Oggi siamo diventati milionari di contatti e dobbiamo festeggiare insieme.
Questo milione rappresenta la strada che abbiamo percorso in questi tre anni e mezzo, un viaggio non premeditato in partenza, casuale....ma non del tutto.
Aprimmo il Corriere per avere la libertà di esprimere il nostro pensiero, nessun altro obbiettivo, dato che non sapevamo nemmeno cosa fosse un blog e che ricaduta potesse avere nella realtà.
Abbiamo visto i contatti incrementarsi quasi esponenzialmente, per certi versi anche a prescindere da noi, di riflesso alle reazioni esterne, alcune delle quali scomposte ed inadeguate, altre entusiaste e positive, verso il nostro modo di ascoltare, in primo luogo le migliaia di downloads dei files di cantanti antichi oltre che delle grandi esecuzioni di ieri. Il passato, anche quello remotissimo, è tornato a far parlare di sé, controcorrente.
Una cosa l’abbiamo capita sin dall’inizio e l’abbiamo sempre ben chiara davanti in questa esperienza tanto imprevista nel suo svolgimento: che dovevamo essere liberi, indipendenti da tutto e da tutti, sorretti solo dalle nostre idee e convinzioni. Per questo oggi siamo milionari, perché siamo sempre stati noi stessi, del tutto veri, liberi dall’ossessione dell’audience e del fare numeri, nonostante alcune poco eleganti insinuazioni da parte di chi dal problema dell’audience, o meglio, del contare, pare afflitto.
Siamo milionari, perché la libertà di pensiero e parola, oggi come oggi, nel mondo delle fazioni e delle lobby, è un lusso, il più grande, quello che si possono permettere solo quelli che non hanno bisogno di niente e nessuno, o che non hanno aspettative né cercano ritorni da quella che rimane una passione. Dire la verità oggi sulla lirica ed i suoi protagonisti non è cosa facile, né rende popolari, laddove si è inventato e consolidato il sistema delle “star” ( prima c’erano i “divi”, i grandi che ogni sera sapevano di doversi guadagnare il consenso del pubblico.... ), cioè di quelli che devono essere applauditi incondizionatamente da noi, perché “gli obblighi” oggi spettano al pubblico e non a chi canta. E il fatto che si parli sempre più del pubblico, quando questo si ribelli al malcanto, piuttosto che della qualità del canto dispensata nei teatri è la prova che ….non c’è più alcuna arte di cui parlare. L’argomento di moda è il pubblico e tra poco si finirà per parlere dell’”arte di essere pubblico”, dato che è il pubblico ad essere recensito e censito da certa critica ufficiale: non censisce la scena, ma la platea e i loggioni, il più grande dei paradossi. Anche l’ultimo filo d’erba a paravento della realtà delle cose è stato finalmente tolto di mezzo!
A questo punto è chiaro come non sia facile ma anche doveroso, per chi renda pubblico il proprio pensiero, dire la verità, ossia dire come stanno le cose alla luce di quel sistema di conoscenze, di gusto, di ascolti che compongono la tradizione della lirica, ossia la sua storia. Quella storia la cui revisione, il cui oblio urge quale ultima ancora di salvezza per giustificare lo stato della non-arte canora di oggi. Noi abbiamo qualcosa da dire, qualcosa di molto critico e perciò criticato, di scandaloso ( pare che il massimo scandalo lo dia la nostra….competenza!! ….perché il pubblico gradito oggi a chi fa pare, non a caso, essere quello più semplice, neofita, inesperto..…) , ma anche qualcosa di confortante per chi vive le storture del meccanismo. Ed è questo nostro dire, quello che pensiamo e di cui siamo convinti, che ci lega ai nostri lettori, magari anche quando li facciamo arrabbiare o li provochiamo. Un dire nel merito della questione nodale, principale, da troppo tempo messa sotto silenzio o volutamente taciuta dai mezzi di comunicazione, specializzati e non, e da chi gestisce: il livello tecnico ed il gusto di chi canta oggi. Noi mettiamo il dito nella piaga, nel problema del sapere cantare, o meglio, del non sapere più cantare e del non sapere nemmeno da dove ripartire per mettere rimedio alla questione basilare per la sopravvivenza della lirica.
Il fatto che questo nostro sito sia diventato, come qualcuno ha recentemente scritto, un protagonista della lirica italiana, ha per noi un valore meramente metaforico: considerandoci ancora “pubblico”, per noi quel complimento significa che il pubblico è tornato a contare qualcosa per gli addetti ai lavori, che negli anni addietro hanno costruito, nell’illusione di aver trovato la panacea di tutte le magagne del sistema, la grande architettura dell’autoreferezialità del teatro lirico, ove ogni cosa è progettata dal di dentro del meccanismo, successi compresi, a dispetto di quello che pensa la gente minimamente competente seduta in platea o in loggione. Il teatro di oggi ha, in primis, bisogno di verità, di consenso e dissenso VERI se vuole ritrovare la sua antica e normale fisiologia, necessaria alla manifestazione di gerarchie di valori fondate e non artefatte. Ha bisogno della libera competizione tra gli artisti se vuole ritrovare espressioni migliori e più alte di quelle odierne, dunque il riscontro dal palcoscenico deve tornare ad essere spontaneo, o, comunque, più aderente alla realtà dei valori, e non preordinato a dispetto di chi ascolta, da organizzatori e managers, che hanno mostrato troppe volte limiti loro e del loro modo di pensare.
Siamo milionari oggi perché sappiamo che con i nostri archeoascolti abbiamo stimolato molti a riflettere con noi sulle regole violate, sul dilettantismo e la faciloneria che affliggono l’insegnamento del canto, la sua pratica e la sua gestione. Aver ottenuto questo, un pensiero sul canto, piccolo e grande che sia, è il più grande dei successi che potevamo prefiggerci, pur non essendoci prefissi nulla che non fosse il dire la nostra.
Siamo milionari perché, oltre a tanti detrattori, che hanno offerto spettacolo di sé a causa nostra, alcuni noti critici inclusi, abbiamo incontrato anche tante persone positive, rivelatesi amiche e solidali.
Siamo milionari perché il gruppo degli autori si è allargato, e ci siamo scoperti veramente ….amici.
Per festeggiare l'evento, un video speciale, raro e bellissimo....di un evento mai esistito, naturalmente!
enjoy!