Elisabeth Connell !!!
DEMONSTRATIO
L’oggetto principale non può che essere il nuovo arrivo, l’arrivo del divo.
Però si deve, anche, ricordare come guardando lo spettacolo abbiamo apprezzato splendidi gesti registici di sublime cretineria come il sacrestano, che entra con un secchio di acqua e ne versa parte nella pila dell’acqua Santa e parte nel pilozzo di Cavaradossi. Si voleva essere blasfemi e si è finiti con l’essere cretini. Ancora Scarpia che “si rigira il pacco” e principia a slacciare la braghetta dicendo “Tosca finalmente mia”. Si voleva essere a luci rosse e si è fatta la figura del “vorrei, ma non posso” perché un gesto simile imporrebbe l’esibizione di un qualche cosa alla Rocco Siffredi, che estasi il pubblico a ciò interessato, esattamente come la Tosca che si “tira su” le calze rosse sul canapè prima di simulare l’adesione alla proposta di Scarpia è solo ridicola, specie se la caviglia è un po’ forte.
Qualcuno ha detto che Lucic faceva rimpiangere il più becero Silvano Carroli e il vecchio Ruggero Raimondi. Condivido e li faceva rimpiangere perché quelli, almeno, quanto a volume non tenevano confronti. Qui né volume né intenzioni interpretative e tono laido, che sono di Scarpia la sigla.
Peggio che mai la protagonista. Siccome più volte abbiamo scritto che il canto non è l’arte della cabala, recensendo la prima avevamo per inciso detto che con quella tecnica approssimativa il numero di recite previste sarebbe stato oneroso se non impossibile. Puntuale alla terza recita abbiamo sentito una “casetta” che ricordava per durezza ed asperità di suoni una cassetta di ferri, nessun legato uno strillo scomposto per il la delle “voci delle cose”. Quanto ad acuti scomposti la signori in tale modo li ha emessi tutti al di sopra del si bem. Urla nella scena della tortura, nessuna smorzatura nel Vissi d’arte, un do della lama che era li pronto per qualche commento del pubblico (pietoso verso la cantante). Non solo, ma tutte le pacchianate veriste che tutte le Tosche demodé hanno praticato come “assassino”, “sogghigno di demone”, “muri dannato, muori” erano presenti e puntuali all’appello a confermare che la cantante non ce la faceva più.
Mi meraviglio che non sia comparso “l’orribil mercato” ispirato a quello della divina Emma Carelli, non dispero, ma per certi colpi di teatro ci vuole, comunque, una autentica prima donna.
Il terzo atto dal racconto dell’uccisione di Scarpia alla trionfalata ( per dirla con Puccini) è stato un trascinarsi senza mezzi vocali e risorse espressive.
Quanto al direttore, che da rivelazione assoluta, la cautela ha imposto si dica potrebbe essere una rivelazione se, ma , forse continua a colpirmi l’incapacità nei momenti descrittivi e se non si descrive in Puccini soprattutto in quello di Tosca, che ha un quarto protagoniste nell’Urbe a tutte le ore ed in diversi luoghi si scentra l’obiettivo.
Ascoltare la compilazione del salvacondotto, che è descrizione della preparazione di un gesto disperato come l’omicidio, l’alba su Roma e l’introduzione di Cavaradossi al terzo atto per non sentire nulla se non il cattivo suono dei violoncelli, ascoltare tutta la scena della tortura per sentire solo fragore e non tensione, isteria in buca, persecuzione psicologica nell’orchestra, che dovrebbe sottolineare (visto che il baritono non canta) i “dite dov’è Angelotti”. Anche qui, e tenuto conto che per certi versi Tosca non propone i problemi di tenuta palco - buca di una Fanciulla, di una Turandot o anche del finale secondo di Boheme ( Gustavo Dudamel docet) la direzione è ben lontana da quella del direttore di talento o almeno talentuoso.
Infine il vero corno della discordia è Herr Jonas Kaufmann. Richiamo che alla domenicale assenti i crudi grisini ed i loro adepti è stato riprovato dal pubblico, sicchè il concorso dei laudatores la successiva rappresentazione è stato copioso ed agguerrito.
Tanto nome, tanta fama discografica meritano un esame attento.
Invito a sentire sul tubo come suonasse la voce di Kaufmann agli inizi di carriera e come suoni ora. Non è la normale maturazione di una voce, che sin dall’inizio aveva limiti tecnici, ma il cantare per ben precisa tecnica con suoni bassi, in zona parotidea, imitando ora Vickers ora Domingo, senza sostegno della respirazione, emettendo smunti falsettini limitatamente alla zona centrale della voce, che magari in disco sembrano anche decenti, gridando senza neppure troppo volume in zona alta, con assoluta monotonia di accento perché quel metodo di canto non consente nè modulazioni, né colori nella voce.
Esempi:
Recondita Armonia: Tralascio che sia l’attacco in pp della romanza, mi soffermo, invece, su quel che succede alla frase “ e te beltade ignota” che prevede un sol acuto risolto con un attacco duro e fisso del suono. E’ una romanza d’amore per la cronaca E che il signore in questione chiuda con fa falsettante tenuto a dismisura per propiziare il non pervenuto applauso nonfa certo onore ad un cantante, che vorrebbe avere fra le proprie prerogative la musicalità
Attacco di “qual guardo al mondo” Kaufmann utilizza per le prime frasi ( nota più acuta un fa) ii falsetti indietro, che simulano amore e sesso, poi arriva la salita al la nat di “occhio all’amor soave” e la voce diventa dura fissa e il canti sul forte. Amore, sesso e passione pochini. Sentire, prima che venga bruciato il disco come si comportano Beniamino Gigli, voce d’oro, o Carlo Bergonzi voce di ben altro metallo o più di tutti Richard Tucker, anche lui squillante, ma non sfumatissimo ( errata communis opinio).
Scena con Angelotti e frase “la vita mi costasse” con forcella e salita al si bem. Rimane solo un si bem ghermito di strozza.
Ne volete ancora per completezza di demonstratio?
Andate a sentire al terzo atto l’attacco di “e lucevan le stelle” piuttosto che di “o dolci mani”. La scrittura è sempre la stessa ossia il brano comincia in zona centrale e poi progressivamente sale, chiedendo al cantante un si bem decente e squillante, facilità sul passaggio. L’esecuzione è sempre la stessa falsetto opaco ed afono nelle prime battute suoni incontrollabili nella zona acuta seguente, accento e colore della voce da sfida Lohengrin- Telramund.
Esausto il cantante al si bem di trionfal
PERORATIO
Tutti si aspetterebbero che invocassi da buon nostalgico i soliti Gigli, Caniglia, magari l’Olivero e la Raina, poi Molinari-Pradelli o Votto.
Ed invece no. Invoco il decoro, la buona educazione ed il rispetto delle norme consuetudinarie, che ammettono riprovazioni in teatro ed all’indirizzo dei cantanti, tanto da non dover sentire né gli orgogliosi deliri e vanterie di chi avrebbe principiato la fischiata ai fischiatori, né le miserande accuse che ho riportato nell’exordium.
E poi loggionisti magari violenti, magari dalla lingua tagliente e pronta al lazzo, ma dall’orecchio fine, onesto sopratutto ed allenato come la Rina, pesera di via Falcone o il nostro Tino.
Gli ascolti
Puccini - Tosca
Atto II
Ed or fra noi parliam da buoni amici - Enrico Molinari, Bianca Scacciati & Alessandro Granda(1929)
Orsù, Tosca, parlate - Enrico Molinari, Bianca Scacciati & Alessandro Granda (1929)
Atto III
E lucevan le stelle - Miguel Fleta (1924)
49 commenti:
Quello che io personalmente trovo la cosa più vergognosa e triste in questo atto di violenza di cui siamo stati oggetti è il fatto che sta gente agisce e scrive con un'attitudine evidente e CONFESSATA di una completta NEGAZIONE ED INCAPACITA DI ACCETTARE QUALSIASI PLURALITA di opinioni e "voci" protestanti nell'ambito teatrale.
Abbassandosi a quell'atto da psicologia di massa + confessioni e celebrazioni del peggior gusto ("si sono ritrovati in minoranza e noi la maggioranza li abbiamo oppressi e poi abbiamo apperto una bottiglia di champagne"), loro hanno dimostrato e letteralmente AMMESSO di non potere sopportare alcuna differenza; AMMETTONO che non vogliono più vedere alla Scala gente che non è d'accordo con la loro opinione. Scrivendone apertamente e senza rendersi conto com'è brutto il loro discorso, stanno esponendo pornograficamente, senza nascondere nulla, delle posizioni paragonabili solo al peggior autoritarismo e totalitarismo.
Satu Mare doesn't have an operahouse and is not in Bulgaria.
Zeljko Lucic has nothing to do with either Bulgaria or the country where Satu Mare is located.
If you mean to be insulting, be at least better informed.
Cordiali saluti
"Stasera i buatori, all'uscita al termine dello spettacolo, sono stati buati dagli altri loggionisti stufi delle loro ingiustificate e pretestuose contestazioni! E' stato un vero godimento perché si sono trovati circondati da un assembramento e accerchiamento avvenuto spontaneamente che li ha messi in netta minoranza; all'inizio c'è stata una schermaglia verbale ma poi abbiamo attaccato a buare (sono stata io a dare il la) e così sono stati ripagati della loro stessa moneta. Non potendo più replicare per il volume stesso dei buuu buuu, alla fine hanno battuto in ritirata" da "La Voce del Cialtrone"
Cari amministratori del Corriere, mi sento di scrivere questo messaggio di piena vicinanza e di sempre verde stima e apprezzamento del vostro lavoro di cultura musicale svolta sempre con perizia, rigore e assoluta aderenza a principi di decoro, onestà e dialogo critico.
Non fatevi scoraggiare dai cialtroni che in teatro svolgono la sola funzione di rappresentanza e di "far numero": l'influsso che la musica ha su di loro è come quella del vento su una roccia granitica, ossia visibile solo dopo centinaia di anni. Lasciatevi penetrare dalla musica ed esercitate la vostra sempre competente libertà di critica.
Saluti carissimi
ha ragione la signora Darclée, Satu Mare è ubicata in Romania e non in Bulgaria.
però l'appunto sorprende, vista l'identità della scrivente. si vuole rivendicare, per legittimo amor patrio, la grandezza e l'importanza (assai dubbia) della piazza di Satu Mare, ovvero sostenere la grandezza (ancor più dubbia) del Lucic?
una cosa a ogni buon conto è certa, anzi due:
a) le maestrine dalla penna rossa sono ormai international, al pari del nostro sempre più folto pubblico di lettori
b) la metafora è caduta definitivamente in disuso, per non dire in disgrazia. alla signora Darclée è sfuggita la valenza evocativa della scelta di Donzelli, allusiva a un'area geografica ma anche culturale, patria indiscussa del malcanto bassbaritonale, almeno nell'ultimo mezzo secolo. in questo senso la Bulgaria è un perfetto sinonimo, e anche qualcosa di più.
cara madama darclee,
visto che capisce il mio curiale italiano in questa nostra lingua le rispondo.
non avevo l'atlante e quindi ho sbagliato ma cha a satu mare ci fosse orchestra, che si esibiva al festival della valle d'itria gestione celletti e che su operabase risulti un teatro di satu mare non può contestarmelo.
quanto a lucic ha ragione ha ragione. satu mare è anche troppo per lui.
io parlo solo bergamasco e scrivo italiano che lei "g'ha capio benissimo"
suo devoto
domenico donzelli
Per mia cultura sono incline ad un moderato pluralismo e per niente cedevole al relativismo soprattutto quando, come nel caso dei signori che vi hanno aggredito, diventa un paradossale assoluto in virtù del quale si diventa ciechi e soprattutto sordi, finanche a quasi avanzare che cantar bene sia cosa dal gusto antico e "demodé" onde dedurre poi che il "berciaggio" cui siamo sottoposti di questi tempi sia il Dolce Stil Novo del canto contemporaneo.
E' su questa base che al meglio confonde un forse compassato gusto nel porgere con la tecnica, al peggio è crassa ignoranza, che poggiano gli insulti da voi ricevuti.
E la malafede. Perché, limitandoci alla corda più oggi latitante, il tenore, un Anselmi ci stuccherebbe un po' col suo fraseggio di maniera o Fleta ci esaspererebbe un filino con suo vizio infilare messe di voce in ogni dove e di filare anche sua madre fino allo stremo, l'onestà imporrebbe di chiedersi chi oggi, pur applicandole ad un diverso interpretare, sia capace ad eseguire quelle stesse cose o ad avere il canto a fior di labbro di un Bonci o ancora lo squillo di un Tamagno, di un Martinelli o ancora la possanza vocale di di Merli (e la sua naturalezza di emissione) o ancora la capacità di sostenere tessiture acute di un Lauri Volpi o di un Làzaro...
La medesima onestà ci imporrebbe di rispondere: ad oggi, nessuno. Ogni diversa risposta è mentitrice.
Detto questo, più del mio commento, vale quest'altro. E molto di più:
http://www.youtube.com/watch?v=O0lgOXVc9k0
Ovviamente ho perso un "se" per strada tra "tenore" e "un Anselmi". Mi confermo sempre più amanuense...
Cari signori :-)
Of course i did understand the insult in the geographical association as already mentioned. And of course interest in opera and about opera is international ;-)
And no, i wasn't defending Lucic, he is not my favourite, nor by a long shot the best i have heard, but i have heard much worse as well.
But surely, you do perceive as well the irony of wanting to impose standards and insult with knowledge and then fall into the trap of using incorrect information. And, no, there is no opera season at Satu Mare, just a philharmonic organisation.
As to my personal tastes, the Scarpia I really enjoy ( and no, not from youtube, but I have no other audios on hand), here are a few :-)
http://www.youtube.com/watch?v=IGoI8XJFRQk
http://www.youtube.com/watch?v=J3DtSRq6J_M
http://www.youtube.com/watch?v=nEgtfWHXsmc&playnext=1&list=PL2FF87071888FD76C
I obviously don’t share your approach to enjoying opera as you can guess, but nothing could be more beneficial for opera in general than the fact that such strong passions still exist. How ridiculous for people to think opera is dead or dying! Not as long as people are almost ready to fight over their passions and favourites ;-) Just as long as nobody gets hurt!
Personally, I believe opera is one of the greatest pleasures in life and there is nothing sadder for an artist as not to be noticed. The great ones where always subject of greatest controversy and of equally passionate love and hate.
May we all continue enjoying this great common passion for a very very long time!
Cordiali saluti,
H
PS Sorry for not writing back in Italian, but I’d rather not offend with my errors the beautiful language of Petrarca ;-) I am very sure you do understand me very well in English.
caro tamberlick io credo che talune cose del gusto di un fleta o di un anselmi, ma anche di una toti (che amo) potrebbero essere indirizzate differentemente, ma la sanità tecnica la capacità di essere interpreti sono inoppugnabili.
certo alcuni cantanti sono più oggettivi o meno datati penso a schipa o su un fronte opposto una stignani, che qualcuno definisce diva dei telefoni bianchi. Ma l'hanno guardata questa massaia romagnola, che poteva tirare la sfoglia e spennare i polli per fare il brodo dei passatelli!!!!
ciao
dd
Dear Hariclea,
in this particular case I guess that the aggression to which we were subjected two days ago didn't really have to do with any "great one"...
The point here is that there is a small group of persons at La Scala that doesn't want to accept any kind of criticism in this opera house.
Cheers,
Giuditta
Ho appena ascoltato su youtube la registrazione dell´aria del terzo atto nell´esecuzione scaligera di Herr Kaufmann. Alla fine dell´aria, nessuno applaude. Ora, nel mio ormai più che quarantennale percorso di ascoltatore dal vivo, ho assistito ad almeno una sessantina di produzioni di Tosca, dalla provincia fino ai grandi teatri. Mai,e sottolineo mai, ho sentito quest´aria passare sotto silenzio. Una cosa del genere vale più di una tempesta di fischi per valutare la prestazione del signor tenore. E questo sarebbe stato un successo disturbato da pochi contestatori? Ma fatemi il piacere...
E sulla Scala e la sua situazione, leggete questo brano di una intervista rilasciatami l´anno scorso da Ugo Benelli, un cantante che non ha pisogno di presentazioni e che, oltretutto, può parlare con cognizione di causa avendo cantato alla Scala oltre cento recite di 16 ruoli diversi.
"Sono tornato alla Scala chiamato dal Maestro Bertini (col quale avevo inciso Italiana in Algeri anni prima) nel 1999 per cantare Morfontaine nella Manon di Massenet. Puoi immaginare l'emozione: avevo cantato in quel teatro 16 ruoli da protagonista inaugurando anche la stagione del 1973 con Abbado e Ponnelle, a fianco della Berganza. Entrato nel palcoscenico mi chinavo e baciavo quelle tavole che tanta gioia e soddisfazioni mi avevano arrecato. Un amico, un vecchio macchinista, riconoscendomi urlò: "Ma cosa fai Benelli? Questo non è più quel tuo teatro....qui ci cantano tutti. Alzati che mi fai pena a vederti così commosso!". E giù a raccontarmi cose incredibili accadute su quel palcoscenico. Aggiunse: "Non è più il Teatro di Grassi, di Oldani, di Bogianckino, di Abbado. Adesso è un teatrino di periferia nel quale debuttano quasi tutti!"
Non ho altro da aggiungere.
io sono sempre più basito... scommetto che le persone che ora avano tanto La scala da difenderne ogni minima produzione di qualsivoglia autore , e ogni "artista" che calchi le tavole di quel palcoscenico, sono le stesse ( o almeno una parte di loro) che nel 1988 mi chiesero durante le code per il Guglielmo telle e per Simon Boccanegra la sera dopo: ma tu vieni a fischiare la tal soprano nella tal opera di Verdi? ( circa 4 mesi prtima vorrei far notare), e che poi, sucessivamente ai fischi a quella cantante e tutto il tumulto nazional-televisivo che ne venne fuori, mi inviarono una cartolina ( che gelosamente conservo) con insulti pesantissimi sempre alla suddetta... ma , si sa, ora no.. ora sono cresciuti a amano "la Scala"... beh scusatemi.. non ho assistiuto alle recite di <tosca e nemmeno mi punge vaghezza di ritornare da spoettatore a Milano in Scala, mi basta leggere i cast assemblati ( si è la parola giusta, assemblati come i mobili dell'Ikea) per decidere di starmene dove sto, a fare l'anonimo corista in un anonimo teatro di provincia, e La Scala si tenga pure il "primato di eccellenza"... saluti e baci Maometto II
Caro maometto,
io ho partecipato a quelle code e confermo la veridicità di quanto racconti. Ma poi la tua definizione di cast assemblato in questo caso calza a pennello come non mai. Andate sul sito Operabase, fate una ricerca veloce e scoprirete che tutti gli artisti di questa produzione sono rappresentati dalla stessa agenzia.
Tutti, direttore e cantanti principali dei due cast, con la sola eccezione di Kaufmann.
Altro che progetto interpretativo, questo era un´arredamento Ikea acquistato in blocco! E i distinti signori che esecrano il passatismo sono tanto ingenui da non capire che la direzione artistica della Scala li usa per fare da paravento a queste operazioni.
tutti? pensavo solo alcuni....
Per te o mia divina zietta:
Direttore: http://www.imgartists.com/?page=artist&id=941
Tosca: http://www.imgartists.com/?page=artist&id=926
Cavaradossi: http://www.imgartists.com/?page=artist&id=925
Scarpia: http://www.imgartists.com/?page=artist&id=650
Verissimo : Cantanti Ikea, con tutto il rispetto per la ditta, che fa mobilio a basso costo ma che almeno funzionano!
Questa è la lotta tra chi vuole un teatro lirico ormai impossibile e chi lo vuole comunque. Mancano gli artisti, c'è una evidente corruzione,
ci sono interessi che non si possono raccontare: che fare allora?
Chiudere i teatri alla lirica e fare solo sinfonica o accettare lo status quo ed attendere momenti migliori?
Un tempo si buava qualche volta e si determinavano trionfi altre volte. E molto spesso.
Ora i trionfi sono pressochè impossibili ovunque. Al Met la Netrebko si appresta a debuttare Bolena, dopo aver cantato un Don Pasquale di dubbia consistenza.
Sono momenti duri per la lirica. I pochi bravi sono contesi da troppi teatri. I divi come li si intendeva pochi decenni fa, non esistono piu'. Che fare? Difficile rispondere ad una pur così semplice domanda.
Caro Maometto, definire le voci chiamate dalla scala dei mobili dell'Ikea mi sembra troppo buono da parte sua: un letto dell'ikea a me è durato 10 anni, le voci di oggi hanno una data di scandenza come quella del latte...dipende poi se sono parzialmente ingolate o intere: ma ecco, non superano un lustro.
L'episodio dell'altra sera è stato qualcosa di vergognoso: accanirsi contro un ragazzo di 30 più giovane e poi buare contro i "muggitori" è un atteggiamento degno solo dei peggiori teppisti delle favelas di Rio: ed è questo il pubblico scaligero! bello.
"Con il pubblico non ci sono mai stati problemi. dal punto di vista organizzativo, invece, La Scala è sempre stato un teatro molto complicato. Si avverte, come dire, una sorta di eccessiva arroganza" 1992 ALFREDO KRAUS
Ciao a te Donzelli: quel che dici è esattamente quel che penso e che mi sembrava di aver detto in filigrana celiando un po' su Anselmi e Fleta che adoro entrambi massimamente pur essendo in tutto e per tutto cantanti del loro tempo. E se devo confessare tutte le mie colpe, a me le loro maniere mi hanno sempre mandato in brodo di giuggiole. Ma ve ne sarebbero anche altri di nomi da fare, molti di loro dimenticatissimi, che farebbero mangiare polvere ai Kaufman e soci: Vesselovsky, cogliendo a caso dal mazzo, chi se lo ricorda più? E pure a me personalmente pareva bravissimo, anche se di lui null'altro so se non che avesse bellissima voce e ottimo imposto.
La Toti. Dici poco: e come si fa a non amarla?
Invece mi perdonerai, ma non ho colto la cosa dei telefoni bianchi riguardo la Stignani.
So che si diceva di certe commedie cinematografiche, ma abbi pietà: ho solo 30 anni! Cogliendo però una certa sufficienza da parte di talaltri all'indirizzo delle Ebe nazionale, rimango esterrefatto come te: sentir negare la grandezza della Stignani suscita appellativi poco carini.
Dovevo scriverlo in calce all'articolo celebrativo dei 900.000 contatti, ma poiché mi uscì di testa lo dico qui: Pederzini, Stignani e Berganza sono di quegli artisti che danno un senso all'arte del canto.
E caro Domenico,
ma quando gli aggressori sono persone che tu conosci molto bene e che hanno una carriera di contestatori turbolenti, offensivi ed aggressivi contro cantanti come la Caballè, PAvarotti, la Arroyo etc....che dire? che sono coerenti ed ora han no finalmente ciò che gli piace o che sono da portare alla baggina e da sedare con qualche tranquillante?
sarebbe il caso che prima di pensare agli altri pensassero a se stessi, al loro passato, e quelli in loro compagnia alla loro manifesta incompetenza per cui la Sutherland è una grassona orrenda, Schipa un cesso etc...
Chi ha mai detto nulla a loro? chi è mai stato scortese con loro? chi ha mai urlato insulti come facevano loro?......
Erano in 10 vecchi contro un ragazzino....vergogna!
Ma per fortuna noi non siamo come loro.
Ho assistito a delle contestazioni pesantissime a Bayreuth, per esempio, dove venivano buati sia il regista sia i cantanti ed il direttore per una prestazione assoluttamente indecente (cf. I Maestri Cantori di Katharina Wagner). Ho dovuto ascoltare critiche di diverse persone l'uno contro l'altro nella sala o fuori, una gridava buu, l'atra bravo, un terzo condannava ad alta voce la pessima qualità dello spettacolo, l'altra condannava invece lo scontento di quest'ultimo etc. Ma MAI NESSUNO ha osato e NEMMENO PENSATO di aggressare qualcuno, d'insultarlo, di perseguirlo fuori della sala (e poi, vedendo la polizia, sparire, certo). In questa disputa partecipavano signori, signore, giovani, anziani, ma nessuno ha mai insultato qualcuno e il gruppo degli anziani non ha mai abusato della sua prevalenza d'età come lo si fa cosi spesso in Italia. Che mentalità è? E' proprio brutto il ricordo con che AVIDITA si sono messi a opprimere un giovane ragazzo - sorpreso solo! -, l'insultavano e lo spintonavano proprio con piacere.
Grazie!... per Fleta, il pianissimo sussurrato dei veli ,premesso che nussun cantante oggi sarebbe in grado d farlo,nessun direttore riuscirebbe ad assecondarlo.Vivere nella nostalgia non sarebbe così triste se non fosse così necessariamente reale.
Giuditta dice bene. Io ho assistito nel 2002 a Monaco alla contestazione piú violenta che abbia mai visto, nei confronti di David Alden, regista del Ring. Volarono addirittura le monetine in palcoscenico. L´anno scorso qui a Stoccarda il regista del Parsifal Calixto Bieito è stato pesantemente fischiato per tutte le sette repliche. Nessuno si è permesso di dire qualcosa alla gente che fischiava.
Più particolari apprendo su queste Baruffe Chiozzotte in salsa meneghina, più trovo la cosa di uno squallore indicibile.
Saluti.
Chi sa come è andata? A stare a sentire Marianne su Operaclick, gli adepti della Grisi fischiano raramente e, quando si fischia, non sono stati quasi mai loro. Fuori dalla Scala si è avuta invece una sorta di Undici Settembre, con la Professoressa Giuliani nell'attitudine di Mohamed Atta mentre guida l'aereo verso una delle Torri Gemelle. Per l'altra campana, al contrario, la dose di violenza esercitata dal gruppetto è pari a quella in cui si impegna un bimbetto quando ti tira addosso una manciata di coriandoli al Carnevale di Viareggio. Certo è che, pure nelle condizioni estreme in cui l'assalto si è esecitato, quella recente istituzione che sono i Donzelli boys non ha dimostrato quello che si dice un cuor di leone...
Marco Ninci
Capitò qualcosa di simile, seppure molto meno grave, quando osai riprovare apertamente e a gran voce l'osceno DOn GIovanni veneziano della scorsa stagione (per altro, lo stesso della presente!): addirittura una maschera ritenne di dovere intervenire a tacitarmi ma io le risposi per le rime e continuai il mio sano, forte e appassionato bu. All'uscita una signora anziana, probabilmente una sorta di vestale lagunare, mi apostrofò per chiedermi cosa avessi da stridere tanto ed io le spiegai per le rime quel che avevo da lamentare. La signora alla fine confessò di aver udito Kraus e che, ineffetti, era ben altra cosa. Certo che la violenza e l'ignoranza elevata a qualità di certi milanesi supera ogni limite. Nemmeno le tifoserie da stadio si comportano così. Li ribattezziamo gli hooligan scaligeri?
è evidente che Lei venga per provocare, se per autonoima iniziativa o per ordine della "signora" amaro medicinale non miinteressa.
siccome io non sono come la citata "signora" rispondo a tutti e la pubblcio ricordamndole che non sono così cretino da non capire l'intendimento polemico di questo suointervenoi perchè la versione del corriere è questa sui cui commenti Ella, bontà mia è stato per l'ultima volta pubblicato.
Io non sono la "signora" amaro medicinale che, siccome non sa replicare a tono di cultura blinda il proprio sito e corre altrove a cercare consenso, però non tollero insulti cretini e gratuiti e per misericordia, che si elargisce agli anziani come Lei o quelli che facevo eco alle animalesche manifestazioni principiate dalla sua amica
la pubblico per l'ultima volta.
Da oggi qui si parla o si cerca diparlare di arte il resto, nel quale guazzate benissimo è roba vostra e non riguarda il corriere.
Quanto a neologismi come Donzelli boys fanno solo prova della vostra qualità umana.
cordiali saluti
stefano bianchi tanto lo sapete benissimo
io i titoli non li metto perchè sulla targhetta in alluminio con cui entriamo al cimitero UGUALE PER TUTTI si aio che la signora amaro medicinale avremo solo nome cognome e due date.
E adesso BASTA!!!!!
Basta per misericordia verso di Voi.
Se non avete buon senso bisogna che altri lo abbia per Voi. Ci siamo arrangiatoi con la cultura, vista la vostra qulità di insegnanti ci arrangiamo anche con educazione, decoro e pietà
PROFESSORE Marco Ninci,
il Suo discorso è amorale.
E certo che uno/una che fa parte di un gruppo tutto segnato da una psicologia di massa, come la Sua amica Professoressa e Lei che giustifica il loro comportamento tramite internet (benché La vedo benissimo facendo parte di quella stessa massa che insultava i ragazzi con diversi "vaff..." e peggio), pensa che anche tutti gli altri ragionano nello stesso modo! Io contestavo le rapresentazioni molto prima di avere conosciuto i blogger del Corriere della Grisi e ho le mie opinioni che spessissimo non convergono con le loro (sopratutto quello che riguarda la scuola tedesca) e anche alla Scala non ho bisogno che mi disse Domenico Donzelli che Oksana Dyka fa una Tosca oscena!
Con tutte le bellezze che ho potuto vedere e SENTIRE durante il mio soggiorno in Italia (quale straniero) e avendo vissuto lo spazio universitario sia qui sia in altri paesi europei e non-europei, sto finalmente comprendendo quali sono le ragioni sociali e culturali del livello discutibilissimo dell'ambiente academico italiano, sopratutto quanto riguarda l'attitudine terribilmente arrogante e cinico dei professori. Vedendo inoltre che la maggior parte dei professori sono dei specialisti di materie particolarissimi ed ignorano il 99% del sapere che si trova fuori del tema della loro strettissima competenza, comprendo anche che nel caso di certi PROFESSORI e PROFESSORESSE che frequentano lo spazio operistico virtuale, l'opera NON E' per niente una materia che fa parte della loro brillantissima competenza.
PROFESSORE Marco Ninci, io ripeto: Il Suo discorso è amorale.
Carissima Giuditta,
ricordati sempre ASINUS ASINUM FRICAT.
Saluti e rinnovo la mia vicinanza!
Scusate l'uso privatistico del blog, ma volevo chiedere a Donzelli e a qualunque altro interessato se non fosse disponibile a rilasciare una dichiarazione sul mio blog su queste vicessitudini. Facitemi sapere.
Certo Francesco.
Se clicchi sul mio nome nella lista autori c'è una mail per contattarci.
a presto
Ho letto attentamente sia l'articolo sia i commenti relativi le ultime rappresentazioni della Tosca e vorrei ardire ad inserire un aspetto sino ad ora trascurato in tutte le disanime, crude, sarcastiche, dure, sin qui effettuate.
Premesso che ho avuto il piacere di andare alla Scala la serata del 22 c.m. con mia Moglie, ritengo che il "buco culturale e generazionale" tra i vari Bruson, Pavarotti, Callas, Nucci, etc, sia un malessere che va al di là del cattivo canto, ma di una vera e propria mancanza nella parte culturale che per prima deve formare le nuove leve...non è possibile che si passi dagli over 60 ai 30enni senza che ci siano artisti formati del calibro di chi, ahimè, sta andando in pensione o , peggio ancora, non vi è più...
Purtroppo il pesce quando va a male inizia a puzzare dalla testa e non dalla coda...
Se il tenore o la soprano non sono in grado di esseguire al meglio una rappresentazione, il colpevole, se di colpevole si può parlare, è da individuare in chi lo ha selezionato e non nel poveretto che calca la scena e che, per proprie caratteristiche, meglio si adatterebbe a fare altre parti.
Non ho letto nessuna riga di contestazione sulle scelte del dir. Baremboim, che sta, a mio modesto avviso, politicizzando all'eccesso il Teatro alla Scala e di conseguenza la musica, ivi rappresentata, che dovrebbe essere senza colore, ma mera e pura rappresentazione per tutti.
Caro Roberto, la ringrazio del commento esattissimo.
Avevamo già osservato in altre occasione il problema, come vedrà su post precedenti, come quelli relativi all'Aida ad esempio.
Il problema di chi sceglie non è disgiunto da quello di chi è scelto. se si sale su un palco, ci si espone al giudizio del pubblico, ed allora si misurano le proprie ambizioni e presunzioni, lecitissime, con la realtà del consenso.
In punto a questa Tosca, il parapiglia mediatico contro il pubblico ha consentito di celare al questione grave, ossia la bacchetta protestata dall'orchestra. e di questo ne faceva cenno Donzelli nei post precedenti su Tosca.
Il fatto che lei ha osservato ha trovato solo nei fori e nei blog un certo rilievo, perchè la stampa in punto tace. Tace. Eppure basta andare ad un concerto per percepire facilmente questa diffusa opinione nel pubblico, anche non melomane.
sta anche al pubblico farsi sentire, e le vie sono tante, anche al di fuori del teatro.
benvenuto in questo sito
g
Cari Roberto e Giulia,
per me il fatto ancors più grave è quello da me esposto in un commento sopra, ossia che questa Tosca è stata allestita con doppio cast e direttore tutti provenienti, tranne il divo Kaufmann, dalla medesima agenzia.
Questo è un gravissimo segnale, a mio avviso, su come vengano gestiti i teatri italiani e quali interessi ci siano dietro. La rissa tra le fazioni è servita benissimo a nascondere mediaticamente questo fatto.
Saluti
Cosa significa politicizzare la musica?
Cara Giulia
La ringrazio per la risposta e per il benvenuto
Ho apprezzato molto la sua replica così come le disanime dei lettori del suo sito, vorrei rispondere a lei, a Mozart e a Marco, relativamente al fatto che a mio avviso possiamo utilizzare una cassa di risonanza più ampia utilizzando la tecnologia in primis, e a supporto, la carta stampata, per far sentire il nostro disappunto in maniera però costruttiva.
Ho personalmente un trascorso di dirigente d'azienda nell'ambito dell'intrattenimento, oggi in proprio in tutt'altro settore, e ho alcune conoscenze nell'ambito giornalistico che potrebbero farci sentire...inoltre aiutandosi su forum mass market possiamo sollevare quel polverone cui auspichiamo per far sentire anche la campana di chi comunque spende 300 euro per accomodarsi in platea alla Scala per assistere a spettacoli "modesti" contro i 220 usd del MET o i 180 Euro dell'Opera di Parigi.
Ho avuto la disavventura con mia Moglie di "subire" gli ultimi tre scioperi della Scala e solo una volta di poter assistere in serata diversa allo spettacolo scelto, le altre solo il rimborso mero e puro del biglietto (chiaramente senza i costi dei diritti di prenotazione); lo stesso teatro, che naviga in un mare di debiti e per il cui personale dovrebbe essere un vanto poterci lavorare, sta diventando, rispondendo a mr Mozart, come lo Stadio di San Siro dove solo se sei in certi "giri" puoi arrivare a sentire il profumo dell'erba.
Non mi stupirei di scoprire che dietro la facciata del Manager dei cantanti ci sia qualche dirigente del Teatro stesso, come si è scoperto in calciopoli.
Relativamente il processo di politicizzazione della musica alla Scala lo si può notare in maniera evidente dalla Carmen in poi, vuoi per le scelte di regia, vuoi per la lobby del reparto canto e musica, per mille aspetti che connotano verso sinistra le rappresentazioni scaligere. Se poi aveste l'occasione di leggere l'ultimo libro del maestro B appare evidente la sua connotazione, nemmeno troppo tra le righe.
Ritengo che la musica, l'opera, debbano essere sopra le parti, non hanno colore,non devono avere colore, ma debbano essere la rappresentazione più bella di uno studio, di uno stato d'animo , della cultura dell'autore...le interpretazioni a mio modesto avviso lasciano il tempo che trovano...anzi...
Non ritengo di essere nè un bacchettone nè tantomeno un estremista schierato da alcuna parte, ma mi sembra opportuno che tutti si diano una regolata al fine di consentire quelle visioni cui tutti auspichiamo.
A presto
Caro Roberto,
per parte nostra riteniamo che andare a teatro più preparati e emno ingenuamente sia già molto.
I polveroni non servono a nulla sopratutto in Italia, dove si fa tanta confusione ma nonsi arriva mai a nulla.
Il problema che a noi interessa è IL CANTO, e non la Scala in sè per sè.
Siamo di fronte ad un problema culturale evidente, che non si affrronta se non asuon di slogan o di pubblicità o di notizie artate. La realtà è che l'arte delcanto attraversa una fase di declino, non c'è ricambio e non ci sono maestri, ma nemmeno direttori o preparatori idonei.
IL SAPER FARE diffuso manca, e sin tanto che mancha tutto ciò che è attorno non potrà dar frutti, polverosni, scandali, giornali....
O meglio, occorrerebbe un atteggiamento diverso dal negare che gli spettacoli sono brutti, ossia indagare perchè lo sono. Finchè il sistema reagirà con i pagliativi della pubblicità, delle clacques, di face etc etc...continueremo la discesa....
Ripeto, un atteggiamento più onesto, ossia DICIAMO LA VERITA' sullo stato dell'arte.
a presto
Io spero che questo mio intervento sia pubblicato, perché credo di avere il diritto di dire la mia, "sine ira et studio". Quando sono intervenuto nel modo sarcastico che ha tanto fatto adirare Donzelli (e, a dire la verità, non solo lui), l'ho fatto perché mi premeva soprattutto far notare la divisione in fazioni del loggione della Scala e il clima irrespirabile che ne deriva. So quello che mi si può opporre. I fischi e le contestazioni all'interno del teatro sono una prassi accettata, la quale perciò non può essere messa in discussione. Di conseguenza, non si può né si deve giustificare il comportamento di chi ha attaccato i contestatori al di fuori del teatro, dato che quello che avevano fatto era perfettamente lecito. Tutto bene. Nondimeno occorre inquadrare l'episodio, in sé consurabile, nel clima generale che ha sempre contraddistinto il Teatro alla Scala. Giuditta dice che il clima passionale, fatto di divisioni fra gli spettatori, è consustanziale al teatro d'opera; anzi, senza questo il teatro d'opera non è quello che deve essere. Io su ciò ho molti dubbi. Soprattutto il Teatro alla Scala ha una vera e discutibilissima tradizione in questo campo. Vi sono state fischiate le cose più sublimi. A Roma nel 1942 era stato eseguito da Serafin il "Wozzeck" con enorme successo. Negli anni Cinquanta lo stesso "Wozzeck", diretto addirittura da Mitropoulos, è stato accolto alla Scala da un'indegna gazzarra. E si trattava di un'opera che aveva allora una circolazione mondiale e che nessuno, da nessuna parte, si sognava di fischiare. A Milano è stato fischiato Herbert von Karajan. I tebaldiani fischiavano la Callas, i callassiani fischiavano la Tebeldi.
E fischiavano non per valutazioni artistiche, ma per motivi di parte, nello stesso modo in cui si fischiano l'Inter o il Milan o la Juventus. Questo poteva essere accettato nel Settecento o nell'Ottocento, quando la produzione operistica era viva, non nel secondo dopoguerra, quando l'opera è (o dovrebbe essere) un fatto culturale, non uno sfogo di frustrazioni o una ricerca di visibilità. E che vogliamo dire di quel loggionista che, durante una rappresentazione di "un Ballo in maschera", gridò ad Abbado "imbecille"? E di quell'altro loggionista che gridò a Kleiber "maestro di banda" durante l'Otello? E delle varie spedizioni punitive di loggionisti scaligeri sparsi un po' dappertutto a vendicarsi di questo o quel cantante? Mi ricordo un gruppo di pretoriani scaligeri venuti a Firenze a fischiare la Scotto in "Traviata", per una qualche dichiarazione che la Scotto aveva rilasciato a Milano sulla Callas. Di questi episodi ben poco edificanti la Scala è in Italia la massima centrale e non è un record di cui vantarsi un granché. E che dire di Muti e di Abbado, ambedue cacciati senza troppi complimenti? Io, quando ho conosciuto la "Voce del loggione", vi ho visto un tale odio verso Muti che sono rimasto esterrefatto ed ho considerato mio dovere difenderlo; ne ho ricevuto insulti del tutto analoghi a quelli che ho ricevuto qui. Noblesse oblige; sempre di Scala si tratta. Ci sarà un motivo per il quale Muti si è lasciato con le istituzioni con cui ha lavorato sempre in maniera pacifica ed ha potuto ritornarvi senza problemi; l'eccezione della Scala è davvero così casuale? Ed anche Abbado non credo che ci ritornerà mai più. Faccio esempi recenti: Harding nel dittico verista. Non sono stati quella della Grisi a fischiare? Benissimo; ci hanno pensato altri. Quelli della Grisi non hanno fischiato Martone (regia bellissima, l'ho vista in TV)? Ancora benissimo: il compito è toccato ad altri. Barenboim nella Walkuere penso abbia fatto una cosa almeno decente; ma qualche fischio non gli è mancato. E si sente dire di fazioni anche in orchestra. Se non è la Grisi è la Voce del loggione; ognuno dà dell'ignorante all'altro. Ma quello che ne esce fuori è un quadro complessivamente desolante, almeno visto dall'esterno Questo clima di rissosità inquina tutto e rende molto difficile, se non impossibile, che un direttore stabile voglia prendersi carico di tutto questo.
Finisco con una citazione di Fedele D'Amico, in uno scritto del 1954 che recensisce la prima alla Scala di "La gita in campagna" di Mario Peragallo: "E tuttavia il bilancio dell'opera mi pare largamente in attivo, nonostante il suo clamoroso insuccesso presso gli abbonati della Scala. Un pubblico che ad apertura di sipario comincia a beccare per aver visto un'automobile in scena, lancia urla selvagge perché un'attrice si leva una scarpa, e via discorrendo, è incapace per sua natura di rendere qualsiasi testimonianza; fuorché quella di giustificare ancora una volta la sua fama di essere, senza confronti, il pubblico più villanzone del mondo". Pare impossibile; sembra scritto ieri. Al nome del povero Peragallo, così dimenticato, si può sostituire un'infinità di altri nomi; il risultato non cambia.
Marco Ninci
«Voglio tanto bene alla Scala - ha commentato ieri in serata Maazel - e lavoro volentieri con l´orchestra. Questa è la tradizione del teatro. Ero a Milano tanti anni fa alla Traviata di von Karajan con Anna Moffo: furono contestati. Ciò dimostra che qui c´è una vita culturale vivace, che c´è passione. Peggio sarebbe l´indifferenza».
Lorin Maazel rilasciò questa dichiarazioni nel luglio 2007, il giorno dopo che il pubblico della Scala (compresi quelli della VdL, come si può controllare sul sito) aveva pesantemente contestato lui e tutta la compagnia alla prima della Traviata.
Parole che io trovo esemplari e da gran signore.
Caro Gianguido, siccome rispondi a me, ti prego di non accomunarmi con la Voce del loggione, con cui non ho nulla di comune. In secondo luogo, mi rifiuto di credere che il contraltare dell'indifferenza sia la demenza fischiatoria di tanti (non tutti, ma tanti) fischiatori, affetti da demenza, senile o giovanile che dir si voglia. Spacciare quest'ultima per passione è ridicolo e Maazel, a dispetto di dichiarazioni diplomatiche e conciliatorie, è il primo a saperlo,
Marco Ninci
Caro Marco,
io trovo che Maazel con quelle dichiarazioni abbia semplicemente accettato il verdetto del pubblico, cosa che io considero preciso dovere di chiunque si esibisca percependo un compenso davanti a un pubblico pagante. Se non si fa così, può succedere di peggio. Nel 1947, alla Scala, Giacomo Lauri Volpi fu contestato durante la seconda recita di Bohéme. Lui fermò l´orchestra e gridò: "Non siamo mica all´osteria!". Dal loggione uno gli rispose: "Appunto!"
Caro Gianguido, che si accetti il verdetto del pubblico, questo è sicuro. Che le contestazioni siano lecite, è altrettanto sicuro. Come è sicuro che i fischi alla Callas, alla Tebaldi,alla Scotto, a Kleiber, a Karajan, ad Abbado,a Mitropoulos, a Muti, ad Harding, a Martone siano opera di dementi, genia della quale il Teatro alla Scala può vantare un'abbondanza che non teme confronti. Ma, si sa, i dementi hanno e devono avere pieno diritto ad esprimersi.
Marco Ninci
infatti ti pubblichiamo!!!
caro ninci vedo che hai un buon livello di autocoscienza.
dd
Apprezziamo la tendenziosità delle affermazioni nincesche che collocano sullo stesso piano spettacoli indecenti e schifosi come la recente Tosca quelli di un glorioso passato che non c'è più. Già, chi buava Wellber stava buando il nuovo Kleiber!!!
Alla faccia del qualunquismo e della competenza musicale!
Povero pubblico incompetente per miseri pseudoartisti incapaci.
Mah, Giulia mi attribuisce cose che io non ho mai detto. Io, nel sottolineare la tendenziosità, la rissosità, l'incompetenza di tanta parte del pubblico della Scala mi sono riferito ad occasioni precise, che io mi sono ben sognato di agguagliare alla recente Tosca. Le risse Callas-Tebaldi sono cose da dementi, le spedizioni di pretoriani per vendicarsi di cantanti non amici sono cose da dementi, i fischi al Wozzeck e ad un tranquillissimo Bartok negli anni Sessanta sono cose da dementi. E così per le contestazioni ad Harding e Martone. Cose che sono un triste privilegio della Scala. Tutto qui. Ho già detto che fischiare non mi piace; ma lo trovo perfettamente lecito. Del resto, io discuto sempre e non mi sottraggo a nessuna critica; magari all'attenzione con cui leggo gli interventi degli altri mi piacerebbe, ma è fallace speranza, corrispondesse un'analoga attenzione con cui leggere i miei.
Saluti
Marco Ninci
il tuo penultimo commento, marco, ha avuto la mia più esaustiva e completa disamina e il mio pensiero più profondo e sentito in risposta
dd
caro Ninci,
sappiamo bene cosa vieni a fare qua.
D'ora in poi, o parli di musica o non ti pubblico più....
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