giovedì 7 febbraio 2008

Rolando Villazón: il ritorno

Rolando Villazón ritorna in pista dopo cinque mesi di silenzio forzato (si è parlato persino, sui tabloid inglesi, di un'operazione alle corde vocali) ed è una rentrée in grande stile, almeno nelle intenzioni. Il sito ufficiale del cantante indica tre recite di Werther e altrettante di Manon a Vienna, un Requiem verdiano a Berlino programmato per la fine di febbraio e una serie di recital che, dopo Barcellona e Parigi, toccherà piazze come Monaco, Colonia, Amsterdam e Madrid. Il tutto prima di affrontare otto recite di Don Carlo al Covent Garden, in giugno-luglio.
Di particolare interesse appare proprio il tour concertistico, se non altro perché è di imminente uscita il disco Deutsche Grammophon registrato a Milano nella primavera 2007, disco in cui il cantante messicano affronta, fra le altre, impegnative pagine di Verdi, Boito, Cilea, Gomes e Ponchielli.
Ed è agli Champs Elysées, lunedì scorso, che Villazón - contrariamente a quanto avvenuto pochi giorni prima nel concerto al Liceu, il cui programma allineava Duparc, Massenet, Tosti e Obradors - ha proposto generosi estratti del nuovo cd. Il programma "cameristico" del concerto catalano si rivela, al primo sguardo, assai più consono alle caratteristiche vocali di un tenore che di Verdi ha affrontato Alfredo e solo sporadicamente Duca di Mantova e Don Carlo ed è al debutto assoluto nel repertorio verista. Tutto questo senza contare le recenti indisposizioni, che dovrebbero consigliare la massima prudenza nelle scelte di repertorio.
Dobbiamo constatare che la "pausa di riflessione" imposta dai medici non è stata utilizzata per riflettere sull'organizzazione vocale e sui metodi onde prevenire collassi come quelli di luglio-agosto, che indussero il tenore a cancellare in fretta e furia tutti gli impegni sino alla fine del 2007. La voce di Rolando, ben riposata, suona più fresca, ma sembra aver perso ulteriormente consistenza, risultando spesso indietro, specie nel registro medio-grave (di per sé mai stato straordinario). Gli acuti, poi, sono ghermiti con penoso sforzo, mentre ogni sia pur isolato tentativo di cantare piano dà luogo a incresciosi fenomeni di spoggiamento della voce, indice di un sostegno del fiato alquanto deficitario.
Immutata l'espressività, o per meglio dire la sua mancanza: una lacuna che risulta fatale soprattutto in questo repertorio, cui un costante mezzoforte "di strozza" puntualmente conferisce una connotazione di ostentata volgarità.
Così, invano si cercherà nell'Enzo Grimaldo o nel Conte di Sassonia di Rolando la fierezza del nobile esiliato, la dolcezza dell'innamorato corrisposto o l'imbarazzo lusingato dell'amante nolente, essendo il cantante principalmente impegnato nell'arduo cimento di mettere insieme tutte le note riportate in partitura. Il cimento si fa addirittura improbo con la ballata del Duca di Mantova, fra agilità pasticciate e un passaggio di registro quanto mai spinoso. Ma dove Villazón sfodera sino in fondo le malie della "chitarra romana" che si ritrova in gola è nella scena e aria di Gabriele Adorno, conforme all'infausto modello carrerasiano in tutto, anche e soprattutto nell'indifferenza ai segni di espressione (il singhiozzo nella voce, ancora una volta in primis nella zona del passaggio, non potendosi ritenere un valido rimpiazzo dei medesimi).
Dopo lo stupro interpretativo perpetrato in Parma da Marcelo Alvarez, il Quando le sere al placido ridotto a nasale berceuse non ci meraviglia più di tanto (e sommessamente ringraziamo per il taglio della cabaletta). Lo stesso dicasi dell'epilogo del Mefistofele, che a conti fatti costituisce lo sfogo di un moribondo.
In chiusura, il tenore regala un'imbarazzante esecuzione di O sole mio (con tanto di trillo sguaiatamente sgranato: davvero una "prodezza", nel suo genere!) e la guasconata iberica di prammatica, un Granada che, sporadiche urla a parte, pare opera di un emulo afono di Claudio Villa.
Insomma, forse Rolando dovrebbe tornare... alle vignette!

Parigi, Théâtre des Champs-Elysées
28 gennaio 2008

Rolando Villazon tenore
Orchestra Filarmonica di Praga
Daniele Callegari direttore

A. Ponchielli - La Gioconda: Cielo e mar

F. Cilea - Adriana Lecouvreur: La dolcissima effigie; L'anima ho stanca

A. Ponchielli - Il figliuol prodigo: Il padre !... Il padre mio

G. Verdi - Rigoletto, Questa o quella; Simon Boccanegra, O inferno! ... Sento avvampar nell'anima ... Cielo pietoso, rendila; Luisa Miller, O fede negar potessi… Quando le sere al placido

A. C. Gomes - Fosca, Intenditi con Dio… Ah, se tu sei fra gli angeli

Bis

A. Boito - Mefistofele, Giunto sul passo estremo

E. Di Capua - O sole mio

A. Lara - Granada

Read More...

martedì 5 febbraio 2008

Grande Stagione di Carnevale al Teatro Cagnoni!


Cari lettori, vogliamo celebrare anche noi a modo nostro il Carnevale, e lo facciamo presentandovi in esclusiva assoluta la Stagione di Carnevale 2008 del Teatro Cagnoni.
Attenzione: la seguente stagione è da considerarsi frutto della fantasia dei suoi curatori. Qualunque coincidenza con le stagioni di reali teatri d'opera è da considerarsi frutto della casualità... o potenza del fato crudele e rio... come preferite.

TEATRO CAGNONI
STAGIONE LIRICA PER IL CARNEVALE 2008
A cura di Domenico Donzelli e Antonio Tamburini


A. Ponchielli
LA GIOCONDA


Gioconda......Dimitra Theodossiou
Laura......Sonia Ganassi
Enzo Grimaldo......Jonas Kaufmann
Barnaba......Ludovic Tézier
Alvise......Paata Burchuladze
La Cieca......Anja Silja

Direttore......Lorin Maazel
Regia......Werner Herzog

G. Rossini
SEMIRAMIDE


Semiramide......Natalie Dessay/Mariola Cantarero
Arsace......Elina Garanca/Annette Dasch
Idreno......Francesco Meli
Assur......Ruggero Raimondi
Oroe......Marco Vratogna

Direttore......Tiziano Severini
Regia......Giancarlo Del Monaco

W.A.Mozart
COSI’ FAN TUTTE


Fiordiligi......Philippe Jaroussky
Dorabella......David Daniels
Despina......Maxim Mironov
Ferrando......Francesca Provvisionato
Guglielmo......Vesselina Kasarova
Don Alfonso......Sara Mingardo

Direttore......Ottavio Dantone
Regia......Pedro Almodóvar

G. Verdi
LA FORZA DEL DESTINO

Donna Leonora......Anna Netrebko/Barbara Frittoli
Alvaro......Rolando Villazón/Fabio Armiliato
Don Carlo......Plácido Domingo/José Cura
Padre Guardiano......Marco Vinco
Fra’ Melitone......Daniela Barcellona
Preziosilla......Anna Caterina Antonacci/Monica Bacelli
Curra......Alessandra Marianelli

Direttore......Antonino Fogliani
Regia.......Calixto Bieito

G. Donizetti
ROBERTO DEVEREUX


Elisabetta......Carmela Remigio
Sara......Magdalena Kozena
Roberto Devereux......Juan Diego Flórez
Nottingham......Daniela Barcellona

Direttore......Roberto Abbado
Regia......Hugo de Ana

G. Verdi
IL TROVATORE


Leonora......Diana Damrau/María Bayo
Manrico......Juan Diego Flórez/Antonino Siragusa
Conte di Luna......Nicola Ulivieri/Ildebrando D’Arcangelo
Azucena......Cecilia Bartoli/Emma Bell

Direttore......William Christie
Regia......Bob Wilson

G.F.Haendel
GIULIO CESARE IN EGITTO


Cesare......Max Emanuel Cencic/Andreas Scholl
Cleopatra......Fiorenza Cedolins
Cornelia......Joyce DiDonato
Sesto Pompeo......Elina Garanca/Nidia Palacios
Tolomeo......Sonia Prina

Direttore......Fabio Biondi
Regia......Roberto De Simone

G. Rossini
IL VIAGGIO A REIMS

Corinna......Renée Fleming
La Contessa di Folleville......Desirée Rancatore/Laura Cherici
La Marchesa Melibea......Sonia Prina/Marina Comparato
Madama Cortese......Olga Peretyatko/Barbara Frittoli
Il Cavalier Belfiore......Roberto Alagna
Il Conte di Libenskof......Francesco Meli
Lord Sidney......Giorgio Caoduro
Don Profondo......Ferruccio Furlanetto

Direttore......Gustavo Dudamel
Regia......Emilio Sagi

C.M.von Weber
OBERON


Oberon......Ben Heppner/Ian Storey
Rezia......Waltraud Meier

Direttore......Michele Mariotti
Regia......Dario Argento

Serata straordinaria di benefizio di Madame Gheorghiu

U. Giordano
MESE MARIANO


Carmela......Angela Gheorghiu
La Madre Superiora......Elisabetta Fiorillo
Suor Pazienza......Marina Comparato

G. Puccini
SUOR ANGELICA

Angelica......Angela Gheorghiu
La zia Principessa......Katia Ricciarelli

Direttore......Marco Armiliato
Regia......Roberto De Simone

Read More...

lunedì 4 febbraio 2008

Cenerentola: l'arte del rondò finale.......presente.

Ogni promessa è debito. Una volta passate al vaglio e ricordate le interpreti di levatura storica del personaggio di Angelina - Cenerentola, veniamo alle ultime due in ordine di tempo ed in teatri assolutamente primari. Ossia Joyce di Donato al Liceu di Barcellona e Magdalena Kozena al Covent Garden di Londra.
Mi limito alle prestazioni vocali delle due signore, una della quali debuttante nel ruolo.


Cenerentola è parte cosiddetta di contraltino e non di contralto profondissimo. Esiste, ignota o meglio conosciuta da pochissimi appassionati, anche la versione con le varianti di Giuditta Pasta, varianti che eliminano tutte le discese oltre il si nat sotto il rigo. Le trasposizioni per la Pasta, che a detta di Stendhal fu una grandissima interprete del ruolo, confermano gli assunti della prima Cenerentola Geltrude Righetti Giorgi, che esclude la natura di soprano per il ruolo di Cenerentola.
L’excursus storico non è certo per inutile erudizione quanto per concludere che, spartito alla mano ad ascolto effettuato, le attuali protagoniste sono inadeguate. Anche Teresa Berganza e Martine Dupuy erano mezzo soprani acutissimi e di colore chiaro, ma mezzosoprani ed inoltre sì rifinite da superare tutte le difficoltà del ruolo quando impegnava la zona medio grave della voce e gli estremi acuti
Preciso anche che da quasi vent’anni circolano, con qualifica mezzo soprani, cantanti che in realtà sono per volume ed estensione soprani lirici, che se, sapessero cantare potrebbero farsi valere quali Mimi, Micaela, Manon e magari Butterfly. Siccome ignorano il canto professionale in particolare come funzioni nella voce femminile il primo passaggio sono corte, non reggono le tessiture sopranili e vanno ad infestare il repertorio mozartiano, quello barocco, talvolta si peritano di essere Rosina, Cenerentola e magari tentano anche sortite nei ruoli Colbran dimentiche di che sia la adamantina esecuzione delle agilità di forza e l’accento tragico.
L’elenco è lunghissimo e ne fanno, senza dubbio parte le ultime due Cenerentole.
Delle due certamente l’autentica dilettante è Magdalena Kozena, nota per la sua folgorante carriera nelle riserve di caccia delle major discografiche, delle quali è accreditata rappresentante. La attente un recital in Scala il prossimo 3 marzo.
Partendo dalla fine dell’opera: arriva stremata alla fine del rondò dove, complici anche variazioni rispetto alle variazioni previste da Rossini che inesorabili mettono in evidenza una serie di suoni di volume inesistente, bianchi e fissi.
Nel recitativo introduttivo e nell’andante del finale i suoni gergalmente detti “spoggiati” si sprecano e compaiono puntuali ogni qualvolta la scrittura preveda figure ornamentali, che investano uno dei due passaggi della voce. Le volate del “baleno rapido” sono imprecise, eseguite con una emissione non professionale.
Siccome il personaggio, al pari delle parti tragiche composte per Isabella Colbran si esprime per la maggior parte con il canto di agilità sillabica, l’esecuzione è insoddisfacente sia negli interventi della protagonista al sestetto “questo è un nodo avviluppato” che la quintetto “signor una parola una parola” e soprattutto nell’ingresso del finale primo, dove la fanciulla, mascherata da principessa, canta come tale.
Con una simile esecuzione vocale è il personaggio, che esce falsato nelle proprie caratteristiche essenziali. La favola richiede la metafora e la metafora di Rossini si esprime con l’acrobazia e l’ornamentazione.
Questa Cenerentola nel duetto d’amor, dove l’esecuzione dell’allegro conclusivo “ ah ci lascia proprio il core” è impacciata e siglata da due urletti in luogo dei la nat ribattuti previsti da Rossini (tutt’altro che facili), è una sorta di compromesso fra Mimì e Cherubino.
L’esecuzione e l’interpretazione non vanno molto meglio con la Di Donato. Anni fa in Scala, quale doppio alla strillacchiata protagonista offerta da Sonia Ganassi, aveva esibito una voce di mezzo acutissimo con un registro acuto un po’ chiaro e sopranile oltre misura, tipico dei mezzo soprani che, in natura soprani, non saldano correttamente gli acuti estremi al resto della voce.
L’esecuzione dei passi di agilità era, però, facile e la voce nella propria zona naturale ben proiettata.
Da quella performance si sono aggiunti personaggi di scrittura molto acuta, spesso spianata o quasi ed una cospicua frequentazione del repertorio sopranile. In più, e la circostanza è stata evidente nell’ultima presenza milanese della Di Donato, Alcina nell’ottobre scorso la voce non presenta l’emissione omogenea ed astratta dell’autentica belcantista. Ad una Alcina, che occhieggiava per limitazioni tecniche nelle grandi scene di furore Santuzza, è seguita una Cenerentola ora bamboleggiante in zona acuta, tanta è la somiglianza del timbro a quello del sopranini di coloratura degli anni trenta, ora tubata ed artefatta quando è chiamata a gravitare nella zona medio grave. E se nel rondò lo slancio era maggiore di quello della Kozena e non si percepivano suoni fissi e voce esausta siamo, comunque, lontani dal rendere l’idea molto rossiniana di una coloratura fastosa e mirabolante.
Neanche nei passi patetici, oltre tutto sempre virtuosistici, con la voce scissa in due tronconi, la realizzazione del personaggio è soddisfacente. Nulla da più fastidio in Rossini dell’emissione poco calibrata ed omogenea, che non è solo un mezzo tecnico, ma prima di tutto un mezzo espressivo, idonea come è a garantire il legato, la liquidità dei passi acrobatici e patetici e capace di far sognare anche quando il timbro non è spontaneamente privilegiato.
Perdonate lo sfogo, perdonate la costante lamentela, continuo a ritenere Rossini, proprio per lo stretto legame con la tecnica di canto un autore difficilissimo non solo da eseguire, ma soprattutto da interpretare, un autore che dieci o quindici interpreti ha avuto nell’epoca di composizione delle sue opere e una decina fra il 1965 ed il 1990. Poi le Kozena, le Di Donato, le Ganassi, per rimanere alla corde di sedicenti mezzo soprani.

Read More...

domenica 3 febbraio 2008

Hit Parade!

Cari amici,

siamo stati presi dalla curiosità di verificare l'effettivo gradimento dei lettori di questo sito per le nostre selezioni di ascolti. Il buon Nourrit, disc jockey ufficiale del Corriere, ha dato un'occhiata ai contatori del sito che ospita i nostri ascolti.

Che melomani siete? Che gusti avete? Chi sono i vostri preferiti? Cosa manca alle vostre collezioni?
Guardate un po' qui la vostra Hit Parade!

01. Verdi - Un ballo in maschera - Duetto d´amore - Mazzoleni & Fusati - 124

02. Rossini - La donna del lago - Oh quante lagrime - Z. Dolukhanova - 97

03. Rossini - Il barbiere di Siviglia - Ecco ridente in cielo - H. Jadlowker - 95

04. Rossini - Semiramide - Ah quel giorno - Z. Dolukhanova - 76

05. Verdi - Il trovatore - Ah si ben mio - J. Urlus - 76

06. Bellini - I puritani - Vieni fra queste braccia - Marconi & Galvany - 62

07. Rossini - La Cenerentola - Nacqui all´affanno - M. Dupuy - 62

08. Donizetti - Maria Stuarda - Confronto - Gruberova & Ganassi - 61

09. Donizetti - Maria Stuarda - Confronto - Gencer & Verrett - 60

10. Donizetti - Lucia di Lammermoor - Quando rapito in estasi - J. Pratt - 60


11. Meyerbeer - Les Huguenots - Plus blanche - H. Jadlowker - 53

12. Rossini - La Cenerentola - Sì ritrovarla io giuro - J. Osborn - 52

13. Donizetti - Lucia di Lammermoor - Il dolce suono - J. Pratt - 50

14. Wagner - Lohengrin - In fernem Land - H. Jadlowker - 46

15. Handel - Rinaldo - Or la tromba - M. Horne - 46

16. Verdi - Rigoletto - Parmi veder le lagrime - A. Bonci - 44

17. Meyerbeer - Robert le Diable - Au tournoi - L. Escalais - 43

18. Mozart - Exultate, Jubilate - Alleluja - Sigrid Onegin - 42

19. Donizetti - Lucrezia Borgia - Era desso il figlio mio - L. Gencer - 41

20. Donizetti - Maria Stuarda - Ah se un giorno - M. Caballè - 41

21. Rossini - La Cenerentola - Nacqui all´affanno - M. Horne - 41

22. Bellini - I Puritani - Qui la voce - J. Pratt - 41

23. Giordano - Fedora - Amor ti vieta - F. De Lucia - 40

24. Rossini - La Cenerentola - Sprezzo quei don - Z. Dolukhanova - 39

25. Verdi - Il trovatore - Ah si ben mio - L. Escalais - 39

26. Mozart - Don Giovanni - Deh vieni alla finestra - M. Battistini - 38

27. Puccini - Tosca - Recondita armonia - A. Bonci - 37

28. Gounod - Roméo et Juliette - Ah, lève-toi soleil - L. David - 36

29. Rossini - L´Italiana in Algeri - Amici in ogni evento - Z. Dolukhanova - 35

30. Rossini - L´Italiana in Algeri - Per lui che adoro - Z. Dolukhanova - 35

31. Wagner - Lohengrin - Cessaro i canti - De Lucia & Huguet - 33

32. Rossini - La Cenerentola - Pegno adorato - C. Valletti - 32

33. Rossini - La Cenerentola - Sì ritrovarla - R. Blake - 31

34. Rossini - Il barbiere di Siviglia - Cessa di più resistere - M. Angelini - 31

35. Verdi - Jérusalem - Je veux encore entendre - L. Escalais - 30

36. Mascagni - Cavalleria rusticana - O Lola - F. De Lucia - 30

Quindi, ecco per voi la più gettonata di tutti: ESTER MAZZOLENI!


Bellini - Norma - In mia man alfin tu sei (con Giovanni Zenatello) - 1911
Catalani - La Wally - Ebben, ne andrò lontana - 1909
Gomes - Il Guarany - Sento una forza indomita (con Giovanni Zenatello) - 1911
Mascagni - Iris - Un dì ero piccina - 1909
Ponchielli - La Gioconda - E un anatema! (con Elisa Bruno) - 1909
Ponchielli - La Gioconda - Laura! Laura! Ove sei? (con Giovanni Zenatello) - 1910
Ponchielli - La Gioconda - Enzo, sei tu? (con Giovanni Zenatello) - 1910
Ponchielli - La Gioconda - Così mantieni il patto? (con Pasquale Amato) - 1909
Puccini - Tosca - O dolci mani (con Giovanni Zenatello) - 1911
Spontini - La Vestale - Tu che invoco - 1910
Verdi - Il trovatore - Ciel! Non m'inganna (con Giovanni Zenatello & Elisa Bruno) - 1911
Verdi - Aida - Pur ti riveggo mia dolce Aida (con Francisco Vinas) - 1909
Verdi - Aida - O terra addio (con Giovanni Zenatello) - 1911

Read More...

mercoledì 30 gennaio 2008

Cyrano de Bergerac alla Scala


Domanda ingenua e come tutte le ingenue perfida: “Ma era proprio necessario riproporre il Cyrano de Bergerac alla Scala?”
In una stagione dove la poca inventiva e gli scarsi mezzi si coniugano in maniera impietosa, la ripresa di un titolo desueto e non forse per caso dubito abbia significato e rilevanza.
E qui mi fermo perché mezzo secolo or sono la domanda era destinata, grosso modo con gli stessi argomenti, a riproposte come la Bolena di Maria Callas o la Semiramide e la Beatrice di Tenda con Joan Sutherland.
E quindi la sospensione del giudizio è doverosa in merito all'opportunità della ripresa dell’opera di Alfano.

Però ci sono osservazioni doverose come la sospensione del giudizio circa l’opportunità della riproposizione.
Siamo al solito uso strumentale di spartiti ed edizioni di un titolo.
Cyrano de Bergerac venne rappresentato il 26 gennaio 1936 all’Opera - allora Teatro Reale dell’Opera - di Roma con Maria Caniglia e José Luccioni. Solo nel maggio successivo all’Opera Comique venne rappresenta in lingua francese. Credo in omaggio all’originale romanzo di Rostand, uno dei capisaldi della letteratura francese.
La limitata circolazione dell’opera però avvenne sempre in lingua italiana.E non vedo validi motivi per non rappresentare la versione originale, a maggior ragione in un teatro italiano.
Oggi una Carmen in italiano, versione che pure ebbe l’onore della Galli Marie protagonista al suo apparire in Italia, verrebbe bollata per uno scempio e tacciamo delle reazioni per un Wagner in italico idioma.
Ma sul Cyrano, siccome qualcuno l’ha imparato in francese, silenzio. Attendo ansioso che qualche rappresentante della critica togata affronti l’argomento.
Perché se tutti tacciono aspetto ancor più ansioso una bella Semiramide in francese coi balli ed arie aggiunte. Ammesso e non concesso che chi ha istituzionalmente l’incarico di programmazione sappia dell’esistenza di questa versione, pure approvata da Rossini.
Come pure anche senza lo spartito è chiarissimo che il title role sia stato ampiamente rimaneggiato ed opportunamente ridotto nella gamma di estensione per essere alla portata dell’attuale titolare.
Attuale titolare è il signor Domingo, che ulteriormente accorciato, inadeguato scenicamente perché salti e mobilità alla sua età (quale che sia ufficiale o ufficiosa) costano fatica, ha sfoggiato la stessa voce dura e fibrosa di ogni sua apparizione, al primo atto, nella scena del teatro, anche malferma, con qualche sol o la acuto durissimo e di gola e nessuna dinamica di canto che faccia pensare ad un innamorato poeta. Tanto eloquente quanto fisicamente sgraziato. Basta sentire la scena del balcone quanto Cyrano si maschera da Christian dove il ricorso al parlato è assai frequente.
Non sono mai stato un estimatore di Domingo, ma il signor Domingo che cosa ha che spartire con una parte che, senza ascendere ad acuti stratosferici, richiede capacità di espandersi in zona medio alta e di sospirare melodie d’amore, anch’esse in zona centrale, ma con obbligo di piani e languore?
Non trovo censurabile in astratto il rappezzo, l’accomodo (anche se talvolta è evidentissimo e poco musicale), molto invece una raffigurazione inadeguata del personaggio.
Quanto agli altri, se si volesse esemplificare che cosa si intenda per urla belluine (termine molto usato nelle recensioni teatrali) o per slancio inconsulto (termine caro ai soprani veristi) basta sentire l’ingresso della Radvanovksy nella scena del campo. La voce di considerevole volume in zona medio alta suona sistematicamente fissa e stonata. Legato, dinamica, colori, essenziali in una parte pensata per Claudia Muzio (Maria Caniglia fu una scelta dettata dalle condizioni di salute della divina Claudia) e che richiederebbe la cantante attrice di stampo verista. Nulla di tutto questo piani e pianissimi suonano indietro in alto urla scomposte e sconsiderate.
Accomuno nella recensione i signori Alberghini e Spagnoli, rispettivamente Carbon e De Guiche. Motivo semplice: ufficialmente sono bassi. In natura la voce di basso è rara e difficile a trovarsi, come quella del contralto. Entrambi con adeguata e ripensata cognizione tecnica canterebbero e credo esibendo voci ben più sonore e squillanti in registro di baritono.
Basta pensare all’esempio di Bruscantini, partito come basso ed approdato persino a Rigoletto o Renato del Ballo.
Poi deve essere segnalato il miracolo dell’orchestra scaligera. Suona bene nel Tristano, in maniera indegna nella ben più facile Stuarda e poi ritorna ad esibire un suono morbido ed ampio precisione in tutti i settori in occasione del Cyrano.
Le conclusioni mi paiono scontate.
Quanto alla messa in scena per chi è amante della tradizione, del descrittivismo si tratti di una via , di un teatro o di una boulangerie di Parigi, piuttosto che delle mura dell’assediata Arras lo spettacolo proposto da Francesca Zambello è splendido.
Sarà bieca tradizione, sarà il retaggio delle scenografie alla Benois (che tanto infiammarono proprio il pubblico scaligero), ma dopo il magazzino industriale propinato nel Tristano o il catalogo della Breda Tubi portato in scena nella Stuarda, un po’ di scontata tradizione riconcilia con l’opera. Almeno gli occhi. Per le orecchie possiamo dire “ riprova sarai più fortunato”.

Franco Alfano
Cyrano de Bergerac
Libretto di Henri Cain
Nuovo allestimento

Direttore - Patrick Fournillier
Regia - Francesca Zambello
Scene - Peter J. Davison
Costumi - Anita Yavich
Luci - Mark McCullough
Coreografia - Duncan MacFarland

Personaggi e Interpreti
Cyrano - Plácido Domingo
Roxane - Sondra Radvanovsky
La Duègne - Annamaria Popescu
Lise - Carla Di Censo
Soeur Marthe - Monica Tagliasacchi
Une Soeur - Anna Zoroberto
De Guiche - Pietro Spagnoli
Carbon - Simone Alberghini
Christian - German Villar
Ragueneau - Carmelo Corrado Caruso
Le Bret - Claudio Sgura
De Valvert - Guido Loconsolo
L'Officier espagnol - Nikoloz Lagvilava
Le Cuisinier - Davide Pelissero
Lignière - Alessandro Paliaga
Le Mousquetaire - Daniel Golossov
Montfleury - Pierpaolo Nizzola
Prima sentinella - Giuseppe Bellanca
Seconda sentinella - Lorenzo Decaro

Teatro alla Scala, Milano
29 gennaio 2008

Read More...

Rossini Opera Festival 2008 - Tra sogni e realtà


E' appena stata ufficializzata la programmazione e i cast del Rossini Opera Festival 2008. Tre i titoli d'opera : Ermione, L'equivoco stravagante e Maometto II, preceduti dal concerto inaugurale di Juan Diego Florez dal suggestivo titolo "Il presagio romantico", seguono l'esecuzione dello Stabat Mater e i concerti di canto, che vanno dal concerto celebrativo in onore di Maria Malibran con protagonista Joyce Di Donato, fino ad arrivare ai concerti di Carmela Remigio (con il puntuale sostegno del maestro Magiera al piano), di Lawrence Brownlee e infine Patrizia Ciofi.
Ma veniamo ai cast. Il primo titolo operistico della stagione è una delle opere più impegnative del catalogo rossiniano, ”Ermione”, ennesimo ruolo Colbran ed opera che guadagnò al Rossini Opera Festival un colossale fiasco nel 1987 a causa della protagonista, una declinante Montserrat Caballè e del direttore Gustav Kuhn, impreparato e stilisticamente inadeguato. Ad impersonare la figlia di Menelao sarà quest’anno Sonia Ganassi, già discutibile Elisabetta nel 2004, dove dimostrò di avere poco in comune con le scritture Colbran per tecnica e stile. In campo tenorile i due ruoli principali, Pirro e Oreste, rispettivamente un ruolo da baritenore scritto per Andrea Nozzari e un ruolo da tenore contraltino dalla spiccata propensione alla drammaticità scritto per Giovanni David. Nel primo si cimenterà Gregory Kunde, che aveva già affrontato Pirro nel 2003 negli Stati Uniti, al posto di Francesco Meli, il quale più volte aveva dichiarato di esser titolare del ruolo. Alle prese con l’alta tessitura di Oreste vedremo Antonino Siragusa, distintosi in passato come valido interprete di alcuni ruoli tenorili rossiniani, ma Barbieri e Donne del lago poco riusciti gettano molte ombre su questo debutto. Nel ruolo contraltile di Andromaca invece il Festival propone un mezzo acuto come Marianna Pizzolato. A dirigere Roberto Abbado. Regia di Daniele Abbado. Come dire…tutto in famiglia.

Seconda opera in cartellone “L’equivoco stravagante”, protagonista Marina Prudenskaja, recentemente interprete di Arsace sotto la direzione di Alberto Zedda a Berlino, dove non aveva mostrato grande propensione per il canto rossiniano. Insieme a lei il giovane tenore Dimitry Korchak, buon interprete di Giannetto ne La gazza ladra durante la passata edizione, il solito Bruno de Simone e l’immancabile Marco Vinco.

Infine "Maometto II". Nonostante Alberto Zedda sia per sua stessa ammissione da tempo alla ricerca di una "vera voce Colbran" anche quest'anno in una parte Colbran viene proposta un soprano leggero, la giovane Marina Rebeka, studentessa dell'Accademia (come Olga Peretyatko, Desdemona al ROF 2007). Una scelta alquanto non-sense, che ben si sposa d'altronde con le due precedenti riproposte di Maometto II, entrambe affidate a Cecilia Gasdia, anch'essa priva del peso specifico richiesto dal ruolo. Resta perciò ignoto il motivo per cui scritturare una voce per natura sfogata in alto e per giunta leggera in un ruolo che invece richiede un centro robusto e un registro grave molto solido. Protagonista sarà Michele Pertusi, indispensabile nelle ultime edizioni del Rossini Opera Festival vista la penuria di veri bassi rossiniani (e vale la pena ricordare che nel delirio generale si erano dichiarati pronti ad interpretare Maometto II sia Marco Vinco che Alex Esposito). Quanto comunicato dal Rossini Opera Festival propone il nome del tenore Cosimo Panozzo, anch’esso giovane dell’Accademia. Non è specificato però se come Condulmiero o come Paolo Erisso, per il quale era stato invece annunciato Francesco Meli. Come Calbo assisteremo al debutto nel ruolo di Daniela Barcellona, le cui mende tecniche l’hanno fatta produrre in prove alquanto dubbiose negli ultimi anni anche a Pesaro, prove che non hanno scoraggiato la direzione del Festival dall’offrirle questo nuovo debutto oltre allo Stabat Mater. A farle da doppio per una sola sera il mezzosoprano Hadar Halevy, diretta frequentemente dal maestro Zedda e in passato criticabile Malcolm e pessimo Calbo ad Amsterdam nel 2007. Dirigerà il Maometto II Gustav Kuhn, e si spera che questa volta impari la partitura, come non avvenne nel 1987 (come racconta Philip Gossett nel suo Divas and Scholars, pag. 7 – ed. Chicago-London 2007).

Ed è al Rossini Opera Festival che vogliamo dedicare un paio di ascolti:

Maometto II - Sì ferite, il chieggo, il merto - Beverly Sills (aggiunta a L'assedio di Corinto)
Maometto II - Non temer d'un basso affetto - Marilyn Horne

Read More...

martedì 29 gennaio 2008

Juan Diego Flórez in concerto alla Scala

Il tour concertistico di JDF ha fatto finalmente tappa anche al Teatro alla Scala di Milano.
Il celebre tenore è ritornato tra i proclami un po’ eccessivi dell’ufficio stampa del teatro ("Il 20 febbraio dell’anno scorso, li aveva ripetuti di slancio: i nove Do di Tonio ne La fille du régiment di Donizetti, coroncina che alcuni tenori non riescono nemmeno a iniziare. Ed era esplosa la gioia del pubblico. Qualcuno aveva obiettato che il rito del bis è un passo indietro, ma Juan Diego Flórez è così: il regalo della naturalezza nel toccare e tenere le vette del suo registro, se può, lo elargisce senza risparmio e senza pensarci troppo. E condivide con molti il pensiero che il teatro musicale è il cerchio magico in cui chi eccelle ha diritto a qualche eccezione, se serve a tenere in vita l’antico rito del melodramma……" ), sull’onda del successo dell’ambizioso disco dedicato a G.B.Rubini e del concerto-conferenza tenuto all’Università Cattolica.
Concerto molto atteso dei suoi innumerevoli fans, come ad ogni esibizione di una superstella che si rispetti, soprattutto per la curiosità di sentirgli eseguire dal vivo le due impegnative arie del Bianca e Fernando e dell’Elisabetta Regina d’Inghilterra. Si, perché il programma, o meglio, i programmi della nutrita stagione concertistica del peruviano ( di circa 60 serate programmate per il 2008 un terzo sono concerti di canto, come l’anno passato del resto..) si fondano sull’esibizione di alcuni particolari estratti del suo ambizioso cd, intorno ai quali sono collocati opportunamente pezzi di assoluto riposo, limitato contenuto virtuosistico, un po’ di folcklore peruviano ( forse in onore dei “folcloristici” come noi! ), anticipazioni sul suo futuro operistico e…pause.
Un mix sapientemente dosato e calibrato, dove si osa ma solo il minimo indispensabile al mantenimento dell’immagine di grande virtuoso contraltino: le alte puntature del Bianca e Fernando e la drammatica fatica dell’Elisabetta vengono subito archiviate al primo tempo, con tanto di soccorrevole intermezzo pianistico tra le due esecuzioni, non bastando quelli di prammatica. Poi giù, al secondo tempo, con i pezzi della Morales, per tornare all’antico scaldavoce dei tenori di un tempo, J’ai perdu mon Eurydice, al più facile virtuosismo dell’aria aggiunta L’espoir renait dans mon ame sempre di Gluck, a chiudere il programma con la lirica Linda di Chamounix. Un programma sopra la media corrente, è sicuro, ma che non ha certo le velleità universali e la magnificenza dei programmi di una Horne, o la lussuosa eleganza di una Sutherland, di una Berganza o di una Cuberli, né l’esprit de merveille della sequenza di grandi scene con cabaletta di un Merritt, di un Blake, di una Dupuy o di una Anderson. Insomma,un programma perfettamente in stile con la carriera di Flórez, forse un po’ troppo riciclato, perché nell’era dei mass media gli strumenti che servono a costruire le fame planetarie svelano poi anche gli aspetti seriali e ripetitivi del lavoro degli artisti, nel suo caso la reiterazione eccessiva dei programmi da concerto ( ed ancora il pensiero và al buon Bonynge, che, in altri tempi, già riteneva che un programma da concerto non dovesse essere ripetuto più di 3-4 volte affinchè conservasse appieno il suo vero contenuto artistico e …magico ). Ci siamo recati tutti assieme al concerto, anche noi presi dalla curiosità che l’allure mediatica che circonda questo cantante suscita. E' stato il solito Flórez.
Decisamente migliore il secondo tempo anzi i bis, quasi che Flórez abbia pensato il concerto più sui bis che non sul programma vero e proprio. In questo è stato veramente generoso e simpatico con i fans in delirio. Per altro non ha eseguito nessun brano nuovo rispetto a quelli che ha eseguito nel folto carnet di concerti tenuti sino ad ora, anzi alcuni erano già stati eseguiti proprio a Milano lo scorso mese di novembre.
Ciò nonostante e nonostante una serie di problemi vocali, e per conseguenza interpretativi, il pubblico, fra applausi fuori tempo e ostentati ringraziamenti, ha decretato al tenore un successo che ricorda certi concerti scaligeri di autentici fuoriclasse.
Siccome Flórez e i suoi ammiratori sono convinti che il tenore peruviano sia un cantante assolutamente unico e di levatura storica la prestazione del tenore peruviano non può essere giudicata in raffronto alla situazione mediocre del presente, ma oggettivamente.
I grandi o ritenuti tali si devono comparare solo fra loro.
Oggi il problema è che a Flórez non si addicono né i brani di tessitura acuta né quelli di tessitura centrale.
Nella scena di Gennaro di Lucrezia Borgia, aggiunta per Nicola Ivanov, tenore contraltino per eccellenza, Flórez è stato in costante difficoltà, senza dinamica e senza colori, perennemente sul forte e per contro nella belliniana “Ricordanza”, che si rifà alla pazzia di Elvira, ha retto con sforzo e afonia la tessitura centrale. In entrambi i brani il legato è inesistente e i tentativi di sfumare, di cantare piano e pianissimo si risolvono in suoni vuoti, smorti, veramente poco piacevoli.
Non solo, ma un tenore di origine rossiniana ossia di agilità ha eseguito con evidente difficoltà sia gli elementari passi di agilità dell’aria del Re pastore che quelli dell’aria di Orfeo nella versione Le Gros.
E siccome Rossini sarebbe l’autore per eccellenza di Florez quello che il tenore peruviano ha eseguito lascia molto perplessi.
L’accento assolutamente minimalista da parte comica dell’opera del settecento napoletano secondo il miglior gusto anni ’50, non si addicono né alla poetica dell’”Esule” nè alla verve salottiera dell’Orgia e le cose peggiorano quando lo stesso peso e la stessa inesistente dinamica vengono applicate alla grande scena di Norfolk, dove le agilità in tempo veloce sono spesso pasticciate e l’accento assolutamente inerte. Dinamica inesistente. E come sempre acuti ghermiti e spesso ovattati. Ossia la negazione dell’estetica e della tecnica rossiniana.
In generale si deve rilevare che gli acuti di Flórez suonano ghermiti ed ovattati soprattutto i primi, chevrotanti e nasali gli estremi sicchè è facile pensare che il sostegno del fiato non sia quello del fuoriclasse, quale Flórez vorrebbe essere. Il tutto è evidentissimo nella cadenza dell’aria di Carlo della Linda, dove il primo acuto (credo un do) suona nasale, ma facile ed abbastanza squillante poi accade qualche cosa e la cadenza con un altro do finisce malamente rappezzata.
Che qualche cosa nell’organizzazione vocale di Flórez vada male alle prese con i primi acuti è evidentissimo nell’aria di Orfeo, troppo bassa per un tenore come Florez, privo del timbro e dell’ampiezza che il genere tragico richiede ed anche - in fondo siamo in una esecuzione concertistica - della dinamica e del gusto di uno Schipa, che eseguiva normalmente il lamento di Orfeo.
Il problema emerge uguale ed identico anche nell’arioso di Romeo dove manca l’estasi e abbandono e dove la voce, oltre ad accentuare il fastidioso vibrato che da sempre la caratterizza, si irrigidisce irrimediabilmente nello sforzo di emettere e tenere il do conclusivo. Come gusto Flórez tiene “comizio” solo che il volume e l’ampiezza limitata nascondono e mitigano lo svarione interpretativo.
Insomma, di questa serata abbiamo apprezzato la verve di JDF, la simpatia e comunicativa di un artista consumato e la sua generosità nei confronti del pubblico (che non è stato liquidato, ai bis, con un paio di ariette da salotto), ma, con la voce messa in questo modo e quindi regolarmente nasale e falsettante nei piani e a mal partito fin dai primi acuti (e si taccia dei contorcimenti adottati per produrli), è difficilissimo sfumare, variare, imprimere a ogni brano il suo carattere. Il programma scorre monotono, senza fremiti e sorprese, generando una comprensibile impressione di noia e freddezza esecutiva. Non è ingessato l'interprete, lo è la sua tecnica di canto, che non gli consente la necessaria flessibilità.

PRIMA PARTE

I. “Dies Bildnis ist bezaubernd schön” (aria di Tamino da Die Zauberflöte) - Wolfgang Amadeus MOZART
II. “Si spande al sole in faccia” (aria di Alessandro da Il Re Pastore) - Wolfgang Amadeus MOZART
III. “La ricordanza” - Vincenzo BELLINI
IV. “All’udir del padre afflitto” (aria di Fernando da Bianca e Fernando) - Vincenzo BELLINI
V. “L’esule” (Qui sempre ride il cielo)- Gioacchino ROSSINI
VI. “L’orgia” (Amiamo, cantiamo) (testo del Conte Pepoli) - Gioacchino ROSSINI
VII. (Piano solo) “Prelude de musique anodine” (Allegretto moderato), dai Péchés de vieillesse (vol. 13) - Gioacchino ROSSINI
VIII. “Deh! troncate i ceppi suoi” (aria di Norfolk da Elisabetta, regina d’Inghilterra) - Gioacchino ROSSINI

SECONDA PARTE

I. “La zamacueca” - Rosa Mercedes AYARZA DE MORALES
II. “Malhaya” - Rosa Mercedes AYARZA DE MORALES
III. “Si mi voz muriera en tierra” - Rosa Mercedes AYARZA DE MORALES
IV. “La rosa y el clavel” - Rosa Mercedes AYARZA DE MORALES
V. “Hasta la guitarra llora” - Rosa Mercedes AYARZA DE MORALES
VI. “J'ai perdu mon Eurydice” (aria di Orfeo da Orphée et Eurydice) – Christoph Willibald GLUCK
VII. “L’espoir renait dans mon ame” (aria di Orfeo da Orphée et Eurydice) – Christoph Willibald GLUCK
VIII. “Linda! si ritirò” (aria del Visconte Carlo da Linda di Chamounix) – Gaetano DONIZETTI

BIS

"Una furtiva lacrima" - da Elisir d'Amore -Gaetano DONIZETTI
"Ah, lève-toi soleil" - Roméo et Juliette -Charles GOUNOD
"T'amo qual s'ama un angelo" - Lucrezia Borgia -Gaetano DONIZETTI
"La donna è mobile" - Rigoletto - Giuseppe VERDI
"L'alba separa dalla luce l'ombra" - ( testo di Gabriele d'Annunzio ) - Francesco Paolo TOSTI

by GG, DD, AT

Read More...