Gli ultimi scampoli di stagione ci portano in dono, via la radio spagnola, una diretta delle Nozze di Figaro dal Teatro Real di Madrid. Diretta che appare emblematica dello stato in cui versa il canto mozartiano, che certa vulgata digitale asserisce essere non solo al riparo da ogni decadenza, ma addirittura capace, per magica virtù, di rimettere in sesto la voce a quei cantanti che l’abbiano dissestata per incongrue scelte di repertorio o lacunose cognizioni tecniche.
Oggi ci si picca di fare della filologia riaprendo i tagli (arie di Marcellina e Basilio) e integrando il clavicembalo nei recitativi obbligati. Poi ovviamente si tollera una direzione slentata e soporifera, che peraltro mette in grande difficoltà i cantanti, e un’esecuzione in cui cadenze, variazioni e inserimenti brillano per assenza. E sì che molti degli esecutori hanno o hanno avuto consuetudine con il repertorio barocco.
Barbara Frittoli, reduce dal debutto annunciato e poi cancellato in Aida, è l’ombra della cantante che è stata. Il colore della voce è ancora bello nelle note centrali, che però sono tenute con fatica e udibile sforzo (insomma come si dice, la voce “balla”). La cavatina evidenza gravi problemi nella gestione dei fiati, al di sopra del fa centrale compaiono suoni duri, a volte anche d’intonazione incerta, nonostante la cantante si sforzi di mascherare la difficoltà ricorrendo a piani e pianissimi regolarmente privi di appoggio. Nel terzetto che precede il finale secondo la salita ai do, che da edizione critica spettano alla Contessa (mentre nello spartito Ricordi passavano a Susanna, in omaggio a una tradizione che voleva la soubrette più brillante in acuto rispetto alla padrona), è coronata da due strilli che lasciano basiti. Le cose vanno meglio nell’aria del terzo atto, anche per la scrittura marcatamente centrale (il che incoraggia la cantante a tentare un paio di variazioni nella ripresa, le uniche in tutta la serata), ma ancora una volta quando compaiono i la naturali, ritornano diffusi stridori. Nel complesso una prova molto deludente, soprattutto perché viene da una cantante, che proprio nella Contessa aveva trovato uno dei propri personaggi d'elezione.
La Susannetta, Isabel Rey, oltre a essere difficilmente distinguibile dalla padrona per timbro e accento (e non solo al finale quarto, ove la confusione è anzi auspicabile), pur con voce agra regge discretamente al centro, ma è vuota nei gravi, specie nell’aria delle rose, in cui peraltro i cali d’intonazione in alto (in fascia tutt’altro che estrema: l'estremo acuto è un la naturale) danno luogo a “svirgole” semplicemente imbarazzanti.
Quanto al nominale mezzosoprano Marina Comparato, che sappiamo nostra affezionata lettrice, vorremmo sommessamente raccomandarle l’ascolto di Conchita Supervía, che pur disponendo di uno strumento tutt’altro che privilegiato tratteggiava un Cherubino d’irresistibile fascino. Una voce magari più attraente, ma imprigionata fra naso e gola e con evidenti problemi di respirazione, dà luogo a un canto opaco, stridulo, senescente.
Meglio le voci maschili, se si è disposti a sopportare le solite emissioni forzate e assai poco nobili e gli accenti sistematicamente veementi, che richiamano di volta in volta compare Alfio, Gianciotto Malatesta e Malatestino di lui fratello. Luca Pisaroni, che ricorda nel nome (e solo in quello) una grande cantante del passato, stenta in acuto, mentre Ludovic Tézier ha problemi nella gestione del legato soprattutto nella grande aria. Pur nella decadenza del mezzo e con abbondanza di suoni non a fuoco, il più appropriato, anche per la natura schiettamente comica del personaggio, è apparso Raúl Giménez come Basilio, ruolo che segnò l’addio alle scene scaligere del compianto Mirto Picchi.
Male gli altri.
Supponiamo imputabile al regista Emilio Sagi la scelta di condire i recitativi e talvolta anche le arie con risolini, strilletti, caccole varie che si speravano bandite dal repertorio. O forse anche di questi orpelli dobbiamo essere grati alla cosiddetta filologia?
Recita del 23 luglio 2009
trasmessa in diretta da RNE - Radio Clásica
Direttore - Jesús López Cobos
Maestro del coro - Peter Burian
Il Conte d'Almaviva - Ludovic Tézier
La Contessa Rosina - Barbara Frittoli
Susanna - Isabel Rey
Figaro - Luca Pisaroni
Cherubino - Marina Comparato
Marcellina - Jeannette Fischer
Bartolo - Carlos Chausson
Don Basilio - Raúl Giménez
Don Curzio - Enrique Viana
Barbarina - Soledad Cardoso
Antonio - Miguel Sola
Gli ascolti
Mozart - Le Nozze di Figaro
Atto I
Non so più cosa son, cosa faccio - Conchita Supervía (1927)
Non più andrai farfallone amoroso - Italo Tajo (1951)
Atto II
Porgi Amor - Gabriella Gatti (1951), Faye Robinson (1984)
Voi che sapete - Jolanda Gardino (1951)
Atto III
Crudel! perché finora - Emilio de Gogorza & Emma Eames (1908)
Hai già vinta la causa!...Vedrò mentr'io sospiro - Ernst Blanc (1961)
E Susanna non vien...Dove sono i bei momenti - Mirella Freni (1974)
Atto IV
Giunse alfine il momento...Deh vieni, non tardar, o gioia bella - Lucrezia Bori (1937), Lina Pagliughi (1934)
Oggi ci si picca di fare della filologia riaprendo i tagli (arie di Marcellina e Basilio) e integrando il clavicembalo nei recitativi obbligati. Poi ovviamente si tollera una direzione slentata e soporifera, che peraltro mette in grande difficoltà i cantanti, e un’esecuzione in cui cadenze, variazioni e inserimenti brillano per assenza. E sì che molti degli esecutori hanno o hanno avuto consuetudine con il repertorio barocco.
Barbara Frittoli, reduce dal debutto annunciato e poi cancellato in Aida, è l’ombra della cantante che è stata. Il colore della voce è ancora bello nelle note centrali, che però sono tenute con fatica e udibile sforzo (insomma come si dice, la voce “balla”). La cavatina evidenza gravi problemi nella gestione dei fiati, al di sopra del fa centrale compaiono suoni duri, a volte anche d’intonazione incerta, nonostante la cantante si sforzi di mascherare la difficoltà ricorrendo a piani e pianissimi regolarmente privi di appoggio. Nel terzetto che precede il finale secondo la salita ai do, che da edizione critica spettano alla Contessa (mentre nello spartito Ricordi passavano a Susanna, in omaggio a una tradizione che voleva la soubrette più brillante in acuto rispetto alla padrona), è coronata da due strilli che lasciano basiti. Le cose vanno meglio nell’aria del terzo atto, anche per la scrittura marcatamente centrale (il che incoraggia la cantante a tentare un paio di variazioni nella ripresa, le uniche in tutta la serata), ma ancora una volta quando compaiono i la naturali, ritornano diffusi stridori. Nel complesso una prova molto deludente, soprattutto perché viene da una cantante, che proprio nella Contessa aveva trovato uno dei propri personaggi d'elezione.
La Susannetta, Isabel Rey, oltre a essere difficilmente distinguibile dalla padrona per timbro e accento (e non solo al finale quarto, ove la confusione è anzi auspicabile), pur con voce agra regge discretamente al centro, ma è vuota nei gravi, specie nell’aria delle rose, in cui peraltro i cali d’intonazione in alto (in fascia tutt’altro che estrema: l'estremo acuto è un la naturale) danno luogo a “svirgole” semplicemente imbarazzanti.
Quanto al nominale mezzosoprano Marina Comparato, che sappiamo nostra affezionata lettrice, vorremmo sommessamente raccomandarle l’ascolto di Conchita Supervía, che pur disponendo di uno strumento tutt’altro che privilegiato tratteggiava un Cherubino d’irresistibile fascino. Una voce magari più attraente, ma imprigionata fra naso e gola e con evidenti problemi di respirazione, dà luogo a un canto opaco, stridulo, senescente.
Meglio le voci maschili, se si è disposti a sopportare le solite emissioni forzate e assai poco nobili e gli accenti sistematicamente veementi, che richiamano di volta in volta compare Alfio, Gianciotto Malatesta e Malatestino di lui fratello. Luca Pisaroni, che ricorda nel nome (e solo in quello) una grande cantante del passato, stenta in acuto, mentre Ludovic Tézier ha problemi nella gestione del legato soprattutto nella grande aria. Pur nella decadenza del mezzo e con abbondanza di suoni non a fuoco, il più appropriato, anche per la natura schiettamente comica del personaggio, è apparso Raúl Giménez come Basilio, ruolo che segnò l’addio alle scene scaligere del compianto Mirto Picchi.
Male gli altri.
Supponiamo imputabile al regista Emilio Sagi la scelta di condire i recitativi e talvolta anche le arie con risolini, strilletti, caccole varie che si speravano bandite dal repertorio. O forse anche di questi orpelli dobbiamo essere grati alla cosiddetta filologia?
Recita del 23 luglio 2009
trasmessa in diretta da RNE - Radio Clásica
Direttore - Jesús López Cobos
Maestro del coro - Peter Burian
Il Conte d'Almaviva - Ludovic Tézier
La Contessa Rosina - Barbara Frittoli
Susanna - Isabel Rey
Figaro - Luca Pisaroni
Cherubino - Marina Comparato
Marcellina - Jeannette Fischer
Bartolo - Carlos Chausson
Don Basilio - Raúl Giménez
Don Curzio - Enrique Viana
Barbarina - Soledad Cardoso
Antonio - Miguel Sola
Gli ascolti
Mozart - Le Nozze di Figaro
Atto I
Non so più cosa son, cosa faccio - Conchita Supervía (1927)
Non più andrai farfallone amoroso - Italo Tajo (1951)
Atto II
Porgi Amor - Gabriella Gatti (1951), Faye Robinson (1984)
Voi che sapete - Jolanda Gardino (1951)
Atto III
Crudel! perché finora - Emilio de Gogorza & Emma Eames (1908)
Hai già vinta la causa!...Vedrò mentr'io sospiro - Ernst Blanc (1961)
E Susanna non vien...Dove sono i bei momenti - Mirella Freni (1974)
Atto IV
Giunse alfine il momento...Deh vieni, non tardar, o gioia bella - Lucrezia Bori (1937), Lina Pagliughi (1934)
4 commenti:
La Susanna della Freni è però stata impareggiabile. Con quei gravi nell'aria del quarto atto così carichi di sensualità....
saluti a tutti.
Emanuele
Viene da sorridere, dopo aver riascoltato la grande aria della Contessa, che la Freni pensasse che Rosina fosse proprio uno dei suoi sbagli, uno dei ruoli da non cantare più dopo quelle recite scaligere...
Io invece credo che la Freni sia stata buona giudice di se stessa. E per i cantanti non è cosa ovvia o scontata! La sua Contessa fu un rimpiazzo di lusso, ma in fondo la sua parte era Susanna. E in quella aveva (e ha) ben poche rivali.
Assolutamente d'accordo nel dire che la sua Susanna fosse di molto superiore alla sua Contessa.
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