Avevamo progettato questa puntata come ultima del nostro ottobre verdiano, ma ci siamo accorti che in effetti siamo appena a metà delle nostre celebrazioni verdiane, che proseguiranno - e come! - nel mese di novembre.
Abbiamo deciso, stavolta, di dedicare un poco di spazio alla voce di basso, una delle più amate dal compositore (seconda solo a quella, dilettissima, di baritono, della quale vi parleremo presto), proponendo tre storiche esecuzioni del secondo assolo del profeta Zaccaria nel Nabucco, “Vieni o Levita”.
Con Zaccaria Verdi inaugura la galleria dei suoi bassi “divini”, rappresentanti e portavoce del Nume in terra, ora ascetici, ora belligeranti, sempre e comunque monumentali, grandiosi, letteralmente sovrumani. Il peso di questi personaggi risulta evidente nell’economia delle rispettive opere: a Zaccaria spettano ad esempio ben tre assoli, contro una sola aria per il protagonista ed eponimo. Scandito dal canto del violoncello solista, “Vieni o Levita” è una preghiera con cui il sommo pontefice invoca il favore di Jahvé, perché assicuri al suo labbro l’eloquenza necessaria a convertire l’erede di Babilonia e di conseguenza l’intero popolo oppressore alla vera fede. È quindi scontato che l’eloquenza evocata dal testo si rifletta in quella dell’esecutore, chiamato a un canto “tutto sotto voce” (attacco dell’Andante) e a fior di labbro, generosamente cosparso di forcelle e altri segni dinamici e con minuziosa cura del legato. Parimenti scontato (almeno per noi... son debolezze!) che la voce debba essere pastosa e morbida, la cavata ampia e il registro grave di congruo spessore.
Dei tre esecutori proposti, tutti grandissimi, ognuno a suo modo (e ci piace pensare che gli italiani e lo spagnolo siano, in quanto rappresentanti di due grandi culture europee formatesi sotto il sigillo del cattolicesimo, un bell’esempio di sincretismo musicale, alle prese con questa preghiera semitica), va segnalata la prova di altissima scuola e grandissimo fascino di José Mardones, oltre che per la voce veramente verdiana e per la bellezza del legato, anche per la facilità con cui sale ad acuti quasi tenorili per colore e squillo e scende alle note più gravi senza che la voce abbia ad accusare scompensi o sbavature. Tutte caratteristiche che lo differenziano da tutti o quasi i bassi in carriera dopo il 1950. Ahiloro.
Gli ascolti
Verdi - Nabucco
Atto II
Vieni, o Levita...Tu sul labbro de' veggenti
1923 - José Mardones
1928 - Nazzareno de Angelis
1942 - Tancredi Pasero
Abbiamo deciso, stavolta, di dedicare un poco di spazio alla voce di basso, una delle più amate dal compositore (seconda solo a quella, dilettissima, di baritono, della quale vi parleremo presto), proponendo tre storiche esecuzioni del secondo assolo del profeta Zaccaria nel Nabucco, “Vieni o Levita”.
Con Zaccaria Verdi inaugura la galleria dei suoi bassi “divini”, rappresentanti e portavoce del Nume in terra, ora ascetici, ora belligeranti, sempre e comunque monumentali, grandiosi, letteralmente sovrumani. Il peso di questi personaggi risulta evidente nell’economia delle rispettive opere: a Zaccaria spettano ad esempio ben tre assoli, contro una sola aria per il protagonista ed eponimo. Scandito dal canto del violoncello solista, “Vieni o Levita” è una preghiera con cui il sommo pontefice invoca il favore di Jahvé, perché assicuri al suo labbro l’eloquenza necessaria a convertire l’erede di Babilonia e di conseguenza l’intero popolo oppressore alla vera fede. È quindi scontato che l’eloquenza evocata dal testo si rifletta in quella dell’esecutore, chiamato a un canto “tutto sotto voce” (attacco dell’Andante) e a fior di labbro, generosamente cosparso di forcelle e altri segni dinamici e con minuziosa cura del legato. Parimenti scontato (almeno per noi... son debolezze!) che la voce debba essere pastosa e morbida, la cavata ampia e il registro grave di congruo spessore.
Dei tre esecutori proposti, tutti grandissimi, ognuno a suo modo (e ci piace pensare che gli italiani e lo spagnolo siano, in quanto rappresentanti di due grandi culture europee formatesi sotto il sigillo del cattolicesimo, un bell’esempio di sincretismo musicale, alle prese con questa preghiera semitica), va segnalata la prova di altissima scuola e grandissimo fascino di José Mardones, oltre che per la voce veramente verdiana e per la bellezza del legato, anche per la facilità con cui sale ad acuti quasi tenorili per colore e squillo e scende alle note più gravi senza che la voce abbia ad accusare scompensi o sbavature. Tutte caratteristiche che lo differenziano da tutti o quasi i bassi in carriera dopo il 1950. Ahiloro.
Gli ascolti
Verdi - Nabucco
Atto II
Vieni, o Levita...Tu sul labbro de' veggenti
1923 - José Mardones
1928 - Nazzareno de Angelis
1942 - Tancredi Pasero
6 commenti:
Sapete veramente come rovinare la giornata a noi comuni mortali!!! Ascoltare questi tre BASSI e sentire le loro qualità fa veramente rimpiangere il modo di cantare del passato.
Si sa che la Ponselle adorava la voce di Mardones e concordo! All'ascolto sembra un vellutato ricco e colorito di tinte chaire e scure.
De Angelis e Pasero fanno parte della gloriosa scuola nostrana dove, secondo i moderni, non c'era musicalità e tutto era urlato a dismisura.
Ascoltate giovani e ricordatevi che questi due bassi cantarono anche Wagner. Qualcosa, ovviamente, sapevano fare!
E, a proposito, se riuscite trovarne UN basso oggi che è un vero basso con una vera voce e non un'ululante intubazione imitativa... mah, come al solito, lascio perdere qui!
eh caro scattare... che vuoi farci... quegli stessi "moderni" ti risponderebbero che questi GIGANTI come attori non valevano granché... invece quelli di oggi... a parte il fatto che De Angelis era ANCHE un grandissimo attore, la scarsa disinvoltura in scena di Mardones (testimoniata dalla Ponselle, che però ha per il cantante parole di assoluta ammirazione), quale limite era mai per la sua Arte? Come disse un'altra grandissima cantante "immobile", a un grande regista che lamentava la sua immobilità: "Lei ha mai visto un prete sbracciarsi mentre celebra la messa?"
Un saluto,
AT
Carissimo Tamburini,
che bella notizia mi da!!! Sapere che continuerete le celebrazioni mi rallegra assai! Non entro nel merito del post (che non posso che condividere) ma mi rallegra
ancor di più sapere che celebrerete anche la corda di baritono e lei si che può dire d'intendersene, col nome che ha! Volevo cogliere l'occasione per ringraziare lei (ma anche Donna Giulia Grisi, Domenico Donzelli, Gilbert Duprez, Adolphe Nourrit...tutti voi insomma, nessuno escuso) per il bellissimo lavoro che state portando avanti in questa festa verdiana. GRAZIE.
Gli asfissianti impegni mi hanno impedito di farlo di volta in volta... Però ho letto (apprezzando e condividendo!!!) e sopratutto ASCOLTATO. E, visto che continuerete su Verdi spero, più in avanti, di potervi scrivere qualche mio umile parere.
Intanto inizio ad immaginare (e magari scommetere) sui futuri ascolti...
Tanti Saluti, MB
Lo squillo in acuto e la pulizia di queste voci si stagliano sulla volta nera dei bassi moderni, sacerdoti (incompresi?) del tubero in gola. In particolare Pasero, indimenticabile interprete di ruoli anche minori, come il suo spendido Oroveso nella storia Norma Cigna/Stignani. Ve lo ripropongo in un'altra classica aria verdiana che amo molto, carica di sfumature introspettive (i conti con se stessi...)e nostalgia. http://www.youtube.com/watch?v=q91z6Elaliw&feature=related
caro Mattia,
che cosa possiamo dire? commossi, lusingati da tanti complimenti...... ringraziamo di cuore! :D e aspettiamo i tuoi commenti!!!
AT (anche a nome dei colleghi)
impressionanti tutti e tre, ma rimango basito davanti a Mardones, e ipnotizzato da Pasero che ha sempre la capacità di coinvolgere in maniera davvero peculiare... grazie
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