Nessuna pretesa di ascolto riparatorio come quello pensato per Poliuto, che più che la riparazione ha scatenato insurrezione per alcune imprecisioni e risurrezione di siti e fori diversamente piuttosto languenti e cultori della polemica oziosa, semplicemente offrire stralci dell'esecuzione ora in capo a cantanti, che mai hanno affrontato il ruolo in teatro, o delle quali non esiste, purtroppo, l'intera esecuzione della scena del convento, che aveva costituito il nostro topos verdiano per il 2009.
Neppure alcuna presunzione di completezza perchè in questo caso alcune assenze sarebbero davvero imperdonabili come quella di Rosa Ponselle, che proprio con questo titolo debuttò ed al Met ed in carriera, smentendone la fama jettatoria, Zinka Milanov o, a livello più basso, Adriana Guerrini.
Certo è che la donna Leonora a noi del blog piace nobile ed ispirata con una linea di canto curata, raffinata ed attenta ai segni di espressione, che canti ogni nota dandole senso ed eviti, perchè non previste in spartito forzature d'accento e parlato in luogo di cantato.
Tutte quelle che abbiamo rispondono a questo modello.
Tutte e per differenti motivi meravigliano.
Ad esempio Sena Jurinac ed Eleanor Steber, che in carriera non erano ritenute soprano da Verdi pesante.
Entrambe offrono per contro un'esecuzione di quello che dovrebbe essere il tardo Verdi lirico contrapposto erroneamente a quello detto in salsa verista della Cigna ad esempio. Poi a conti, anzi ad ascolti fatti, Gina Cigna esegue un meraviglioso "Me pellegrina ed orfana", mentre molti soprani negli ultimi decenni nel tardo Verdi liricizzato hanno rovinato la propria voce, la propria fama e, forse, anche Verdi.
Sentire per capire in che possa credibilmente consistere il cosiddetto Verdi lirico ossia la saldezza con cui la Steber affronta la messa di voce sull'incipit dell'aria manovrando con estrema facilità note, che agevoli proprio non sono, battendo la zona del passaggio superiore della voce femminile, o come i quattro "pace mio dio" della ripetizione siano per intensità e colore vocale assolutamente differenti o come non ci sia difficoltà nella zona bassa "né togliermi dal cor l'immagine sua". Arrivata all'"Alvaro io t'amo" il piano usato dal soprano americano è prima di tutto misurata e nobile espressione dell'animo di donna Leonora, penitente, ma non pentita. Altra caratteristica del personaggio. Atletismo vocale ed espressione, come Verdi impone, si coniugano, poi, nell'esecuzione della Steber in due luoghi topici ossia il si bem di "invan la pace" (tenuto a perdifiato) e quello conclusivo eseguito come previsto in spartito.
Replica Sena Jurinac. Malinconica e sobria e con un timbro morbidissimo ed una dizione e gusto per il dire rari in una cantante non italiana (anche se signora Bruscantini!). Malinconica perchè questa Leonora ricorda come in sorta di delirante riminiscenza, resa perfettamente solo perché non compare un suono forzato o aspro, ovvero fuori di posto, sobria perché sono banditi, sempre per virtù tecnica, effetti plateali. Basti sentire il "ne togliermi dal core" in zona grave dove la Jurinac è vocalmente esemplare. Per amor di confronto il "io t'amo" non ha il mordente e lo slancio della Steber, ma ha la stessa proiezione di suono solo usata interpretativamente per delineare ben differente sentimento.
Quando proponiamo, poi, le due Giannine siamo credo in un mondo vocale ed interpretativo molto lontano dall'attuale. La Russ, tradizionalmente citata come l'ultimo soprano drammatico d'agilità rende nella preghiera (accompagnata da piano e sparuto coro, come si addiceva a quegli anni di registrazioni primordiali) l'esempio della donna trasfigurata e redenta, solo che si percepisce una colonna di suono, una ricchezza di armonici congiunte ad una leggerezza e saldezza di emissione che nel dopo guerra abbiamo solo conosciuto grazie alle più accreditate belcantiste dedite al massimo ai titoli donizettiani, censurate e con ragione in Verdi, specie se tardo.
Solo l'ascoltatore più attento troverà che incidentalmente in zona grave l'altra Giannina, ossia la signora Arangi Lombardi emette qualche suono non perfettamente calibrato, ma al tempo stesso onestà vuole che si riconosca alla stessa cantante di essere non solo una vocalista esimia e dotata di un mezzo straordinario in natura, ma anche di essere interprete e, per giunta, moderna. Ove per moderna non si intenda quella che ripropone o precede gli stilemi di oggi, ma quella che non sembra risentire nell'aderenza di esecuzione a nessun altro dettato che non sia quello di rendero lo strazio e la paura astratte e quintessenziate, che conducono al luogo di una dura espiazione una dama di rango.
Sentite cosa accade quando l'Arangi Lombardi quando attacca l'aria, la voce della tragedia. Quando arrivano le prime invocazioni la voce acquista una solennità ed una ampiezza impareggiabili non si avverte nessuna difficoltà nella scrittura e nelle frasi "che come incenso ascendono" l'artista si prende pure il lusso di rallentare senza intaccare legato e saldezza di emissione. Il capolavoro di edonismo vocale, che è anche la sigla interpretativa della Arangi Lombardi, la smorzatura del fa diesis dopo il pio frate.
Infine l'ospite ossia chi pesso cantò in concerto la Vergine degli angeli, lo incise pure insieme a Casta diva, come a significare che se avesse voluto avrebbe potuto essere anche soprano, ossia Ebe Stignani. Trentaquattro anni di carriera per la voce strumento, il modello di emissione in tutta la gamma, di arrotondamento del suono, di gusto castigato. Insomma la voce verdiana per dote e per tecnica. Ma questo è affaire per il mese di ottobre, ossia il mese verdiano.
Gli ascolti
Verdi - La forza del destino
Atto II
Madre, pietosa Vergine - Giannina Arangi Lombardi (1930)
La Vergine degli Angeli - Giannina Russ (1904), Giannina Arangi Lombardi (1928), Ebe Stignani (1938)
Atto IV
Pace, pace, mio Dio! - Eleanor Steber (1945), Sena Jurinac (1955)