mercoledì 20 gennaio 2010

Il soprano prima della Callas, undicesima puntata: Maria Reining

La carriera di Maria Reining fu lunga e gloriosa. Impiegata di banca, come lo era stato Franz Völker e debuttante , per i suoi tempi, in “tarda” età nel 1931, ma alla Staatsoper di Vienna, in ruoli di soubrette, passò dapprima a Darmstadt e poi all’opera di Monaco dove, sotto la direzione di Hans Knappertsbusch affrontò uno dei suoi ruoli topici: Elsa. Tornò a Vienna nel 1937 e vi rimase stabile sino al ritiro avvenuto nel 1957. Dal 1937 al 1941 cantò al Festival di Salisburgo con le maggiori bacchette: Toscanini per i Maestri cantori e Knappertsbusch per le Nozze di Figaro.

Oltre ai maggior teatri tedeschi ed austriaci cantò alla Scala ed al Covent Garden.
In particolare colpisce la teoria di grandi bacchette (Szell, Krauss, Erich Kleiber, Knappertsbusch) con le quali il soprano austriaco cantò il ruolo della Marescialla di cui dopo il ritiro di Lotte Lehmann e l’imposizione di Elisabeth Legge fu, in Europa, autentica monopolista ed a ragione se ascoltiamo il passo proprosto. Perché l’equilibrio di questa Marescialla sta nella finezza del fraseggio congiunta ad un mezzo vocale di rara bellezza, opulenza e ancora integro, considerata l’età non verdissina di questa, come di molte altre registrazioni del capolavoro straussiano.
In questo senso Maria Reining è l’ultima Marescialla aderente al modello vocale voluto dall’autore ovvero di un soprano lirico robusto in grado di reggere le difficoltà ed asperità, soprattutto del finale primo e al tempo stesso di cantare con l’eleganza, la malinconia ed il legato che il disinganno del personaggio richiedono. Non per nulla le Marescialle di Strauss praticavano altri ruoli straussiani quali Arabella, Elena Egiziaca, Crisotemide e l’Imperatrice. Vedere a conferma il repertorio di Lotte Lehmann, di Elisabeth Rethberg ed anche di Maria Jeritza e Viorica Ursuleac, quest’ultima soprattutto Arabella nonché Frau Clemens Krauss. Non solo ma con riferimento al personaggio della Marescialla ed alle esigenze vocali sue proprie vorrei rilevare come la Sofia per eccellenza di Strauss, Elisabeth Schumann, mai si sognò di abbandonare, anche alla soglia dei cinquant’anni, il ruolo dell’innamorata ragazza per passare alla matura e disillusa matrona viennese.
Oggi, i panni di Marescialla sono vestiti da soprani leggeri senza acuti, da mezzo soprani che, pur di fama, stentano nel finale primo e magari anche nel terzetto e quasi sempre non hanno la necessaria differenza timbrica fra i tre personaggi femminili. Situazione che soprattutto nel finale crea non pochi problemi.
Il repertorio della Reining era quello tipico del soprano lirico e lirico-spinto, quindi dal Puccini di Bohème, Manon, Tosca, alla Maddalena dello Chénier, Verdi (Aida, Ballo ed Otello), il cosiddetto Wagner lirico (Eva, Elsa, Elisabetta, Sieglinde), Strauss (Arabella, Marescialla, Dafne, Ariadne), inoltre Contessa e Donna Elvira. Viennese di origine e di formazione fu una grande interprete dell’operetta.
Repertorio veramente vasto caratterizzato e illuminato da una voce bella, femminile, morbida e dolce, da una linea interpretativa che evitava qualsivoglia forzatura di gusto e di accento veristicheggiante, senza, però escludere tensione drammatica e slancio. Insomma la Reining era una bellissima voce, che non aveva il vizio di cantarsi addosso.
Sentire in questo senso gli attacchi delle “Trine morbide” o del “Vissi d’arte”. In tutta l’esecuzione la Reining lega e sfuma con voce tonda e morbida, sostiene tempi lenti, non indulge a suoni di petto, l’accento è nobilissimo, particolarmente in Tosca. Si può eccepire che il si bem di “bianca” in Manon sia un poco tirato, ma altre frasi come “non feci mai male ad anima viva”, che spesso generano tensioni sono risolte con grandissima facilità di canto e dolcezza e la chiusa del “Vissi d’arte” senza indulgere a spettacolarità è veramente efficace. Come sono veramente efficaci tutte le battute di conversazione del duetto con Cavaradossi (anche perché un partner come Rosvaenge lo impone). Quanto all’esecuzione, in seno al duetto del “Non la sospiri” la Reining è veramente sensuale, supportata nella prima sezione e dal tempo lento ed indugiante e da piani e pianissimi che fanno da contrappeso allo slancio della sezione conclusiva e l’esclamazione “è l’Attavanti” è cantata e non strillata come spesso si sente. Sentite come Maria Reining dice” ma falle gli occhi neri”.
Medesime osservazioni per l’esecuzione della “mamma morta”, dove alla conclusione il soprano viennese, come altre cantanti di scuola tedesca, evita il mi3, nota notoriamente scomoda e pericolosa. Qualcuno potrebbe anche ritenere l’esecuzione della romanza di Maddalena, analogamente a quella di Elisabeth Rethberg, liederistica. Credo che la Reining sia soltanto una Maddalena che privilegia nell’esecuzione dell’aria la ricordanza e la commozione. Tutte le Maddalene del dopo guerra, in primis una Tebaldi o una Stella, hanno privilegiato questa strada, ma spesso quelle coeve alla Reining in talune frasi come “Quando ad un tratto un livido bagliore” o “io son l’Empireo” sono cadute in effetti non certo di buon canto.
Come tutti grandi soprani di forza del proprio tempo Maria Reining eseguiva il tardo Verdi ed anche il Trovatore. La più completa esecuzione dell’aria di Leonora del quarto atto per equilibrio fra perfezione interpretativa e rispetto delle esigenze vocali e di spartito appartiene a Frida Leider. Ma di questa ed altre esecuzioni verdiane parleremo in una delle più puntate riservate al soprano di Berlino.
Maria Reining non è Frida Leider ma l’esecuzione del recitativo è ispirata e sognante (voce bellissima), il “fuggente aura” è eseguito con il rispetto dell’indicazione di dolce; l’attacco dell’aria, che insiste sulla scomoda zona del primo passaggio non presenta opacità o suoni mal messi e la voce corre facile sul piano e sul mezzo forte con un esemplare rispetto del legato. Non si sentono nelle frasi conclusive, quando lo slancio porta Leonora agli acuti (si bem compreso) tensioni. Viene eseguita la variante acuta nell’ultima invocazione, che porta la voce fino al re bemolle sovracuto, non proprio una bella nota. Il suono non ha la pienezza e morbidezza di tutta la gamma vocale e rovina l’alto effetto dell’esecuzione. Ciononostante, che Leonora!
Conclusione il Verdi lirico e notturno del Trovatore, spesso coincide con il rispetto delle “buone maniere” vocali e non è affatto un’invenzione del dopo Callas. Se mai di nuovo il dopo Callas con dame Joan ha riportato (a torto od a ragione) donna Leonora nelle braccia del soprano donizettiano. Grisi o Penco che si chiamasse.


Gli ascolti

Maria Reining


Mozart - Le Nozze di Figaro

Atto II - Porgi Amor (1950)

Verdi - Il Trovatore

Atto IV - Siam giunti...D'amor sull'ali rosee...Miserere (con Helge Rosvaenge & Bruno Müller - 1936)

Verdi - Otello

Atto I - Già nella notte densa (con Helge Rosvaenge - 1942)

Wagner - Tannhäuser

Atto II - Dich teure Halle (1949)

Strauss II - Die Fledermaus

Atto II - Klänge der Heimat (1939)

Suppé - Boccaccio

Atto I - Hab' ich nur deine Liebe (1939)

Puccini - Manon Lescaut

Atto II - In quelle trine morbide (1943)

Puccini - Tosca

Atto I - Perché chiuso? Lo vuole il sagrestano (con Helge Rosvaenge - 1941)

Atto II - Vissi d'arte (1941)

Giordano - Andrea Chénier

Atto III - La mamma morta (1943)

R. Strauss - Der Rosenkavalier

Atto I - Da geht er hin...Ah, du bist wieder da! (con Lisa della Casa - 1953)



4 commenti:

scattare ha detto...

Ascolti meravigliosi!
Come sapete ho la Reining in quel meraviglioso Rosenkavalier in studio e devo dire che sia lei che la Steber (dal vivo, Met 1949) sono le mie Feldmarschallin Fürstin Werdenberg (bisogna portare rispetto...) preferite, anche se la Schech non scherza. Certo che prima della Sig.a Legge ce n'erano...
Grazie anche degli ascolti del GRANDISSIMO Roswaenge che nel 1961 alla Deustsche Oper di Berlino per il suo "40esimo anniversario del debutto" (suona familiare?) fece Rhadames nella stessa data del suo debutto nel ruolo 30 anni prima nello stesso teatro! POI a Vienna celebrando sempre 40 anni di carriera, una serata alla Großen Musikvereinsaal dove cantò 13 arie (!!!!) del suo repertorio.
Un critico dell'epoca disse allora, "Nella sua vita, mai si risparmiò, ha sempre dato il suo "tutto" e continua ancora oggi fare così! Il materiale è indistruttibile come la sua tecnica: Questo uomo non può vivere senza cantare. E' palese quando uno è testimone di questa apparente eterna gioventù." Fate la vostra matematica. Solo una cinquantina di anni or sono...
Comunque visse senza cantare perchè nel 1971 il "Herr Professor" Roswaenge ebbe il suo 50esimo anniversario e non aprì bocca. Morì durante la notte del 19 giugno, 1972.

justsmile ha detto...

Concordo su tutto!
Ascolti gloriosi!
Allora, la storia dei 40 anni di carriera riferita a un certo non so chi di oggi non è un unico miracolo isolato di un dna messicano speciale che però consente solo di cantare per un tempo limitato o in altre chiavi.
Ora ho capito.
Grazie del chiarimento...

Domenico Donzelli ha detto...

devo proprio ringraziare per quello che avete scritto.
in effetti andare a scandagliare con cura molte cantanti femminili dell'epoca immediatamente pre callas mi ha consentito di riflettere (e forse di ridimensionare) quelle del dopo o quanto meno di capire che si inserivano in un contesto molto più ampio e vasto del semplice dopo callas.
Poi tutti possiamo sbagliare, tutti abbiamo le nostre preferenze (non manie) che nascono dalla nostra cultura, dal nostro gusto e magari sono anche influenzate dal momento.
ciao dd

Mattia Battistini ha detto...

Mi associo ai precedenti giudizi nel lodare e ringraziare grandissimamente per questa bellissima recensione su un altra grande, grande, ma veramente grande...
A questo punto (ma non intendo metter fretta!) aspetto "trepidante" l'annunciato post sulla Leider...

MB