Non c’è più dubbio ormai: quello tra Barenboim ed i fischi scaligeri è una sintonia completa, piena e totale, una sorta di affinità elettiva, ben superiore a quella del maestro con l’orchestra della Scala. Dategli la direzione di una serata diversa dal Tristano ed il teatro risponderà con una tale pienezza di suono, universale cavata di loggione palchi e platea, perfetta scelta di tempo di buu e fischi da fare invidia ai Berliner Philharmoniker!
Solo il maestro Barenboim è riuscito a collezionare siffatto poderoso filotto di insuccessi, violentemente rimarcati dal pubblico scaligero, anche quello più mite e tollerante, sempre più irritato dalla sue stravolgenti performance sul repertorio. E dire che al suo debutto alla Scala venne accolto quasi come un profeta, un messia finalmente giunto a traghettare il conservatore teatro milanese all’interno della modernità, nell’opera del futuro.
In meno di due anni il rapporto si è apertamente incrinato, la credibilità del genio è precipitata di fronte alla manifesta incapacità di gestire qualunque autore diverso da Wagner.
Dopo la contestazione fortissima avvenuta la sera della prima rappresentazione, seguita dalla terza recita passata in una diretta radio impietosa, durante la quale nemmeno i caritatevoli giornalisti RAI hanno potuto ignorare il tumulto uditosi durante la comparsa del maestro alle singole finali, anche ieri sera, in mondovisione shiftata di mezz’ora, la Scala ha contestato fortemente il suo direttore stabile in pectore, al rientro dall’intervallo e platealmente alla singola finale.
La foglia di fico dei titoli di coda opportunamente passati sull’uscita del maestro al proscenio cade davanti allo spettatore youtubino, che ha prontamente caricato il documento live della disfatta, a provare la rivolta di un teatro intero e non di quattro semplici riottosi, come si vorrebbe far credere al mondo.
Non parliamo qui della prova del cast, della contestazione lieve alla stonatissima Harteros (desaparecida, non si sa bene perché, durante la diretta RAI della terza recita…), di quella tremenda all’inudibile Furlanetto, della prostrazione anche fisica di Domingo, applauditissimo, che ha gestito una serata ove è stato spesso in aperto debito di ossigeno.
Ci limitiamo solo a manifestare a chiare lettere l‘interrogativo, ormai non più tanto latente e sommesso, circa l’opportunità di questa direzione musicale “de facto” per un teatro come la Scala. Direzione musicale che ha anche un’ampia ricaduta in termini numerici di presenze vocali e non solo provenienti dal teatro berlinese di Barenboim, incluse quelle familiari in programma. La sua estraneità all’universo del belcanto come al canto barocco, all’opera italiana come a quella francese, al nostro verismo etc. non può essere compensata né giustificata dalle mere prestazioni wagneriane, ed è stato il Maestro stesso a darcene le prove oggettive. Occorre maggiore eclettismo, maggior senso del canto, maggiore conoscenza della vocalità, ossia capacità di accompagnare i cantanti per la direzione di un teatro d’opera di tradizione, perché le scelte direttoriali nell’opera lirica si compenetrano per forza di cose con le peculiarità dei cantanti di cui si dispone, e non, al contrario, costringendo i cantanti ad adattarsi a ciò cui non possono adeguarsi per loro stessa natura. Ma chi non sa fraseggiare con la buca nella maggior parte della produzione lirica, come può capire il canto, la grande ed italianissima arte del “recitar cantando”? E’ certo che il Maestro difetta in questo laddove ormai come lui difettano anche parecchie altre bacchette di pari blasone, basti ricordare il recente Tannhäuser di Mehta, ove il maestro per rispetto verso il pubblico avrebbe dovuto protestare mezzo cast; la prova disastrosa di Maazel in Traviata etc. Tutti esempi preclari di disinteresse per il canto, di disattenzione per il palcoscenico. Al loro fianco, poi, abbiamo giovani di belle speranze e grandi capacità, come i Dudamel o gli Harding, direttori stabili del futuro, pure loro evidentemente inesperti ed estranei, per interessi ed anagrafe, al canto,come ci hanno mostrato con chiarezza dirigendo Don Giovanni o Bohéme. Ma perché non sono interessati all’opera al pari di noi melomani? Ma perché mai non conoscono nulla della storia del canto e delle sue grandi bacchette? Eppure ieri sera il maestro Panizza avrebbe fatto furore... eh, avessimo avuto Panizza! (... magari lo pensava pure il cast, con gli occhi fissi sul maestro….sempre col fiato al limite o corto!!!!) Il disco comunque è ancora in catalogo e non passa i 20 Euro... si può comprare!
Al di là delle battute, la questione Scala, a nostro avviso, sta tutta qui, ossia nella concezione di fondo che si ha dell’opera, e, quindi, nella tipologia di figure professionali che si scelgono per ispirare i cartelloni ed il modo di andare in scena.
Se quello di iersera è un successo ed il Maestro è stato pizzicato o contestato solo da quattro balordi, giudicatelo un po’ voi!
Solo il maestro Barenboim è riuscito a collezionare siffatto poderoso filotto di insuccessi, violentemente rimarcati dal pubblico scaligero, anche quello più mite e tollerante, sempre più irritato dalla sue stravolgenti performance sul repertorio. E dire che al suo debutto alla Scala venne accolto quasi come un profeta, un messia finalmente giunto a traghettare il conservatore teatro milanese all’interno della modernità, nell’opera del futuro.
In meno di due anni il rapporto si è apertamente incrinato, la credibilità del genio è precipitata di fronte alla manifesta incapacità di gestire qualunque autore diverso da Wagner.
Dopo la contestazione fortissima avvenuta la sera della prima rappresentazione, seguita dalla terza recita passata in una diretta radio impietosa, durante la quale nemmeno i caritatevoli giornalisti RAI hanno potuto ignorare il tumulto uditosi durante la comparsa del maestro alle singole finali, anche ieri sera, in mondovisione shiftata di mezz’ora, la Scala ha contestato fortemente il suo direttore stabile in pectore, al rientro dall’intervallo e platealmente alla singola finale.
La foglia di fico dei titoli di coda opportunamente passati sull’uscita del maestro al proscenio cade davanti allo spettatore youtubino, che ha prontamente caricato il documento live della disfatta, a provare la rivolta di un teatro intero e non di quattro semplici riottosi, come si vorrebbe far credere al mondo.
Non parliamo qui della prova del cast, della contestazione lieve alla stonatissima Harteros (desaparecida, non si sa bene perché, durante la diretta RAI della terza recita…), di quella tremenda all’inudibile Furlanetto, della prostrazione anche fisica di Domingo, applauditissimo, che ha gestito una serata ove è stato spesso in aperto debito di ossigeno.
Ci limitiamo solo a manifestare a chiare lettere l‘interrogativo, ormai non più tanto latente e sommesso, circa l’opportunità di questa direzione musicale “de facto” per un teatro come la Scala. Direzione musicale che ha anche un’ampia ricaduta in termini numerici di presenze vocali e non solo provenienti dal teatro berlinese di Barenboim, incluse quelle familiari in programma. La sua estraneità all’universo del belcanto come al canto barocco, all’opera italiana come a quella francese, al nostro verismo etc. non può essere compensata né giustificata dalle mere prestazioni wagneriane, ed è stato il Maestro stesso a darcene le prove oggettive. Occorre maggiore eclettismo, maggior senso del canto, maggiore conoscenza della vocalità, ossia capacità di accompagnare i cantanti per la direzione di un teatro d’opera di tradizione, perché le scelte direttoriali nell’opera lirica si compenetrano per forza di cose con le peculiarità dei cantanti di cui si dispone, e non, al contrario, costringendo i cantanti ad adattarsi a ciò cui non possono adeguarsi per loro stessa natura. Ma chi non sa fraseggiare con la buca nella maggior parte della produzione lirica, come può capire il canto, la grande ed italianissima arte del “recitar cantando”? E’ certo che il Maestro difetta in questo laddove ormai come lui difettano anche parecchie altre bacchette di pari blasone, basti ricordare il recente Tannhäuser di Mehta, ove il maestro per rispetto verso il pubblico avrebbe dovuto protestare mezzo cast; la prova disastrosa di Maazel in Traviata etc. Tutti esempi preclari di disinteresse per il canto, di disattenzione per il palcoscenico. Al loro fianco, poi, abbiamo giovani di belle speranze e grandi capacità, come i Dudamel o gli Harding, direttori stabili del futuro, pure loro evidentemente inesperti ed estranei, per interessi ed anagrafe, al canto,come ci hanno mostrato con chiarezza dirigendo Don Giovanni o Bohéme. Ma perché non sono interessati all’opera al pari di noi melomani? Ma perché mai non conoscono nulla della storia del canto e delle sue grandi bacchette? Eppure ieri sera il maestro Panizza avrebbe fatto furore... eh, avessimo avuto Panizza! (... magari lo pensava pure il cast, con gli occhi fissi sul maestro….sempre col fiato al limite o corto!!!!) Il disco comunque è ancora in catalogo e non passa i 20 Euro... si può comprare!
Al di là delle battute, la questione Scala, a nostro avviso, sta tutta qui, ossia nella concezione di fondo che si ha dell’opera, e, quindi, nella tipologia di figure professionali che si scelgono per ispirare i cartelloni ed il modo di andare in scena.
Se quello di iersera è un successo ed il Maestro è stato pizzicato o contestato solo da quattro balordi, giudicatelo un po’ voi!
69 commenti:
bella la figura...fischiatori di professione
La "figura" l'ha fatta La Scala, Barenboim, Domingo & Co. Uno schifo.
Ho visto la diretta al cinema qui a Stoccarda. Su Barenboim avete detto già tutto voi e non posso che concordare in pieno.
Una postilla su Domingo.
Vocalmente fuori posto come baritono (e da qualche anno già come tenore) con la sua grande intelligenza musicale e di uomo di teatro consumato, può ancora riesumare opere per le quali non si trova facilmente un paragone (Cyrano, ecc. ecc.).
Quando pero'vai fuori dal seminato e proprio in Scala vieni a cantare Simone, opera in cui tutti abbiamo ancora nelle orecchie il Simone di Cappuccilli, il paragone (giusto o sbagliato che sia) è impietoso ma lo si fa, come si è sempre paragonato tutto e tutti. Passato come un trionfo al Met, passato come storico alla Wiener Staatsoper (ma contestato a Berlino, perchè non aveva nemmeno memorizzato la parte) arriva alla Scala. E addirittura il maestro Baremboim (che io ho sempre giudicato un grandissimo pianista che si è messo in testa di diventare un direttore di basso livello), si è messo a discutere con alcune persone in loggione... Furlanetto che era un passabile comprimario vent'anni fa, è diventato quasi la testata d'angolo della Scala (Don Carlo, ecc. ecc.) ma non mi vengano a dire che abbiamo questi perche' non c'è altro...
A me spiace, perche' proprio il nome e la professionalità di Domingo hanno salvato diverse produzioni di infima qualità, alla Scala e altrove. Ma sarebbe giusto ora, proprio per la grande professionalità artistica, dire BASTA.
Come insegnano gli esempi di Corelli e Del Monaco, tanto per citarne solo due, il vero grande si ritira in tempo per farsi rimpiangere e non compiangere!
Saluti
L'inadeguatezza di Barenboim alla Scala è evidente: a parte il Tristan, sino ad ora le sue performance hanno oscillato tra il discutibile e il disastroso...mai un vero successo, mai un vero trionfo. E' evidente il disagio verso un'intera fetta di repertorio che, alla Scala, non può essere ignorato! Peraltro non si tratta del belcanto, o di Rossini, o del melodramma di Bellini o Donizetti (per i quali posso comprendere certo disagio da parte di un direttore cresciuto con Wagner e col repertorio sinfonico), ma si parla del tardo Verdi, frequentatissimo (e con grandi risultati: si veda Karajan o Solti) anche dai direttori più wagneriani. Il problema grosso non credo sia l'incapacità (mi auguro), ma la serietà! E' evidente che Barenboim interpreta il suo ruolo scaligero come una marchetta: arriva, dirige, e parte (col trolley sotto il podio). Poche prove, disinteresse per orchestra e cantanti, scarso rispetto di spettatori e teatro. Con tutte le critiche che gli si posson muovere, Muti aveva un senso del proprio ruolo ben diverso (prove continue, lunghe, anche estenuanti) e così pure Abbado. Perchè l'opera non è musica di serie B! La soluzione tuttavia non può essere il rimpianto di routinier e battisolfa (da Serafin in giù) o rimpiangere i meri accompagnatori di divi e divine (veri o presunti). Il problema dovrebbe essere risolto da una sovrintendenza capace, che ami l'opera e che capisca qualcosa di canto. Occorre un direttore che si dedichi alla Scala, a tempo pieno, e non nei ritagli. Un direttore che viva con l'orchestra e la plasmi, che impieghi tempo e fatica coi cantanti, anche nelle prove al piano. Se manca tutto questo non si può sperare nel miracolo! Metha a Firenze o a Valencia è diversissimo da come è apparso a Milano (e comunque a me è piaciuto), Harding ha diretto uno splendido Don Giovanni tempo fa e un bell'Idomeneo, Dudamel deve ancora impratichirsi con l'opera (ma aspetto con ansia la sua Carmen, per fare un confronto con l'aborto di Barenboim). Ma, ripeto, non si può sperare che in 3 prove si crei un rapporto con orchestra e compagnia di canto. A monte del problema sta, secondo me, l'incapacità di Lissner.
scattare per la figura intendevo quei tre nel quadro sulla copertina,riguardo a Barenboim,io lo vedo come un grande pianista,come direttore lo vedo meno,ma questo non vuol dire che sia un incapace.e l'approccio che è sbagliato.Riquardo a Domingo come ho scitto in un altro post,è meglio,(e non lo scrivo solo io)che lasci perdere questi ruoli che non gli appartengono)
Riguardo a Lissner,penso che sia molto difficile che cambi linea,e se non cambia qualcosa rimarrà ancora per molto
@pasquale: Oops! Chiedo umilmente scusa.
Avevo, come hai ben capito, frainteso!
Caro Pasquale, io, al contrario, non ritengo Barenboim un cattivo direttore. Tutt'altro, almeno in un certo repertorio (Wagner in primis, ma anche il suo Mozart). Solo che a furio di essere celebrato come il più grande direttore d'orchestra vivente, ha scambiato il podio per un piedistallo e la Scala per un secondo lavoretto (per arrotondare): visto l'impegno che ci mette. Ogni volta che l'ho ascoltato - fuori dal repertorio che conosce a mena dito (come il Tristan, che potrebbe dirigere ad occhi chiusi) - mi ha dato sempre la sensazione di IMPROVVISATA: una marchetta (stile ultimo Maazel: direttore splendido, quando ne ha voglia)! Invece non lo trovo affatto un buon pianista (tolto Debussy e il Liszt meno virtuosistico, comunque non certo esecuzioni di riferimento): suona di tutto e ci mette molto impegno (assai più di quando dirige), ma i risultati non vanno oltre la gradevolezza. Insomma per ogni pagina pianistica affrontata dal "maestro scaligero" preferisco almeno una ventina di altri interpreti! Dai concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven e Brahms, alle sonate beethoveniane e mozartiane, dal pessimo Bach a Chopin.
Io c'ero (naturalmente in platea). Forse eravamo in due universi paralleli, perchè questa universale cavata di loggione e platea nel buare proprio non l'ho sentita! Dopo uno dei (musicalmente) più bei Boccanegra della mia vita (e la mia memoria risale ad Abbado - sono troppo giovane per Panizza, ahimé) ho sentito invece un gruppo (molto sonoro, è vero) di incompetenti e anche, direi, vigliacchi, perché non sono riuscito a vederne neppure uno nell'atto di contestare, che grufolavano nel brago della loro gioia di aver rovinato la festa in mondovisione.È ormai evidente che l'ostilità a Barenboim dipende da ragioni diverse da quelle del mero fatto musicale, spero almeno non venali. Se non hanno di meglio per soddisfarsi...
Eh caro Siegfried, il video è postato qui per risentire quello che non hai udito. A me pare una contestazione violentissima, una rivolta. Ma forse le tue orecchie, come le nostre, sono arrivate alla fine di questo Simone fortemente lese.....
L'ostilità, mio caro, viene dal mal dirigere. Non mettiamo le cose su piani impropri anche se comodi per chi non ha argomenti di difesa..
Caro Siegfried, c'è il video, ci sono i commenti su "La voce del Loggione" e su "Operaclick", ci sono anche i testimoni uditivi e oculari, testimonianze e documenti.
Leggi e guarda pure!
Quindi, di fronte all'evidenza dei fatti, non dire bugie, perchè potresti passare tu per "grufolante" incompetente e pure complottaro, categoria che mi sta in uggia.
Il tuo intervento poteva limitarsi a dire:"Nonostante le contestazioni l'ho trovato un bellissimo Simone" con tanto di spiegone: ahimè, l'occasione ti è sfumata sotto il naso.
Peccato
Marianne Brandt
caro personaggio di wagner chi naturalmente va alla scala in platea riposerà naturalmente al monumentale , come noi fetenti loggionisti in fondo a viale certosa. Così almeno non potrai lamentare la nostra mefitica presenza. percuotete quei vili è una filosofia di vita, giusto? Ciao dd
meno male che ci sei tu caro siegfried a innalzare la media della sciccheria, invero scarsa, di questo plebeissimo blog. noblesse oblige, come si usa dire.
Beh ma c'è anche da dire che forse i fischi si sentono bene nel video perchè chi riprendeva era molto vicino a coloro (magari anche non così tanti) che fischiavano e facevano versi, no? Se costui fosse stato in platea magari non si sarebbe sentita 'na cippa... questo mi pare abbastanza evidente!! Mi stupisce che nessuno ci abbia pensato=)
più bei Boccanegra della mia vita (e la mia memoria risale ad Abbado - sono troppo giovane per Panizza, ahimé)
==============================================
Si parla sempre di quel Simone diretto Abbado, io conosco quello in CD con Cappuccilli, Ghiaurov, van Dam, Freni, Carreras : a parte la Freni, che è la sola a cantare come si deve, il resto è tutta canea a cominciare dal protagonista.
Beh...Semolino..definire "canea" quel Boccanegra mi sa tanto di partito preso...certo sono il primo a ridimensionare la mitlogia che vi hanno costruito sopra (in particolare il protagonista), però la lettura di Abbado, seppure incentrata sul lato "politico" non può essere definita canea! E poi, devo dire, che proprio la Freni è la più discutibile.... Comunque libero di preferire i battisolfa più squallidi!
Certo, i contestatori (ovviamente prevenuti e prezzolati... anche esterofobi per caso? così, giusto per completare il quadro) erano così pochi, e così poco sonori, che "hanno rovinato la festa in mondovisione"... La festa di che, poi? Che cosa c'è da festeggiare in questo Simone? Certo volte un poco di basso profilo sarebbe la soluzione migliore, ma l'arroganza e la presunzione di certi "artisti" mal si conciliano con il basso profilo.
Sì, Tamburini, è vero quello che dici alla fine ed è proprio quello che diciamo sempre un pò tutti.
Un pò meno arroganza nelle interviste (che come mi ricorda un mio amico è esattamente quello che ha "rovinato" la Scotto che ha poi trovato asilo con Levine a New York), un pò di umiltà nelle presentazioni o anche bassi profili fino a dopo la "prima".
Io, personalmente, non ho mai fischiato e non ho mai buuuuato. Io semplicemente non batto mai (...più) le mani e appena finita l'ultima nota, in genere, mi alzo e me ne vado in totale silenzio.
Forse s'avvicina il momento per me di protestare a voce alta.
Intanto il segreto per chi fa dvd è: fa sempre sorridere l'artista che saluta caldamente il pubblico incluso il loggione, poi sostituire con una traccia di applausi scroscianti la traccia dei veri applausi (o fischi o buuu). W la tecnologia!
A Marco: certo che ci avevo pensato, anzi mi sembrava ovvio.
A Semolino: quel “mitico” Boccanegra io lo conosco dal vivo, e se quella è una canea (Freni? Ghiaurov? anche, con qualche distinguo, Cappuccilli?) io posso veramente cantare il ruolo del mio pseudonimo. E poi, l’opera è teatro, e certo, nel mio ricordo, avrà giocato anche la regia di Strehler
A Marianne Brandt: “Gerechter Gott!” accusare me di mentire quando si falsifica la verità presentando un video ripreso nelle migliori condizioni per presentare la serata come un fallimento! E poi, di grazia, perché dovrei limitarmi: l’invettiva e la critica virulenta sono solo vostra esclusiva?
A Tamburini e Donzelli: forse dovreste cambiare pseudonimi, adottando quello di qualche cantante verista, che so Schiavazzi e Viglione-Borghese, tanto sembrate intrisi di vetero-archeo-paleo populismo di ritorno, che vede competenza e passione esclusiva dei loggionisti. Io poi, non essendo milanese, non posso aspirare al Monumentale e neppure alla Certosa, anzi per il momento gradirei non aspirare a niente del tipo. In ogni modo, non sono aduso a perquotere.. oops, percuotere alcuno, essendo, per mia totale odierna sventura, un socialista di vecchio stampo (non certo della Milano da bere!). Quanto ai contestatori, non so se siano esterofobi, ma, con i tempi che girano, magari sono razzisti…
Ma certo cari, la verità la sempre Ninci stando a Firenze!!!
Ma per favore!!!! BAstava stare all'uscita dal teatro e sentire i commenti della gente. Leggetevi anche la Voce del Loggione..
RAzzisti???
possiamo ben darvi dei cretini a questo punto, e a ragion veduta, dato che non vi basta nemmeno il video! Non è mai vero il flop, solo il successo di stato.
Vi fanno mangiare la .... perchè ve la meritate. La volete proprio, la invecate a gran oce se non ve la danno, ne avete bisogno per stare bene.Noi no!
saluti
Semolino scusa nulla da eccepire a quella che è la Tua legittima opinione giacchè nell'opera non esiste la verità oggettiva ma le individuali percezioni, tuttavia ci tengo però a qui dire che io trovo quel Simone DG uno dei più bei dischi di opera in assoluto, e che conosco almeno un centinaio di persone che assistettero ad almeno una recita scaligera di quella ripetuta edizione di Simone e che ancora oggi la ricordano come memorabile, giusto per fare da contraltare alla tua affermazione secondo cui "sarebbe tutta una canea..."
Chi arriva a difendere una direzione (e dei cantanti!) del genere merita davvero un posto al banchetto pasoliniano.
Sono ancora divertita da quel "in platea, ovviamente". :) D'altra parte, gli schizzi e le palate di... arrivano meglio laggiù...
Avete presente il sogno della Deneuve in "Bella di giorno"? Badilate di fango e letame! Che delizia!
Io con la... ci ho lavorato in laboratorio, e quindi non mi spaventa più di tanto. Ma che, forse ho toccato qualche nervetto scoperto? Cara Giulia, forse potrei suggerirti qualche cura per l'isteria (femminile e maschile) ma forse verrebbe censurata...
Vedi di non starnazzare insulti personali...
W la schiettezza e purissima sincerità della Signora Grisi!
Riassumendo, sono stati fischiati un direttore argentino-russo, un soprano tedesco e un basso italiano. Vorrei sapere il razzismo che ruolo gioca in tutto questo.
Quanto poi alla marrone materia del contendere, nessuno ne nega l'importanza e i molteplici usi, ma quando te la vendono per cioccolata, e si risentono pure se glielo fai notare, beh... la cosa cambia aspetto!
Del resto forse sbaglio io a meravigliarmi, visto che ci sono loggionisti (mica rispettabili damazze "da platea") che si vantano di avere assistito a tutte le repliche di questo Simone con l'orgoglio del reduce di Austerlitz.
Amerei che qualcuno di questi signori, deliziati dalle malie di Domingo e soci, spiegasse, qui oppure altrove, le ragioni di tanta soddisfazione, ma... è fallace speranza! O magari Barenboim, avendo partecipato alla famosa trasmissione di Fabio Fazio assieme ad Abbado, è diventato un grande interprete del Simone per mistico contatto?
Dimenticavo: Domenico Viglione Borghese era un signor baritono, altro che Cappuccilli o - Dio ce ne scampi - Domingo.
X Duprez : per canea (che per me significa abbaiar di cani, quindi il direttore non può c'entrare)non intendevo Abbado, che resta per me il più grande direttore verdiano di tutti i tempi, altro che il volgarissimo Levine fracassone. Quindi quando è scritto canea mi riferivo ai cantanti maschili. Le Freni è discutibile perchè ha una voce troppo "leggera" per il ruolo di Amelia, ma è la sola a cantare con una colonna di fiato salda e una emissione immascheratissima, è padrona assoluta del suo strumento, strumento ahimé non completamente adatto a quel tipo di Verdi. I cantanti maschili invece sono una catastrofe. Possiedono, o almeno possedevano, il materiale vocale adatto al ruolo ma la tecnica molto ma molto carente (Cappuccilli Ghiaurov) o artefatta (Van Dam) per non parlare di quella inesistente (Carreras) non ha permesso loro di cantare ma solo di dar vita ad una orrida canea. Cappuccilli cantava col fiato e non sul fiato, per questo l'emissione era grossolana e peciosa, oleosa e incatramata, tutta di fibra, volgare nel porgere, mugugnava e stimbrava invece di fare mezzevoci, non legava ma strascicava i suoni, gli acuti erano sonori solo perchè madre natura è stata tanto generosa, ma erano bordate di suono ululato. Ghiaurov aveva la voce bloccata fra lo stomaco e la gola, le modulazioni sono roche stimbrature, la linea di canto inesistente e Van Dam è tutto artefatto, Carreras sguaiatissimo, emissione aperta e volgare. Altro che da ridimensionare! se non fosse per la Freni e Abbado è da buttare nella patumiera.
X Stecca : se tu non te ne rendi conto peggio per te!
"Signora Grisi" (o chiunque tu sia veramente che ti fai chiamare con questo Nome e davvero mi piacerebbe saperlo) non credevo si potesse abbassare a questi livelli... non sapendo più cosa dire si mette a offendere chi esprime il proprio parere e a parlar di merda??? Ecco, continui pure con questi argomenti che le sono più congeniali allora. Mi ha davvero deluso perchè finora ho sempre letto il suo blog con grande interesse. Cordialmente.
Caro Marco,
ma perchè ti scandalizzi? Nel parlar della m. che tanto ti scandalizza, era sottinteso che si trattasse di m. di artista, quella che quel genio di Manzoni qualche lustro fa aveva inscatolato e così etichettato, destinandola ad un'elite di prodi intellettuali come voi, un'oligarchia ristretta, unica in grado di capire certe prestazioni artistiche. Noi purtroppo siamo poveri loggionisti e quella m. non ci intendiamo, perchè siamo ottusamente interresati al "recitar cantando".
Saluti.
Forse mi hai frainteso, io non sono affatto un intellettuale e di certo non pretendo di esserlo, anzi apprezzo molte delle vostre recensioni (pur non sapendo se siano autorevoli o meno, dal momento che non so chi siete e qual è la vostra professione); piuttosto non condivido il tono con cui a volte giudicate cantanti e direttori.
Marco stavolta spezzo una lancia ma la autorevolezza scusa tanto mica si misura dalla professione. E' pieno di critici di mestiere che di voci non ci capiscono un acca e di formidabili ascoltatori che di mestiere fanno tutt'altro, tu leggi e trai le tue conclusioni su quel che c'è scritto mica sulla base del contratto di lavoro di chi scrive....cos'è l'avvocato si il fruttivendolo no ?
Ah caro Siegfried le tue capziose e puerili provocazioni, nemmeno fatte bene, provocano in me gran sollazzo!
Tu vieni qui, insulti gratis, scrivi cose come: "ho sentito invece un gruppo (molto sonoro, è vero) di incompetenti e anche, direi, vigliacchi, perché non sono riuscito a vederne neppure uno nell'atto di contestare, che grufolavano nel brago della loro gioia di aver rovinato la festa in mondovisione."
Un teatro di oltre 2000 posti che buava con violenza (parola usata sia su Operaclick e La voce del loggione, i cui rappresentanti, tra amministratori e forumisti, evidentemente c'erano) e tu non ne hai sgamato nemmno uno?
Parli anche di complotto anti-Barenboim, di vigliacchi, di incompetenti, tutti insulti sempre gratis e puerilmente infondati, e non ti accorgi che l'unico che grufola e non spiega nessun fatto sei solo e sempre tu, caro il mio competente!
Tu scrivi:
"Dopo uno dei (musicalmente) più bei Boccanegra della mia vita (e la mia memoria risale ad Abbado - sono troppo giovane per Panizza, ahimé)"
Bene caro Siegfried, allora vai fino in fondo, non fare il timidone e narra a noi poveri incompetenti e a tutti i buatori scaligeri in cosa consiste tale bellezza, non limitarti a insultare penosamente, approfondisci.
Tu scrivi:
"È ormai evidente che l'ostilità a Barenboim dipende da ragioni diverse da quelle del mero fatto musicale, spero almeno non venali. Se non hanno di meglio per soddisfarsi..."
Reticenza inammissibile!
Parla forza, chiama le cose con il loro nome, produci prove incontestabili, non nascondere la manina che getta la pietra caro Siegfried!
Tu scrivi:
"A Marianne Brandt: “Gerechter Gott!” accusare me di mentire quando si falsifica la verità presentando un video ripreso nelle migliori condizioni per presentare la serata come un fallimento! E poi, di grazia, perché dovrei limitarmi: l’invettiva e la critica virulenta sono solo vostra esclusiva?"
Si tra noi e te quello che menti sei tu.
E lo dico anche per rispetto a chi c'era!
Lo dico per colui che su Operaclick si è indignato per la violenza delle contestazioni, lo dico per coloro che le hanno riportate sulla Voce del Loggione, lo dico perchè c'è il video come prova, lo dico perchè anche tu parli di "video ripreso nelle migliori condizioni", perchè nel video i BUUU si sentono e non sono pochi, perchè sei palesemente in malafede nel voler tu stesso manipolare la realtà di fronte ai fatti acclarati e documentati.
La critica virulenta non è nostra e non è esclusiva, ma quella che facciamo è SEMPRE motivata e riportata con i fatti, tu critichi banalmente, insulti grufolando e non porti nessun fatto.
Tu scrivi:
"Quanto ai contestatori, non so se siano esterofobi, ma, con i tempi che girano, magari sono razzisti…"
VERGOGNATI, porcherie del genere tienile per te
Tu scrivi:
"Io con la... ci ho lavorato in laboratorio, e quindi non mi spaventa più di tanto. Ma che, forse ho toccato qualche nervetto scoperto? Cara Giulia, forse potrei suggerirti qualche cura per l'isteria (femminile e maschile) ma forse verrebbe censurata...
Vedi di non starnazzare insulti personali..."
Forse potrei suggerire a te ed ai tuoi di nervetti scoperti qualche cura visto che evidentemente i miasmi della materia da te manipolata in laboratorio ha obnubilato le tue facoltà compromettendole irreversibilmente.
Continua pure a grufolare.
Marianne Brandt
P.S. Ho il video del Simon Boccanegra di Abbado-Strehler e quella edizione, a parte Ghiaurov, piace molto anche a me.
P.P.S. caro Marco, la Grisi, si è semplicemente difesa dagli attacchi gratuiti e molto più pesanti ed insultanti dell'utente Siegfried.
Detto questo, apprezzo molto i suoi interventi anche se opposti ai nostri, perchè esprimono un parere in toni civili e pacati che altri utenti dovrebbero imparare.
Ringrazio anche Stecca per il suo gentile intervento.
Care anonime donzelle,
grazie per il divertente pomeriggio che mi avete procurato. Mi ha ricordato quando, bambino, scoperchiavo i formicai e le vedevo tutte correre quà e là...
Quando saprò chi siate, mi farò conoscere. Comunque, non io ho cominciato a usare termini come m...
però caro siegfried non ci hai ancora spiegato cos'è che ti è piaciuto in questo Simone,facci avere un idea di quello che hai visto e ascoltato tu
signor siegfried,
1) qui c'è solo domenico donzelli. oltre tutto penis dotatus, quindi nessuna donzella!
2) quanto al suo divertente pomeriggio il commento mi ricorda il fedriano"nondum matura est nolo acerbam sumere" della fabula della volpe e dell'uva.
3) come pure l'insegnamento della fabula si adatta perfettamente alle sue insinuazioni circa i reali motivi della pretesa avversione al signor daniel baremboim. La sua è la tipica argomentazione di chi difetti di altre
4) allora la rassicurerò. Quel Simone quale che fosse nazionalità, razza, credo religioso, orientamento politico e sessuale del direttore era e rimaneva un brutto simone. Brutto in assoluto in quanto poco pensato, poco provato, poco misurato sulle reali -limitate e scarse- capacità dei signori in palcoscenico. Pessimo e da sonori fischi se orchestrato da chi vorrebbe essere e vorrebbero farci credere sia un grande direttore.
La riprovazione del pubblico alla prima, alla recita mandata per euroradio ed infine a quella per la mondo visione anzichè indurre a capziose e bizantine argomentazioni dovrebbe far riflettere che qualcosa -molto- non funzionasse e non fosse neppure stato corretto e risistemato per via, come talora accade
Inscenare gogne mediatiche e cacce alle streghe, tante e sonore, è solo "menar pretesti" per utilizzare il gergo librettese. Illustre, perchè nato dalla penna di Felice Romani.
5) quanto alla merda, che al pari delle prevenzioni di sospetta origine razial-religioso-politica è un pessimo paravento la differenza fra molti considerati artisti e Pietro Manzoni sta nel fatto che quest'ultimo senza alcuna falsità dichiarava che fosse il proprio prodotto artistico. Gli attuali, invece, tacciono la vera natura e, quindi, imbrogliano il pubblico.
Quest'ultimo, talvolta, reagisce.
saluti dd
ps quanto all'ultima frase per conoscersi bisogna essere in due ed avere reciproco piacere.
Stecca scrive: "E' pieno di critici di mestiere che di voci non ci capiscono un acca e di formidabili ascoltatori che di mestiere fanno tutt'altro, tu leggi e trai le tue conclusioni su quel che c'è scritto mica sulla base del contratto di lavoro di chi scrive....cos'è l'avvocato si il fruttivendolo no ?". Cos'è? Un'allusione a te medesimo, caro Stecca? Ma per favore... La critica è un'altra cosa! Basta con questo presenzialismo narcisista da cantante mancato... La critica raramente è autoglorificazione!
Velluti mi sa che sei partito troppo in fretta, stavolta era un post a favore...
Caro figlio di Siegmund grazie a te per i tuoi esilaranti e reticenti interventi!
Mi hai ricordato, confermandole, le parole con cui la grande Anna Russell classificava Siegfried durante le sue divertenti serate in cui seduta al piano parodiava il Ring.
Ah, per la cronaca, di sapere chi tu sia poco me ne cale in tutta sincerità.
Marianne Brandt
Caro Stecca, prescindo dal senso del tuo post (apologetico o meno!)... C'è un po' di autobiografismo o sbaglio? Se non è così, faccio ammenda!
cara Marianne il termine utente è un po bruttino,meglio lettore.
Comunque il nostro personaggio wagneriano non ci ha ancora scritto la sua recensione,a parte gli insulti,ma quelli sono capaci tutti
Caro Pasquale, il vostro personaggio wagneriano (ma potrebbe esser anche da monteverdiano a ... janáceckiano - quai grida! Orrore! Orror!) ha, purtroppo per lui, anche altre incombenze di varia natura e quindi non può stare sempre al PC: non per questo è reticente.
Comunque:
la parte visiva di questo Simone era orrida, e quando non orrida, scopiazzata (vedi la scena del Consiglio - Pier'Alli - e poi che c'azzecca Caspar David Friedrich?).
Cantanti: ho ascoltato in teatro solo due grandi interpreti di Simone, Cappuccilli e Bruson (anche Coni, ma con troppe difficoltà all'acuto). In disco, ovviamente Tibbett. Warren? avrei dei dubbi. Gobbi? ma per carità. È Domingo un Simone paragonabile ai migliori di un tempo?. Certamente no! È accettabile o migliore di tutti gli interpreti correnti, anche se rimane un tenore? Per me sì. È stato giusto affidargli il ruolo alla Scala? Di nuovo sì. Harteros: non mi sfuggono alcune asprezze, ma la voce (non di timbro sopraffino) comunque c'è, sonora in alto e in basso, con un bel trillo nella scena del Consiglio. Ottima attrice, ha dato vivacità a una figura che può sembrare sbiadita, trascinando anche l'immobile Sartori. Di questo non amo l'emissione strizzata, ma è professionale e corretto. Furlanetto: canta male, non è una novità. È un ottimo interprete, e neppure questo è nuovo. Non è stato poi molto diverso dal Filippo dell'anno scorso: perchè allora applausi e oggi buuh?
E vengo a Barenboim. Premetto che non mi scandalizzano più di tanto eventuali scollamenti tra buca e palcoscenico, purchè veniali. Ho assistito a ben peggio (p.e., alla prima della Norma con Caballé alla scala, Gavazzeni e il coro, nel "Guerra, guerra" sono allegramente corsi a un'intera battuta di distanza da capo a fondo). E poi, questa mitizzazione delle prove! All'estero si danno spettacoli musicalmente eccellenti con prove poche o punte.
Conosco una sola direzione veramente grande del Simone, quella di Abbado (Milano e Ferrara - in disco anche Mitropoulos). Dopo, viene questa di Barenboim. Mi sono piaciute la cavata dell'orchestra (non superficialmente "verdiana"), l'ampia gamma dinamica, il colore orchestrale sempre rapportato ai tempi e al momento scenico. Ecco, rispetto all'orrida "Aida" (confesso: ho buato!), c'è stato un vero desiderio di raccontare musicalmente. Mi è parso eccellente anche il nerbo dell'accompagnamento ai cantanti. Era poco "verdiana"? Non so cosa voglia dire. Era cupa e ferrigna, perché così è quest'opera, ma pronta a illimpidirsi quando richiesto dal momento scenico. Se poi il preludio all'aria di Amelia è sembrato brutto, la ragione è una sola: perché lo è. Ho riascoltato Panizza: un'eccellente "routinier" nulla di più.
Sono uscito da teatro convinto di aver ascoltato una grande opera, a onta di questo o quel difetto: e se un direttore e un cast riescono a farmelo credere, chapeau!
e ci voleva tanto a fare la tua recensione? hai detto la tua come tu l'hai vista e ascoltata,gli altri hanno detto la loro come l'hanno vista e ascoltata,quindi ognuno esprime il suo giudizio senza bisogno di sputarsi adosso,e senza ricorrere al WC ancora un po dovevo lavare il computer (smilies:faccina schignazzante)
Ooooooh e bravo Siegfried!
Sarai anche impegnato, ma hai trovato più tempo per scrivere "amenità" che per esternare, finalmente, la tua opinione su questa edizione di "Simone".
Ah!
Ce l'abbiamo fatta, per il resto quoto il buon Pasquale.
Marianne Brandt
Ricondotto il discorso a concentrarsi sul merito, voglio pure io dire la mia. Premetto che non ho avuto occasione di ascolto dal vivo di questo Simone (ho invece sentito una registrazione delle recite berlinesi e la diretta scaligera, seppur non integralmente), oltre ad alcune fotografie dell'allestimento.
Siegfried pone, a mio giudizio, una questione interessante: a chi affidare oggi certi ruoli e certe opere? Tuttavia non si può rispondere con l'adagio "chi si accontenta gode"...
Espone, finalmente, in modo chiaro i motivi del suo gradimento all'esecuzione cui ha assistito: dai miei ascolti non sono d'accordo, e, paradossalmente, proprio per i motivi esposti da Siegfried. Nel suo gradimento, infatti, non nasconde le asprezze della Harteros, le difficoltà di Furlanetto, il certo disagio di Domingo in una tessitura non sua, l'immobilità di Sartori, la "non verdianità" (poi ci torno) della direzione di Barenboim. E, aggiungo io, l'inadeguatezza dei comprimari.
Ebbene, proprio per questi motivi lo ritengo un mediocre Boccanegra:
1) non mi sono mai scagliato contro la Harteros, l'ho ascoltata in Tannhauser ed Alcina e pur non entusiasmandomi, neppure ha fatto disastri (disastri che si sono ascoltati con altri cantanti): voce naturalmente sonora, dagli acuti abbastanza sicuri, denota una certa asprezza e una qualche difficoltà nei gravi, però ha una bella linea di canto, e musicalità. Basta per trasformarla in interprete credibile? Sì e no. Dipende dal punto di vista: oggi siamo in periodo di vacche magrissime, e in un certo repertorio può essere una valida esecutrice (non storica, intendiamoci), ma neppure disastrosa. Ma tanto mi ha convinto in Tannhauser, così mi ha deluso negli ascolti di questo Boccanegra: manca di quell'autentica cavata "verdiana" (non è una bestemmia o una fantasia: è semplicemente ciò di cui necessita un cantante che esegua Verdi e la sua gravosa scrittura musicale). A ciò si aggiunga l'inerzia della bacchetta che, tanto sollecita nel sostenere e "aiutare i cantanti" nel Tristan, così appare del tutto disinteressata con tutto ciò non corrisponda alla sua poetica.
2) Sartori: è cantante che non mi piace. Più che altro non mi dice nulla. Mediocre in un canto che denota difficoltà (non enormi, ma fastidiose) soprattutto in zona acuta. Fraseggio banale, accento asettico, inerte. Già la parte di Adorno è la meno riuscita dell'opera, affidarla all'inerzia assoluta di Sartori significa "uccidere" il ruolo, significa renderlo più noioso di quel che è.
3) Furlanetto: che canti male non vi è dubbio, e dici bene, non da oggi! Così era il suo Filippo e così ogni ruolo inerpretato. Sul fatto che meritasse i fischi ieri e non slo oggi, sfondi una porta aperta. Ha presenza scenica? Forse, ma questa può supplire a certe mancanze soltanto, può aiutare un cantante che denoti solo qualche difficoltà, non può SOSTITUIRSI ad una tecnica di canto completamente inadeguata. E la Scala che fa? Lo trasforma nel suo "basso principale". Gli affida il difficile ruolo di Fiesco. Basta sapersi muovere sulla scena per interpretare il nobile genovese, una delle figure più complesse di Verdi? Per me no. (continua…)
4) Domingo è un tenore: punto e basta. E' cantante intelligente, ma non ha il timbro - prima della tecnica - per eseguire ruoli baritonali. Oltretutto considera come venga così forzata la scrittura verdiana: l'accompagnamento, la scelta strumentale, l'orchestrazione, il fraseggio, è tutto studiato e delineato per accompagnare un baritono vero, una voce autorevole, paterna, calda. Il timbro tenorile fa a pugni con la scrittura ideata dall'autore. E questo è un peccato mortale e denota una scarsissima sensibilità musicale (e mi spiace che proprio Domingo si sia reso responsabile di questo). E poi, fosse il capriccio di un divo, fosse la voglia di confrontarsi con un personaggio particolarmente amato, uno sfizio di fine carriera...potrebbe starci: ma viene dopo Figaro, e poi seguirà Rigoletto. Insomma che senso ha? Non si può giustificare con la sensibilità del cantante e il fatto che "senta vicino a sè il personaggio"! E se domani sentisse il Romeo di Bellini, o Il Boris, o Cherubino? Certo il ruolo è complesso e non molti hanno brillato in esso, però...però, perlomeno erano baritoni. Cappuccilli, Gobbi con tutti i loro difetti sono meglio di Domingo, per una questione di timbro se non altro... Bruson e Tibbett sono addirittura su un altro pianeta. E anche Warren (che non mi piace) ha comunque il timbro previsto da Verdi. In realtà la finalità della Scala era meramente marketing, pubblicità. E' giusto che la Scala abbia presentato questo spettacolo nato altrove? Forse sì...nel bene o nel male era un "evento" (per me discutibile e censurabile). Ma che questa operazione assuma una validità artistica, proprio lo contesto!
5) Veniamo a Barenboim: Siegfried, scrivi, direzione poco "verdiana"! Ma che significa? Il Simon Boccanegra è un'opera di Verdi! Il che non vuol dire effettacci e volgarità bandistiche. Significa equilibrio tra asprezze e nobiltà, tensione etica e conflitto tra sentimenti... Significa, anche, rendere appieno le screziature di cui è disseminata la partitura, la raffinata scrittura, i segni d'espressione che ne movimentano il passo. Significa una scelta di tempi non vincolata al tutto veloce (alla bersagliera) o tutto lento (come se nella lentezza vi fosse profondità), ma coerente con una lettura che abbia qualcosa da dire. Abbado l'aveva, Solti pure, Mitropoulos anche (seppur con un passo un poco pesante), Levine idem. E Barenboim? E' anonimo, svogliato, passa dalla banda alla sala rianimazione...si percepisce lo scarso amore (e rispetto) per la partitura, e per questo repertorio che, EVIDENTEMENTE, non sente suo: come Aida, come il Requiem... Gli scollamenti tra buca e palco (pur essendo gravi) sono l'aspetto minore del problema: e francamente poco interesse ha il fatto che pure Gavazzeni si perdesse per la tangente (Gavazzeni non è certo Karajan e nessuno si è sognato di prenderlo ad esempio e modello di direzione verdiana: in cui non lesinava pesantezze).
Su Panizza sono d'accordo con te, anzi, ti dirò che lo trovo un routinier punto e basta... Ma forse proprio questo era il riferimento: ad una lettura svogliata e improvvisata è meglio persino un routinier.
6) Circa la valutazione del preludio all'aria di Amelia...i gusti non si discutono, ma cos'è lo stesso preludio con la bacchetta di Abbado?
7) sull'allestimento sono ovviamente d'accordo: tra l'altro gli evidenti riferimenti all'iconografia della Serenissima Repubblica (che nulla c'entrano con la Repubblica Genovese) denotano una profondissima ignoranza storica.
che bella discussione è questa adesso! anche per me che non vi ho partecipato, ora è un piacere da seguire. un plauso a siegfried per aver ceduto al buon senso e raziocinio, e che possa essere da esempio a tutti coloro che vogliono scrivere su questo blog le loro pur diversissime idee.
Allora,tante offese avete sputato sul Simon Boccanegra di Parma dello scorso marzo.
Io ci ripenserei su.Meditate.....
Cara bice,
e perché mai?
Mediocre e provinciale era la produzione di Parma, mediocre e provinciale, a dispetto del budget, quella di Milano. Perché mai questa dovrebbe indurre a rivalutare quella?
Agli occhi di chi non sia, ovvio, un incondizionale del proprio diroccato campanile.
1°:non sono di Parma
2°: gli urlatori e buuatori di Milano sono, in buona parte, gli stessi che hanno applaudito a Parma,visti e conosciuti da me. (a PR nemmeno un buu è uscito da nessuna bocca mai e nessuno glielo vietava dato il luogo noto al mondo per i dissensi facili)
3°:tante volte,anzi sempre,ci fa influenzare più dai contenitori che dai contenuti,dai nomi più che dagli artisti in senso lato.Una sorta di snobismo melomane che chiude le menti invece che aprirle ed arricchirle.Ammettere che qualcosa sia bello e buono fa sentire troppo stupidi ed ignoranti....meglio parlarne male così si fa più bella figura....non è forse così?
1) la provenienza geografica non sempre è determinante nell'elezione del campanile di fiducia. aiuta, ma non è l'unico fattore.
2) era presente al Boccanegra scaligero? conosce personalmente tutti coloro che hanno fischiato o espresso dissenso in altro modo?
2)-corollario. a Parma abbiamo avuto spettacoli vergognosi coronati da fiasco, altri, ugualmente di basso quando non bassissimo livello, passati senza infamia e senza lodo e altri ancora, sempre di qualità assai scarsa, salutati da pubblico e stampa locale come il non plus ultra della perfezione lirica. secondo lei l'assenza di fischi a Parma è indicativa della qualità di uno spettacolo? lo era forse in passato, quando il loggione "pizzicava" un McNeil per molto, molto meno di quanto ha di recente proposto Nucci in una qualsiasi delle sue esibizioni.
3) si può parlare bene o male di qualunque cosa. l'importante è argomentare. lei sul Boccanegra - vada pure a rileggersi il suo intervento nel post in questione - si è ben guardata dal fare questo, preferendo fare altro. così come non ha risposto alla replica della Grisi. crede di aver fatto una bella figura, o di aver dimostrato la sua superiore cultura e amore per l'opera? si disinganni.
saluti
on ho mai preteso di essere superiore culturalmente,se non ho più replicato alla Grisi è semplicemente perchè ho ritenuto inutile e vano continuare a farlo.Io resto della mia idea e Lei della Sua.......e siamo tutti contenti!!!
Credo di avere di meglio da fare che stare dietro ai commenti di questo e quella,se mi capita bene altrimenti bene lo stesso...anzi meglio.
Alla prossima!!
Bice
Peraltro il loggione parmense non è certo il vangelo (non credo lo sia mai stato, come non lo è quello scaligero...e le sue "vestali"). Fischiò pure Bergonzi perchè in Aida "osò" eseguire il SIbem alla fine di "celeste Aida" in pianissimo COME PRESCRITTO DA VERDI e non sparando l'acutazzo fuori ordinanza! Chiunque avrebbe applaudito tale prodezza...evidentemente a Parma ci sono "intenditori verdiani" che ne sanno più di Verdi!
CAra Bice,
la sensazione che dai, al contrario, è che tu ai commenti ci stia dietro...eccome! Solo che non ci hai ancora saputo spiegare perchè il Simone di Parma fosse bello, sebbene, tra i due aborti in questione, ritengo pure io quello parmigiano essere stato il migliore dei due Boccanegra ( quello di parma era un brutto verdi, quello di milano era un brutto nonsoche, dato che non si è capito di quale autore fosse...)
saluti
Illusa, Bice! Crede ancora che il loggione di Parma sia la cartina di tornasole della qualità di uno spettacolo! Le basti ricordare come venne salutata lo scorso anno quella Tosca della vergogna, con Carosi/Alvarez, a cui il tanto temuto (??) loggione arrivò a chiedere il bis ad entrambi gli interpreti! Quel Simone l'abbiamo visto tutti. E le confesso una cosa: piuttosto che quel Nucci senescente, fuori parte (ma lo era anche in quella pessima versione in disco diretta da Solti), scelgo quasi il doge di Domingo. Ed è detto tutto...
Vorrei precisare che il Marco che partecipa a questa discussione non sono io.
Saluti
Marco Ninci
Quello che mi piace tanto della Marchisio è che esprime sempre in forma dubitativa, equilibrata ed aperta all'altrui confronto le proprie opinioni...
Quello che invece trovo adorabile di te, stecca, è che quando non hai argomenti (cioè sempre, a meno che non si parli della tua dea, possibilmente nelle sue epifanie pre 1980) preferisci attaccare le persone, pratica che certo non fa onore alla tua intelligenza.
Se ti piace tanto il confronto, perché non replichi a Carlotta nel merito della Tosca della tua amica Carosi?
Sempre se l'hai ascoltata.
La puntualità di certe repliche è sempre direttamente proporzionale alla gratuità delle stesse. Puntualità, per inciso, che arriva ogni volta per prendere le parti delle "amicizie" di turno. Ogni volta mai disinteressata. Ogni volta accusatoria ma mai esplicativa. Forse perché difendere l'indifendibile è ardua impresa?
perchè caro tamburini tu sostieni che la marchisio non esprima i propri giudizi in forma equilibrata, dubitativa e rispettosa dell'altrui opinione ??? O bella...e perchè mai non leggi la chat ?
Come ti ho già risposto in chat, carissimo stecca, in certi casi il gusto, i pareri, i giudizi vanno oltre certe performance. Perché davanti a "casi estremi" non ci si può appellare al solito relativismo da quattro lire. Mi duole per te e per gli "amici" che devi difendere (senza mai un'argomentazione valida), ma non esiste alcuna possibilità di relegare certi scempi nel comodo dominio del soggettivo. L'opinione e il dibattito, per quanto mi riguarda, hanno senso solo nel momento in cui non si è superato il limite massimo di decenza. E quella Tosca è andata ben oltre...
Prendo per un attimo la parola. A me Barenboim piace; ma certo la sua incompetenza per quanto riguarda il repertorio italiano è evidente e, credo, senza rimedio. Questo non può accordarsi con la direzione musicale (nei fatti, anche se non nel nome) di un teatro come La Scala, in cui per tradizione consolidata il repertorio italiano è un pilastro irrinunciabile. A parte Wagner, ci sono tante opere che Barenboim potrebbe dirigere con successo: Doktor Faust, Der Corregidor, Palestrina, Mathis der Maler, Harmonie der Welt, etc. Ma per questo dovrebbe avere la modestia (che non credo sia il suo forte) di farsi da parte e cedere la direzione stabile, che so, a Pappano o, fra qualche anno, a un innegabile talento come Dudamel (a mio parere molto più dotato di Harding).Il problema credo sia proprio Lissner, a cui evidentemente l'opera italiano non piace; sento parlare per l'anno prossimo di un Attila con Furlanetto, una scelta a dir poco grottesca. Concludo il mio intervento ribadendo che il Marco che ha partecipato a questa discussione non sono io. Stando a Firenze e non avendo assistito a nessuna replica del Simone (dalla radio non mi è sembrato un granché), non avrei potuto dire nulla sul suo successo od insuccesso. Ed io parlo soltanto di ciò che conosco.
saluti
Marco Ninci
Sono perfettamente d'accordo con te Marco (Ninci)! Anche a me Barenboim in un certo repertorio piace e al tuo puntuale elenco aggiungerei Mozart. Perchè ostinarsi a dirigere un genere a lui totalmente estraneo e che, probabilmente, neppure gli interessa approfondire? Verdi, Bizet...si è parlato persino di Donizetti. E, mi chiedo, si può essere direttori stabili (seppur di fatto) della Scala senza essere versati in questo che è e dovrebbe essere il fulcro della sua identità musicale? Ovviamente no. E giustamente, Marco, attribuisce le responsabilià a Lissner (di cui Barenboim è l'emanazione): ricordo un'intervista al sovrintendente in cui affermava tranquillamente che a lui il belcanto e il melodramma non piace! Ma con tali premesse quale poteva essere il risultato? A parte che tali affermazioni avrebbero dovuto condurre Lissner ad una ridiscussione dell'incarico, a dimissioni o a revoca (e comunque ad una non riconferma nel ruolo). Eppure è ancora lì in palese disagio con il repertorio italiano: questo è il più grave problema della Scala. E lo si vede nella scelta dei direttori e dei cast. Ovviamente Barenboim non avrà l'umiltà e la modestia di cedere il passo e continuerà a infliggerci col suo Verdi provato all'ultimo minuto, come una marchetta da 4 soldi. O col suo Bizet (a proposito, non vedo l'ora di sentire la Carmen diretta da Dudamel...e fare un bel confronto con la "roba" ascoltata il 7 dicembre). Possibili alternative? Quelle indicate da Marco, per cominciare: Pappano e Dudamel (davvero molto più dotato dell'ex bambino prodigio Harding...che mi sa tanto di bluff). Eviterei Gatti come la peste...troppo discontinuo e dalla personalità difficile e ingestibile. E poi non so? Chi suggerisci? Penso a Noseda tra gli altri.
Ps: l'Attila con Furlanetto (e Nucci) è davvero grottesco
siccome cominciano a spuntare i nomi anche io faccio il mio ossia Riccardo Chailly. Non è Bruno Walter e neppure ha la gestione del repertorio di un Serafin. Nell'Aida scaligera di qualche anno fa che era scalcagnata sotto il profilo vocale, vizio in parte imputabile al direttore medesimo, è stato però capace, più di tutti gli altri di cavarsi di impiccio.
Quanto ad impaccio devo dire che Dudamel direttore di Boheme ne ha dato buon saggio, tale da sconsigliarlo.
Però io credo che il punto sia altro, ossia la direzione artistica deve essere all'altezza dei propri compiti, ossia deve avocare a sè ogni scelta dai cantanti al direttore e non subire supina e prona le scelte ed i diktat dei direttori in fatto di cantanti e non solo. Se al divo della bacchetta il soprano scritturato non gusta la porta di uscita della Scala è spalancata. In uscita
ciao dd
Pensavo anche io a Chailly, ma dubito assai che abbandoni il prestigio dei suoi attuali incarichi a Lipsia (dove peraltro sta dimostrando come Bach non sia un'esclusiva dei barocchisti, quando va bene, o dei baroccari, senza per questo riproporre esecuzioni pachidermiche, dal passo elefantiaco e dal turgore tardoromantico...), per assumere A TEMPO PIENO, la gestione del podio scaligero. Taccio poi dello sgarbo subito con l'annullamento del suo Mahler, a favore del ritorno del Divo Claudio! Dudamel avrà pasticciato in Boheme, ma è giovane e ancora inesperto nell'opera...ma ha musicalità e tecnica oltre un buon ascendente con l'orchestra (a differenza di Barenboim o Gatti). Io aspetterei a liquidarlo.
Ma come dice bene Donzelli occorre una vera Direzione Artistica, atteso che il sovrintendente non è in grado di ricoprire tale ruolo, che scritturi cast e direttori e che conosca canto e cantanti. E poi prove, prove e prove! Un direttore stabile serve a questo: a creare un gruppo e un suono...ci era riuscito Muti (in parte vanificando il risultato a causa di egotismo smisurato), sicuramente ci è riuscito Abbado, che portò l'orchestra scaligera a livelli europei (anche nel repertorio sinfonico). Ora tutto è lasciato al caso: un'autogestione che significa disinteresse, con un "maestro scaligero" che dirige con la valigia sotto il podio e non "perde tempo" con le prove... E i risultati si sentono: soprattutto perchè l'Orchestra della Scala non è la Staatskapelle di Dresda...e necessità ANCORA di rifinirsi e trovare continuità sonora e tecnica. Altre potrebbero essere le bacchette nominabili...ma chi glielo fa fare di rinunciare a prestigiosi incarichi (forieri di soddisfazioni artistiche in primis) per il "circo Piermarini"?
Chailly che pure in altre circostanze apprezzai parecchio lo trovai in Aida davvero modesto e deludente, ed a prescindere dal cast vocale aggiungo
Vorrei precisare che lo sgarbo è stato fatto non a Chailly ma a Pappano, che doveva dirigere la seconda sinfonia di Mahler con la sua orchestra di S. Cecilia, sovrapponendo così il suo programma a quello di Abbado. Si è trattato di un comportamento di una villania allucinante e anche di una grande stupidità; poteva essere interessante ascoltare due grandi interpreti nella stessa opera a una distanza di tempo non siderale. Per quanto riguarda Chailly, penso che per molto tempo abbia rinunciato all'opera. Si è dimesso dall'Opera di Lipsia e, per quanto mi risulta, non ha in programma nulla in campo operistico. Tuttavia la sua maturazione interpretativa mi sembra enorme. Ha realizzato a Firenze un'interpretazione davvero splendida dell'"Oratorio di Natale" di Bach; spedita, di suono bellissimo, chiarissima nelle tessiture del coro (eccellente la prestazione del coro del Maggio). Quando poi ho sentito il Gewandhaus diretto da lui, ho potuto apprezzare una delle più impressionanti metamorfosi subite da un'orchestra a cui abbia mai assistito; dalla pesantezza plantigrada di Masur e Blomstedt alla snellezza, giovinezza, slancio, chiarezza, leggerezza degli interventi di Chailly. Senza contare la bellezza del gesto di quest'ultimo: parco, chiaro, classico.
Saluti
Marco Ninci
caro marco
una volta tanto siamo d'accordo!!!!
L'Aida non era affatto deludente era quel che si poteva fare con un siffatto cast (voluto però in parte dal direttore, more solito!)
Quanto allo sgarbo credo che lo abbiano subito entrambi.
Anche in questo caso la storia (fiorentiona) è maestra dell'antico buon senso e dell'attuale non senso.
Nel 1934 per la stagione sinfonica i fiorentoiini ebbero l'occasioen di ascoltare due esecuzioni della settima di beethoven una affidata a furtwaegler e l'altra a reiner (se non sbaglio). Posso sbagliare e vado a verificare appena possibile ossia questa sera
grazie e ciao dd
PS ho una voglia di pubblicare questi commenti e quelli al tera della prima. credo siano spunti di seria riflessione
Caro Donzelli, quando c'è buona volontà si può sempre dialogare,sia quando si è d'accordo sia quando non lo si è. Per quanto riguarda il tema più ampio della Scala,è un teatro estremamente difficile, dove durare mi sembra un'impresa titanica, fra sgarbi, complotti di corridoio, pubblico diviso in fazioni (ma le fazioni e le risse non erano una specialità di noi fiorentini?)etc. Sono innumerevoli le persone che se ne sono allontanate in preda alla collera. D'altra parte questo teatro ha un fascino inimitabile, pur se molta retorica è stata fatta sul "primo teatro del mondo". Non so; fossi un direttore con una collocazione stabile e soddisfacente, ci penserei due volte a farmi sedurre dal fascino pericoloso e instabile della sala del Piermarini.
Ciao
Marco Ninci
Sollecitato dal post sul modo di dirigere il "Simon Boccanegra", mi sono riascoltato, dopo molto tempo, l'interpretazione di Dimitri Mitropoulos,risalente al 1960 a New York, pochi mesi prima della morte del grande direttore. E mi è tornata in mente, pur nell'ammirazione, la qualificazione limitativa che nel post le veniva attribuita: "pesante". E' una qualificazione interessante, che in qualche modo coglie una verità. Solo che io le cambierei il segno: da limite in forza. Nell'interpretazione di Mitropoulos ogni nota, ogni accento, ogni accordo si fanno "pesanti" perché acquisiscono un significato di originalità assoluta e in se stessi e nel rapporto con il tutto. Gli accordi o le microfrasi che punteggiano il recitativo sottolineano proprio l'inflessione di ogni singolo momento della vicenda; è come se quella vicenda la raccontassero insieme con la voce. Questo è merito del peso specifico di ogni momento strumentale, un peso sempre cangiante e che è una funzione del supremo legato che il direttore riesce a realizzare. Le semplici note ribattute hanno già in se stesse valore di canto e avvolgono come un tessuto, un tessuto pesante e sontuoso, i percorsi del canto. Un esempio, questa volta soltanto strumentale: il postludio orchestrale all'aria di Fiesco "Il lacerato spirito". Il tremolo degli archi è realizzato con tale perfezione, con una tale varietà di accenti, che vi si odono echi di chitarre e mandolini; un effetto che non ho mai ascoltato da nessuno e che mi ricorda irresistibilmente un effetto simile realizzato nel preludietto dell'"Ernani", nell'accompagnamento degli archi al canto degli strumentini, sia a Firenze che a New York. Queste meraviglie mi fanno dimenticare la prestazione decisamente insufficiente della Milanov e quelle non proprio storiche degli altri, con la luminosa eccezione del giovane Bergonzi. Tutto considerato, Mitropoulos mi sembra il maggiore interprete di opera italiana che il disco ci abbia tramandato: da "Pagliacci" a "Cavalleria Rusticana", da "Madama Butterfly" a "Manon Lescaut", a "Tosca", alla "Fanciulla del West", da "Ernani" alla "Forza del destino", a "Simon Boccanegra" e a "Ballo in maschera".
Saluti
Marco Ninci
caro marco
mitropoulos che salì il podio dell'opera prossimo ai 45 anni è un direttore d'opera geniale.
presto ci dedicheremo ad un capo d'opera di mitropoulos ossia tosca che è possibile sentire con una serie di soprani diversi che rendono diversa e sempre di qualità la direzione.
quanto al simone, che anche io ritengo una summa aggiungerei come accompagna il duetto finale simone fiesco. alle carenze degli interpreti supplisce l'orchestra che canta. quello che in scala,, tanto per contestualizzare non accadde
ciao dd
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