Nella battaglia Roma-Milano per l’opera, che, a distanza di sessant’anni, ricorda quella combattuta fra la Scala toscaniniana e l’allora Reale dell’Opera, che doveva essere il primo teatro d’Italia, perché teatro della capitale, in un momento in cui le bacchette, chiamate anche nei più grandi teatri italiani, stentano a tenere le orchestre e collegare buca e palcoscenico e regalano coloriti orchestrali prossimi alla banda, non possiamo non essere contenti per l’incarico conferito al Maestro Muti al Teatro dell’Opera di Roma.
Quanto al pubblico romano, però, dobbiamo noi milanesi preavvertirlo che presto sarà un tripudio ed un profluvio di tardo settecento napoletano (eseguito con rigore bachiano), di Cherubini (magari il Maestro potrà finalmente proporre Medée o la Faniska della cui mancata rappresentazione i più fanatici si dolevano dopo la splendida Lodoiska), Spontini, di un primo Verdi, in eccesso di quarantottismo, un toto cast sino a mezz’ora prima dello spettacolo, un nascere e un sorgere di fan club alimentati dal Verbo del Maestro ed assolutamente impermeabile a qualsivoglia altra bacchetta.
E nulla diciamo circa la scelta dei cast; in anticipata riparazione offriamo con Mattia Battistini, Giacomo Lauri-Volpi, Gabriella Gatti e Gabriella Tucci un saggio della grande scuola di canto romana.
Quando il Maestro passerà alla Sistina vi proporremo Alessandro Moreschi.
Gli ascolti
Verdi - Il Trovatore
Atto III
Ah sì, ben mio - Giacomo Lauri-Volpi (1925)
Verdi - Un ballo in maschera
Atto III
Eri tu che macchiavi quell'anima - Mattia Battistini (1906)
Verdi - La forza del destino
Atto IV
Pace, pace, mio Dio! - Gabriella Tucci (1965)
Wagner - Tannhäuser
Atto II
Dich, teure Halle - Gabriella Gatti (1941)
Quanto al pubblico romano, però, dobbiamo noi milanesi preavvertirlo che presto sarà un tripudio ed un profluvio di tardo settecento napoletano (eseguito con rigore bachiano), di Cherubini (magari il Maestro potrà finalmente proporre Medée o la Faniska della cui mancata rappresentazione i più fanatici si dolevano dopo la splendida Lodoiska), Spontini, di un primo Verdi, in eccesso di quarantottismo, un toto cast sino a mezz’ora prima dello spettacolo, un nascere e un sorgere di fan club alimentati dal Verbo del Maestro ed assolutamente impermeabile a qualsivoglia altra bacchetta.
E nulla diciamo circa la scelta dei cast; in anticipata riparazione offriamo con Mattia Battistini, Giacomo Lauri-Volpi, Gabriella Gatti e Gabriella Tucci un saggio della grande scuola di canto romana.
Quando il Maestro passerà alla Sistina vi proporremo Alessandro Moreschi.
Gli ascolti
Verdi - Il Trovatore
Atto III
Ah sì, ben mio - Giacomo Lauri-Volpi (1925)
Verdi - Un ballo in maschera
Atto III
Eri tu che macchiavi quell'anima - Mattia Battistini (1906)
Verdi - La forza del destino
Atto IV
Pace, pace, mio Dio! - Gabriella Tucci (1965)
Wagner - Tannhäuser
Atto II
Dich, teure Halle - Gabriella Gatti (1941)
16 commenti:
Mi sembra un pò ironico il tono dell'articolo.
Non vedo l'ironia.
Ma si dai, noi tutti sappiamo bene i danni che il maestro Muti ha fatto alla Scala, ora non oso pensare cosa potrà fare all'opera di Roma. Poveri romani.
peggio di come stavano è umanamente difficile...
in realtà, questa decisione di muti ha tanto il sapore di una rivincita che vuole prendersi per essere stato defenestrato dalla scala. cosa che il suo ego non ha tollerato.
avviare una rivalità Milano / Roma su basi siffatte è assai squallido.
emanuele
Rivincita ben magra per il Divin Maestro. Assumere la direzione di un teatro di quarta categoria a livello internazionale (carrozzone sgangherato e ingovernabile), per Muti deve essere un ripiego non da poco: lui che, dopo la crisi con la Scala, immaginava si spalancassero le porte delle più prestigiose istituzioni musicali del mondo al solo schioccar di dita. A meno che questa scomoda pantofola romana non sia da vedere in prospettiva di un avvicinamento diplomatico alla molto più appetibile Accademia di S. Cecilia...
In ogni caso, vi ricordo che l'impegno di Muti con Roma prevede solo due opere all'anno: davvero troppo poco tanto per imprimere un segno personale alla vita culturale romana quanto per raddrizzare le debosciate membra del teatro capitolino.
il barone
Caro Barone,
"quanto fuoco!".
Abbiamo solo dato la notizia come tutti i giornali del mondo.
Crede che noi dell'argomento "Maestro" non ce ne intendiamo dopo circa 20 anni di Scala???????
a presto
g
Giulia divina
mi dispiace se il mio tono sia stato preso per polemico o ironico: non voleva esserlo affatto...anzi... eventualmente solo avallare con qualche considerazione ulteriore il vostro articolo ...
e semmai insistere su quanto sia poco prestigioso l'incarico assunto...
mi scuso se sono stato frainteso
il barone
Prestigioso, non prestigioso, le intenzioni nascoste, la rivincita, lo squallore, il teatro di quart'ordine...Francamente tutte queste annotazioni mi sembrano originate da un gran livore. Come sempre, chi parla così parla ben poco dell'oggetto del suo discorso e parla invece sostanzialmente solo di sé.Il livore della supposta rivincita di Muti sembra soltanto la trasposizione della frustrazione di colui che parla. Il fatto è soltanto che Muti ha diretto a Roma due cose splendide, Otello e Ifigenia in Aulide, a un livello che a Roma era assente da tantissimi anni. Poi La Scala farà la sua strada e il Maestro Muti anche. Al di là di questo ogni notazione sul prestigio o lo squallore non arriva neppure ad essere sbagliata; è semplicemente priva di senso.
Marco Ninci
Aggiungo per il Barone Scarpia che io non so se Muti si immaginasse che tutte le istituzioni musicali lo accogliessero a braccia aperte. Certo, prima della scelta di Welser Moest gli è stata offerta l'Opera di Vienna, poi la New York Philharmonic, poi l'Orchestra della Radio Bavarese, infine la Chicago Symphony, che non è proprio un'orchestrina di provincia, per non parlare del Festival di Salisburgo, dove Muti a torto o a ragione è una presenza molto importante. Trovo molto divertente vedere come il senso della realtà si cancelli davanti ad occhi che hanno deciso di essere ciechi.
Marco Ninci
Caro Scarpia,
il nostro pensiero, qualora non si fosse capito, non è unilaterale, o pro o contro.
Del direttore vediamo i pregi e i difetti. Come dell'uomo ( perchè questo pare un caso in cui l'uomo spesso è in primo piano ).
Credo che che la sua andata a Roma porterà buone cose per quel teatro, non solo gli sfracelli annunciati o temuti....
Per parte nostra osserviamo che quando il maestro era in auge, lo si diceva perfetto anche quando non lo era. Tutto ciò che faceva era assoluto, supremo, unico nella storia...... Erano eccessi.
Oggi è in declino e non gli si riconosce nulla, nemmeno quello che sa fare bene. Ed anche questo è un eccesso, figlio dei precedenti.
Per parte mia, non vedo perchè una tale bacchetta non possa avere ancora un teatro suo, tra l'altro per poche produzioni.
Lei vede in giro tanti direttori capaci da lasciare Muti senza un teatro? io no.......basta sentire il declino di una orchestra, un tempo eccellente, come quella del Comunale di Bologna, che fatica a suonare Rossini ( audio radio dell'ultimo ROF ..)mentre un tempo si diceva fosse la migliore per Wagner in Italia.......
Chissà, se quando era a Milano ci fossero stati meno acritici adulatori, ma recensori obbiettivi che oltre ai lati positivi avessero sottolineato anche quelli negativi ( gli errori di cast...), megari le cose non sarebbero andate a finite come sono andate e finire.........
a presto
g
Ringrazio Giulia Grisi per il suo ultimo commento, che trovo equilibrato e condivisibile. Oltretutto, trovo umanamente miserevole e culturalmente meschino voler trovare sempre motivazioni squallide in tutto ciò che Muti fa. E' vero, ha dovuto dimmettersi dalla Scala; c'era stato troppo e troppo folta era la schiera dei laudatores. Ma perché non mettere nel conto il suo autentico dolore nel dover andarsene da un teatro italiano, lui che all'italia tanto teneva e tiene? Perché non considerare questo che per me è un autentico segno di nobiltà e vedere nell'occasione soltanto l'egocentrismo di un io ferito? E perché non cercare, almeno cercare, di vedere nella sua andata a Roma (e a Napoli) la necessità di fare qualcosa per una parte d'Italia a lungo trascurata? Perché vedervi solo il tentativo di ridimensionare La Scala? Non c'è niente da fare. Questo voler scovare a tutti i costi la miseria negli altri il più delle volte è veramente triste, deprimente.
Marco Ninci
Quanto spazio che si dà al Maestro Muti. Bravo, non bravo, egocentrico, offeso, errori, pregi. E Basta, pensiamo alla musica, non c'è solo Muti. Comunque ora stiamo a vedere cosa succede.
Caro Sig. Denis, che nel mondo della musica non ci sia solo Muti è sicuro. Come è sicuro che è difficile immaginare qualcuno il quale pensi che nel mondo della musica ci sia solo Muti. La Sua esortazione quindi, mi perdoni, non ha molto senso. E' un modo non troppo elegante (dote, l'eleganza, non molto diffusa nei pubblici dei teatri d'opera)di fare spallucce. Contento Lei, contenti tutti. Del resto mi riesce abbastanza difficile pensare che si parli troppo del maestro Muti in un post che al Maestro Muti è dedicato. CapirLa è molto difficile sul piano della razionalità, anche se lo è fin troppo facile sul piano del fastidio personale.
Saluti dal Suo Marco Ninci
Caro Marco,
è vero il mio commento su Muti metteva in risalto solo un aspetto della sua arte e del suo carattere. perché, Marco, hai ben ragione quando sottolinei i pregi del direttore. e non stento a credere che quanto dato a roma finora sia stato di ottime livello. per quanto attiene l'orchestra. giacché su un punto Muti è inattaccabile: la sua capacità direttoriale riportata all'orchestra. personalmente trovo il suo stile molto freddo e poco adatto al repertorio romantico tedesco per esempio.
Ma, sotto la sua bacchetta, Gluck, Cherubini, risplendono come mai in passato. In generale le sue orchestre sono degli autentici gioielli, anche se troppo teca di cristallo priva di contenuto. Ciò che però non va in Muti - all'origine del mio commento - è il suo rifiuto di concepire l'opera come una forma d'arte necessitante di cantanti. che, per lui, devono solo essere strumenti vocali privi di personalità. è un tema vecchio e fin troppo trattato. ma ti assicuro che per tutti coloro che hanno vent'anni di scala alle spalle - come la grisi e chi scrive per esempio - questa impostazione ha fatto si di mettere in secondo piano qualsiasi suo merito. sbagliando sicuramente, questo è quantum.
saluti a tutti
emanuele
Caro Marco,
confesso che al contrario di te capirti mi è non solo facile ma anche molto piacevole e divertente.
Bè vedo che il Maestro ha colpito nel tuo cuore e mi fa piacere che tu sia un suo sostenitore.
Denis Sansoè
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