venerdì 1 maggio 2009

Bergonzi - Concerto verdiano ad Amsterdam


Anche nel mondo del melodramma è la festa del lavoro ed abbiamo pensato di celebrarla con un concerto di canto. Ovvio, questo è il nostro hobby e la nostra passione!

Il motivo della scelta è scontato: celebrare la festa del lavoro con un grandissimo "lavoratore".
Di Carlo Bergonzi tutto è stato detto e scritto: i suoi estimatori sulla perfezione tecnica, sull'accento sempre ben calibrato ed esaltante precipuamente nei titoli del conterraneo Verdi, i detrattori sul timbro baritonale (ma Bergonzi sino all'ultimo è rimasto tenore e ritorni alla propria corda originale non ne ha mai praticati e, forse, neppure pensati), sui suoni fissi e tubati della gamma acuta da un certo momento in poi della carriera.
Non è questa la sede per la disamina dei torti e ragioni. Nessuno può negare che Carlo Bergonzi per natura e per tecnica abbia però vantato la voce più ampia e sonora degli ultimi cinquant'anni. Si badi e ripetiamo ampia e sonora! E gli intenditori d'opera ben sanno il significato dei due termini.
Uso il termine "lavoratore" con la massima stima ed il più completo significato che lo stesso assume ossia come sinonimo di cantante sempre preparato, sempre al massimo livello quale che fosse il palcoscenico calcato, Metropolitan o teatro di provincia. Anche quando ripeteva i "soliti" titoli (Aida, Ballo, Forza, Lucia) Bergonzi aveva il guizzo, la fiammata del grande artista che è prima di tutto al servizio della musica nel rispetto del pubblico. Rispetto, stima, affezione che è tautologia dire veniva ricambiato. Basta sentire anche in questo concerto olandese la reazione del pubblico. Una perla deve essere segnalata ovvero l'aria di don Alvaro della versione originale di Forza, con il Ballo il capolavoro verdiano di Bergonzi.


Gli ascolti

Carlo Bergonzi - Concerto verdiano ad Amsterdam



Giuseppe Verdi


Giovanna d'Arco
Atto I - Sotto una quercia parvemi...Pondo è letal, martirio

I due Foscari
Atto II - Notte! Perpetua notte!...Non maledirmi, o prode

Attila
Prologo - Ella in poter del barbaro...Cara patria

Luisa Miller
Atto II - Quando le sere al placido...L'ara o l'avello apprestami

La forza del destino (1862)
Ouverture

La forza del destino (1862)
Atto III - Qual sangue sparsi...S'affronti la morte

Direttore d'orchestra: Michelangelo Veltri

Amsterdam 1973


30 commenti:

Tamberlick ha detto...

Parole sante.
Segnalerei anche questa esecuzione che a me piace molto: http://www.youtube.com/watch?v=qA3pX0yGcNo

Semplicemente cantata sul fiato.

LucaR ha detto...

Che dire? Io lo trovo praticamente insentibile. Per stile e per vocalità. Sarà, però, sicuramente un mio limite sentire i portamenti pazzeschi, la dizione artefatta, la voce opaca e imbottigliata. Anzi E' sicuramente un mio limite...

Valerio ha detto...

Anche a me Bergonzi non piace per niente. Lo ritengo il tenore piu' sopravvalutato in assoluto. Si e' creato questa fama grazie alla sopravvalutazione preordinata della critica degli anni 70, che lo ha messo sistematicamente sugli scudi, per anteporlo a cantanti piu' dotati ed emozionanti. Ad ogni modo era un cantante che aveva un ottimo controllo del fiato ma l'emissione era intubatissima, gli acuti spesso calanti e privi di squillo, i portamenti antichissimi, il timbro molto qualunque, l'interprete abbastanza vario ma freddo e manierato, per non parlare delle orribili esse rurali e della gnagnera (unneee trono vicino alleee sccccioool e simili). Rimane per me un mistero la sua sopravvalutazione da parte di certa critica.

Tamberlick ha detto...

Devo confessarvi un po' di disorientamento... Non dico che non avesse dei limiti, ma Bergonzi così ritratto... non mi pare nemmeno più lui! Non so, sarà questione di incompetenza mia o sarà il fatto che l'ufficio anagrafe mi ha imposto di sentirlo solo in disco, ma non mi è mai parso così disastroso; aggiungo che ne ho sentiti pochi affrontare, che so, un cantabile con cognizione di causa come lui. Insomma: mi avete fatto a pezzi uno dei pochi tenori che consideravo esprimere correttezza e misura! Siete proprio implacabili!
D'altra parte capisco la relatività dei punti di vista. Io, per esempio, pur con tutta la buona volontà di questo mondo, non sono mai riuscito a non considerare la Kabaivanska, che altri incensano, diversa cosa da una signora che ha sbagliato mestiere...

LucaR ha detto...

Infatti Tamberlick, io ho ribadito più volte che è un mio limite. E non l'ho detto con ironia. Ma io i difetti che ho elencato li sento e mi danno molto fastidio. L'ho sentito anche in teatro (Forza del destino e un concerto) e l'impressione non fu per niente positiva. Pazienza.

Domenico Donzelli ha detto...

caro tamberlick,
questa volta i "cattivi" non sono stati dd and friends, ma in nostri lettori.
Credo sia necessario un qualche chiarimento.
Il Bergonzi proposto è comunque un cantante con 22 anni di carriera ed un repertorio oneroso ed una assiduità di palcoscenico, che ne hanno fatto, appunto, un grandissimo lavoratore.
Per motivi anagrafici ho sentito Bergonzi in teatro. A partire dalla famosa Aida scaligera, che partì malissimo con un commentaccio dopo il si bem del "trono vicino al sol" per terminare in un trionfo. Il tutto documentato.
Bergonzi e con lui tutti i tenori del dopo guerra non possono nè per cognizione tecnica nè per fantasia interpretativa reggere il confronti con chi cantava le stesse parti nel periodo precedente. Bergonzi soccombe innanzi a Pertile, Kraus innanzi a Schipa per citare due paragoni molto scontati. Confesso che, secondo al mia opinione l'unico tenore che non soccombe è il misconosciuto Alain Vanzo, ma questo è un altro argomento.
Nonostante questa premessa generale, nonostante i suoni tubati sul passaggio e gli acuti per conseguenza fissi (credo che Bergonzi fosse terrorizzato dall'idea di cantare aperto visto che il cantare aperto era stato il peggior vezzo di molti tenori della generazione immediatamente precedente) Bergonzi almeno sino ai primi anni '70 aveva una linea di canto, un fraseggio attento e scolpito (con quella giusta enfasi oratoria che a Verdi compete) un gioco di colori, che nessun altro tenore in quel repertorio poteva vantare. Escluso Richard Tucker.

Valerio ha detto...

Si, ma gode di una fama maggiore alle sue qualita' reali, per via della ipervalutazione critica, che lo alzava agli altari, sostanzialmente per screditare Del Monaco, Di Stefano e company. In realta'era decisamente inferiore a questi quanto a qualita' vocale, alla Critica parve ripristinare le buone maniere, ma non si avvidero che piu' che altro era compassato e poco partecipe. Lo paragonarono a Pertile, ma e' come paragonare Cassano a Maradona onestamente. In realta' fu un ottimo fraseggiatore ma con limiti pesanti sia di estensione, che di qualita' vocale, che anche di partecipazione emotiva. E aggiungo limiti tecnici, perche' e' assurdo far passare per campione di tecnica uno che sul passaggio si strozza e sembra cantare dentro un tubo e sugli acuti stona e comunque non sfoga e non squilla.

Domenico Donzelli ha detto...

carissimo giulio,
credo che al tuo intervento manchi solo il rituale, usato e scontato insulto a Rodolfo Celletti.
Allora Ti invito a legegre con cura le recensioni del vostro odiato Rodolfo riferito a Berginzi sia sul teatro d'opera in disco che su Discotece, reperibile in ogni biblioteca comunale d'Italia.
Per altro innazi l'odierna critica munita di incensi e turibuli il vostro odoiato Rodolfo nell'esaltare Bergonzi è un principiante. Leggere per credere chi crede di essere iil successore di Celletti e i vari "collaborazionisti" sparsi per ogni dove, rectius per ogni forum

Perchè dopo una tua attenta lettura delle "segate" di Celletti a Bergonzi non apriamo un bel tread ad hoc.

ciao dd

Antonio Tamburini ha detto...

"e' assurdo far passare per campione di tecnica uno che sul passaggio si strozza e sembra cantare dentro un tubo e sugli acuti stona e comunque non sfoga e non squilla"

ma stai parlando di Bergonzi o di... Francesco Meli?

Valerio ha detto...

Carissimi. Non ho mai parlato di Celletti, che era il primo a dire che B. valeva un unghia di Pertile. Ma semmai di certi suoi pseudo imitatori a lui coevi e successivi.
Quanto al resto, se e' vero che Meli si strozza, lo faceva anche Bergonzi. Avete mai sentito il passaggio appunto di Pertile o che so, di Corelli e i loro acuti? Gola aperta, suono vibrante, pieno, squillante. Avete ascoltato Bergonzi? Il passaggio non e' ampio. E' stretto, soffocato, quasi che temesse di aprire troppo cadendo nell'eccesso contrario. Gli acuti poi, a parte qualche serata super in cui anche quelli riuscivano bene (tipo alcune strepitose forze del destino), erano per lo piu' stentati, raggiunti a fatica (lo avete mai visto nei video come alza gli occhi al cielo alla disperata ricerca di aggrappare l'acuto?), spesso calanti. Questo sarebbe un tenore di gran tecnica? Non e' che molti di voi sono stati sviati dalle cantonate di qualche critico? Ascoltatelo meglio....

Valerio ha detto...

Comunque Donzelli ho capito pochissimo della tua risposta...immagino che tu abbia scritto in fretta, ma ti assicuro che non si capiva niente...

Tamberlick ha detto...

Ohibò... sono giocoforza diventato piuttosto bravino a sgamare le note calanti... Ed è pur vero che di Bergonzi non ho sentito tutto, ma o non ci ho mai fatta troppo attenzione, dando per scontato che fossero incidenti che non lo riguardassero, o semplicemente ho ascoltato solo registrazioni in cui non c'erano acuti calanti. Può essere. Anche perché ripeto: non l'ho mai potuto sentire dal vivo.
Un tenore la cui vocalità mi è sempre piaciuta è stato Aragall (oltretutto una voce bellissima): però l'intonazione era un disastro. Non solo in alto.

Caro Domenico Donzelli: Vero! Alain Vanzo è un interprete di assoluto riferimento per la sua corda (una curiosità: noti anche tu alcune lievi somiglianze tra il suo colore e quello di Kraus?), ma ritengo che nemmeno lui eguagli il nostro Tito Schipa: io non ho mai sentito un cantante uomo o donna, di qualunque registro fosse, capace di piegare le frasi al suo volere come faceva Schipa. E gli attacchi... gli attacchi!!! Idem con patate per Kraus del quale mi spendo comunque in sperticate lodi.
Pertile, ma a mio sommesso avviso anche Lauri Volpi erano su un altro livello. Vorrei però chiederti secondo te cosa cosa è cambiato - non solo per i tenori - nel secondo dopoguerra.

(P.S.: sì, sì... avevo notato che stavolta voi eravate i "buoni"!)

Valerio ha detto...

Chiaramente gli acuti calanti erano molto evidenti dal vivo. In Studio chiunque risulta intonato..la storia si scrive dal vivo non nei dischi..
Acuti calanti che erano evidentissimi nella seconda parte della carriera (dal 1970 all'incirca)con serate veramente disastrose da questo punto di vista, ma che c'erano abbondantemente anche prima, con acuti a volte aggiustati per i capelli dopo attacchi decisamente stonati.
Lauri Volpi era stonato ma almeno squillava come le trombe del giudizio. Bergonzi nemmeno quello.

Domenico Donzelli ha detto...

cercherò di essere più chiaro:
a) problemi di intonazione per Bergonzi sono comparsi più o meno dopo il 1975
b) sino al 1970 gli acuti di Bergonzi, senza essere quelli di Lauri Volpi suonano nelle registarazioni dal vivo (oltre che in disco) facili e squillanti, mai spinti mai aperti.
c) non solo almeno sino alla fine degli anni '60 Bergonzi era molto vario come fraseggiatore. Se ascoltiamo le esecuzioni del Met di Ernani Corelli è, dinnazi a Bergonzi, poco vario e rifinito.
Poi divenne monotono salvo riscattarsi quanto il debutto o l'interesse per il personaggio premevano. Vedasi il Werther in italiano di Napoli.
d) ritornò ad essere un "fraseggiatore" nella fase finale della carriera nonostante i limiti vocali e di usura dello strumento. Ricordo una forza del destino, credo 1983 a Lucca dove nel duetto della sfida Bergonzi è strepitoso in frasi come "te lo giura un sacerdote","assistimi Signor" oppure un Ballo in maschera parigino del 1979 (fra l'altro con Ilva Ligabue, che mette in riga per accento e aulicità verdiana ogni Amelia del dopo guerra, senora Caballe e Mrs Price comprese) dove nell'aria del terzo atto Bergonzi patisce il paragone solo con Tucker -accompagnato da Mitropoulos - e con Antonio Cortis (questa a mio avviso l' ESECUZIONE dell'aria) e dove il limite degli acuti è da poco. Tanto per essere chiari Pavarotti sarà stato anche spavaldo e squillante nel "si rivederti Amelia", ma Bergonzi canta ed accenta tutta la scena.
e) ripensando ancora a Bergonzi credo che il vero limite fosse la voce grigia e per nulla amorosa, più da commendatore che da amoroso.

ciao dd.

Valerio ha detto...

Sono d'accordo solo sul punto e). Tra l'altro questo limite era particolarmente evidente in Puccini, dove la mancanza totale di una voce e di un modo di cantare amorosi, lo rendevano completamente non credibile come personaggio, anche quando aveva fraseggi interessanti (vedi Butterfly o la stessa Tosca per non parlare di Boheme o del suo disastroso Calaf, che ho ribattezzato Calant!).
La rifinitura di cui parli a me pare vera solo in parte. Anche la tanto strombazzata sparata del tenore verdiano DOC per me e' assurda. Un tenore verdiano senza squillo e temibilita' in alto non e' un tenore verdiano. Sono d'accordo nel lodarlo per certi fraseggi del Ballo in Maschera o per il suo Alvaro etc..ma sempre sempre mancavano la plasticita' e lo squillo del vero tenore verdiano. Corelli certamente aveva uno stile da rabbrividire ma vocalmente e come ampiezza di accenti e di voce se lo mangiava 10 volte. Il problema e' che si tende sempre a lodare il cantante meno dotato perche' magari e' piu' compito e meno gigione. Ma se non hai la voce e ti manca il temperamento e' chiaro che sei piu' preciso...fallo pure impreciso...e' la storia della donna brutta ma simpatica. Falla pure antipatica...Bergonzi senza una certa rifinitura sarebbe stato un tenore con mezzi vocali da serie C, ha dovuto fare di necessita' virtu'. Le vere voci sono altre e i veri temperamenti sono altri, mi dispiace. Come si puo' affermare che i suoi acuti fino al 75 suonino facili e squillanti? Quando mai B. ha fatto acuti veramente squillanti?C'era anche all'inizio la tendenza a coprire eccessivamente il suono. Cosa che inevitabilmente il suono finisce per intubarlo. La gola veramente aperta su passaggio e acuto non l'ha mai avuta. Detto questo, io posso anche concordare con chi ne loda certo fraseggio etc..nulla da eccepire. Sono invece stupefatto dal fatto che sia stato eretto, da alcuni Critici, a modello tecnico/vocale. Allora Gigli,Pertile,Schipa e compagnia cos'erano? Mah...Schipa con tutto che era corto quanto B. squillava e cantava a gola aperta, oltre ad avere ben altra fantasia. Gigli non ne parliamo nemmeno..di Pertile ho gia' detto. Continuo a pensare che ci sia stata una sopravvalutazione a tavolino, fatta apposta per prendere un tenore a modello in modo da contrapporlo agli altri tenori famosi degli anni 50/60 tentando di screditare questi ultimi. Cosa non riuscita peraltro, perche' con buona pace di Bergonzi, la popolarita' di Del nMonaco, Corelli e Di Stefano era ben superiore, e ancora oggi, se escludiamo forse Del Monaco, un po' dimenticato tale resta.

Luigi Lablache ha detto...

Mi piacerebbe, giulio, che gli stessi severi parametri che applichi (giustamente!) a Bergonzi, provassi ad applicarli ai suoi illustri rivali (veri o presunti). Perché se Bergonzi è un bluff montato dalla critica (quale?), gli altri (e soprattutto il Pippo, con quella linea di canto meravigliosamente generosa che a me evoca più il canto dei cosiddetti urlatori, come Celentano e Little Tony, piuttosto che il canto lirico) dovrebbero sembrarti vere e proprie imposture, la negazione stessa della lezione di Gigli e Pertile.

Valerio ha detto...

Ma vedi, con Di Stefano, di cui riconosco tranquillamente ogni difetto, si va oltre la pura analisi tecnica. Li c'erano una espressione e una qualita' vocale tali da farmelo piacere comunque. Vi ricordo che Di Stefano faceva impazzire le platee di tutto il mondo, evidentemente dal vivo era irresistibile, chiaramente riascoltato in disco e 50 anni dopo i parametri possono anche cambiare, ma ritengo che un cantante vada inquadrato nella sua epoca e nel gusto del periodo. Di Stefano incendiava i teatri nei suoi anni e questo e' quanto. Mentre Bergonzi si beccava del Tajoli e secondo me giustamente.

Valerio ha detto...

Cmq per rispondere meglio a Luigi, dico che non e' che non applico, per esempio, a Di Stefano, gli stessi severi parametri. E' che per il mio gusto Bergonzi e' insoddisfacente tecnicamente e pero' non mi compensa ne' con una voce dotata, ne' con un accento particolarmente trascinante. Di Stefano non mi soddisfa tecnicamente anche lui (per motivi opposti..uno troppo aperto, l'altro troppo tubato), pero' ha una voce miracolosamente bella e un accento trascinante...tutto qua.

LucaR ha detto...

Luigi, veramente io mi domando se voi che ammirate tanto Bergonzi applicate a lui gli stessi parametri che applicate agli altri. Perchè a Bergonzi si perdonano difetti (tecnico-vocali e stilistici) che non si perdonano a suoi colleghi.

Nel 72 Bergonzi calava di brutto qualsiasi nota andasse al di sopra di un sol (sentito in 2 recite di Forza) e la voce in teatro era ampia ma priva di squillo.

Luigi Lablache ha detto...

Giulio: per nessun cantante si può ignorare l'analisi tecnica, se si vuole rendergli giustizia. Anche perché, in presenza di problemi tecnici, l'espressività è inevitabilmente limitata, per quanto maestosa possa essere la dote di partenza. Anzi in una voce naturalmente importante i difetti si sentono molto di più e risultano molto più difficili da ignorare, in primo luogo per l'artista (se consapevole). Dell'effetto di Pippo sulle platee mondiali non mi curo, dato che oggi il medesimo effetto lo sortono tenori che, anche al cospetto di Di Stefano, appaiono per quello che sono: delle mezze cartucce. Quanto al gusto del periodo, non tutti i cantanti del periodo distefanesco cantavano come lui, e per fortuna. Basta ascoltare un tenore, anch'egli di bella voce, come Gianni Raimondi.

LucaR: ti confesso che la mia ammirazione per Bergonzi è tutt'altro che incondizionata. Anzi il più delle volte mi risulta noioso, soprattutto perché inevitabilmente lo paragono ai giganti del 78 giri e magari anche a cantanti oggi piuttosto oscuri come Tino Pattiera. Detto questo non sento nel commendator Bergonzi tutti i difetti che gli imputate e soprattutto mi sembra voce compiutamente verdiana, almeno in quelle opere di tessitura centrale (Ballo, Forza) che meno espongono la voce ai perigli del registro acuto.

Valerio ha detto...

Se un cantante risulta noioso per me e ripeto per me, semplicemente non esiste. Non c'e nulla di peggio che annoiare all'opera, al di la di tutte le tecniche vocali di questo mondo. Andando a Di Stefano, aveva certamente tutti i difetti che dici, lo so benissimo, ma il discorso di per se giusto dell'impossibilita' di prescindere da una tecnica etc..e' un discorso da Critico piu' che da appassionato. Non si puo' negare che certe frasi di Di Stefano fossero ammalianti, come non si puo' non dire che la sua dizione fosse emozionante e la voce bellissima. Insomma sprigionava un fascino da cui e' difficile essere totalmente immuni, e questo, almeno fin quando la voce ha retto in qualche modo, lo rendeva una stella di prima grandezza. Purtroppo a Bergonzi mancava in toto questo fascino. L'Opera e' fatta di tanti fattori ed elementi, e questi non sono tutti riconducibili a una perfezione tecnica, che peraltro Bergonzi non possedeva.
A me Di Stefano e' sempre parso una sorta di Picasso. Un cantante che dopo aver dimostrato di possedere la tecnica all'inizio (pensiamo al famoso disco per la Voce del Padrone del 47, che anzi potreste far ascoltare qui, se siete onesti,altro che Bergonzi...)ha consapevolmente deciso di intraprendere una strada diversa, discutibile, pericolosa, probabilmente da non seguire,ma anche con aspetti affascinanti. E' divenuto un tenore neorealistico, e in questo fu davvero al passo coi suoi tempi. Inutile star li a cercare in lui la lezione di Gigli (che nei primi anni pero' era evidente) o di Pertile, perche' ha fatto qualcosa di nuovo e di totalmente diverso.
E nemmeno mi pare giusto liquidarlo con un semplice *cantava male*. Villazon canta male, Alagna canta male. Di Stefano era qualcosa di estremamente consapevole, nel quale poi c'e rimasto dentro, ma che per alcuni tempi ha dato anche risultati sorprendenti (si pensi al bellissimo Iris del 56, dove il canto toalmente senza controlli si tramuta in suprema espressione, in fraseggio appassionatissimo e in dizione perfetta, con un connubio irripetibile, con quelle aperture di suono lodate anche da Gigli, ammiratissimo all'ascolto radiofonico).
Per quanto riguarda Raimondi. Dai su..una bellissima voce, cantava bene, ma era noiosissimo. Di Stefano non annoiava mai, nemmeno da distrutto...e poi altra classe, non per niente il buon Gianni chi se lo ricorda piu?

Domenico Donzelli ha detto...

carissimo giulio,
che altrove altro nick name alberghi e che davanti alla possibilità di sciogliere peana per pippo e che in tutto somigli a qualche altro alle prese con la senora o ancor più somigli ai cartoon di "chi ha incastrato roger rubbit" quando sentono battere il tempo per essere chiari, netti e parlare fuori di metafora pippo era un dilettante di bella voce, con il gusto del posteggiatore, poco o per nulla professionista, che ha influenzato il gusto di cantanti e pubblico paradigmi della assoluta eguaglianza fra i loggionisti e tifoserie calcistiche.
Quanto a Luciano Tajoli sarebbe stato un cantante d'opera raffinato, elegante e di un gusto che il pippo nazionale manco se la sognava.
ciao dd

Valerio ha detto...

Caro Signor Donzelli, perche' questo e' il suo vero nome, visto che rompe le scatole sul mio nickname?
Purtroppo io continuo a non capire nulla di cio' che dice e oltretutto mentre i suoi esimi colleghi rispondono in modo civile, lei sa solo insultare e prendersi gioco delle idee e dei gusti altrui.
Se scrive da analfabeta, non capisce nulla dell'argomento ed e' pure maleducato, perche' non lascia parlare i suoi amici e si dedica ad attivita' diverse?

Valerio ha detto...

Scusate ma parlare di Opera, dire i propri gusti e le proprie impressioni qui dentro e' praticamente impossibile, perche' chiunque non abbia le vostre idee viene trattato male, preso a male parole, soprattutto da Donzelli, col quale e' assolutamente IMPOSSIBILE imbastire una discussione e un confronto di qualunque tipo. Troppo facile, signori, creare un club di gente che la pensa come voi, senza possibilita' di confronto. Troppo facile.

Giulia Grisi ha detto...

MA no Giulio,
puoi dire tutto, ed infatti ti stiamo pubblicando.Altrove bannano per certi modi che tu hai usato qui...oltre che per opinioni non allineate.....
E' che sta fola Bergonzi-DiStefano è vecchia come il pan del cucco, scritta e strascritta anche altrove, ha origine ben preceisa e ben precisi portabandiera....
Ci siamo stufati di questi ritorni di fiamma distefaneschi per farlo di più di ciò che è stato, anche a detta di chi lo ha sentito dal vivo.....idem dicasi per Bergonzi.
PErò se prorpio vogliamo camabiare il culo alle mosche, come si dice in campagna, facciamolo pure: a sentire Di Stefano in questo modo e a sostenere quel che tu sostieni, ci pappiamo ora e per sempre i dilettanti dall'ugola d'oro che sono in circolazione oggi.
Immagino ti piacciano anche loro.
Non pretendere però di convincerci...
a presto

Valerio ha detto...

Giulia, finalmente una risposta civile!
Di Di Stefano io non stavo assolutamente parlando e non avevo intenzione di parlare. E' Donzelli, che ha tirato fuori il nome di Di Stefano a fini chiaramente provocatori, per buttarla in calderone. Io stavo parlando di Bergonzi! Sempre Donzelli ha tentato di buttarla ancora in calderone citando Celletti e quasi invitandomi a parlarne, cosa che io pero' non ho fatto.
Sono intervenuto tre volte nella mia vita in questo blog. Una volta Donzelli mi ha dato del trivio, una volta dell'incompetente e stavolta del Roger Rubbit (che, per carita', e' pure carino..)e sempre ha ironizzato sul mio nickname, come se non avessi gia' detto varie volte che sono il Chiaki di Operaclick, ma qui sono registrato, non so perche', come Giulio, e non riesco a cambiar nome. Ma scusate, pensate che io abbia vergogna o qualcosa da nascondere? Sono Chiaki. Chiaki ok? Contento?
Giulia, io ho capito che voi detestate Di Stefano per un motivo ben preciso. Lo considerate la causa di ogni male futuro. Ma mica si puo' far colpa a lui se ha avuto successo cantando in un certo modo e se piace a moltissimi, anche a moltissimi cantanti! Sara' colpa di chi lo imita semmai. Allora bisogna dare colpa a Caruso se storpiandolo sono nate flotte di cantanti veristi ululanti? Bisogna dar colpa a Gigli se sono nati decine di queruli falsettisti? Secondo me no. Di Stefano e' Di Stefano, non e' uno dei suoi pessimi imitatori.
Ma ripeto, non e' di Di Stefano che volevo parlare.
E torno a chiedere un minimo di educazione e rispetto delle idee altrui da parte soprattutto di Donzelli. Giulia io e gli altri utenti non vogliamo convincere nessuno delle nostre idee. Ma anche voi non pretendiate di dover convincere noi per favore. ciao

Valerio ha detto...

mi vien da pensare che parlare di Opera sia assolutamente inutile, tanto ognuno rimane della sua idea...si spreca tempo e ci si accapiglia per niente.
Come e' inutile il lavoro dei recensori vociologi(al di la'delle informazioni e notazioni storiche sulle Opere, che sono assolutamente fondamentali), i quali non fanno altro che dare una loro opinione sulle esecuzioni, opinione, in genere, condivisa da una meta' dei lettori e non condivisa dall'altra meta', che tanto non cambiera' mai idea...mah...che si parla a fare...?

Antonio Tamburini ha detto...

Caro Giulio/Chiaki,
stavolta stai barando, e lo sai benissimo. Sei stato tu a tirare in ballo Di Stefano, che sarebbe stato screditato dalla critica anche tramite la costruzione prima e l'esaltazione poi del fantoccio Bergonzi. Come se non fosse sufficiente ascoltare i numerosi live di Pippo, anche degli anni d'oro, per trovare consistente alimento alle riflessioni in merito. Padronissimo di amare questo cantante, ma che con Di Stefano entrino nell'opera suoni, che con il canto nulla hanno che fare, è come suol dirsi un fatto. Rilevo inoltre che, richiesto di una valutazione critica di pregi e difetti di Di Stefano, hai preferito glissare esaltando la malia di Pippo. Contento tu... Ma a questo punto s'impone un'altra domanda: se la riflessione vociologica e il confronto di idee in merito ti sembrano tempo sprecato, a che scopo continui a frequentare questo blog? Intendiamoci, la tua presenza ci lusinga, ma se devi annoiarti....

Valerio ha detto...

Tamburini, non e' vero perdonami...io ho detto che Bergonzi era stato esaltato per essere contrapposto ai suoi coevi famosi, che cantavano diversamente. E ho citato anche Del Monaco e Corelli, non solo Di Stefano. Ovviamente poi Donzelli si e', come al solito, buttato su Di Stefano, e mi ha invitato a parlare di Celletti, il tutto in modo provocatorio, ma non importa...
Tamburini, anche tu mi vuoi far parlare di Di Stefano insomma..ma e' cosi' importante questo cantante per voi? Mi sa che e' un soggetto che vi tormenta assai se non potete fare a meno di detestarlo o comunque di farci i conti continuamente.
Dici che devo fare una valutazione critica di Di Stefano. Benissimo, lo vuoi tu, ma io non sono un critico..sono solo un appassionato. Comunque l'ho detto anche piu' su, Di Stefano ha una emissione del tutto distante da quella del manuale del bravo tenore, cantava aperto pero' piuttosto ingolato, anche se la voce dal vivo (l'ho sentito varie volte a fine carriera) era (anche negli ultimi anni) grande in modo abbastanza impressionante e dava l' impressione di essere avanti. Il controllo del fiato era perfetto, ad essere strana era la posizione dei suoni. Negli ultimi anni la mia impressione era che la voce fosse ancora in buone condizioni (non c'e mai stato segno di oscillazioni e simili), ma che a volte non si curasse minimamente della posizione. Tutto era focalizzato alla composizione della frase, alla dizione e all'accento. Questo era evidente anche negli anni 50 ma chiaramente meno. Alcune anomalie tecniche si notano gia' negli ultimi anni 40, ma ancora cantava in modo sostanzialmente corretto (sempre stando ai manuali), cambio modo nei primi anni 50, poi via via in maniera sempre piu' evidente, pagandone anche lo scotto abbastanza presto.
Il fatto che a me piaccia la sua voce, la malia, l'espressione irresistibile di certe frasi, il temperamento, non ha nulla a che vedere con il discorso tecnico. Lo so benissimo che cantava a modo suo, pero' i grandi artisti a volte rompono anche le regole. Avviene nella pittura, nella scultura, ovunque. Anche Del Monaco cantava a modo suo, ma era un fenomeno della natura. Inutile star li a vivisezionarne l'emissione, resta una personalita' debordante e straordinaria, di fronte alla quale non si rimane indifferenti, sia che piaccia, sia che non piaccia (a me, per inciso, Del Monaco non fa impazzire..pero' resta un fenomeno, sarei stupido a negarlo).
Concludendo, l'ultima mia riflessione si riferisce al fatto che rilevo che parlando di opera ognuno resta sempre della sua idea. Non ho mai visto nessuno convincere nessuno. Non ho mai visto nessuno cambiare idea su nulla. Anche perche', magari non sarete d'accordo, ma su questi argomenti entrano in campo i gusti personali in modo troppo prepotente per permettere cambi di rotta.
Detto questo mi piace parlare di opera e confrontarmi, pero' vedo che si e' sempre muro contro muro, non solo qui intendiamoci..sempre...

Valerio ha detto...

E poi attenzione, visto che il'argomento e' Bergonzi, ma non e' che dico che sia un fantoccio incapace. E' un buon tenore, privo di grandi mezzi, con una voce normale, un temperamento pallidino, una tecnica discreta ma gravi difficolta' su passaggio e acuti.
Dico solo che viene esaltato troppo, davvero troppo per quello che era. Il piu' grande tenore verdiano di sempre (senza gli acuti...Radames, Manrico etc. con acuti senza metallo? Bah..), il piu' grande stilista (ma dai..i portamentoni, le esse, i raddoppi di consonante vecchio stile li sente chiunque) etc etc..
Diciamo la verita', era il tenore meno dotato della sua epoca tra quelli migliori, quello con meno appeal, quello piu' impacciato scenicamente, quello col timbro piu grigio. Aveva piu' stile di Corelli ma ci voleva poco, ma non mi pare abbastanza per farne un feticcio della Critica.