La Scala ha intensamente applaudito il concerto tenuto ieri da Olga Borodina.
Con un programma liederistico di musica russa, Tchaikovsky e Rachmaninov, magnificamente accompagnato dal piano di Dmitri Yefimov, il grande mezzo di San Pietroburgo ha saputo convincere il pubblico milanese per l’eccellente qualità del suo mezzo vocale e per la prestazione musicale.
Dopo quasi vent’anni di grandissima carriera nei più grandi teatri del mondo, la voce della Borodina possiede ancora, senza alcun dubbio, un grande fascino timbrico ed una notevole ampiezza. Voce da vero mezzosoprano, assoluta rarità oggi per una corda occupata o da soprani non sfogati o da voci anfotere, esibisce una pienezza di suono ed un fascino timbrico nel registro centrale ed in quello grave che sanno ancora soggiogare non appena la cantante apre la bocca.
La scrittura centrale dei brani di Tchaikovsky le ha dato l’opportunità di dispiegare un canto lirico, ricco di sfumature ( magari non tutti sicurissimi i piani ) e colori, che ha fatto volar via i pezzi uno dopo l’altro senza un solo istante di noia, tanto grande è stato il piacere per le orecchie di ascoltatori condannati a voci brade o asfittiche o senza timbro. Non ci sono per nulla sfuggite le difficoltà in acuto nell’esecuzione di alcuni brani di Rachmaninov o nel sol del “Voce di donna” di Gioconda o una certa difficoltà a legare il sensuale canto della scena della seduzione di Dalila. L’usura del registro alto si può dimenticare di fronte all’opulenza del resto della voce, alla facilità che ancora mostra a darle volume, alla compostezza del registro grave, quasi un dono speciale che la signora Borodina ha riservato all’esigente pubblico milanese ( ricordo una principessa di Bouillon assai poco principesca alla radio, dal Met, l’inverno scorso.. …)
Bellissima e monumentale, la signora Borodina è stata applaudita praticamente ad ogni pezzo e non alla fine delle serie di brani. Chissà, forse ancora traumatizzati dall’impatto con la recente Amneris delle nuove generazioni russe ( ! ), non abbiamo potuto fare a meno di affidarci al caldo suond della sua voce, rassicurati dal suo incedere imperiale e dalla sua bellezza, immobile come un’icona. Qualunque cosa cantasse, eventualmente imperfetta per il danno dell’usura, ci è parsa ristoratrice delle nostre orecchie, perché finalmente ci sentivamo di fronte ad una vera voce.
Già, proprio voci monumentali quelle dei mezzosoprani spinti di casa al Metropolitan! Quest’anno abbiamo iniziato con il fenomeno Zajick e chiudiamo con Olga Borodina, domandandoci come faranno a trovarne le degne sostitute, che non si vede proprio dove possano essere….. un teatro profondamente legato al repertorio tradizionale e chiuso all’ondata baroccara….
Ultima chiosa ad onor di cronaca, un teatro pieno per poco più della metà, un po’ meno rispetto al concerto della Damrau: alto prezzo dei biglietti? disinteresse per i programmi cameristici? disinteresse per il canto? Alla dirigenza del teatro l’ardua risposta.
Gli ascolti
Tchaikovsky
Net, tol’ko tot, kto znal (Solo chi conosce la nostalgia), op. 6 n. 6 - Helen Traubel (1946)
To bylo ranneju vesnoj (Accadde all’inizio della primavera), op. 38 n. 2 - Irina Arkhipova (1975)
Serenada (Serenata), op. 65 n. 3 - Zara Dolukhanova (1954), Irina Arkhipova (1975)
Snova, kak prezde, odin (Solo, come una volta), op. 73 n. 6 - Shirley Verrett (1965)
Rachmaninov
Ditja! Kak cvetok ty prekrasna (Tu sei come un fiore), op. 8 n. 2 - Irina Arkhipova (1975)
Son (Sogno), op. 8 n. 5 - Irina Arkhipova (1975)
V molcan’i noci tajnoj (Nel silenzio della notte misteriosa), op. 4 n. 3 - Irina Arkhipova (1975)
Siren’ (Gigli), op. 21 n. 5 - Irina Arkhipova (1975)
Ja zdu tebja (Ti attendo), op. 14 n. 1 - Irina Arkhipova (1975)
Bis
Ponchielli - La Gioconda
Atto I - Voce di donna - Karin Branzell (1927)
Saint-Saëns - Samson et Dalila
Atto II - Mon coeur s'ouvre à ta voix - Ernestine Schumann-Heink (1903), Elena Cernei (1964)
Con un programma liederistico di musica russa, Tchaikovsky e Rachmaninov, magnificamente accompagnato dal piano di Dmitri Yefimov, il grande mezzo di San Pietroburgo ha saputo convincere il pubblico milanese per l’eccellente qualità del suo mezzo vocale e per la prestazione musicale.
Dopo quasi vent’anni di grandissima carriera nei più grandi teatri del mondo, la voce della Borodina possiede ancora, senza alcun dubbio, un grande fascino timbrico ed una notevole ampiezza. Voce da vero mezzosoprano, assoluta rarità oggi per una corda occupata o da soprani non sfogati o da voci anfotere, esibisce una pienezza di suono ed un fascino timbrico nel registro centrale ed in quello grave che sanno ancora soggiogare non appena la cantante apre la bocca.
La scrittura centrale dei brani di Tchaikovsky le ha dato l’opportunità di dispiegare un canto lirico, ricco di sfumature ( magari non tutti sicurissimi i piani ) e colori, che ha fatto volar via i pezzi uno dopo l’altro senza un solo istante di noia, tanto grande è stato il piacere per le orecchie di ascoltatori condannati a voci brade o asfittiche o senza timbro. Non ci sono per nulla sfuggite le difficoltà in acuto nell’esecuzione di alcuni brani di Rachmaninov o nel sol del “Voce di donna” di Gioconda o una certa difficoltà a legare il sensuale canto della scena della seduzione di Dalila. L’usura del registro alto si può dimenticare di fronte all’opulenza del resto della voce, alla facilità che ancora mostra a darle volume, alla compostezza del registro grave, quasi un dono speciale che la signora Borodina ha riservato all’esigente pubblico milanese ( ricordo una principessa di Bouillon assai poco principesca alla radio, dal Met, l’inverno scorso.. …)
Bellissima e monumentale, la signora Borodina è stata applaudita praticamente ad ogni pezzo e non alla fine delle serie di brani. Chissà, forse ancora traumatizzati dall’impatto con la recente Amneris delle nuove generazioni russe ( ! ), non abbiamo potuto fare a meno di affidarci al caldo suond della sua voce, rassicurati dal suo incedere imperiale e dalla sua bellezza, immobile come un’icona. Qualunque cosa cantasse, eventualmente imperfetta per il danno dell’usura, ci è parsa ristoratrice delle nostre orecchie, perché finalmente ci sentivamo di fronte ad una vera voce.
Già, proprio voci monumentali quelle dei mezzosoprani spinti di casa al Metropolitan! Quest’anno abbiamo iniziato con il fenomeno Zajick e chiudiamo con Olga Borodina, domandandoci come faranno a trovarne le degne sostitute, che non si vede proprio dove possano essere….. un teatro profondamente legato al repertorio tradizionale e chiuso all’ondata baroccara….
Ultima chiosa ad onor di cronaca, un teatro pieno per poco più della metà, un po’ meno rispetto al concerto della Damrau: alto prezzo dei biglietti? disinteresse per i programmi cameristici? disinteresse per il canto? Alla dirigenza del teatro l’ardua risposta.
Gli ascolti
Tchaikovsky
Net, tol’ko tot, kto znal (Solo chi conosce la nostalgia), op. 6 n. 6 - Helen Traubel (1946)
To bylo ranneju vesnoj (Accadde all’inizio della primavera), op. 38 n. 2 - Irina Arkhipova (1975)
Serenada (Serenata), op. 65 n. 3 - Zara Dolukhanova (1954), Irina Arkhipova (1975)
Snova, kak prezde, odin (Solo, come una volta), op. 73 n. 6 - Shirley Verrett (1965)
Rachmaninov
Ditja! Kak cvetok ty prekrasna (Tu sei come un fiore), op. 8 n. 2 - Irina Arkhipova (1975)
Son (Sogno), op. 8 n. 5 - Irina Arkhipova (1975)
V molcan’i noci tajnoj (Nel silenzio della notte misteriosa), op. 4 n. 3 - Irina Arkhipova (1975)
Siren’ (Gigli), op. 21 n. 5 - Irina Arkhipova (1975)
Ja zdu tebja (Ti attendo), op. 14 n. 1 - Irina Arkhipova (1975)
Bis
Ponchielli - La Gioconda
Atto I - Voce di donna - Karin Branzell (1927)
Saint-Saëns - Samson et Dalila
Atto II - Mon coeur s'ouvre à ta voix - Ernestine Schumann-Heink (1903), Elena Cernei (1964)
4 commenti:
Personalmente la Borodina non mi ha mai convinto: avrà anche una vera voce di mezzosoprano ma l'ho sempre trovata alquanto imbottigliata sui primi gravi e aperta sugli estremi gravi. Il centro suona più in bocca che in maschera e in acuto è sempre stata alquanto fibrosa. Non sapendo ben sostenere la voce sul fiato le sue modulazioni non sono in maschera e stimbrano. Nella prima fase della sua carriera ha potuto, grazie alle grandi doti naturali, fare una certa impressione ma la tecnica non è mai stata completa.
Olga Borodina è a mio modesto parere tra i migliori mezzosoprani di oggi e mi fa tantissimo piacere del successo ottenuto in Scala dove ha offerto delle bellissime interpretazioni.
Mi ricordo soprattutto la scaligera (arcimboldesca) Dalila in un tristissimo allestimento di quell'opera fatto da De Ana con un insopportabilmente stanco Domingo. Forse è proprio vero che avendo sfruttato le grandi doti naturali la voce della Borodina ne risente laddove, a quest'età, la tecnica dovrebbe reggere la gamma completa della voce, inclusi gli acuti. Non ho sentito il recital, ma quello che ho sentito recentemente di lei mi ha deluso. Una cosa è certa - è una delle vere voci e solo per questo è quasi un miracolo che l'abbiano fatto approdare sulle scene scaligere del Piermarini.
la signora borodina mi è piaciuta.
A partire dall'aspetto fisico da vera cantante d'opera. A me la velina della lirica evoca timbro secco e suoni di incerta qualità, pubblicità senza criterio delle major e dei loro attendenti su giornali, fori e blogs.
Poi fra Olga Borodina e la grande cantante ci sono molti steps.
Rifletto partendo e dall'esecuzioni offerte degli stesso brani dalla grande Archipova, altra qualità di interpretazione perchè in altra posizione il suono e proseguo con l'osservazione cha alla stessa età della Borodina (43 anni) Ebe Stignani incise la seduzione di Dalila. Umiliante confronto anche per mezzi di levatura storica come Verrett, Bumbry, Horne.
saluti
dd
posizione
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