venerdì 31 ottobre 2008

Simone Boccanegra, "empio corsaro incoronato".

Simone Boccanegra è, nella produzione di Verdi uno strano lavoro.
Nato, ultima fra le opere del Verdi “a cabaletta” nel 1857 subì, dopo Aida e Don Carlos, ampia revisione, che l’ha fatta ritenere presagio, piuttosto consistente, di Otello.
Ossia del dramma musicale .
Possiamo esagerare dicendo che passiamo dal Verdi “a cabaletta” al dramma musicale, attraverso una sovrabbondante dose di grand-opéra?.

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Halloween. Festeggiamo con qualche.........strega???!!!!

Dolcetto o scherzetto? Cosi recitano i bambini che la notte di Halloween, travestiti da creature dell'horror, vanno bussando di casa in casa.
E in certe serate operistiche da horror anche noi ci domandiamo: Ma canta o grida? Intona o parla? Scherza o fa sul serio???
Ecco qui per l'occasione, un po' di ascolti misti in clima Halloween : celebri dame dell'opera ( non ce ne vogliano! ) in qualche speciale nonchè divertente serata della loro carriera.
A voi il divertimento di riconoscerle!!!

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mercoledì 29 ottobre 2008

Don Carlo: sei personaggi in cerca di cantanti. Seconda puntata: la principessa d'Eboli

Nella galleria dei personaggi del don Carlos la Principessa d'Eboli rispecchia, più degli altri, i topici del grand-opéra, in primo luogo per le caratteristiche vocali. Alla sola Eboli viene richiesto l'uso del canto d'agilità: entra, infatti, con un brano solistico, la Canzone del Velo, vera e propria cavatina di sortita, che richiama le entrate dei soprani à roulades dei capolavori di Halévy e Meyerbeer. Senza contare che nella versione parigina, nella cosiddetta Scena del giardino precedente il terzetto, Eboli è chiamata ad eseguire altra ornamentazione (fra cui un trillo ad inflessione con chiara valenza erotica), mentre prima del celebre O don fatale con Elisabetta esegue un duetto, che richiama le sezioni centrali dei duetti Berthe-Fidès del IV atto del Profeta se non, addirittura, quello Rachel-Eudoxie del IV di Juive. Lo stesso, celeberrimo “O don fatale” è scritto tripartito, richiamando nella struttura la grande aria di Leonora di Favorita. Manca solo il da capo, ma eravamo nel 1867!!

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martedì 28 ottobre 2008

I Vespri Siciliani in Genova

Decisamente plumbei i Vespri Siciliani che hanno aperto la stagione genovese (serata inaugurale trasmessa in diretta dal terzo canale di Radio Rai e in differita ieri sera dalla radio norvegese). Opera di non facile allestimento, il primo cimento verdiano (se si esclude il rifacimento Jérusalem) nella magniloquenza di gusto francese rischia, se affidato a interpreti inadeguati, il naufragio tra la noia e lo sconforto del pubblico. Il che è per l'appunto avvenuto.

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lunedì 27 ottobre 2008

La musica romantica e l'opera gotica: Weber, Marschner e Wagner

Il termine romanticismo, riferito all’arte in genere (pittura, scultura, letteratura) e alla musica e all’opera in particolare, comprende un universo assai più vario e differenziato rispetto a quello che una definizione generalista vorrebbe suggerire. Diversi, infatti, sono gli aspetti e i caratteri che la musica romantica ha assunto nelle differenti culture e società in cui si è trovata a svilupparsi. E diverse, pure, le forme e le accezioni che ha assunto nel privilegiare un aspetto piuttosto che altri, ma pur sempre rimanendo entro il medesimo orizzonte. Difficile quindi trovare delle vere e proprie corrispondenze negli indirizzi estetici che hanno segnato l’800 europeo. Al massimo possono essere individuati alcuni tratti comuni.

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domenica 26 ottobre 2008

Concerto della von Otter questa sera alla Scala

Nel giro di un quarto d'ora Anne Sofie von Otter si presenterà al pubblico della sala del Piermarini. Il programma prevede, fra le altre, pagine di Kurt Weill. Rendiamo omaggio alla cantante svedese con un brano di Weill eseguito da un'altra grande cantante, italiana, pari se non superiore alla von Otter per la perfetta articolazione del testo e l'eloquente varietà del fraseggio.

venerdì 24 ottobre 2008

Impressioni sull'ascolto radiofonico dei Capuleti genovesi

Vanno presi, secondo alcuni (spesso amici ed agenti dei cantanti) con le pinze le trasmissioni radiofoniche. Potrebbe anche essere, però se possono ingannare sul reale volume ed ampiezza di una voce, sono fidedegne dell'accento della qualità del suono, perchè - siamo onesti e sinceri - un suono duro e fibroso non diventa, via etere, dolce e galleggiante sul fiato.
Un'orchestra pesante non può ambire a simulare i Berliner.
In estrema sintesi l'inaugurazione del Carlo Felice.

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L'arte della primadonna: Romeo Montecchi di Bellini

Son note le ragioni per cui ho dovuto ridurre un antico mio melodramma, intitolato Giulietta e Romeo, non so se più bene o più male, nella forma in cui viene adesso rappresentato. Una sola io ne dirò, forse da pochi avvertita, e si è quella ch’io dovea tor di mezzo tutto ciò che avrebbe potuto dar luogo a con­fronti fra la vecchia e la recente musica; confronti a cui certamente avrebbe ripugnato la modestia del giovine Compositore. Chi sa quanto costi camminare su tracce di già segnate, e sostituire nuovi concetti ai già scritti, che pur sempre ricorrono al pensiere, scuserà di leggieri i difetti di cui di certo abbonderà il mio lavoro. Co­stretti dall’angustia del tempo, tanto io che il Maestro, ad un’estrema brevità, e persuasi ad omettere parecchie scene di recitativi che avrebbero giustificato l’andamento del Dramma, abbiam diviso l’Azione in quattro parti, perché negli intervalli che passano fra le une e le altre la mente dello spettatore supplisce a quello che non appare: nulla dimeno le due prime si fanno di seguito per servire all’usanza d’oggidì, e alla terza soltanto si cala il Sipario per agevolare la decorazione. Mi sia perdonato cotesto arbitrio, se non per altro perché non prolunga lo spettacolo.

Felice Romani

Così spiegava Felice Romani in testa al libretto dei Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini, opera nata reimpiegando le parole già scritte per il Giulietta e Romeo di Vaccaj.

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giovedì 23 ottobre 2008

Qualcosa di nuovo nel Belcanto: Jessica Pratt


Il Belcanto oggi soffre. Soffre l’imperversare di interpreti inadeguate, imposte da teatri, case discografiche, organi di stampa, critici compiacenti e pubblici disposti a sorbirsi qualsiasi cosa venga loro concessa. Ogni tanto tuttavia sembra vi sia qualche eccezione. Ho assistito alla prima cremonese della Lucia di Lammermoor. E come dice la Sutherland, oggi, se sei fortunato, vai a teatro e senti una sola voce decente.. stavolta evidentemente, siamo stati fortunati ed una l'abbiamo trovata!

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"Ah non credea mirarti sì presto estinto, o fiore" - La nuova Sonnambula, edizione Decca.

Dopo più di un anno dalle sessioni di registrazione, è “finalmente” disponibile (almeno per il mercato europeo) la nuova edizione della Sonnambula di Bellini targata DECCA. Vi era molta attesa per l’uscita del disco, sia per i nomi coinvolti nell’operazione, sia per la strategia commerciale della casa discografica, che ha preparato l’evento con la pubblicazione di due separati recital dei due protagonisti – Juan Diego Florez e Cecilia Bartoli – ammiccanti ciascuno ad interpreti mitici dell’opera di Bellini: Maria Malibran e Giovanni Battista Rubini. Altro interesse dell’incisione è dovuto all’impiego di compagine orchestrale “ridotta” che utilizza “strumenti antichi” (oltre a tutte le altre caratteristiche esecutive che si rifanno, più o meno, a quella specie di araba fenice che sarebbe il modo antiquo). Prima di passare all’analisi dei singoli numeri dell’opera (condotta con partitura alla mano), giova, però, premettere alcune considerazioni relative al cast vocale, alle modalità esecutive, alla direzione d’orchestra nonché alle scelte editoriali.

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