Ieri sera la televisione ci ha recapitato a domicilio uno spettacolo commemorativo dei quarant'anni di carriera lirica della signora Katia Ricciarelli, in effetti debuttante nel 1969 al Grande di Brescia quale Mimì, famosa a partire dal 1971 grazie alla meritata vittoria al concorso Voci Verdiane, credo assente da dieci anni da palcoscenici di un certo richiamo.
Poi la Katia nazionale divenne soprano pucciniano, donizettiano e rossiniano: cantava tutto, non emergeva in nulla, occupava posizioni che altri e più meritevoli soprani si guadagnavano con il lavoro sulle tavole del palcoscenico.
E nell'essere sempre di parere contrario, nell'avere sempre altri e differenti modelli rispetto a quelli celebrati dagli organi ufficiali della stampa, nell'avere (Domenico Donzelli e Giulia Grisi) più volte riprovato la signora, soprattutto quando metteva il piede nel campo minatissimo di Rossini, vogliamo rendere il nostro personalissimo omaggio con il metodo del confronto con altre signore. Quelle riguardo la cui capacità o vocale o artistica in altri luoghi si ha il coraggio (per usare un eufemismo) di arricciare il naso.
Non solo, ma vogliamo anche dire che certi spettacoli (bravissimi, però, Ron,Fausto Leali, Massimo Ranieri ed Al Bano, anch'essi in carriera da oltre un quarantennio) rendono la lirica, i cantanti d'opera assolutamente meritevoli dei tagli al FUS, della chiusura dei teatri e di ogni altri misura cautelare e di buon gusto.
Non si educa, non si forma, non si istruisce alcuno presentando certi ribaltoni dove le cantanti d'opera, festeggiata in primis, sono emule della famosa Foster Jenkins. L'"opera trash" in televisione deve cessare, se si ama l'Opera. O si celebrino altre/i e diverse/i professionisti che onorano da pari tempo il mestiere del cantante lirico!
Poi, per onestà, ricordo la Nemesi, che di recente e con riferimento ad altra cantante catalana che ancora calca le tavole di chiese e palcoscenici, un amico ci ha ricordato, e allora siamo quasi costretti a rimpiangere certe serate della Katia nazionale. Ma cara signora, non si ricorda la misura del Goldoni della Toti?
Gli ascolti
Rossini
Tancredi
Atto II
Giusto Dio, che umile adoro - Katia Ricciarelli (1982), Lella Cuberli (1983)
Semiramide
Atto I
Bel raggio lusinghier...Dolce pensiero - Katia Ricciarelli (1981), June Anderson (1982)
Verdi
Traviata
Atto I
E' strano...Ah, fors'è lui...Follie! follie!...Sempre libera - Maria Chiara (1977), Katia Ricciarelli (1979)
Don Carlo
Atto V
Tu che le vanità - Katia Ricciarelli (1973), Margaret Price (1978)
Poi la Katia nazionale divenne soprano pucciniano, donizettiano e rossiniano: cantava tutto, non emergeva in nulla, occupava posizioni che altri e più meritevoli soprani si guadagnavano con il lavoro sulle tavole del palcoscenico.
E nell'essere sempre di parere contrario, nell'avere sempre altri e differenti modelli rispetto a quelli celebrati dagli organi ufficiali della stampa, nell'avere (Domenico Donzelli e Giulia Grisi) più volte riprovato la signora, soprattutto quando metteva il piede nel campo minatissimo di Rossini, vogliamo rendere il nostro personalissimo omaggio con il metodo del confronto con altre signore. Quelle riguardo la cui capacità o vocale o artistica in altri luoghi si ha il coraggio (per usare un eufemismo) di arricciare il naso.
Non solo, ma vogliamo anche dire che certi spettacoli (bravissimi, però, Ron,Fausto Leali, Massimo Ranieri ed Al Bano, anch'essi in carriera da oltre un quarantennio) rendono la lirica, i cantanti d'opera assolutamente meritevoli dei tagli al FUS, della chiusura dei teatri e di ogni altri misura cautelare e di buon gusto.
Non si educa, non si forma, non si istruisce alcuno presentando certi ribaltoni dove le cantanti d'opera, festeggiata in primis, sono emule della famosa Foster Jenkins. L'"opera trash" in televisione deve cessare, se si ama l'Opera. O si celebrino altre/i e diverse/i professionisti che onorano da pari tempo il mestiere del cantante lirico!
Poi, per onestà, ricordo la Nemesi, che di recente e con riferimento ad altra cantante catalana che ancora calca le tavole di chiese e palcoscenici, un amico ci ha ricordato, e allora siamo quasi costretti a rimpiangere certe serate della Katia nazionale. Ma cara signora, non si ricorda la misura del Goldoni della Toti?
Gli ascolti
Rossini
Tancredi
Atto II
Giusto Dio, che umile adoro - Katia Ricciarelli (1982), Lella Cuberli (1983)
Semiramide
Atto I
Bel raggio lusinghier...Dolce pensiero - Katia Ricciarelli (1981), June Anderson (1982)
Verdi
Traviata
Atto I
E' strano...Ah, fors'è lui...Follie! follie!...Sempre libera - Maria Chiara (1977), Katia Ricciarelli (1979)
Don Carlo
Atto V
Tu che le vanità - Katia Ricciarelli (1973), Margaret Price (1978)
5 commenti:
Donna Giulia, concordo in pieno... ma è anche troppo facile concordare, non crede?
Non so se abbia senso festeggiare i "40 anni di carriera" per una cantante che da almeno un quindicennio, che io sappia, non svolge più un'attività degna di tale nome. Meglio festeggiare i "40 anni dal debutto", non vi pare?
Cantante dalla carriera in realtà brevissima, la mia conterranea Katia: troppi i problemi tecnici mai affrontati seriamente, che già dopo un decennio erano venuti spietatamente al pettine.
Avendola ascoltata diverse volte tra il 1975 e il 1985, ritengo che le ultime plausibili cartucce le abbia sparate in una Maria de Rudenz di Donizetti alla Fenice di Venezia nel tardo 1980, in cui ancora poteva far valere un timbro bellissimo e una notevole presenza scenica. Ma già la salita agli acuti s'era fatta avventurosa, e il fraseggio era assai meno vario di pochi anni prima. Nelle repliche, persino la meteora Floriana Sovilla cantò tutto sommato meglio di lei. Il prosieguo della carriera si è poi svolto più sul crinale del gossip che dell'arte, ma questa è un'altra storia.
Quella di Katia Ricciarelli è stata una parabola artistica molto triste, poiché ha dilapidato una voce baciata dalla natura.
Credo anche che lei ne sia consapevole.
Resta comunque una persona coraggiosa che ha pagato in prima persona i propri errori come artista e come donna .
Quindi non mi sento di di infierire su di lei.
Nessuno qui vuole infierire sulla donna.
Però sulla cantante ci sono cose che vanno dette, e che per molto, troppo tempo fior di sovrintendenti, musicologi, giornalisti (anche non gossippari) e critici si sono rifiutati di dire. Pur pensandole, magari.
Che la Katia sia stata preferita a colleghe di lei più meritevoli, credo sia palese dagli ascolti proposti. Peraltro non esaustivi quanto a colleghe e opere di repertorio interessate.
A volte si confonde il coraggio con la mancanza di senso del limite... limiti che la signora, ahilei e ahinoi, ha spesso superato!
Evidentemente non mi sono spiegata bene.
Parlavo, quanto al "coraggio" limitatamente al lato umano:in questo campo ha superato momenti assai duri ed ha pagato tutti i suoi errori. Ha poi saputo riciclarsi come attrice e piuttosto bene.
Sul piano artistico già il dire io che la Ricciarelli ha dilapidato una voce baciata dalla natura, mi pareva una sorta di epigrafe funeraria più che sufficiente.
Che poi sia stata oggetto di favoritismi per ragioni gossipare è indubbio,ma sarebbe giusto allora chiamare in causa anche la mancanza di coraggio ( o, se non altro, il servilismo dinanzi al "generone" d'ogni tipo, piuttosto che a ragioni strettamente mucicali) da parte di sovrintendenti, direttori di case discografiche e così via.
Quanto alle mende vocali che avete sottolieato sono ben note a chi ama e segue l'opera ad livello appena appena un po' più che dilettantesco. come la sottoscritta.
Chi non ha letto le giuste e particolareggiate stroncature di Celletti o di Giudici, solo per citare i nomi più famosi nel campo della critica musicale che mi vengono d'istinto a mente?
Ripeto che sono certa che la Ricciarelli sia più che consapevole di avere sperperato una voce inizialmente di rara bellezza , affrontando un repertorio dissennato e tralasciando di colmare le sue lacune tecniche .
E credo che dinanzi a questa consapevolezza sia inutile insistere su critiche arcinote.
Sono anche convinta che la "celebrazione " avrebbe dovuto essere anticipata di almeno 20 anni, dato che la voce, già allora cominciava a ballare.
Ma quale cantante sa ritirarsi al momento giusto, prima che il declino sia irreversibile e manifesto urbi et orbi?
Pochissimi a quanto ne so.
Nel campo della danza classica il grandissimo Nureyev continuò a danzare anche quando era l'ombra dell'ombra non dico dei suoi giorni migliori,ma anche di quelli del declino.
Diceva che voleva morire sul palcoscenico.
E la grande Mrgot Fonteyn continuò anche im parti di comprimaria.
Con tutto questo amici come prima.
Piccarda
Posta un commento