giovedì 19 novembre 2009

Requiem di Verdi alla Scala di Milano

Nuova esecuzione del Requiem verdiano alla Scala di Milano, dopo la performance parigina di domenica alla Salle Pleyel.
Serata connotata da una certa attesa per i 4 nomi del cast e per la nuova prova verdiana della bacchetta principale ospite dopo il flop dell’Aida prima dell’estate.
Bel successo ma senza trionfalismi, opinioni discordanti tra il pubblico circa la direzione d’orchestra di Barenboim.

La direzione del maestro si è svolta su due binari, quello del fortissimo contrapposto a momenti in pianissimo, esasperati e lentissimi. Non mi impressionano i volumi orchestrali, i forti roboanti, soprattutto se plateali. Certo, ci sono anche quelli nel Requiem, nel Dies Irae in particolare, ma l’emozione arriva di solito da altro. Dalla cavata dell’orchestra, per esempio, che iersera non c’era. Da quel colore brunito ed intenso delle arcate dei violoncelli, che qui poco o nulla abbiamo sentito. Dal gioco dinamico di coro-orchestra e voci, che qui è stato quantomeno prevedibile e... poco nostro. Barenboim macina numero dopo numero con ritrovata sicurezza, ma il tutto ha un che di disorganico, quasi che manchi una visione generale dell’opera cui dare corpo. Si, certo, c’era il Requiem, le note, gli strumenti. Ma non il clima, non c’era tensione emotiva di fondo, mancava unitarietà di visione (mistica, laica, terribile, ottocentesca, operistica... qualunque avesse deciso di percorrere). Ogni tanto è accaduto qualcosa, e sono stati momenti estatici per lo più, ma tutto ha marciato a scatti, senza continuità e fluidità esecutiva, perché all’orchestra mancavano legato e pienezza di cavata. Il tutto mi è parso piuttosto impersonale, talora anche gratuitamente rumoroso e greve, privo di eleganza, lirismo e di senso tragico. Insomma, Verdi è evidentemente estraneo alla personalità ed alla cultura del maestro.
La bacchetta travolgente del Tristan è un’altra, nel “repertorio” il genio è svanito di nuovo, il carisma,la capacità di emozionare e di commuovere alla Karajan, alla Solti, alla Abbado, alla Muti, tanto per citarne alcuni assai diversi tra loro, non c’è.

Altra questione, strettamente connessa a queste, è il rapporto con il canto di scuola italiana, che implica il saper chiedere alle voci quello che possono dare nella realtà dei fatti, e commisurare ad essa le proprie scelte direttoriali.
E’assolutamente inutile chiedere ad un tenore che ha nel canto sul passaggio e nei piani il suo punto debole di prodursi un Ingemisco o un Hostias di esasperata lentezza, con pianissimi continui (completamente sfuocati), perché l’effetto è solo quello della fatica, del gemito, del falsetto. Laddove non canti di forza, sfogando del tutto la voce, Kaufmann si barcamena come può, emettendo suoni indietro, opachi, sgradevolissimi, che i più hanno nettamente percepito ieri sera. La mistica del canto a fior di labbra dell'Ingemisco piuttosto che del "Quid sum miser" parevano invenzioni della nostra fantasia di melomani.Era la voce giusta per il Requiem?
Idem dicasi per il signor Pape, che per natura non è un basso vero né possiede un mezzo vocale rimarchevole per timbro, costretto a pianissimi continui, regolarmente falsettati e arrabattati, poi in deficit di suono nei momenti di canto a piena voce, perché carente in ampiezza, oltre che in solennità. Non ci sono solennità e composto spavento nel suo "Mors stupebit", ad esempio, ma suoni cavernosi. Insomma, gli uomini hanno cantato anche loro su due binari, voce piena e falsetti, ma senza una vera dinamica, un fraseggio che sapesse di Verdi.
Quanto alle voci femminili, la situazione non è stata affatto migliore, sebbene abbiano cantato con un gusto più italiano degli uomini.
La signora Frittoli possiede, ora come ora, un mezzo di peso idoneo ai ruoli di Gilda, Violetta e Nannetta più che al Requiem. Per giunta molto dissestato, dato che la voce oscilla vistosamente in centro come in acuto, dove talora suona fissa ed in un paio di occasioni stonacchiata, mentre nei gravi resta impalpabile. Ha subito ora certi volumi dell’orchestra, ora certe lentezze che l’hanno messa in difficoltà nei fiati, ma comunque era inadatta in partenza alla parte e scolastica nell’esecuzione.Nel "Libera me Domine" pareva una fogliolina nella tempesta; nel canto aereo necessario in numeosi momenti, coe ad esempio nel " Quid sum miser" o nell'"Agnus Dei", il canto è arrivato insicuro e tremolante.
Quanto alla signora Ganassi, devo dire che le è mancato del tutto il mezzo, anche quello sottodimensionato con cui ha affrontato il Don Carlo negli ultimi anni. Ha cantato quasi tutto di petto nella zona grave, e con grande fatica a legare in zona centro alta, e nonostante gli sforzi evidenti, ad inizio di serata soprattutto, non è riuscita a produrre un volume di suono non dico idoneo a quanto cantava, ma che le consentisse di farsi sentire bene in loggione. Passi come il "Liber scriptus" non consentono di simulare in alcun modo, una lieve enfasi è necessaria per dar senso al parole, ma se il suono non c'è....non se ne esce. Ha cercato di dare, ma la voce cadeva al parapetto invece di volare nella sala. Va detto, però, che dei quattro solisti è stata l’unica ad esibire una linea di canto degna di questo nome e delle vere intenzioni musicali. Diciamo che era la sola a sapere cosa si sarebbe dovuto fare, ma non c’era proprio modo. Avrei dato volentieri a lei la bacchetta.
Con un cast vocale inadeguato ed acciaccato, l’esecuzione ne ha sofferto. Ripetutamente i difetti delle voci hanno infastidito il pubblico, cigolii, brutti suoni, gemiti... un mix al di sotto del livello di guardia. E su questo le opinioni di amici e conoscenti mi sono parse unanimi. Ma il canto italiano, il "far cantare" le voci tipico della grande tradizione direttoriale italiana dei Toscanini ed ancor più dei De Sabata, è parsa cosa sconosciuta e lontanissima nella direzione udita ieri sera.

Ultima nota in chiusa, gli abiti. Solo la Ganassi, ancora, pare ricordarsi come ci si vesta in una esibizione concertistica di musica sacra, questa ancora Missa defunctorum, fino a prova del contrario. Ci stanno poco gli abiti a grandi bande bianche e nere, ma davvero deprecabili le camicie fuori dai pantaloni o le giacchette da discoteca indossate dai signor uomini.


Gli ascolti

Verdi - Requiem


Dies irae - Victor de Sabata (1951)

Ingemisco - Giacinto Prandelli (1951)

Confutatis maledictis- Tancredi Pasero (1940)

20 commenti:

LucaR ha detto...

Ciao a tutti,

ho assistito anch'io a questo mediocrissimo (per usare un eufemismo) requiem.
Concordo con tutto quello che avete scritto. Voci assolutamente insufficienti e la direzione non ha tenuto conto per nulla di questo fattore. Ma, Signora Grisi, è sicura che la Frittoli potrebbe essere adatta, attualmente, a Violetta? Io credo, piuttosto che dovrebbe ripensarsi completamente perchè vocalmente è ormai un disastro. Le pare?

Giulia Grisi ha detto...

ora non è adatta a nulla, non volevo dirlo.
alludevo alla sua vera natura vocale in senso generale, sin dall'inizio.

LucaR ha detto...

Ok, capito. Certo che sentendo ieri sera il tenore mi viene naturale chiedermi come farà a cantare Carmen. Ieri sera, con orchestra alle spalle sembrava cantasse dietro le quinte. Siamo male in arnese...

Unknown ha detto...

Concordo pienamente con la sua recensione, sono felicissimo che qualcuno abbia sentito le stesse cose delle mie orecchie... fra gente che gridava al miracolo e a un esecuzione strepitosa pensavo di essermi "rincoglionito".

Domenico Donzelli ha detto...

credo che siano stati in molti a sentire quello che Tu, noi ed altri hanno sentito ieri sera.
credo anche che simili prestazioni, il cui arrangiamento, raffazzonamento ed improvvisazione sono evidenti offendano il pubblico che DEVE sentire una realizzazione soddisfacente in sè e per sè e non bella e soddisfacente per gli incensi della critica e dei soliti..... manutengoli.
saluti dd

LucaR ha detto...

Considerando oltretutto che un biglietto di seconda galleria, per fare un esempio, in terza fila costa caro. Già solo per questo il pubblico che paga meriterebbe qualcosa di meglio. In ogni caso, ieri sera ho sentito parecchie persone (di "estrazione varia") lamentarsi dell'esecuzione del Requiem.

Antonio Tamburini ha detto...

la terza rete della televisione nazionale ha parlato del requiem scaligero nell'edizione di mezzodì del tg: trionfo, grande esecuzione, teatro tutto esaurito e 15 minuti di applausi.
a chi crederemo, a mamma Rai o alla Grisi? :-)

(certei "servizi" andrebbero fatti con un poco di grazia e buon senso in più, trovo)

Domenico Donzelli ha detto...

quanto all'esaurito bastava andare sul sito della scala per verificare che erano ancora disponibili 200 biglietti e per chi volesse verificare allo stato quanti sono ancora disponibile per domani sera
ciaodd

justsmile ha detto...

Ho iniziato queste parole prima ma poi sono stato scollegato e non sono più riuscito trovare traccia delle mie scritte. Uffà! Ci riprovo.
A me , personalmente, non mi ha mai entusiasmato il Requiem direzione Muti. Sembrava, sempre secondo me, un susseguirsi di singulti e posizionamenti vari per guardare lui e i suoi capelli svolazzanti.
Abbado invece ha avuto più fortuna ed è riuscito approffittare degli ultimi sprazzi di una scuola di canto già in fase di declino ma ancora qualche volta accettabile.
Il problema è che, più di tante altre composizioni, il Requiem pur essendo teatrale e operistico quanto volete, è sempre un grande lavoro di "musica d'insieme". Non si può dimenticare o ignorare mancanze da una parte ascoltando il risultao parziale di una o due parti. Se non funziona tutto e insieme, non funziona e basta!
E' da un pò di tempo da queste parti che noto il totale cambiamento sia del coro e dell'orchestra del teatro. I cari "vecchi" se ne sono andati in pensione e sono arrivati i nuovi. E come le scuole di canto sono andate in declino per i solisti ovvio che la stessa storia vale per gli artisti del coro.
Il M.o Casoni certo fa miracoli. Il grande suono scavato e michelangelesco di questo coro ormai fanno parte del grande passato scaligero come tante altre cose. Il suono rotondo delle donne e i suoni bronzei degli uomini (che faceva tremare Domingo al suo arrivo sulla scena) sono stati scambiati con voci di tutt'altra misura piene di suoni aperti, strillati e cigolanti. I piani sono diventati suoni sospirati in brillantezza e non più girati a dovere cercando il colore del suono. I giovani sembrano gridare di musicalità accentuando per far sentire che loro sanno il solfeggio mentre i vecchi erano poveri "non" musicisti.
Tutto questo il M.o Casoni mette insieme con arte e riesce tirare fuori qualcosa di ancora appetibile per il palato anche più "passatista" dei vari siti. O forse dovrei essere più preciso nel nominare IL sito più colpevole di questo immenso peccato!
L'orchestra, ahiloro, non capirebbe il senso di un maestro che potrebbe richiedere un suono appoggiato nel chiaro o nello scuro. C'è solo un colore. Con quello ci si gioca dal piano al forte mentre la gamma di colori vari devono essere capaci di produrre piani e forti di questa o di quella intensità con colori chiari e scuri. Oggi vige il "questa o quella per me pari sono" per tutti.
Ringrazio per la lezioncina di canto del caro Giacinto Prandelli. Musicalità, respirazione, testo... voce! Ma siamo sicuri che si tratta dei famigerati anni '50? Nooooo! Nessuno sapeva fare niente di tutto ciò all'epoca.
E il basso Pasero? Anni '40??? Ma stiamo scherzando? Avete preso una registrazione moderna e con la tecnica oggi permessa dai computer avete aggiunto rumori di "invecchiamento" per far credere che nell'epoca esistevano voci con colore profondo e risonante che riuscivano dare un'ottima interpretazione del testo insieme alla musica nobile verdiana. Buffoni! Non mi potete prendere in giro così!
Ora aspetto che mi direte che la Tebaldi cantava il Requiem o lo Stabat di Rossini. Sapete che non sono uno stupido!!! Non potete ingannarmi così facilmente!
In chiusura parlate degli abiti. Come vi permettete?
Intanto non avete notato che una buona aprte dei costumi di scena delle opere sono diventati tutti blu jeans e stracci? Allora anche i concerti si adeguono. Anche voi si adeguano!! Come siete "old fashioned"!
Però mi dicono che Lissner ha stabilito criteri per chi entra in teatro per assistere allo spettacolo. Che si dia un'occhiata in giro dietro al sipario antifuoco prima di criticare il pubblico. W La Scalà!

pasquale ha detto...

justimile..uno stralcio del tuo commento--Avete preso una registrazione moderna e con la tecnica oggi permessa dai computer avete aggiunto rumori di "invecchiamento" per far credere che nell'epoca esistevano voci con colore profondo e risonante che riuscivano dare un'ottima interpretazione del testo insieme alla musica nobile verdiana--- Mi sembri che vai giù duro,io penso che gli autori di questo blog siano persone serie,sei tu che ti lasci sopraffare da ragionamenti senza logica

Antonio Tamburini ha detto...

pasquale: prova a rileggere.... ;)

scattare ha detto...

@pasquale: Ma hai un senso dell'humor? Che justsmile ogni tanto si lascia sopraffare da ragionamenti senza logica potrebbe anche essere, ma non credo che questo sia uno di quei momenti... Pensa più ad una specia di "satyricon" e ti metterai a sorridere nel leggere le sue parole.

pasquale ha detto...

ho riletto il commento di justsmile,e ne ho colto lo "spirito",e gli chiedo scusa.

siegfried ha detto...

Come sempre mi pare di aver assistito a una recita diversa. Chiamare falsetti quelli di Kaufmann e Pape vuol dire non conoscere neppure la basi di quel canto che si vorrebbe difendere!

LucaR ha detto...

Oppure tu, caro Siegfried, hai l'orecchio bionico.
Il mio modestissimo e umano orecchio (e non solo il mio) invece ha percepito solo suoni opachi e mezze voci false.
Dire che Kaufmann e Pape siano la "base del canto" è veramente un po' troppo.

Domenico Donzelli ha detto...

caro siegfried
allora chiamiamo mezze voci e pianissimi i rochi e parlati suoni dei tuoi idoli; falsetti quelli di ramey, pasero, plancon, gigli e pertile.E siamo tutti contenti.
Tanto i primi rimangono sempre niente e nulla, i secondi cantanti grandi, grandissimi, magari di levatura storica.
Per i primi varrebbe sempre, se non avessero alle spalle agenzie, pr case discografiche la domanda della sutherland. " nella vita ti interessa altro ltre il canto?" per i secondi le montagne di ristampe che ancor oggi vendono come new productions.

Per parte mia vado a sentirmi checco marconi, interprete dell'ingemisco.
Tu, penso, sei convinto che marconi sia parente di quel satana di guglielmo , che avendo inventato la radio dimosta la grandezza di un gigli, ad esempio, il nulla di un kaufmann.

ciao dd

Tripsinogeno ha detto...

Caro sigfried, riuscire a difendere il canto di Kaufmann è impresa ardua, da veri intenditori...

Gilbert-Louis Duprez ha detto...

Un Requiem sotto tono direi, svogliato, poco convinto (condivido la definizione di Donzelli al termine dell'esecuzione "un funerale di terza classe"). E più che nel cast vocale (certo non ideale e con diversi e oggettivi problemi) attribuisco l'esito alla bacchetta: è evidente il disagio di Barenboim in un repertorio diverso dal solito che pratica, ossia il sinfonismo austro-tedesco e Wagner. Già incise un brutto requiem verdiano diversi anni or sono (ma con un'orchestra forse più avvezza alla musica sinfonica rispetto a quella scaligera), qui notevolmente peggiora: la cosa più evidente è stata la mancanza di colori, la mancanza di sontuosità, di chiaroscuri, di sfumature...oltre al disinteresse per le effettive capacità dei suoi cantanti. Il direttore che tanto avevo ammirato nel Tristan pare un altro... E questo lo dico senza polemiche.

Ps: resta sempre un mistero qualsiasi "cronaca del trionfo" immancabile per tutti o quasi i media nazionali: paiono tutte scritte prima e senza che il recensore, poi, si prenda la briga, non dico di andare a teatro (giammai) ma almeno di telefonare a qualche amico o conoscente che confermi o meno quello che la propria immaginazione (o il proprio contratto) gli hanno suggerito. Nella fattispecie: i posti vuoti erano visibili, e i 15 minuti d'applauso ci sono stati solo a patto di cambiare l'unità di misura del tempo...

justsmile ha detto...

No problem, pasquale, e pensa, hai anche ragione! Qualche volta vado giù duro e qualche volta mi lascio sopraffare da ragionanmenti senza logica. Ma consoci per caso mia mamma o hai parlato di recente con la mia famiglia o miei amici? ;-)
Anch'io penso che gli autori di questo blog siano persone serie ed è per questo che è l'unico blog dove mi permetto di "parlare".
W Il Corriere della Grisi!

Giulia Grisi ha detto...

beh...grazie.
g