La Traviata di Madga Olivero è mitologia dell'opera. Non solo per l'esecuzione dell'aria del primo atto, che con buona pace dei detrattori di Celletti è famosa non per la predilezione di Celletti, ma per la congruenza e pertinenza vocale e stilistica, ma per la assoluta immedesimazione con il personaggio della giovanissima prostituta parigina, che Verdi e Piave mutuarono da Dumas. Non solo, a differenza di tutte le interpretazioni dell'Olivero non esiste una registrazione – pirata naturalmente-completa di una recita del capolavoro verdiano, pure, uno dei più eseguiti dalla cantante dal 1938 al 1957. Abbiamo cercato di ovviare con una recita di Barcellona del dicembre 1956 dal suono non bello, pessimo nella sezione conclusiva della scena della festa in casa di Flora, dove, per inciso si traode l'apice dell'interpretazione.
Quello che offriamo è, quindi, quanto di meglio reperibile ad oggi di questa inarrivabile Violetta. Va ascoltato e preso per una testimonianza unica con tutti i limiti di qualità del suono del caso. I motivi dell'unicità sono molti.
Due sono le caratteristiche costanti della Traviata di Madga Olivero ossia la proiezione del suono e la perfetta dizione, che consente di comprendere tutte le parole e tutte le sfumature.
In primo luogo Madga Olivero, qui più che altrove, dimostra coi fatti a che serva un dominio assoluto della tecnica di canto e come la tecnica perfetta sia il presupposto essenziale ed irrinunciabile per essere un'interprete in grado di ergersi a levatura storica.
Si può, armati di spartito deliziarsi di come l'Olivero sappia mutare colore della voce e accento nel trapasso fra le battute con Annina e l'incontro con Giorgio Germont, di come realizzi alla perfezione l'indicazione di Verdi all'attacco di “Alfredo Alfredo” dove è indicato l'ossimoro “con voce debolissima e con passione”, di come sia trasfigurata e diafana nel “dite alla giovane” o addirittura angelica nel “se una pudica vergine” dopo che con voce tragica ha attaccato “gran Dio” e realizzato -unica- con il solo colore della voce l'indicazione “cupo” di “prendi quest'è l'immagine”.Modo di esprimersi tipico della belcantista, non della cantante di repertorio tardo ottocentesco e verista.
Si può, sempre partendo dallo spartito ammirare lo slancio, la nevrosi dell' “Amami Alfredo” dove viene realizzato quel delirio, che connotava i cosiddetti eccessi dei malati di etisia e dove compare la prodezza della grande cantante che, tenuto a dismisura il sol acuto di “AMAmi", deve prendere fiato e trasforma la presa di fiato in un mezzo espressivo o l'esecuzione tutta de “Addio del passato” trasognato e tutto piani e pianissimi al “della Traviata sorridi al desio” dove Violetta, anzi la disperazione di Violetta per l'amore perduto e la certezza della morte imminente esplodono. Altro che le Violette formato light dell'ultimo ventennio, che oltre il piano non vanno.
Ogni ascoltatore, munito o meno di spartito, può ascoltare questa interpretazione e, credo, trovare un accento, una frase che ad un altro e precedente ascolto era sfuggita.
Credo, però, che al di là del singolo passo, della singola realizzazione e del confronto con altre grandi interpreti questa Violetta consenta all'ascoltatore del 2010, specie se giovane, di capire per quale motivo un tempo il pubblico potesse commuoversi sino alle lacrime,perchè questa Violetta piange e fa piangere, suscita di continuo emozioni e muove sensazioni e sentimenti. Ne segnalo una sola, assolutamente personale, quando Violetta, scritta la lettera di addio ad Alfredo lo incontra e scoppia a piangere Madga Olivero è dolce, appassionata eppure nevrotica rende perfettamente quel modo di essere donna e femmina dinnanzi il quale ogni maschio capitola.
Per il vociomane o per l'archeologo dell'esecuzione e dell'interpretazione, poi questa Violetta offre ulteriori spunti di riflessione. Sappiamo che almeno due famosissimi soprani di coloratura Luisa Tetrazzini e Amelita Galli-Curci furono Violette celebratissime e non per la sola esecuzione del valzer del primo atto, ma per l'interpretazione, in parte documentata dalle registrazioni discografiche. La circostanza desta nell'ascoltatore di oggi molti dubbi. Come altrettanti dubbi desta, oggi, negli ascoltatori la rinomanza, come protagoniste di Traviata, di talune cantanti cosiddette veriste come la Muzio e la Dalla Rizza.
Eppure Madga Olivero che frequentemente ha peso e colore del soprano leggero, ma una penetrazione ed espansione oggi impensabili e che talora, sempre con grande rigore tecnico ricorre a fraseggi da eroina tardo ottocentesca offre, oltre che una storica ed inarrivabile interpretazione, uno straordinario viaggio nel tempo e nel gusto in una sola serata. L'ennesimo miracolo della signora Madga!!!
Gli ascolti
Magda Olivero / 3
Verdi - La traviata
Atto I
E' strano...Ah, fors'è lui...Follie! Follie!...Sempre libera (1940)
Atto II
Alfredo?...Madamigella Valéry?...Pura siccome un angelo...Non sapete quale affetto...Un dì, quando le veneri...Così alla misera...Imponete...Morrò! la mia memoria (con Manuel Ausensi - 1956)
Dammi tu forza, o cielo!...Amami, Alfredo (con Gianni Raimondi - 1956)
Di sprezzo degno...Alfredo, Alfredo, di questo core (con Manuel Ausensi & Gianni Raimondi - 1956)
Atto III
Annina?...Teneste la promessa...Addio del passato (1956)
Signora...Colpevol sono...Parigi, o cara...Ah, non più... a un tempio...Gran Dio! Morir sì giovane (con Gianni Raimondi - 1956)
Ah! Violetta...Prendi, quest'è l'immagine...E' strano! (con Manuel Ausensi & Gianni Raimondi - 1956)
Quello che offriamo è, quindi, quanto di meglio reperibile ad oggi di questa inarrivabile Violetta. Va ascoltato e preso per una testimonianza unica con tutti i limiti di qualità del suono del caso. I motivi dell'unicità sono molti.
Due sono le caratteristiche costanti della Traviata di Madga Olivero ossia la proiezione del suono e la perfetta dizione, che consente di comprendere tutte le parole e tutte le sfumature.
In primo luogo Madga Olivero, qui più che altrove, dimostra coi fatti a che serva un dominio assoluto della tecnica di canto e come la tecnica perfetta sia il presupposto essenziale ed irrinunciabile per essere un'interprete in grado di ergersi a levatura storica.
Si può, armati di spartito deliziarsi di come l'Olivero sappia mutare colore della voce e accento nel trapasso fra le battute con Annina e l'incontro con Giorgio Germont, di come realizzi alla perfezione l'indicazione di Verdi all'attacco di “Alfredo Alfredo” dove è indicato l'ossimoro “con voce debolissima e con passione”, di come sia trasfigurata e diafana nel “dite alla giovane” o addirittura angelica nel “se una pudica vergine” dopo che con voce tragica ha attaccato “gran Dio” e realizzato -unica- con il solo colore della voce l'indicazione “cupo” di “prendi quest'è l'immagine”.Modo di esprimersi tipico della belcantista, non della cantante di repertorio tardo ottocentesco e verista.
Si può, sempre partendo dallo spartito ammirare lo slancio, la nevrosi dell' “Amami Alfredo” dove viene realizzato quel delirio, che connotava i cosiddetti eccessi dei malati di etisia e dove compare la prodezza della grande cantante che, tenuto a dismisura il sol acuto di “AMAmi", deve prendere fiato e trasforma la presa di fiato in un mezzo espressivo o l'esecuzione tutta de “Addio del passato” trasognato e tutto piani e pianissimi al “della Traviata sorridi al desio” dove Violetta, anzi la disperazione di Violetta per l'amore perduto e la certezza della morte imminente esplodono. Altro che le Violette formato light dell'ultimo ventennio, che oltre il piano non vanno.
Ogni ascoltatore, munito o meno di spartito, può ascoltare questa interpretazione e, credo, trovare un accento, una frase che ad un altro e precedente ascolto era sfuggita.
Credo, però, che al di là del singolo passo, della singola realizzazione e del confronto con altre grandi interpreti questa Violetta consenta all'ascoltatore del 2010, specie se giovane, di capire per quale motivo un tempo il pubblico potesse commuoversi sino alle lacrime,perchè questa Violetta piange e fa piangere, suscita di continuo emozioni e muove sensazioni e sentimenti. Ne segnalo una sola, assolutamente personale, quando Violetta, scritta la lettera di addio ad Alfredo lo incontra e scoppia a piangere Madga Olivero è dolce, appassionata eppure nevrotica rende perfettamente quel modo di essere donna e femmina dinnanzi il quale ogni maschio capitola.
Per il vociomane o per l'archeologo dell'esecuzione e dell'interpretazione, poi questa Violetta offre ulteriori spunti di riflessione. Sappiamo che almeno due famosissimi soprani di coloratura Luisa Tetrazzini e Amelita Galli-Curci furono Violette celebratissime e non per la sola esecuzione del valzer del primo atto, ma per l'interpretazione, in parte documentata dalle registrazioni discografiche. La circostanza desta nell'ascoltatore di oggi molti dubbi. Come altrettanti dubbi desta, oggi, negli ascoltatori la rinomanza, come protagoniste di Traviata, di talune cantanti cosiddette veriste come la Muzio e la Dalla Rizza.
Eppure Madga Olivero che frequentemente ha peso e colore del soprano leggero, ma una penetrazione ed espansione oggi impensabili e che talora, sempre con grande rigore tecnico ricorre a fraseggi da eroina tardo ottocentesca offre, oltre che una storica ed inarrivabile interpretazione, uno straordinario viaggio nel tempo e nel gusto in una sola serata. L'ennesimo miracolo della signora Madga!!!
Gli ascolti
Magda Olivero / 3
Verdi - La traviata
Atto I
E' strano...Ah, fors'è lui...Follie! Follie!...Sempre libera (1940)
Atto II
Alfredo?...Madamigella Valéry?...Pura siccome un angelo...Non sapete quale affetto...Un dì, quando le veneri...Così alla misera...Imponete...Morrò! la mia memoria (con Manuel Ausensi - 1956)
Dammi tu forza, o cielo!...Amami, Alfredo (con Gianni Raimondi - 1956)
Di sprezzo degno...Alfredo, Alfredo, di questo core (con Manuel Ausensi & Gianni Raimondi - 1956)
Atto III
Annina?...Teneste la promessa...Addio del passato (1956)
Signora...Colpevol sono...Parigi, o cara...Ah, non più... a un tempio...Gran Dio! Morir sì giovane (con Gianni Raimondi - 1956)
Ah! Violetta...Prendi, quest'è l'immagine...E' strano! (con Manuel Ausensi & Gianni Raimondi - 1956)
9 commenti:
che meraviglia! sono sbalordito! e dire che dagli ascolti non c'è quasi nulla della cantante verista, sembra una pura belcantista, per certi versi affine alla galli curci. splendida.
A me, giovane melomane che per nascita sono stato condannato a sentire certi rigetti di conservatori che saltano dai più grandi teatri d'opera del mondo alle sale di registrazione delle case discografiche, non è stato mai concesso di emozionarmi a teatro. Fino a qualche tempo fa varcavo la soglia del Loggione e mi aspettavo di essere travolto dalla carica emotiva che dovrebbero trasmettere le opere di Verdi, Wagner, o dei grandi veristi; non mi figuravo solo di poter raggiungere quell'estasi che provo qui nella mia stanza ascoltando le grandi voci del passato, prossimo o remoto, ma di superarle, per raggiungere un grado più alto di consapevolezza, di sentimento, che la storia della Scala, unitamente alla presenza fisica dell'orchestra e dei cantanti dovrebbero trasferirmi.
Oggi invece la speranza ha lasciato spazio allo sconforto.
Nel sentire la carica drammatica della signora Olivero e la passione che Ella impiegava per immedesimarsi nel ruolo, lo sforzo per soffrire e gioire con Violetta, mi accorgo che questa è solo l'immagine dei passati giorni dell'Opera. L'Opera è morta.
è strano, è strano
Solo si può sperare che questo sia un medioevo
http://imslp.info/files/imglnks/usimg/4/45/IMSLP06688-Traviata_-_No._3.pdf
questo è il link dello spartito (c'era solo la partitura d'orchestra)
cosa posso dire essendo la Olivero la preferita delle mie preferite piu che bene.
Certo che il repertorio di Magda era molto sul verismo e novecento,ma una grande cantante come lo è lei anche quando canta( e interpreta)nel repertorio romantico,e del bel canto,è grande.
He he he... semplicemente "Verdi".
Non c'entrano niente le recenti (e meno...) Traviate dove un certo blasonato direttore d'orchestra sperava di far un'operazione "diversa".
Basta capire che un'opera necessità di ego e divismi positivi dei cantanti con un approcio di umiltà davanti alla musica e non atteggiamenti altezzosi e presuntuosi di capelli neri che svolazzano insieme al grugno sul viso facendo finta di sorpassare Toscanini (che pure conosceva Verdi).
Spero che l'ascolto di questa recita faccia capire come una volta si facevano le cose con serietà con dei risultati davvero splendidi!
(Ah, il tenore Raimondi... in "Parigi, o cara..."!)
Che meraviglia!!!... Grazie di cuore per gli ascolti... Che grande Violetta!!!! A mio parere una delle migliori interpretazioni della storia!!! GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!
caro velluti
alla fine mi sto convincendo che sia la più completa interpretazione di Violetta!!
Poi altri vedovi mi malediranno pubblicamente, ma......
Carissimo Donzelli, alla fine ti stai convincendo? Io è da sempre che penso che la Olivero sia la più grande Violetta in assoluto, la più completa, la sola a trovare l'equilibrio perfetto fra l'emissione di tradizione belcantista e il fraseggio articolato e basato sulla forza della parola scenica.
e naturalmente le agilità di forza! quelle vere! espressive perchè accentate con vigore e con senso del colore. Se si valuta bene, in natura, la voce della Olivero, di per se stessa, non è che sia di una qualità straordinaria e nemmeno superdotata mi pare, nonostante questo in virtù della tecnica perfetta riesce a conferire ai suoni dei colori, delle sfumature cangianti, che rendono la linea musicale sempre espressiva, anche in ruoli e in momenti drammatici, pur non essendo un soprano drammatico. Dei soprani non drammatici è senz'altro la più convincente nei ruoli e nei momenti drammatici e questo grazie alla perizia tecnica. Sono queste le cose che andrebbero fatte ascoltare a tutti coloro che hanno ancora dubbi che la tecnica sia la base di tutto e queste sono le cose che andrebbero fatte ascoltare nei conservatori, per insegnare agli allievi e dare loro esempio di come la tecnica possa realmente creare lo strumento. Invece mi pongo delle domande sull'intelligenza del fraseggio e il gusto interpretativo, se sono più dovute all'istinto artistico innato, tipo artisti si nasce e non si diventa o se invece anche quello è questione di educazione, ma non ho ancora trovato la risposta........
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