mercoledì 30 aprile 2008

Norma a Bologna: Canta Diva?


Abbiamo ieri sera assistito alla Norma presentata a Bologna.
La locandina:

Pollione - Fabio Armiliato
Oroveso - Rafal Siwek
Norma - Daniela Dessì
Adalgisa - Kate Aldrich
Clotilde - Marie Luce Erard
Flavio - Antonello Ceron

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Maestro del coro - Paolo Vero
Direttore - Evelino Pidò
Regia - Federico Tiezzi

A leggere i nomi in cartellone, perlomeno quello dei due protagonisti, potevamo aspettarci qualcosa di diverso da quanto abbiamo effettivamente sentito in teatro?
Per la protagonista questo blog non può nascondere una aperta simpatia e stima, e non tanto per la sua carriera più recente di cantante verista, quanto per quella più remota e, forse, sconosciuta alla maggior parte dei suoi fans, ossia quella degli anni in cui alla ragazza semplice, dalla voce d’oro e dal repertorio sterminato ed inquieto non veniva mai riconosciuto il giusto tributo. La diva di oggi è approdata alla Norma avendo una intera carriera alle spalle, e soprattutto, all’opposto del cursus honorum dei soprani spinti, dopo aver lasciato il belcanto per percorrere quasi tutte le strade che il verismo apre ad una voce femminile. Così la signora Dessì ha affrontato uno dei must del Belcanto italiano nelle condizioni in cui lo affrontavano, di fatto, le cantanti delle generazioni precedenti proprio la Belcanto Renaissance, ossia le Cigna, o le Milanov, o le Caniglia ma senza l’impatto che loro sapevano dare grazie al volume.

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domenica 27 aprile 2008

To Bis or not to Bis?

Parafrasando il titolo di un post di un celebre blog statunitense, vorremmo spendere due parole sulla pratica del bis.
La richiesta di un bis è una delle più immediate e schiette espressioni di gradimento che un artista lirico possa ricevere dal pubblico (e tralasciamo i casi di Gigli e Corelli, i quali usavano chiudere una serata trionfale con arie di altre opere e canzoni, spesso accompagnate da un pianoforte verticale tirato in scena a furor di popolo). La storia dell'opera è punteggiata di bis celeberrimi (uno su tutti: quello richiesto da Leopoldo II al termine della seconda recita del Matrimonio segreto, che fu, dopo una congrua interruzione per la cena, ripetuto per intero) e tutti i più grandi artisti ne hanno concessi senza difficoltà. Oggi questa disinvoltura sembra perduta.

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Il mito della primadonna: Norma e Giuditta Pasta, una e ...bina!

Giuditta Pasta una e bina si potrebbe con superficialità affermare pensando che la cantante fu interprete a distanza di nove mesi ( 6 marzo e successivo 26 dicembre) dei ruoli protagonistici di Sonnambula e di Norma.
Oggi pochi soprani hanno affrontato entrambi i personaggi. Amina è passata nell’orbita dei cosiddetti soprani leggeri e la sacerdotessa in quello dei soprani drammatici, o pseudo tali.

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giovedì 24 aprile 2008

Ma una bella Carmen..... deve per forza cantare in francese?

Da una trentina d’anni non si può immaginare una rappresentazione della Carmen di Bizet, che non sia in lingua francese e, il più delle volte, non vanti fedeltà assoluta allo spirito dell’Opéra-comique, il teatro di circa 800 posti dove il capolavoro ebbe la sua prima rappresentazione il 3 marzo 1875, proponendo parlati e sonorità orchestrali e vocali attutite.
E’ un diffuso assillo di chi oggi metta in scene un lavoro melodrammatico offrire al pubblico uno spettacolo che sia primo spettacolo con ciò credendo di rispettare la volontà dell’autore. Autore il cui compito, magari, fu quello di sistemare e risistemare un certo lavoro musicale per compiacere ora un cantante, ora un teatro e le prassi esecutive e che, magari, diresse e concertò più volte la versione rivista e corretta.

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lunedì 21 aprile 2008

Grandi titoli al Met: La Fille du régiment

I teatri, almeno sino a trent’anni or sono, e qualche volta ai giorni nostri, dimostrando ora raro buon senso, ora perniciosi ossequi, mettevano in scena opere per il solo motivo di offrire al pubblico il beniamino nel titolo favorito.
Queste compiacenze hanno talvolta assicurato la permanenza in repertorio di alcuni titoli. Penso, primi che mi vengono in mente, a Maria di Rohan per Mattia Battistini piuttosto che a Crispino e la comare per Luisa Tetrazzini o, in tempi più recenti, a riesumazioni come Esclarmonde per Joan Sutherland.
Lo stessa accadde al Metropolitan di New York con Fille du régiment.

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sabato 19 aprile 2008

Barbiere di Siviglia a Venezia: No, non ho detto gioia...

Che un'opera nota e cara al pubblico come Il Barbiere di Siviglia non raccolga che applausi poco convinti, appena sufficienti a giustificare le uscite individuali degli interpreti a fine recita, ma non già ad ottenere una chiamata oltre quella canonica, è cosa che desta meraviglia.
La meraviglia è però destinata a cessare non appena si consideri la qualità, non propriamente eccelsa, dello spettacolo che i suddetti consensi vengono così modestamente a coronare.

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venerdì 18 aprile 2008

Arte del canto o... arte del forfait?

Anna Caterina Antonacci Elisabetta regina d’Inghilterra a Bruxelles e Parigi, Fiorenza Cedolins Borgia a Torino, Eva Mei Elisabetta del Devereux a Trieste, Angela Gheorghiu Mimì a New York, Jonas Kaufmann Des Grieux a Berlino e Florestano a Madrid, Desirée Rancatore Lucia a Zurigo: non sto elencando i prossimi od i recenti appuntamenti operistici, ma - ed in maniera neppure completa - alcuni forfait di questi ultimi giorni di cantanti più o meno divi.
Tutti possiamo cadere ammalati, tutti possiamo avere problemi di salute, ma attualmente sembra che i cantanti d’opera siano prossimi allo sterminio o alla morte per morbo epidemico.
Perché di morbo epidemico si tratta, ma con la differenza che i vari morbi ,ormai diffusi epidemicamente, non si trovano repertai sui manuali di medicina, ma altrove.

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mercoledì 16 aprile 2008

Un Don Giovanni reazionario?

Dopo aver diffusamente trattato del Don Giovanni barocchizzato (o meglio pre-barocchizzato) secondo la revisione di Renè Jacobs (e dei suoi confratelli di culto filologico), propongo l’ascolto di un Mozart reazionario che sicuramente suonerà scorretto e intollerabile alle “raffinate” orecchie di certi ascoltatori di stretta fede baroccara ormai così avvezzi alle stridenti e flebili sonorità degli strumenti originali, da considerare tutto il resto al pari di un abuso o di un sopruso.

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martedì 15 aprile 2008

Non solo Lieder

Le nostre riflessioni e gli ascolti collegati sono dedicati a coloro i quali hanno avuto la ventura di assistere al concerto scaligero del signor Bostridge.
Noi abbiamo deliberatamente mancato l’appuntamento.
Qualcuno dirà perché siamo preconcetti e tanto ignoranti da non comprendere la grandezza del Lied.
Potrebbe anche essere vero, ma due cose vanno dette.
Primo: non vi sono valide argomentazioni per dichiarare ed assumere una superiorità della musica da camera tedesca rispetto a quella in altra lingua. La superiorità non risiede certo nel fatto che taluni testi divenuti Lieder siano parte della produzione dei massimi poeti di lingua tedesca o che gli autori degli stessi siano ritenuti i maggiori compositori di musica sinfonica.
Altre ragioni per proclamare la superiorità della Forelle rispetto al Sogno o al Segreto di Tosti non ravvisiamo.

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domenica 13 aprile 2008

ROF 2008: Mistero al botteghino

Abbiamo ricevuto per posta il programma del ROF 2008.
Fra le pagine abbiamo trovato due foglietti volanti.

Il primo:



Si informa il gentile pubblico che la disponibilità di posti per le serate del 9, 10, 11 e 12 agosto, corrispondenti al concerto inaugurale e alle tre "prime", è praticamente esaurita.

Se la prenotazione postale apre il 21 aprile, ci chiediamo come sia possibile che ci sia già il tutto esaurito per le suddette serate.

Il secondo:



AIUTARCI NON TI COSTA NIENTE. Basta solo una tua FIRMA e un NUMERO per aiutare il ROSSINI OPERA FESTIVAL. DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL'IRPEF

Questo secondo foglio è evidentemente un errore: doveva essere inviato solo ai fortunati possessori dei biglietti esauriti prima della prevendita.

sabato 12 aprile 2008

Il tenore prima di Caruso e del Verismo, parte V: Jadlowker e Slezak.

Le cronologie delle carriere dei cantanti e dei teatri possono, talvolta, non rivelarsi semplici elenchi di rappresentazioni, ma validi strumenti per riconsiderare o ridimensionare opinioni accreditate e miti. Quelle del Metropolitan, ad esempio, smentiscono che, nel periodo di permanenza nel teatro americano, Caruso avesse il monopolio dei ruoli tenorili e fosse l’unico grande tenore ad esibirsi sul massimo palcoscenico nordamericano, dove, a smentire la leggenda, dal 1905 al 1917 si produssero i più completi interpreti di area mitteleuropea e non limitati al repertorio tedesco: Jacques Urlus (1867-1935), Heinrich Knote (1870-1953), Leo Slezak (1873-1946, che fra l’altro affrontò il ruolo di Otello, che Caruso sempre evitò) Karl Jörn (1873-1947) ed Hermann Jadlowker (1877- 1953).
Non furono esclusivi tenori del Met, palcoscenico che, anzi, configurò per tutti una parentesi della carriera per essere, invece, indiscussi protagonisti nei maggiori teatri della Mitteleuropa, ossia Monaco, Berlino, Karlsruhe e Vienna con puntate al Met ed al Covent Garden. Se si eccettua la partecipazione di Slezak alla rappresentazione di Tannhäuser del 1905 alla Scala, non frequentarono alcun teatro italiano e le loro registrazioni non furono diffuse in Italia sino all’avvento delle ristampe dapprima in vinile e poi in cd, sicchè, anche la critica più attenta alla storia della vocalità spesso ne ha avuto una conoscenza limitata.Inoltre, benché coetanei di Caruso o addirittura di poco più giovani, furono tenori ottocenteschi per la scelta del repertorio e per gusto interpretativo.

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