Venerdì 4 è andata in scena nella sala del Piermarini l’attesa anteprima o cosiddetta primina della Carmen inaugurale.
Abbiamo presenziato alla recita. Non intendiamo recensirla, perché quella che è andata in scena non è la Carmen che vedremo e sentiremo stasera, ma una Carmen “last minute”. Il protagonista deputato, Jonas Kaufmann, è stato tenuto in panchina per ufficiale indisposizione ed è stato rimpiazzato da Riccardo Massi, allievo dell’Accademia scaligèra, scelto dal teatro quale cover del tenore tedesco.
Il pubblico di giovani e giovanissimi non ha gradito la performance del coetaneo tenore. Dopo la romanza del fiore, parchi applausi. Al termine, prima dell’attacco del duetto, un’efebica voce ha decretato: “E’ il trionfo dell’orchestra”.
A questo giovinetto o giovinetta vorremmo, se possiamo, obiettare quanto segue.
a) Per educazione o come dicevano le nostre nonne, buona creanza, non si contesta il cover che salva la recita, compromessa da un’indisposizione formalizzata all’ultimo minuto.
b) Quando sul palco sale un giovane, al primo impegno in un grande teatro, che da cover si ritrova a cantare una prima (sia pure indirizzata a un indirizzato pubblico), c’è più che mai bisogno di un direttore che non si limiti a dare saltuari attacchi, ma che sorregga e sostenga il giovincello, respirando all’unisono con lui, staccando quei tempi e trovando in orchestra quelle sonorità che siano le più appropriate alla bisogna. Insomma, né più né meno di quello che facevano i Gui, Serafin, Molinari Pradelli e compagnia.
c) Il Maestro Barenboim ha staccato per tutta la serata tempi lenti, dilatatissimi, che forse potrebbero convenire a Kaufmann (dubitiamo, ma sentiremo), palesemente inadatti a un tenore di voce piccola, con problemi nell’esecuzione del passaggio di registro e di conseguenza acuti tirati, d’intonazione incerta e occasionalmente chévrotanti. Non occorre essere un genio della bacchetta per capire che tempi più stringati e un’orchestra meno in primo piano avrebbero aiutato non poco il giovane scolaro.
d) Questo ovviamente presuppone che il direttore sappia calibrare la propria lettura sulla base delle forze di cui dispone in palcoscenico. Un Maestro, anche di lungo corso e prestigioso curriculum, che però non sappia o non voglia fare questo, dimostra scarsa fiducia nel proprio ruolo, prima ancora che scarsa professionalità.
e) Dato che le regole devono essere uguali per tutti, anche nel meraviglioso mondo del teatro d’opera e in quello dello star system, oggi sempre più strettamente collegati, ci auguriamo che, per valutare il navigato Kaufmann, il pubblico scaligero usi lo stesso draconiano metro con cui è stato giudicato l'implume Massi. Altrimenti saremmo costretti a concludere che il pubblico non giudica la prestazione di un artista, ma il suo Nome.
f) Possibile che un teatro come la Scala non disponga, per lo spettacolo inaugurale, di un solido e rodato professionista in qualità di cover?
g) Possibile che dall’Accademia della Scala escano elementi così acerbi e impreparati all’impatto con il pubblico, persino quello di una primina?
Seguirà recensione della première.
Abbiamo presenziato alla recita. Non intendiamo recensirla, perché quella che è andata in scena non è la Carmen che vedremo e sentiremo stasera, ma una Carmen “last minute”. Il protagonista deputato, Jonas Kaufmann, è stato tenuto in panchina per ufficiale indisposizione ed è stato rimpiazzato da Riccardo Massi, allievo dell’Accademia scaligèra, scelto dal teatro quale cover del tenore tedesco.
Il pubblico di giovani e giovanissimi non ha gradito la performance del coetaneo tenore. Dopo la romanza del fiore, parchi applausi. Al termine, prima dell’attacco del duetto, un’efebica voce ha decretato: “E’ il trionfo dell’orchestra”.
A questo giovinetto o giovinetta vorremmo, se possiamo, obiettare quanto segue.
a) Per educazione o come dicevano le nostre nonne, buona creanza, non si contesta il cover che salva la recita, compromessa da un’indisposizione formalizzata all’ultimo minuto.
b) Quando sul palco sale un giovane, al primo impegno in un grande teatro, che da cover si ritrova a cantare una prima (sia pure indirizzata a un indirizzato pubblico), c’è più che mai bisogno di un direttore che non si limiti a dare saltuari attacchi, ma che sorregga e sostenga il giovincello, respirando all’unisono con lui, staccando quei tempi e trovando in orchestra quelle sonorità che siano le più appropriate alla bisogna. Insomma, né più né meno di quello che facevano i Gui, Serafin, Molinari Pradelli e compagnia.
c) Il Maestro Barenboim ha staccato per tutta la serata tempi lenti, dilatatissimi, che forse potrebbero convenire a Kaufmann (dubitiamo, ma sentiremo), palesemente inadatti a un tenore di voce piccola, con problemi nell’esecuzione del passaggio di registro e di conseguenza acuti tirati, d’intonazione incerta e occasionalmente chévrotanti. Non occorre essere un genio della bacchetta per capire che tempi più stringati e un’orchestra meno in primo piano avrebbero aiutato non poco il giovane scolaro.
d) Questo ovviamente presuppone che il direttore sappia calibrare la propria lettura sulla base delle forze di cui dispone in palcoscenico. Un Maestro, anche di lungo corso e prestigioso curriculum, che però non sappia o non voglia fare questo, dimostra scarsa fiducia nel proprio ruolo, prima ancora che scarsa professionalità.
e) Dato che le regole devono essere uguali per tutti, anche nel meraviglioso mondo del teatro d’opera e in quello dello star system, oggi sempre più strettamente collegati, ci auguriamo che, per valutare il navigato Kaufmann, il pubblico scaligero usi lo stesso draconiano metro con cui è stato giudicato l'implume Massi. Altrimenti saremmo costretti a concludere che il pubblico non giudica la prestazione di un artista, ma il suo Nome.
f) Possibile che un teatro come la Scala non disponga, per lo spettacolo inaugurale, di un solido e rodato professionista in qualità di cover?
g) Possibile che dall’Accademia della Scala escano elementi così acerbi e impreparati all’impatto con il pubblico, persino quello di una primina?
Seguirà recensione della première.
3 commenti:
Concordo su tutta la linea, salvo che sul punto e).
Troverei logico pensare che il pubblico del 4 sia più "di bocca buona" di quello dal 10 in poi (il 7 non è un pubblico serio, sappiamo). Quindi se i ragazzi hanno dispprovato Massi, il tenorino deve proprio aver fatto come di peggio non si può, complice il Kapellmeister (anche ciò è scontato).
E perchè non pensare allora che la disapprovazione fosse proprio per chi ce l'ha messo lì, quel poveraccio, e venisse da parte di qualcuno che si è sentito preso in giro?
Al solito "disgustosa" l'abbondante melassa di retorica che la stampa nazionale si è sentita in dovere di spalmare sul preteso "evento"... Al pari "disgustosi" certi commenti di critici che vorrebbero essere considerati professionali e che, invece, sono solo professionisti del nulla nazional-popolare: attività particolarmente redditizia e priva di rischi, che oltretutto ha l'indubbio vantaggio di rilasciare una patente per poter dire qualsiasi idiozia senza reprimenda alcuna. Inspiegabile altrimenti l'accenno al "Barenboim rockstar" rimbalzata tra le penne più quotate della acritica e criticabilissima "critica" italiana.
daland: perché allora la disapprovazione non ha colpito anche e soprattutto il responsabile musicale dello spettacolo, ma solo l'elemento più vulnerabile?
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